Abbazia di Sant’Andrea di Carnano – Montecchio (TR)


 

Cenni Storici

Di quest’Abbazia, citata da scarse fonti, si conosce ben poco, incerta è anche la sua precisa allocazione, si trovava comunque nei pressi dei ruderi del castello di Carnano, con ogni probabilità occupandone in precedenza il sito.
Sorta intorno all’anno mille, come testimoniato dalla tipologia della possente turrita abside della chiesa dedicata a Santa Maria, realizzata in conci ben connessi, tipici del primo romanico umbro, in posizione dominante sulla valle del Tevere, sopra uno sperone roccioso.
Le fonti in merito a quest’abbazia benedettina, che probabilmente è stata di notevole importanza, sono scarse e si riducono, in definitiva, a quanto riportato nelle Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV, in cui il monastero è citato dieci volte per gli anni 1275 – 1280 e due volte per gli anni 1299 – 1302.
Nel 1275 l’abbazia è citata come Monasterium Sancti Andreae de Carnano, officiata da un abate,di nome Salomone, e quattro monaci.
Godeva di una posizione strategica invidiabile e le sue proprietà si estendevano fino a raggiungere i castelli di Poggio e di Guardea, con i quali costituiva un eccezionale fronte fortificato verso la valle del Tevere.
Probabilmente estendeva il suo controllo anche sull’opposto versante della Valsarana e di Cocciano, tramite un insediamento monastico, sito in una zona ancor oggi chiamata “il monastero”, in un pianoro posto sulla sommità della rupe di Tenaglie, nei pressi di una singolare torre isolata a pianta quadrata con doppie arcate cieche sui lati, tipiche di sistemi architettonici bizantini, probabile posto di guardia del corridoio bizantino che qui confinava con i domini longobardi.
Fu poi sottoposta al patronato dei nobili Baschi, insieme alla consorella San Gemini di Massa, da allora la sua storia è legata a quella di tale famiglia, di cui diviene un castello, dando origine al ramo dei Baschi di Carnano.
Il castello di Carnano compare su due mappe cinquecentesche.
Nella stampa del 1583 di Ignazio Danti dedicata a Monaldo Monaldeschi, compare nella sua interezza, mura di cinta e mastio.
Nella pianta del 1585 dell’Archivio Comunale di Todi (Tav. 178, Fon. Dis/Piante. inv. 1991), compare l’immagine del castello di Carnano “scaricato“, ossia diroccato a seguito di una storia che vale la pena di raccontare.
Nel 1553 Ranuccio, figlio di Gian Raimondo e di Bernardina dei Baschi, figlia di Ercole dei Baschi, signore di Sermugnano scampò all’assassinio della madre e di altri congiunti.
Ecco come ne parla Cipriano Manente, storico orvietano: “...Attilio e Flaminio di Guiccione di Carnano, con trattato di alcuni villani, entrarono in Baschi, la mattina a l’aprir della porta et uccisero la Signora Bernardina Vitozzi, già moglie del Signor Raimondo, con Carnario suo figliolo et Celidonio nipote, con due servitori, per causa del dominare et di odii antichi, tra essi di medesimo sangue nati, et campò un altro figliolo, detto Ranuccio et una figliola, che a sorte si trovavano in Orvieto.
Da un’illustre fonte “Historia di Casa Baschi (tratta da “Historia di diverse famiglie di Orvieto“), si apprende:”...più di tutti fu crudelissimo e spietato Attilio, il quale, non perdonando o trapassando sceleragine alcuna, fece crudelissima stragge de’ suoi Parenti Signori di Baschi, che a sentirlo solamente raccontare, qualsivoglia mente, benché inhumana, ne sente orrore; onde il Sommo Pontefice Giulio III, perché restasse perpetuamente scancellata la memoria di huomini così crudeli e facinorosi, ordinò che fosse distrutto e desolato affatto questo castello di Carnano, come seguì l’anno 1553.”
La povera Bernardina cercò di salvarsi sul tetto del palazzo, ma fu abbattuta ad archibugiate.
I rustici non fecero nulla per soccorrerla e difenderla; pare che proprio loro abbiano fornito le scale agli assassini perché potessero raggiungerla, e tennero perfino i mantelli degli assalitori durante la crudele operazione.
Gli assassini furono puniti: Attilio decapitato e il fratello esiliato.
Il castello fu raso al suolo e con esso l’abbazia, di cui rimangono solo gli imponenti ruderi, tra essi l’altare e parte dell’abside di Santa Maria di Carnano e una cisterna per la raccolta dell’acqua, nonché diversi muri diroccati.
I beni dei Carnano furono confiscati e acquistati dalla famiglia Ancajani di Spoleto, a Tenaglie esiste ancora il maestoso palazzo di loro proprietà.
 

Fonti documentative

http://www.comune.baschi.tr.it/zf/index.php/storia-comune

Farnedi G. Togni N. – “I monasteri benedettini in Umbria” – 2014
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Mappa

Link coordinate: 42.652129 12.285159

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