Castello di Otricoli – (TR)

 

Cenni Storici

La città si erge su una collina che permette di dominare un lungo tratto della valle del Tevere, dando all’insediamento quell’aspetto di roccaforte da cui derivò il nome Ocre, piccola fortezza.
Le evidenze di insediamento umano risalgono al VIII sec. a.C. con resti della prima età del Ferro nei pressi della località Sgorga, a ridosso del Tevere, zona strategica per gli scambi commerciali con l’Etruria e il Lazio.
L’antico abitato umbro-sabino sorgeva sul colle dove è situata la moderna Otricoli, il centro umbro confinante ad ovest con il territorio falisco e a sud est con la Sabina tiberina presenta numerose testimonianze dell’età preromana.
Il centro umbro doveva essere difeso da una struttura muraria, costruita con grossi blocchi tufacei non legati da malta e, in due diversi punti, rinvenuti sotto le cinta medievali.
Non restano, invece, tracce delle porte originali che dovevano essere collocate sotto quelle medioevali, Porta San Severino e Porta Maggiore.
I materiali più antichi provengono dalle necropoli arcaiche ubicate sul pianoro sottostante l’attuale centro in particolare in località Cerqua Cupa, podere Lupacchini, localitàCrepafico; qui i rinvenimenti di tre tombe, tutte scavate nel bancone tufaceo e databili VI-VII a.C. , hanno, infatti, riportato alla luce numerosi oggetti riferibili ai corredi funerari e, attualmente, conservati nell’Antiquarium Casale San Fulgenzio.
Ocriculum, divenne alleata di Roma nel 308 a.C., dopo la battaglia di Mevania, svolse una funzione strategica come città di confine tra l’Umbria e la Sabina e come punto di scambio tra la viabilità fluviale e terrestre lungo la via Flaminia.
Dopo la sconfitta del Trasimeno del 217 a.C., Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore assunse ad Otricoli il comando dell’esercito.
Divenne poi colonia optimo iure, durante la guerra sociale del 90 a.C fu distrutta da Silla e ricostruita più a valle, divenendo fiorente municipio.
I rapporti commerciali con Roma erano, infatti, intensi grazie al vicino porto fluviale sul Tevere detto “porto dell’Olio” di origine romana ma usato anche per tutta l’età papale, ed alla via Flaminia realizzata nel 220 dal console Flaminio.
Ascritta alla tribù Arnensis, divenne municipio e nella suddivisione operata da Augusto fu assegnata alla Regio VI, di cui costituì l’estremo lembo verso la Sabina.
In età imperiale continuò ad avere vita fiorente con un’economia basata sull’agricoltura, sul commercio e sull’industria figulina e di tegole e mattoni; le bellezze naturali del territorio, inoltre, la rendevano anche un luogo adatto per la villeggiatura.
Si ritiene che Otricoli sia stata la prima città umbra ad essere evangelizzata dagli stessi Apostoli e fu sede di uno dei primi presbiteri vescovi, fin dal IV secolo.
La città fu distrutta fra il 569 ed il 605 d.C. durante l’invasione longobarda.
Ciò provocò l’abbandono della città di pianura e al ritorno all’insediamento preromano sul colle, anche a causa delle numerose inondazioni del Tevere e degli spostamenti del letto del fiume.
Alla fine del VII sec. d.C. Otricoli entrò nell’orbita dei domini papali.
Nel 1198 fece atto di sottomissione a Narni.
Nel 1234, poi, papa Gregorio IX la dichiarò soggetta alla Chiesa, sotto l’amministrazione del Rettore di Sabina.
Nella seconda metà del XIV secolo si eresse a comune ed ebbe statuti speciali, approvati da papa Gregorio XI, con bolla del 25 gennaio 1376.
Nel 1708 fu trasferita dalla Sabina all’Umbria.
Con la Repubblica romana fece parte del Dipartimento del Clitunno, Cantone di Narni.
Durante il dominio Pontificio le principali risorse di Otricoli erano l’agricoltura e il commercio di prodotti alimentari; posta lungo una delle principali arterie dello Stato Pontificio, la città di Otricoli, era caratterizzata dalla presenza di molte osterie che si affacciavano sulla via consolare e che erano luoghi di ristoro, di sosta e di mescita del vino.
Nei pressi di Otricoli si trovava l’osteria delle Rocchette e nel borgo quelle dell’Angelo, delle Chiavi, del Pozzo, della Corona, del Sole, Bersiani.
Erano edifici a due piani con portici, stalle, cantine, fienili, orti con alberi da frutto; le stanze da letto si trovavano al secondo piano ed erano assai economiche.
Ne esistevano, comunque, anche per gli ospiti illustri, come quelle del Cardinale dell’osteria dell’Angelo.
In una delle taverne era collocata, inoltre, la sede della stazione di posta delle lettere e dei cavalli.
Al tramonto dello Stato Pontificio, il Comune di Otricoli apparteneva alla Delegazione Apostolica di Spoleto (dipendente dalla delegazione di Perugia, Spoleto e Rieti) rientrava nel governo di Narni, solo nel 1815 il Castello di Poggio divenne appodiato di Otricoli, con il nome di Poggio di Otricoli.
Nel 1857 vi furono le ultime elezioni svoltesi sotto il dominio pontificio,nel 1860, con il plebiscito del 4 novembre, fu annessa al Regno d’Italia.
Nel 1861 venne istituito il primo consiglio municipale dopo l’unità, con il nuovo sindaco il conte Francesco Ruiz De Cardenas; i primi problemi da affrontare furono quelli relativi alla servitù di pascolo, alla bonifica del porto fluviale e dell’antico alveo del Tevere.
Anche Otricoli durante la prima guerra mondiale ebbe un periodo di grosse ristrettezze economiche, nel 1917 fu razionato il pane e il grano su ordine del prefetto di Terni, nel 1918 furono applicate le tasse massime per bevande alcoliche e vini, sospesi mercati settimanali.
Inizialmente assegnata alla Provincia dell’Umbria, fu compresa nella Provincia di Terni, quando questa fu istituita nel 1927.
Nel 1937 fu realizzata la variante della via Flaminia, che tolse il fastidioso traffico automobilistico dal centro del comune.
Durante il secondo conflitto Mondiale nel 1943 Otricoli fu sede di un Comando militare tedesco e ne subì le conseguenze con un bombardamento che le recò danni; anche la sede comunale fu colpita e cosi pure la casa Birelli con l’arco interno della porta Maggiore.
Tra gli anni ’50 e ’70 vi fu un notevole decremento della popolazione per l’emigrazione dalle campagne verso i centri industriali come Terni, Nera Montoro, Narni, dagli anni ’80 in poi la popolazione tornò ad aumentare in concomitanza con un imponente sviluppo edilizio nella zona circostante il borgo medievale e la via Flaminia.
 

Aspetto attuale

L’attuale centro storico è molto caratteristico, conservando, all’interno della cinta muraria altomedievale, edifici e monumenti di epoche storiche molto lontane tra loro.
Inglobati all’interno della cinta muraria altomedioevale sono ancora visibili alcuni tratti delle mura originarie, risalenti al IV sec. a.C. e costituite da grossi blocchi squadrati di tufo; non resta, invece, alcuna traccia delle porte originarie.
L’abitato medioevale si struttura lungo il dorsale naturale del colle, intorno all’asse viario principale, al cui centro, si trova la piazza, posta in corrispondenza della sommità dello stesso.
Il centro è caratterizzato dalla presenza di due profferli di tipo viterbese, di numerose costruzioni totalmente tufacee, da grandi palazzi rinascimentali e soprattutto dalla Collegiata Santa Maria Assunta e dalla Chiesa del Santissimo Salvatore.
Interessante anche la casa Squarti-Perla con la sua eccezionale porta costruita interamente da frammenti antichi, come i vecchi portici del Borgo, antiche stazioni di posta ed alcuni altri palazzi del centro storico situati nei pressi della Collegiata.
 

Le mura, la rocca e il borgo

La città in età medioevale si sviluppò con una pianta allungata, che seguiva il naturale andamento dello sperone sul Tevere il cui abitato, costruito interamente in tufo, era suddiviso in cinque antichi rioni.
Il perimetro murario anche se facilmente individuabile risulta di difficile datazione; le mura sono menzionate sin dal 1091, insieme alla Porta Maior, in un “Regesto Farfense”, nel 1215 per la loro ripristino dopo la distruzione da parte dei narnesi e tra il 500 e il 700 per diverse opere di restauro.
Il centro storico è caratterizzato dalla presenza di due porte (la Porta Maior e Porta San Severino), tre torri rotonde, due torri quadrate asimmetriche e dalle strutture rimanenti, di una piccola Rocca costruita alla fine del 1300.
L’insediamento sul colle, con queste fortificazioni, ebbe il valore di acropoli, cioè di un’area più munita e attrezzata per lunghi assedi e in cui si sarebbe potuta rifugiare la popolazione delle campagne circostanti.
Quando diminuì l’importanza militare della Rocca, si sviluppò, ai lati della strada consolare, l’edilizia che diede vita al Borgo; nel Borgo, difeso da due Porte oggi non più esistenti, vi erano numerose osterie e locande, le botteghe artigiane e una stazione di posta per soddisfare le esigenze dei viaggiatori.
Tra il 1400 e il 1500 la città subì notevoli innovazioni, come l’inglobamento del Borgo nella cinta muraria preesistente, lo spostamento di un tratto delle mura e la deviazione della strada principale, che le diedero un aspetto molto simile all’attuale.
 

Chiesa di san Giuseppe da Leonessa

L’Oratorio di San Giuseppe da Leonessa, eretto ad Otricoli nel 1761, è un elemento qualificante dell’architettura settecentesca del centro storico di Otricoli.
La facciata, che termina in alto con una linea ondulata, è sovrastata al centro da una croce in ferro su base sagomata e ai lati da due elementi decorativi a foggia di vaso.
L’interno è completamente decorato a stucchi bianchi e nella volta vi è una tela riportata raffigurante il Santo in gloria; sull’altare, all’interno di una nicchia, si conserva la statua in legno del Santo mentre sulle pareti si trovano quadri settecenteschi allusivi alla vita del Santo e ai suoi miracoli.
 
 
 

Chiesa di San Fulgenzio

La Chiesa di San Fulgenzio, oggi Madonna del Buon Consiglio collocata lungo l’ipotetico tracciato dell’antica Via Flaminia, fu più volte restaurata, sospesa al culto poi ripristinata, intitolata dapprima a San Fulgenzio compatrono di Otricoli fu poi dedicata nel 1756 alla Madonna del Buon Consiglio, culto importato dal Cardinale Albani.
La sua ubicazione adiacente alla strada romana suggerisce l’ipotesi che ospitasse le reliquie di San Fulgenzio, dei martiri Eleozimo, Nettario, Leopardo e Corona traslati nella cattedrale di Santa Maria nel 1316.
L’edificio ha una pianta rettangolare con copertura lignea a due falde e campanile sul lato sinistro della parete di fondo, nonostante la chiesa abbia un aspetto rurale, vi sono degli elementi di estremo interesse che fanno supporre si tratti di un corpo paleocristiano inglobato in un edificio di più recente costituzione, sul lato volto verso la strada vi sono tre archi di tre finestre ed un controarco con porta sottostante, traccia di altra finestra è sul lato opposto, sulla parete di destra è presente un lacerto di affresco raffigurante la Vergine.
La facciata caratterizzata da tre finestre, due di forma quadrangolare e una posta in alto rettangolare, il portale molto semplice ha alla base dei gradini realizzati con pietre di recupero.
Sono stati indagati i resti di un edificio del VI secolo inglobato nella chiesetta, a S della cittadina, tra i quali è un interessante esemplare di mensa di altare con bordo adorno di una croce e di girali e con piano incavato, sul tipo degli altari di Baccano e di Auriol.
 

Fonti documentative

http://www.otricoliturismo.it/storia/otricoli/storia

BIBLIOTECA DEL SENATO DELLA REPUBBLICA, Catalogo della raccolta di Statuti, consuetudini, leggi, decreti, ordini e privilegi dei comuni, delle associazioni e degli enti locali italiani dal medioevo alla fine del secolo XVIII, a cura di C. CHELAZZI, vol 5, N-Q, Firenze, Leo S. Olschki Editore, 1960
C. PIETRANGELI, Otricoli. Un lembo dell’Umbria alle porte di Roma, Roma, 1978
M. TABARRINI, L’Umbria si racconta. Dizionario E-O, Foligno, 1982, 497 – 501

http://www.treccani.it/enciclopedia/otricoli_res-a30dcc7c-66c0-11e1-b491-d5ce3506d72e_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Antica%29/

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Da vedere nella zoan

Area Archeologica di Ocriculum
Castello di Poggio – Otricoli
Collegiata di Santa Maria Assunta
 

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