Castello di Frattuccia – Guardea (TR)

 

Cenni Storici

Frazione del Comune di Guardea, il toponimo è chiaramente un diminutivo da fratta (macchia folta).
Da una pergamena del 25 Aprile 1305 (Archivio Comunale di Amelia, carta n° 16) risulta che il Comune amerino concesse, in feudo, a 43 ex massari di Canale, il colle della Frattuccia per edificarvi un castello soggetto ad Amelia.
Il castello non fu costruito dove lo vediamo ora ma sul poggio poco distante (S. Maria delle Castella), solo nella seconda metà dello stesso secolo, forse a causa della peste, gli abitanti si trasferirono nel sito attuale.
Nel 1356 Giordano Orsini, Rettore del Patrimonio di San Pietro e Capitano Generale della Chiesa, chiese a Frattuccia, a Collicello e a Sambucetole il giuramento di fedeltà alla comunità di Amelia. Questo atto non comportava soltanto recarsi ad Amelia e giurare fedeltà agli Anziani, ma significava fornire milizie per la difesa del territorio, pagare le tasse e obbedire a tutte le disposizioni emanate da quel governo.
Nel 1396 Papa Bonifacio IX concesse, pro tempore, il dominio di parte dei Monti Amerini al Nobil Uomo, Giovanni di Nallo, Frattuccia è tra le località nominate. Nel 1403 Giovanni di Bettona, mentre era a Collicello per la costruzione della torre, venne incaricato di fare una relazione sul sistema difensivo del castello di Frattuccia che aveva molto sofferto.
Qualche anno dopo (1408) Pietro Mannucci e Marcuccio Ciccoloni, capimastri, eseguirono i lavori di fortificazione nelle mura del castello. Fu anche nominato un cittadino locale, tale Francesco, guardiano di Frattuccia.
Nel 1411 Braccio Fortebraccio da Montone, al servizio di re Ladislao (1412) mentre era di passaggio e si recava con i suoi a Lugnano, impegnato a conquistare le terre della Chiesa, fece danni al castello di Frattuccia.
Nel 1412 lo stesso capitano di ventura sottomise, con l’occupazione, Frattuccia e il suo territorio.
Martino V recupera il castello allo stato pontificio attraverso un breve del 22 novembre 1419, rilevandolo probabilmente da Todi.
Agli inizi del XV sec. molte compagnie di ventura transitavano per il territorio ad est dei Monti Amerini e spesso sceglievano queste località per gli accampamenti: i folti boschi e gli alberi di alto fusto favorivano il soggiorno dei soldati in questi luoghi.
Gli animali potevano essere sciolti al pascolo e potevano rimanere nascosti dalla folta vegetazione.
I soldati si potevano dedicare alla caccia, trovare facilmente legname per cuocere cibi e riparare macchine da guerra. Nascosti dal bosco non era possibile quantificare il numero delle milizie e quando si spostavano era difficile avvistarli.
Quando le compagnie di ventura si fermavano in queste zone o erano di passaggio per recarsi a Viterbo, o in altre località del Patrimonio di San Pietro erano frequenti incendi o rapine, soprattutto di bestiame necessario per l’alimentazione dei soldati.
Se gli abitanti del luogo si opponevano, spesso venivano trucidati o fatti prigionieri.
Il castello fa più volte le spese delle cruente lotte tra gli Atti (guelfi) e i Chiaravalle di Todi (ghibellini).
Quando Pio II intima ad Amelia e a Todi di conquistare il castello di Canale, roccaforte dei Chiaravalle, questi si muovono a più miti propositi e cedono al Papa il castello di Frattuccia ed altri a patto che si sospenda la guerra contro Canale.
Durante il passaggio delle truppe di Boso e Jacopo Cotignola, alcuni abitanti di Colcello e Frattuccia furono fatti prigionieri.
In seguito vennero liberati per intercessione degli Amerini.
Nel 1415 a Frattuccia furono dislocate le truppe del capitano di ventura Tartaglia.
In quegli anni castellano di Frattuccia era il prete Angelo Piccolelli che poi divenne priore del Duomo di Amelia.
Nel 1418 il vice Rettore del Patrimonio di San Pietro, Pizzolpassis, chiese armati da Amelia, ne voleva ottanta, ma dopo trattative si accontentò di quaranta; due erano di Frattuccia.
Nel 1461 in occasione della difesa del castello di Collicello ci furono due morti, uno era di Frattuccia, Graziano, colpito da una pallottola plumea ex ceraboctana (carabina) emessa (scagliata).
A Frattuccia, come in tutta la zona, nell’agosto del 1468 comparve la peste che infierì anche nell’anno successivo.
Si ha notizia di una nuova epidemia di peste negli anni 1478-1479,1481.
Nel 1481 il castello di Frattuccia, nel mese di Gennaio, subì razzie da parte di Todi.
Alla fine del secolo Frattuccia, come tutti i paesi limitrofi, tornò alle dipendenze dei Chiaravallesi che scelsero queste zone come base per tutte le loro folli imprese.
Mentre Altobello di Chiaravalle si apprestava a sferrare l’attacco per la conquista di Todi, gli Amerini credettero opportuno inviare al castello di Frattuccia milizie per la protezione degli abitanti.
Nel 1514 il castello era iscritto al contado di Amelia.
 

Aspetto

Del primitivo impianto castellare rimane un breve tratto della cinta muraria collegato con una torre a base quadrata, oggi rudere, utilizzata al piano terreno come parte di abitazione.
 

Fonti documentative

Cartellonistica sul posto
I Castelli – Materiali per la conoscenza del territorio Provincia di Terni 1980
FRATTUCCIA – testi del Prof. Giuseppe Maccaglia pubblicati nel Calendario 2008 realizzato dal Circolo Culturale “ Don Vincenzo Luchetti “ Castel dell’Aquila (TR)
 

Da vedere nella zona

Castel dell’Aquila
Castello di Collicello
Chiesa di Santa Maria delle Grazie – Collicello
Grotta di San Francesco – Collicello
Convento Francescano – Collicello
 

Mappa

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