Castello di Forsivo – Norcia (PG)


 

Cenni Storici

Il castello di Forsivo si trova adagiato ai margini di un pianoro, formato da una delle propaggini della catena dei Monti Sibillini, posto alle pendici del Monte Cavogna ed in prossimità di un valico, a cui deve probabilmente anche la sua etimologia, dato che in questa parte di territorio umbro la denominazione di valico prende l’appellativo di “Forca“, infatti, il toponimo Forsivo che in dialetto suona Furcìu potrebbe derivare da “furcivus” (Forca) analogamente a quanto avviene per campivo prativo, ecc.
L’insediamento è antico, probabilmente abitato sin dalla preistoria, sicuramente abitato da popolazioni umbre, come testimoniato dalla presenza di castellieri.
Testimoniano la presenza di un piccolo insediamento in epoca romana sporadici ritrovamenti di conci e reperti archeologici.
Probabilmente il luogo fu abitato anche dopo la caduta dell’impero, come fa ipotizzare l’intitolazione della parrocchiale a Sant’Apollinare, unica nella zona se si eccettua una chiesa scomparsa di Norcia; tale culto era particolarmente diffuso durante il periodo Longobardo.
Il primo documento che ne attesta la presenza è una riscossione del “fodro” da parte del cardinale Giovanni Colonna nel 1233.
In quel periodo gran parte di questo territorio era fortemente conteso tra la Santa Sede e l’impero di Federico Il. Con ogni probabilità in origine il territorio di Forsivo faceva parte del feudo della vicina abbazia benedettina di Sant’Eutizio o di qualche signorotto locale, ma ben presto entrò a far parte del neo costituito comune di Norcia, di cui seguì sempre le sorti e la storia, soprattutto dopo la divisione delle terre comuni, che la città decretò ufficialmente nel 1346.
Ciò comportò la costituzione di un’organizzazione amministrativa autonoma nel paese, sempre soggetta alla vicina città, che si evidenziava soprattutto nel pagamento delle tasse e nell’offerta del “Pallio” in occasione della festività di San Benedetto, il 21 marzo.
Il castello di Forsivo era inserito come tredicesimo nell’ordine dei castelli che, alla chiamata con squillo di tromba, avevano tale obbligo di presentare l’offerta.
Le terre che gli furono assegnate da Norcia nel lontano 1347 sono ancora oggi di proprietà pubblica della frazione e sono amministrate dalla Comunanza Agraria di Forsivo, attuale erede dell’antica organizzazione amministrativa del castello.
Una successiva espansione del paese, segno di benessere e crescita economica, è riferibile ai secoli XVI e XVII, con diverse abitazioni costruite anche fuori delle mura castellane.
Gli abitanti del paese, vivendo in territorio di alta quota e povero dal punto di vista agricolo, hanno da secoli praticato la transumanza verso la Maremma e la Campagna Romana, nonché il mestiere di “norcino” sia a Roma che in altre città del centro Italia.
Il visitatore apostolico Monsignor Innocenzo Malvasia, nel 1587, descrive gli abitanti di Forsivo come dediti alla produzione e al commercio di “cremosina“, una sostanza allora molto ricercata che serviva per tingere le sete ed altre stoffe pregiate.
Ciò che resta oggi delle mura e dei torrioni si deve all’importante opera di fortificazione intrapresa dal comune di Norcia tra la fine del secolo XII e l’inizio di quello successivo, per consolidare il suo territorio; sono ancora oggi ben visibili alcuni resti di mura e fortificazioni, nonché di una torre di vedetta che si ergeva al centro del paese, mentre delle tre documentate porte di accesso da cui partivano le strade per Norcia, Cortigno, Serravalle e Biselli, non resta ormai traccia.
L’abitato è comunque costituito attualmente da un tessuto edilizio molto compatto, lungo due strade principali, verticali e parallele, dove non mancano anche esempi di alcune belle abitazioni gentilizie, che però ha subito nel corso dei secoli diverse mutilazioni e crolli, a causa soprattutto dei terremoti e principalmente quelli del 1703, 1979, 1997 e 2016.
Il nucleo più antico dell’abitato è quel che resta del duecentesco castello di poggio in leggero pendio risalente al secolo XIII, sorto intorno ad una torre di vedetta e posto in posizione dominante sulla Valle del Corno, in contatto visivo con molte altre rocche e torri della valle e dell’altopiano.
Dalla sua ardita posizione, dirimpettaia a quella dell’altro castello nursino di Legogne, si possono quindi scorgere le torri di Serravalle, Onde, Argentigli e Biselli, più in alto si vedono Ospedaletto, alcuni paesi del casciano e Nortosce in territorio di Cerreto di Spoleto, oltre alle quinte montane delle valli del Corno, del Nera, del Sordo e del Tessino.
Dall’alto si nota la forma oblunga del castello, con la chiesa ad un capo e, dall’altro, le ultime case sospese sulla valle del Corno, da cui salivano due ripide mulattiere.
Era in contatto ottico con le torri di Serravalle, Onde, Argentigli e Biselli sul fondovalle, con Ospedaletto, i paesi del Casciano e con Nortosce a quota più alta.
Nel punto più alto dell’abitato, fuori delle mura, sorge la Chiesa di Sant’Apollinare.
 
 
 

Chiesa di Sant’Antonio Abate

La chiesa devozionale dedicata a Sant’Antonio Abate si trova al centro dell’antico castello e si affaccia lungo una delle due strade che dividono il piccolo insediamento abitativo.
Sul retro della chiesa si eleva un campaniletto a vela con due campane sovrapposte, la più grande delle quali è a forma molto tubolare, denotando così la sua antica origine.
Funge da facciata principale una parete laterale della chiesa dove si aprono anche le due porte di accesso denominate ancora con la vecchia terminologia “degli uomini” e “delle donne“.
La prima è di gusto gotico, ornata di intagli realizzati da artisti locali e ancora provvista dell’infisso originale, l’altra più tarda con portale di stile cinquecentesco e ornato da uno stemma simile a quello della parrocchiale.
 

Interno

L’interno è a navata unica, divisa in quattro campate, scandite da semipilastri di pietra rosa, simili a quelli della chiesa di Sant’Apollinare, sopra quali si impostano degli archi che sorreggono il tetto realizzato in legno e laterizi.
Funge da sagrato un piccolo spazio coperto da una trasanna, sotto la quale si aprono due portali, uno risalente al secolo XIV con arco di stile gotico.
La chiesa conserva l’originano pavimento in pietra in scaglia rosa e a destra dell’ingresso presenta una elegante acquasantiera a colonna in pietra bianca locale.
In fondo alla chiesa, nel presbiterio, si trova un bel Crocefisso ligneo trilobato di epoca quattrocentesca con croce dipinta dove compaiono in alto l’Eterno Padre, a destra San Giovanni Evangelista con il Vangelo e a sinistra un altro apostolo.
Ai lati del Crocefisso sono stati sistemati due grandi candelabri già appartenenti alla chiesa della Madonna delle Grazie e agli angoli le statue dei santi Carlo Borromeo e Antonio Abate di epoca seicentesca e di tipico gusto popolare.
Sul lato destro del presbiterio si trovano due armadietti a muro con caratteristici sportelli, che un tempo servivano per riporre gli arredi liturgici dell’altare, sopra i quali si trova una pala seicentesca raffigurante la Madonna in trono con il Bambino, a destra San Giuseppe, riconoscibile dal bastone fiorito, e a sinistra due santi di difficile interpretazione, forse apostoli o profeti in quanto uno dei due porta nelle mani un libro.
In una delle campate centrali sono sistemati sulla sinistra, sopra l’ingresso secondario della chiesa, una croce con gli strumenti della passione e sulla destra, sopra il confessionale a parete, una pala d’altare raffigurante l’Annunciazione della Madonna, proveniente da uno degli altari laterali della chiesa della Madonna delle Grazie.
Nella campata precedente sopra l’ingesso principale s trova una pala raffigurante Sant’Orsola con gli strumenti del suo martirio, proveniente dalla Madonna delle Grazie, mentre di fronte c’è l’altare della Madonna del Rosario, con il suo quadro, dove ci sono la Madonna con il Bambino che danno le corone del rosario a San Domenico di Guzman, riconoscibile dal cane che porta la candela, e a Santa Caterina da Siena.
Appartengono a questo altare anche una serie di Misteri del Rosario dipinti su rame in corso di restauro.
Nell’ultima campata, un tempo in parte utilizzata come sacrestia, ma riunita alla chiesa durante gli ultimi restauri, sono stati invece sistemati una tela seicentesca con i santi Giuseppe ed Isidoro e la copia del polittico di Luca di Tommé un tempo conservato a Forsivo, commissionato dalla comunità di Forsivo al famoso pittore senese, attivo tra il 1356 e il 1389 e riferito agli anni ’70 di quel secolo, si trova al momento presso la Galleria nazionale dell’Umbria a Perugia, in quanto fu requisito nel 1920 a seguito di una vendita illecita fatta dalla locale Comunanza Agraria.
Era sicuramente l’opera d’arte più pregevole esistente in Forsivo che durante le varie visite pastorali si trovava a volte nella chiesa parrocchiale e a volte in quella di Sant’Antonio, luogo ove è rimasta fino al 1920, al momento della vendita.
La pala rappresenta al centro la Madonna che tiene il Bambino, a sinistra i santi Pietro e Giovanni Battista, a destra Paolo e Apollinare, mentre nelle cuspidi ci sono l’Eterno Padre ed i santi Antonio Abate, Caterina d’Alessandria, Leonardo ed altra martire.
La pala d’altare dei santi Giuseppe ed Isidoro raffigura il alto la Trinità, la Madonna, San Giovanni Battista, gli apostoli Pietro e Paolo e tutta la corte celeste che accolgono le anime dei giusti, mentre quelle dei dannati vengono precipitate nel sottostante inferno; più in basso si vede un episodio della vita di Sant’Isidoro, che essendo bifolco lasciava spesso i buoi nel campo per andare a pregare, ma un angelo li conduceva in modo che essi svolgevano il loro normale lavoro anche senza la sua presenza.
 
 
 

Chiesa della Madonna delle Grazie

La chiesa della Madonna delle Grazie è un santuario mariano che si trova a monte del paese, sull’antica strada per Cortigno, nei pressi di una biforcazione della stessa che si dirigeva anche verso la cima della montagna.
In origine forse era soltanto un’edicola votiva campestre, ma a seguito di eventi miracolosi durante il periodo cinquecentesco è stata costruita una vera e propria chiesa intorno ad una venerata immagine della Madonna che ancora si conserva.
Al momento l’edificio è in stato di abbandono e di degrado, in quanto è stato gravemente lesionata e reso inagibile dai danni provocati dai terremoti del 1997, malgrado avesse subito un intervento di restauro negli anni immediatamente precedenti.
L’edificio è molto semplice e costituito da un’architettura povera, ingentilita nella facciata da un piccolo portale, una nicchia forse un tempo dipinta, un finestrone in alto e due piccole finestre devozionali ai lati che consentivano di ammirare l’effige della Madonna delle Grazie anche quando la chiesa avesse avuto la porta chiusa.
 

Interno

L’interno è costituito da una sola navata divisa in due da un grande arco centrale che poggia su due pilastri addossati alle pareti laterali, il pavimento è stato rifatto di recente con materiali moderni ed il tetto è capriata in legno e laterizi.
Nella prima campata ai due lati si trovavano gli altari laterali dedicati all’Annunciazione di Maria e a Sant’Orsola, mentre nella seconda campata vi era il presbiterio diviso dal resto della navata con un gradino che elevava anche l’altare maggiore.
L’altare maggiore era costituito da una macchina lignea di epoca barocca che racchiudeva nella nicchia centrale l’immagine della Madonna col Bambino invocata sotto il titolo di Madonna delle Grazie, la quale è stata smontata e conservata a Norcia, mentre l’affresco è rimasto sul posto in attesa di essere restaurato. Ai lati si trovavano inoltre altre due nicchie aggiunte successivamente ove erano dipinti i santi Apollinare e Antonio da Padova, anch’esse smontate e conservate a Norcia.
 

Fonti documentative

http://www.prolocoforsivo.it/forsivo

R. Cordella – Norcia e Territorio guida storico artistica – una mostra un restauro
Romano Cordella — Nicola Criniti, Iscrizioni latine di Norcia e dintor¬ni: appunti e materiali, 1982, Spoleto.
Ansano Fabbi, Storia dei Comuni della Valnerina, 1976, Abeto di Preci.
Bruno Toscano, in Pittura dei Seicento e del Settecento. Ricerche in Umbria, 1976, Treviso.
Guerrini G. Le Chiese di Santa Maria
Ansano Fabbi, Guida della Valnerina_ Storia e arte, 1977, Abeto di Preci.
AA. W., L’Umbria Manuali per il territorio La Valnerina, Il Nursino, Il Casciano, 1977, Edindustria, Roma.
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Da vedere nella zona

Chiesa di Sant’Apollinare
 

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