Castello di Monte Petriolo – Perugia

Il castello è situato al confine con i territori dei comuni di Marsciano e di Piegaro, e si sviluppa su un piccolo colle sulla valle del Nestore.

 

Cenni Storici

Il Castello di Monte Petriolo è’ un castello di poggio, orientato verso mezzogiorno, con la pianta a forma ellissoidale.
La sua struttura urbanistica è a spirale con un triplice anello di abitazioni, poste intorno ad una piazza centrale.
Le prime notizie certe risalgono al XII secolo, quando il “castrum montis petrioli” viene citato dapprima nel Diploma Imperiale di Federico I Barbarossa (1163) che sceso in Italia per la seconda volta col fine di restaurare i diritti dei signori feudali prese sotto la sua protezione il Vescovo e la Cattedrale di Perugia, e poi nel “Codice di Cencio Camerlengo” (1193) dove sono elencate le chiese soggette al “Patrimonio della Chiesa Romana” nella diocesi di “Peroscia” (Perugia) e fra esse troviamo “Santa Maria in Monte Feriolo” che corrispondeva alla Diocesi un canone annuo di “una faccola e tres denarios papiensis” .
Ulteriori testimonianze si ritrovano nel secolo successivo, intorno al 1260, quando si apprende che esso faceva parte del Contado di Porta S. Susanna; infine, nel XIV secolo, esso passò definitivamente al contado di Porta Eburnea.
Non si conosce la data in cui Monte Petriolo venne registrato per la prima volta come castello ma si suppone sia diventato tale un giorno del IX secolo.
Nel secolo XIV il castello di Monte Petriolo fu coinvolto nelle lotte interne della città di Perugia, combattute dalle due fazioni, dei nobili e dei raspanti, per avere il governo del comune.
Nel 1390 fu occupata dai raspanti.
Gli abitanti della comunità, fedeli al comune tenuto a quel tempo dal partito dei nobili, scacciarono i raspanti dal territorio del castello.
La magistratura perugina, che era a quel tempo rappresentata dai dodici dell’Arbitrio, per riconoscenza concesse al castello di Monte Petriolo una serie di immunità e dispose, inoltre, l’esecuzione di lavori di restauro per meglio fortificare le mura del castello.
Nel secolo successivo furono eseguiti ulteriori lavori di restauro alla struttura del castello: nel 1438 il consiglio generale di Perugia concesse cinquanta fiorini per risarcire in alcuni punti le mura.
Tale somma doveva essere prelevata dall’importo che la comunità doveva pagare per il sussidio focolare l’anno seguente a Perugia.
Cinquant’anni più tardi, nel 1488, la magistratura perugina assegnava al castello la somma di trenta fiorini per scavare un pozzo.
Nel corso dei secoli XVI e XVII, il castello di Monte Petriolo, come tutti gli altri borghi fortificati della zona, perse la sua funzione difensiva sia, per le mutate condizioni politiche, che per le trasformazioni avvenute nella tecnica bellica, che rendevano inutili e vane le fortificazioni del passato e divenne un centro rurale, dipendente sempre da Perugia a cui pagava i pesi, cioè le imposte.
Monte Petriolo venne separato dal comune di Perugia e assegnato al cantone di Panicale nel 1798, durante il periodo della Repubblica Romana.
Con la Restaurazione pontificia venne ricompreso nell’ambito territoriale del comune perugino.
Il 14 settembre del 1799 ebbe luogo la prima seduta del consiglio pubblico della comunità di Monte Petriolo, con la quale si sanciva la restaurazione dell’ordinamento vigente prima dell’esperienza giacobina.
In essa si stabili di eleggere il capo d’officio, cioè il responsabile della gestione amministrativa della comunità, e il massaro, che curava la gestione finanziaria.
L’elezione avveniva mediante estrazione dal bussolo, la nomina del segretario e dell’esattore delle pubbliche rendite avveniva mediante votazione segreta del consiglio.
In calce si riporta la trascrizione del verbale della riunione, che consente di comprendere la situazione all’indomani dell’esperienza giacobina.
 

Verbale integrale della seduta del Consiglio Pubblico della Comunità

Adì 14 settembre 1799
Congregato il pubblico consiglio degli uomini della comunità del castello di Montepetriolo, d’ordine dei signori deputati provisori di detto luogo avanti l’illustrissimo signore Francesco Maria de Rossi, giudice di tutta l’università, di Panicate premesso del publico balio ed il suono della campana, intervennero gli infrascritti, cioè li signori:
Nicola Bagagli deputato, Giovanni Redenti deputato, Mario Boncini, Pietro Boncini, Innocenzo Dionigi, Angelo Toccacielo, Giovanni Antonio Chiatti, Giuseppe Temperini, Domenico Vincenti, Giuseppe Severini, Carlo Brozzi, Valentino Bartoccini, Giuseppe Natali, Girolamo Falchetti.
E premessa l’invocazione dello Spirito Santo, fu dato principio.
Essendosi compiaciuti tutti li signori deputati provisori de luoghi uniti all’università di Panicate del consiglio generale dei 23 luglio deputarmi per giudice della università, di che poi se n ‘é avuta la conferma della suprema deputazione aretina, della deputazione perugina, delle eccellenze loro li signori conte della Gherardesca e barone Albergotti, commissari imperiali e, novamente confermato dalla Reggenza perugina li 2 settembre corrente, sono stato come giudice di tutti li luoghi
suddetti onorato della special commissione assumere il formale possesso anche di questo castello a nome della Santità di Nostro Signore papa Pio VI e sua maestà imperiale Francesco II, abolito qualunque governo repubblicano e di ripristinare nelle comunità il buon ordine e le solite antiche magistrature secondo le istituzioni date da sua eccellenza il signore generale Schneider, communicate dalla Reggenza di Perugia.
Con qual soddisfazione, signori, io adempia un tale incarico potrete persuadervelo dal solo riflesso che il lungo tratto di 24 anni ho servito la Santa Sede Apostolica in più governi di terre e città e con qual contento vi porsi la notitia che ormai l’Italia è pressoché libera dai tiranni che l’opprimevano.
Siano dunque copiose grazie al supremo dator di ogni fine e al medesimo imploriamo il compimento della grazia, il virtuoso e sempre il nostro sovrano Pio V, della Chiesa il supremo pastore, ed il perfetto ripristinamento nello stato di tranquillità e buon ordine.
Per ottenere ciò conviene signori che si dia esatta esecuzione agli ordini dei supremi magistrati che invigilano per il publico bene e che si mantenga il pieghevole vincolo di concordia e di unione che ci ha resi degni di esser commendati.
1) Per dar dunque esecuzione alle sudette ( ) si propone la deputazione di un capo d’officio e di un massaro, per cui si dovranno scegliere li soggetti più probi e più savi fra il solito numero, da quali si amministrerà interamente la comunità e si sodisfarà agli oblighi del proprio impiego.
2) In questo tempo si dovrà formare secondo il solito il bussolo del consiglio dei capi d’officio e massari.
3) Dovranno eleggere il publico segretario.
4) Si dovrà eleggere l’esattore delle publiche rendite.
5) Per molti riflessi è espediente di venire in cognizione dello stato della comunità, sarà perciò necessario che vengano astretti al rendimento de’ conti tutti li pubblici amministratori, affittuari e simili tanto nel governo pontificio che nel repubblicano, per cui si dovrà eleggersi giudice sindacatore. 6) Si dovrà ancora in ogni luogo armare la milizia urbana con scelta d’un numero determinato di buoni cittadini, questo , per minorare gli aggravi colla spedizione de birri e soldati forastieri e questi potranno prestarsi , per le esecuzioni e gli arresti.
7) Sarà bene di far diligenza, per assicurare il pane al popolo.
Sopra la prima fu proposto da Innocenzo Dionigi consigliere, capo d’officio Giuseppe Temperini e Giovanni Pedetta.
E posto il partito per Giovanni Temperini e distribuititi bossi e poi raccolti, furono trovati favorevoli tredici e due contrari, non votando il medesimo.
E posto il partito per l’altra, Giovanni Pedetta e, distribuiti li bossi e quelli raccolti, furono trovati favorevoli numero quattordici e uno contrario, non votando il medesimo e così restò prescelto per capo d’officio il detto Pedetta.
Per massari, Giuseppe Temperini propose Nicola Sagaglia e Vincenzo Dionigi.
E posto il partito per Nicola Bagaglio e distribuiti i voti e quelli raccolti furono trovati tutti favorevoli.
E posto il partito pel secondo, distribuiti li voti e quelli raccolti furono trovati voti quattordici favorevoli ed uno contrario, restando prescelto per massaro Nicola Bagaglia.
Sopra la seconda, Innocenzo Dionigi consigliere disse che nell’occasione della rinovazione del bussolo sarebbe di sentimento, che si rimettesse in piedi Io stile antico, di fare esercitare il capo d’officio e massaro per tre anni, affinché possa con vantaggio della comunità invigilare sopra le bonificazioni del terreno e case, tanto più che il podere si è ridotto smigliorato ed ha bisogno di essere molto bonificato, il che é provenuto dal poco tempo, che esercitano i capi d’officio ed ognuno( ).
Ed in quanto al bussolo a suo tempo si farà dal consiglio secondo il solito con l’assistenza del giudice.
E posto su ciò partito, distribuiti li bossi e questi raccoltisi sono trovati tutti favorevoli.
Sopra il terzo riguardante l’elezione del segretario rilevano di farci un altro consiglio per scegliere idonea e proba persona.
In ordine all’esazione delle rendite publiche a viva voce hanno risoluto che continuino a farla il capo d’officio e massaro secondo il solito.
Si è risoluto che incombenza d i obligare al rendimento dei conti sia del capo d’officio e massaro unitamente col segretario.
In quanto alla milizia si è creduto un ottimo espediente e vantaggio per il publico e perciò si prega il signor giudice che procuri che signor capitano Biani, che comandava le milizie urbane, formi con la maggior sollecitudine il rollo dei soldati anche in questo castello.
Hanno risoluto che si faccia il quattrino sopra i possidenti per somministrare una porzione giusta di grano per consumo della popolazione da darsi al fornaro e, se Salvatore Penna, fornaro di Fontignano, farà l’obligo di servir bene questo castello condiscendendo ad unirsi a quei forno.
Infine li consiglieri si protestano ed intendono di riservarsi le ragioni per il tratto successivo di non star uniti coll’interesse economico con la comunità di Panicale, ma bensì di essere contenti di rimanere compresi (in Perugia) secondo la sua deputazione ed approvazione de quali nel libro dello stato delle comunità.
E rese le grazie al Signore fu dimeno il consiglio.
Francesco Maria de Rossi giudice provvisorio e deputato.
Giovanni Natali per i signori deputati
Michele Serafini segretario.

 

Aspetto

La pianta del paese, conservata tuttora, ha una forma ellissoidale, la struttura urbanistica è a schema avvolgente e a spirale con un triplice anello di abitazioni, probabilmente in origine contava una decina tra torri e torrioni.
Una torre fornita di bifore poste su ogni lato, è visibile all’apice del borgo trasformata in campanile.
Il cassero, è posto a nord-est, ma purtroppo ad oggi è possibile intravedere solo pochi resti delle fondamenta e un bordo di un pozzo d’acqua che emergono in un campo attualmente coltivato ad olivi.
Ancora in buono stato di conservazione è la porta medioevale di ingresso al borgo, l’unica ancora visibile di quelle che esistevano in precedenza; ai lati della stessa è possibile trovare ancora i vecchi cardini sui quali era ancorata la porta che veniva serrata per difendere il borgo dagli attacchi esterni.
 

Fonti documentative

Comune di Perugia – Circoscrizione XI: Cenni Storici sulle Frazioni dal XIII al XIX secolo – 1994
Vincenzo Vizzini – C’era una volta….il Castello di Monte Petriolo – 1991

https://it.wikipedia.org/

http://www.montepetriolo.it/

 

Mappa

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