Castello di Badiola – Marsciano (PG)

Più che di castello si deve parlare di Abbazia benedettina, poiché è questa che da il toponimo al luogo e ne ha poi fatto la storia e non viceversa.

 

Cenni Storici

Ben poco si sa intorno a questo castello.
Secondo l’abate Bini il suo nome antico sarebbe stato Albuciano o anche Valle d’Uberto, e poiché una bolla di Gregorio VI (1045) in cui si conferma il possesso di questa chiesa al monastero di S. Pietro, nomina separatamente ecclesiam S. Benedicti de Albuciano ed ecclesiam S. Benedicti Petria Volliolae, lo stesso Bini sostiene esservi certo un equivoco: o si tratta della stessa chiesa nominata in due modi diversi; o si allude all’altra chiesa, pure dipendente dal monastero di S. Pietro e chiamata S. Benedetto della molinella, posta sulla riva sinistra del Tevere fra S. Nicolò di Celle e Deruta, e profanata sui primi del secolo XVIII.
Certo, della denominazione di Albuciano nulla è rimasto nei libri dei nostri archivi, mentre dell’altra di Valle d’Uberto molte sono le memorie.
Poiché se nei diplomi del Barbarossa (1163) e di Arrigo VI (1961) questa chiesa è chiamata semplicemente S. Benedetto dell’Abbazia, e se nel 1331 il monaco dominus paulus joannis, che vediamo prestare, con gli altri giuramento di obbedienza al nuovo abate Ugolino, pur detto prior ecclesie sancti Benedicti de Abbatia, è anche vero che da quest’epoca in poi, come si vede nei registri di questo stesso abate, la detta chiesa è chiamata ecclesia S. Benedicti de Abbadiola vallis Uberti.
E villa Abadiole vallis Uberti è chiamata nella più volte menzionata descrizione dei castelli e ville del contado perugino fatta nel 1380, nella quale epoca, come anche più tardi nel 1428, allorché furono istituiti i Capitani del Contado, apparteneva a Porta Eburnea, per il Capitano della quale fu tassata di 3 fiorini.
Più tardi invece fece parte, col titolo di castello, di Porta S. Pietro, poiché negli Statuti perugini stampati dal Cartolari (libro III. rubr. 104) si legge che castrum ville nove e castrum abadiole vallis uberti dovevano, fra i castelli e ville di Porta S. Pietro, stare sub uno vicario.
Come dunque si é detto, questa era una chiesa dipendente dal monastero di S. Pietro, al quale pagava l’annuo canone di una corba di grano, ridotta più tardi ad una sola mina.
Nel 1454 mori il rettore don Matteo Bacori.
Nel 1490 0 1497 essendo questa chiesa diminuita notevolmente di rendite, fu rinunziata dal suo rettore ed unita, essendo abate di S. Pietro il fiorentino don Luciano Giuliani, a quella, pure parrocchiale e dipendente dal monastero, di Pilonico Materno, il cui rettore don Orazio Cinagli perugino e dottore in diritto canonico, l’aveva contemporaneamente e per lo stesso motivo rinunziata.
Incorporate cosi queste due chiese, fu dichiarato rettore dall’abate, lo stesso Orazio Cinagli, ed erano ancora unite nel 1512 quando ne fu investito il monaco don Modesto da Montepulciano.
Questa chiesa di Badiola fu nel 1508 visitata dall’abate don Ignazio Manfredi, il quale vedendola angusta propose al popolo di rifarla, come difatti avvenne, essendosi il monastero tassato per otto fiorini e il popolo per trenta (Il portale che oggi vediamo fu realizzato in quell’epoca).
Poco dopo le due chiese di Badiola e di Pilonico si disunirono, ma non se ne sa con certezza l’anno.
Nel 1566 il cardinale Fulvio della Corgna in atto di Visita pastorale decretò che a questa chiesa di Badiola, come fece con parecchie altre, si pagassero le decime di grano e di vino da chi ne raccoglieva, e dagli altri dieci soldi l’anno, non ostante la consuetudine contraria.
Nel 1570 questa stessa chiesa fu visitata da un Delegato apostolico, il quale ordinò che si facesse l’abitazione per il parroco, abitazione che però non fu più costruita per allora, stante l’opposizione del monastero.
Scrive il Mariotti che nel secolo XVII risiedé sempre per l’ ufficiatura di questa chiesa un monaco di S. Pietro.
E difatti abbiamo trovato nella curiosissima Cronaca del Macinara questa notizia: “Giovedì mattina Ottava del Corpus Domini (14 giugno 1640) s’intese la morte del rev. don Athanasio Riccieri perugino monaco di S. Pietro quasi all’improvviso nella Cura sua del castello dell’Abadiola, il qual monaco era assai risentito contro alcuni della sua Cura, havendo risarcito quella chiesa alla moderna in tredici anni che vi è stato”.
Nei limiti di questa parrocchia esistevano anche altre chiese tra cui la chiesa di S. Maria, nella quale un tal Eugenio di Giovan Battista eresse una cappella perpetua il 15 luglio 1739, che ora non esiste più come la chiesa della Madonna di Piazza pure dipendente dal monastero di S. Pietro, e l’oratorio della Madonna del Rosario annesso sullo scorcio del secolo XVIII al villino Bruschi.
Accanto all’Abbazia esisteva anche uno Spedale che verso il 1620 andò definitivamente in rovina.
 

Aspetto

Dell’antico castello non rimane più niente, tranne degli stretti vicoli, con case rimodernate e colorate, reduci dell’architettura medievale. Il paese in pratica si stringe attorno alla vecchia Abbazia benedettina, che non c’è più, ma resta a sua memoria la chiesa parrocchiale di San Benedetto, intitolata al santo che è anche patrono del paese.
Reca scolpito sul portale cinquecentesco lo stemma del monastero benedettino di San Pietro in Perugia che ne aveva la proprietà, ospita al suo interno un affresco del pittore Carlo Dell’Amico, realizzato in occasione del XV centenario della chiesa e lungo le pareti affreschi anch’essi moderni riguardanti la vita dei monaci benedettini.
 

Fonti documentative

Ascenso Riccieri – Memorie Storiche del Comune di Marsciano fino a tutto il secolo XVI – 1814

https://it.wikipedia.org/

 

Mappa

Link alle coordinate

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>