Castello di Serrone o di San Felice – Casenove di Foligno (PG)

I resti del Castello sorgono in mezzo ai rovi e alle sterpaglie sulla sommità del monte che sovrasta l’abitato.

 

Cenni storici

Provenendo da Foligno e percorrendo la Statale 77 Val di Chienti, al chilometro quindici e cinquecento, subito dopo il paese di Casenove nella media Valle del Menotre, svoltando a destra direzione Sellano troviamo l’abitato di Serrone.
Oltrepassato il palazzo Bolognini posto sulla sinistra, volgendo lo sguardo in alto, tra una fitta macchia di querce e pini, a 674 metri di altezza si scorge il Castello di Serrone (Castrum S. Felice), fortificazione sicuramente antecedente al XIII secolo.
Di questo insediamento infatti, anche se le notizie sono frammentarie ed incerte si parla già nel 1082, allorché il conte Ugolino donò a Mainardo monaco ed eremita di Santa Maria del Vecchio (futura Abbazia di Sassovivo), 40 modiali di terra, parte della quale era posta nel castello di Serrone.
Nel 1130, da Bonconte l° sposato ad Urania nacque Mainardo padre di Monaldo, Napoleone e Robbacastelli ed è proprio da Monaldo che derivarono i conti di Vegnole, Gallano, Serrone e Scoppio (Scopoli).
Nel 1177, si ha notizia di un certo Abrunamonte terzo figlio di Monaldo creato conte di Serrone e di Scoppio dall’imperatore Federico I suo parente.
Parimenti, notizie riguardanti un conte di Serrone datate 1225, si hanno sia dallo Jacobilli che dal Dono.
I due storici infatti concordano sul fatto che certo Rinalduccio Trinci, possedeva con Anselmo, Monaldo e Gentile di Monaldo, conte di Serrone, la chiesa di S. Andrea di Gricciano (Ricciano) posta sull’altura omonima in prossimità del paese di Cupigliolo e che lo stesso Rinalduccio, si accordò con il rettore della chiesa di S. Ansovino di Colle Casure (Casenove), sugli obblighi e sui canoni che la stessa era tenuta a versare in quanto dipendente dalla prima.
Nel 1234 il 28 di maggio, Rinaldino 14° di Verleone 10, capitano dell’imperatore Federico II dal 1211 al 1238, vendette per 173 lire i poteri indivisi che possedeva con i figli di Offreduccio 9° e di Bonconte 4° e tra questi le selve di Scapoli, Serrone, Val di Casale e Monte S. Lucia in Cascito.
Nel 1280 si ha notizia di un Monaldo di Gentile dei conti di Serrone che assume la carica di podestà di Foligno, come pure di un certo Tommaso di Oderisio conte di Serrone che nel 1285 risulta essere arcidiacono della Cattedrale.
Agli inizi del 1300, con l’ascesa al potere dei Trinci si estingue la stirpe dei conti di Serrone e di Scoppio. Passato proprietà degli stessi Trinci, sin dai primi anni della loro dominazione, il castello fu abitato fino al XVII secolo.
Nelle Riformanze del Comune di Foligno del 1442 si parla di riedificazione del castello di Serrone, risultando questo in pessime condizioni. E’ evidente che il castello non era considerato una semplice residenza signorile, ma anche e soprattutto un luogo atto ad accogliere la popolazione dei borghi circostanti in caso di pericolo.
Secondo lo Jacobilli infatti, non solo gli abitanti di Serrone potevano usufruire del castello ma anche quelli dei borghi circostanti. Nelle “Croniche della città di Foligno” dell’illustre storico, si legge testualmente che: “gli uomini di Scopoli, di Serrone e di Colle Casure, riedificarono molte case nuove e però quel castello o borgo fu chiamato delle Case nuove in quanto altre volte è stato rovinato“.
 

Aspetto attuale

 
Il Castello è a forma triangolare, con poderose mura e due torri consunte dal tempo e dall’incuria degli uomini, è molto suggestivo e di grande impatto visivo, meriterebbe una radicale ristrutturazione, onde evitare un ulteriore degrado e permettere agli appassionati di visitarlo ed ammirarlo in tutta la sua bellezza.
 

Tradizioni

 
All’interno, quasi al centro del maniero attraverso alcuni gradini ancora praticabili, ci si immette in un ampio vano a volta che custodiva al suo interno una sorgente chiamata “Sorgente di S. Felice“, nome derivato dal patrono del borgo.
La stessa in tempi remoti era considerata terapeutica dagli abitanti della zona.
A tal proposito certo Vittorio Ottaviani ormai quasi novantenne del luogo, mi ha riferito che da bambino ogni qualvolta qualcuno della famiglia si ammalava, sua madre lo mandava con una bottiglia al castello per prelevare l’acqua miracolosa della sorgente a scopo terapeutico.
 

Bibliografia

Santuari e Castelli del Folignate e della Valtopina di Capodimonti Sandro edizioni Dimensione Grafica
 

Mappa

Link coordinate: 42.971536 12.845392

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