Castello di Ancaiano – Spoleto (PG)

Il castello era una delle estreme falangi di difesa della città di Spoleto.

 

Cenni Storici

Pochi lo sanno, ma il Comune di Spoleto fa parte della Valnerina, tre delle sue frazioni, Le Cese, Belvedere e Ancaiano, affacciano sulla splendida valle del Nera, in un contesto ambientale di incomparabile bellezza.
Delle tre, ormai quasi spopolate, frazioni, la più ricca di storia è Ancaiano, castello avito della nobile famiglia degli Ancaiani, sorto a difesa del lato sud dell’antico ducato e dominato da un possente torrione dalla massiccia architettura
La fortezza fu eretta, probabilmente nell’XI secolo, dai nobili Ancaiani, signori del castello e delle terre circostanti, oltre che della vicina abbazia di San Pietro in valle della quale furono sempre abati Commendatari.
La prima notizia documentata risale al 1241 ed è contenuta nell’atto di donazione al comune di Spoleto a opera dell’imperatore Federico II.
Il Cardinale legato Raniero Capocci, nel 1247, ne confermava il possesso alla città ducale.
Con il crescere della potenza del comune spoletino anche gli Ancaiani furono costretti ad inurbarsi ed acquisirono proprietà Vaita San Benedetto.
Il castello è dominato da un possente torrione dalla massiccia architettura.
Dalla torre le mura scendono fino all’abitato, con la tipica struttura triangolare del castello di pendio.
All’estremità sud un terrazzamento di vedetta, è sostenuto da un possente torrione circolare.
La rocca, adibita a residenza, è tuttora proprietà dei discendenti di un ramo femminile della famiglia Ancaiani.
Vi si accede tramite una strada privata, sita a monte dell’abitato.
Lungo la strada, salendo sulla destra, si trovano i resti di una cisterna.
Sull’architrave della porta è murato un antico stemma della famiglia Ancaiani.
La torre si presenta ottimamente conservata e ben restaurata.
La faccia principale è caratterizzata da un portale, con arco a tutto sesto, al di sopra del quale ingentilisce l’austero manufatto un grazioso balconcino, cui si accede tramite un arco anch’esso a tutto sesto.
Ancora più in alto si trovano due finestre con arco a sesto ribassato, la copertura finale è sostenta da una serie di eleganti beccatelli.
Anche l’interno si presenta ben restaurato, da notare al primo piano un antico servizio igienico.
Al piano superiore entro una nicchia a mo’ di edicola, a mano di un ignoto pittore dell’Umbria meridionale della prima metà del XV secolo, sulla parete di fondo è affrescata una Madonna col Bambino; ai lati sono riprodotti due santi, in pessimo stato di conservazione, non più riconoscibili.
L’ultimo ambiente prima del coronamento finale presenta una copertura a botte.
Dalla sommità della torre si gode di una magnifica veduta sulla sottostante Valnerina, con bella vista sui borghi di Belvedere, Nicciano e Le Mura.
Ottimo il campo visivo con le vicine rocche di Pirocchio e di Lorino.
Il sottostante borgo medioevale di Ancaiano, ora semiabbandonato, presenta interessanti scorci medioevali, con sottopassi e belle facciate in pietra.
Sulla parete di un antico edificio in stato di abbandono si trova un’edicola con affrescata una Madonna con Bambino.
Secondo fonti orali, l’immagine attuale è il calco dell’affresco preesistente, fatto dal parroco titolare Giovanni Cattari nel 1927.
Le si affiancavano, sulla parete dell’edificio, almeno altre due immagini, di cui sopravvivono a destra della nicchia i resti di uno scomparto con un santo benedicente, forse Domenico o Pietro Martire, con caratteri cinquecenteschi.
Appena più in basso si trova una piccola cappella, con campaniletto a vela a un solo fornice, provvisto di campana, sulla finestra si leggono due date, 1720 e 1680.
L’interno, ora adibito a ripostiglio, conserva unicamente un altare in stucco e una modesta tela malridotta, non se ne hanno notizie.
 
 
 

Chiesa di San Martino

A valle dell’abitato si trova la chiesa di San Martino, risalente al XIV secolo ma rimaneggiata nel XVIII, è menzionata nel tardo trecentesco Codice Pelosius.
La facciata è a capanna, con portale in cotto a tutto sesto sormontato da una croce, sotto al timpano si apre un finestrone ad arco ribassato.
Il campaniletto, disposto in posizione arretrata lungo la parete destra, è a vela a doppio fornice con due belle campane in bronzo.
Era presente all’esterno un’acquasantiera, realizzata in pietra bianca e rosa con fusto ad anfora risalente del XVI secolo.
L’edificio all’interno mostra una struttura rinascimentale a un’unica navata ben sviluppata in altezza. I quattro altari votivi laterali un tempo erano abbelliti da dipinti su tela, di cui uno raffigurante la Madonna di Pompei, un altro l’Addolorata.
Una bella tela, riproducente il Miracolo di San Martino, era posta sulla parete di fondo dell’abside; tele risalenti al XVII – XVIII secolo.
Tutta la chiesa era decorata con stucchi settecenteschi.
La chiesa è inagibile con impalcature e ponteggi, di essa è stata consolidata e messa in sicurezza soltanto l’abside, meriterebbe un attento recupero.
Accorpata all’edificio è l’antica sacrestia; poco distante la casa parrocchiale che attualmente funge da chiesa.
Riprendendo a salire in direzione delle Cese si incontra un piccolo insediamento in cui si trova una chiesina probabilmente dedicata a Santa Lucia, non se ne hanno notizie.
Ancora a monte si trova la Chiesa di San Giovanni Battista.
 

Storia della Famiglia Ancaiani

La Famiglia Ancaiani, una delle più antiche tra le famiglie nobili di Spoleto, ha origine dal feudo dominato dal castello di Ancaiano, minacciosa costruzione che incombe sulla Valnerina dall’alto dirupo sopra Ferentillo e che ancor oggi fa parte del territorio comunale di Spoleto.
Berardo e Filippo Ancaiani sono menzionati nell’atto di cessione di tutte le fortezze del monastero di San Pietro di Ferentillo al Comune di Spoleto, in data luglio 1190.
In un documento pontificio del 1231 ove Gregorio IX, ottenuto il giuramento di fedeltà dell’abate di Ferentillo Matteo e dei castelli e ville soggetti, ne conferma tutti i beni e privilegi tra i quali “Montem qui dicitur Rocca de Ancaiano“.
La crescita della potenza del Comune obbligò i vari feudatari a scendere a patti con la città e già nel 1234 gli Ancaiani comprarono una casa nella Vaita Petrenga, allo scopo di trasferirvisi.
Federico II nel 1241, riconosceva il possesso del feudo di Ancaiano alla città di Spoleto, il Cardinal Legato Capocci ne confermava la dipendenza alla città ducale nel 1247.
Con il crescere della potenza del comune spoletino anche gli Ancaiani furono costretti ad inurbarsi ed acquisirono proprietà nell’odierna Piazza della libertà, fino alla costruzione della traversa interna corte interna della famiglia circondata dagli edifici di loro proprietà.
Il palazzo di famiglia, dalla pesante e non armonica architettura, fu edificato nella seconda metà del 1600, abbattendo le vecchie case di proprietà site in Vaita San Benedetto, utilizzando un’ingente di materiale di spoglio proveniente dal Teatro Romano.
Di fronte si trova la dependance esemplata sul modello architettonico della fonte di piazza, a destra le scuderie, di cui ora è rimasto solo il prospetto che affaccia sul riscoperto teatro romano, a sinistra v’era la cappella di San Benedetto, ricca di marmi e di tesori artistici demolita, appunto, in occasione della realizzazione della traversa interna; completava la corte il palazzetto Ancaiani, poi sede della Casa del Fasci.
Gli Ancaiani si divisero presto in due rami, il principale, residente in Vaita San Benedetto, ove avevano acquistato proprietà nel 1259 e un secondario della Vaita Sant’Apollinare.
Nel 1262 gli Ancaiani acquistano terre e vigne in Baiano.
Nel corso dei secoli gli Ancaiani mantennero sempre un forte legame con la chiesa, schierati costantemente coi guelfi.
Fanno eccezione i ghibellini Vanni, Andrea, Tommaso e Ranallo, che nel 1319 si impadronirono della città di Spoleto.
Nel 1322 Giacomo Ancaiani sopravvive all’orrendo eccidio subito dagli spoletini di parte guelfa, poi è bandito dalla città a opera di Pietro Pianciani.
Nel 1354, durante un tumulto, fu ucciso Giacomo di Gentile Ancaiani.
Nel 1390 Offreduccio Ancaiani trovò scampo nella Rocca, lo stesso nel 1410 è inviato ambasciatore al papa per assicurare a Spoleto lo stato di Ferentillo.
Nel 1473 fu ucciso il capo dei Guelfi spoletini, Placido Ancaiani, già nominato padre della patria.
Nel 1477 l’Abbazia di Ferentillo fu data in commenda alla famiglia, che a tale titolo la tenne, con brevi interruzioni, fino al 1850, quando ne divenne proprietaria.
Nel 1579 Paolo Ancaiani ammazzò Giuseppe Pollastri per vendicare il padre.
Luigi Ancaiani fu nel secolo XVI rettore dell’Università di Padova.
Al declino dei Baschi di Carnaro, conseguente alla tragica conclusione della faida con il ramo di Baschi, alla fine del XVI secolo, Filippo Ancaiani, cavaliere gerosolimitano e sergente maggiore dell’esercito pontificio subentra loro nella proprietà della tenuta di Tenaglie, nell’orvietano, costruendovi un magnifico palazzo, che rimarrà di proprietà della famiglia fino all’estinzione.
Dorotea degli Ancaiani, nata nel 1585 e morta nel 1608, nel 1618 fu proclamata beata.
Lorenzo di Giacinto Ancaiani fa parte del consiglio comunale nel 1703, così come Andrea di Decio Ancaiani.
Il 29 gennaio 1715 il barone Andrea Ancaiani donò una casa alla Congregazione dell’Ospedale fondata dal vescovo Carlo Giacinto Lascaris per la costituzione di un nuovo ospedale.
Lodovico Ancaiani fu vescovo di Spoleto dal 1739 al 1743.
Il più famoso esponente della famiglia è senza dubbio Antonio Ancaiani uomo politico e scrittore, autore tra l’altro del saggio “Commercio attivo, e passivo della citta di Spoleto, e suo territorio secondo il calcolo formato nell’anno corrente 1761“, che rappresenta un interessante reportage della società spoletina del tempo e della sua economia.
Antonio Ancaiani fu amico personale di Carlo Goldoni: diverse sue commedie furono rappresentate nel teatro privato dell’Ancaiani per ottenerne il parere prima della pubblicazione e a lui il commediografo dedicò un suo lavoro, “Gli Innamorati“.
Carlo Ancaiani (1763-1842) fu nel campo militare uno dei personaggi più in vista del suo tempo e tra l’altro comandò l’esercito pontificio che a Faenza nel 1797 fu sconfitto dai francesi.
Mario Ancaiani, fu il primo arcivescovo quando Spoleto fu innalzata ad archidiocesi, nel 1821.
Ludovico, figlio di Carlo, eresse ad Assisi l’orfanotrofio che porta tuttora il suo nome.
La famiglia si è estinta nel ramo maschile con il barone Decio Ancaiani morto l’11 novembre 1895 e il feudo con la rocca passò ai parenti più prossimi, Giannuzzi Savelli (Carlo, Maria e Paolina).
 

Nota di ringraziamento

Si ringraziano per la cortese disponibilità gli attuali proprietari della Rocca di Ancaiano Paolina e Gian Vincenzo Coppi eredi per via paterna della nonna contessa Paolina Giannuzzi Savelli, che con i fratelli Maria e Carlo ricevettero l’eredità Ancaiani estinti senza eredi diretti.
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini
 

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