Castello di Vicopisano – Vicopisano (PI)

Il castello disegnato da Filippo Brunelleschi era concepito come una fortezza inespugnabile; era sempre possibile, per chi la difendeva, ritirarsi in una posizione vantaggiosa, dalla quale si poteva colpire gli assalitori. Pare poi che era il paese di origine dei nonni paterni di San Francesco che nel 1211 vi arrivò per andarli a trovare.

 

Cenni storici

L’odierno abitato nacque dall’unione di due borghi, la cui presenza è attestata già nei documenti del secolo X (934): Vicus, l’insediamento posto al piedi del Castrum, il borgo fortificato, e Vico Auseris Sala, successivamente divenuto Vico Auserissola, sede dell’omonimo castello costruito dai marchesi Obertenghi.
Si ipotizza che i primi insediamenti del luogo risalgano all’epoca etrusca (V secolo a.C.); molto probabilmente la zona fu abitata anche in epoca romana e longobarda, come si rileva da alcuni toponimi.
L’importanza di Vicopisano, divenuto infine Vicus Auserissola, una volta che i due borghi si fusero insieme, era data dalla sua posizione alla confluenza dei fiumi Arno e Auser (l’odierna Serezza), che consentivano trasporti e commerci con Pisa e con la Lucchesia.
Furono proprio i rapporti con la città di Pisa, divenuti ancora più stretti a partire dal secolo XII, quando il borgo passò dai marchesi Obertenghi ai Vescovi pisani, a fare la fortuna di Vicopisano che, reso partecipe della ricchezza della Repubblica Marinara, si ingrandì e divenne una cittadina ancor più fiorente: sono di questo periodo i palazzi e le torri medievali che ancora oggi possono essere osservati nel centro storico.
Quando l’armonia fra il potere politico e religioso pisano si interruppe, Vicopisano cessò di essere soggetta all’autorità vescovile e divenne a tutti gli effetti parte della Repubblica pisana, come una delle sue circoscrizioni militari.
Con il declino della Repubblica di Pisa, l’economia di Vicopisano segnò una battuta d’arresto e nel 1406 il borgo cadde sotto gli assalti fiorentini.
Firenze, vista la posizione strategica del borgo, mise in atto una radicale opera di fortificazione, affidando il progetto a Filippo Brunelleschi, che smantellò la Rocca medievale ed edificò la Rocca Nuova (1434-1438), meglio nota come Rocca del Brunelleschi.
Sotto il profilo amministrativo Vicopisano divenne sede del Vicariato delle valli dell’Anno e del Serchio, con una giurisdizione che si estendeva dalla riva destra dell’Arno al confine del territorio di Lucca, oltre ad una fetta di territorio che andava da Pontedera a Pisa, facente capo alle podesterie dl Vicopisano stessa, Cascina, Pontedera e Ripafratta.
La successiva dinastia medicea si occupò, dal 1560 in poi, della ricostruzione del territorio pisano, che interessò anche la zona di Vicopisano, con imponenti opere di deviazione dell’Arno, il cui tracciato venne modificato e allontanato di circa due chilometri da Vicopisano, e della Serezza, con lo scavo del Canale Imperiale (nel `700): nella località dl Riparotti, alla confluenza del canale con l’Arno, si possono visitare ancora oggi le Cateratte Ximenes, dal nome del costruttore, l’ingegnere Leonardo Ximenes.
Nel secoli XVI e XVII l’economia del paese riprese quota grazie alla relativa stabilità politica e sociale raggiunta.
Oltre all’attività di trasporto fluviale notevoli furono lo sviluppo agricolo, la produzione della seta e le diverse attività artigianali della zona.
Buti, al tempi sotto la giurisdizione di Vicopisano, era nota per la produzione dell’olio e delle ceste di castagno, San Giovanni alla Vena divenne un centro di produzione della ceramica, mentre presso Uliveto veniva estratto il calcare per farne calcina.
La nobiltà fiorentina, cosi come precedentemente quella pisana, si diede all’acquisto di numerosi possedimenti nel vicariato e gli stessi Medici si occuparono per lungo tempo di gestire la grande fattoria di Vicopisano, oggi divenuta azienda agricola.
Con l’arrivo della dominazione lorenese anche Vicopisano fu sottoposta ad una serie di cambiamenti sia dal punto di vista politico-amministrativo, sia sotto gli aspetti economico e sociale.
Il Granducato di Toscana venne infatti ad essere governato dal Granduca Pietro Leopoldo di Asburgo Lorena II quale, fortemente influenzato dalla corrente di pensiero illuminista, introdusse una riforma amministrativa che da un lato riunì tutte le comunità della zona che fino ad allora avevano goduto di una relativa autonomia, sotto un unico Consiglio con sede a Vicopisano, mentre dall’altro limitò l’autorità del Vicario; questa riforma aveva lo scopo di creare una classe dirigente in senso moderno, in luogo del sistema di poteri di derivazione feudale.
In tal senso va interpretata anche la concomitante riforma agricola che vide smembrate, vendute o affittate per lunghi periodi le grandi proprietà terriere, con l’obiettivo di favorire la formazione di un ceto medio e quindi di un benessere più diffuso e meno concentrato nelle mani di pochi possidenti.
La breve parentesi napoleonica (1799 – 1815) venne vissuta in maniera contraddittoria dalla popolazione a causa della ingenti tassazioni volute da Napoleone, il quale introdusse però anche importanti cambiamenti, come ad esempio la vaccinazione contro il vaiolo ed una maggiore razionalizzazione dell’agricoltura.
Dopo il 1815 la Toscana tornò sotto il dominio del Granduchi di Lorena, i quali proseguirono l’attività riformatrice di Leopoldo.
I comuni della zona si specializzarono sempre più nelle attività artigianali loro proprie, mentre a Vicopisano, a partire dal 1847, con la costruzione della ferrovia Leopolda, decadde la tradizionale attività di trasporto fluviale.
Nello stesso periodo, evidentemente dedicato al miglioramento della viabilità, si ebbe la costruzione della Botte, canale sotterraneo che permise alle acque del Canale Emissario (già Canale Imperiale) di sottopassare il corso dell’Arno, per realizzare il quale venne bonificato il Padule di Bientina.
In epoca recente, l’area di Vicopisano ha dato sempre maggiore spazio all’artigianato a discapito dell’agricoltura.
Vicopisano, fortunatamente risparmiata dai bombardamenti delle due guerre, offre al visitatore un centro storico ad architettura medievale e rinascimentale, oltre allo splendido e vario ambiente naturale del Monte Pisano.
La rocca di Vicopisano fu in un primo tempo abbandonata e poi divenne proprietà di privati.
Oggi è proprietà della famiglia Fehr Walser che dal 1995 ha intrapreso un’importante opera di restauro che ha già dato importanti risultati.
La rocca è visitabile a pagamento con guida.
 
 
 

La Rocca del Brunelleschi

Dopo la conquista di Vicopisano da parte della città di Firenze, Filippo Brunelleschi, insigne architetto fiorentino, fu incaricato di progettare le fortificazioni sia di Pisa che di Vicopisano, in modo da garantire al conquistatori il tanto agognato sbocco al mare e le vie del trasporto fluviale, di fondamentale importanza economica e militare.
Parte dell’originario impianto della cinta muraria, costruita in pietra, è visibile ancor oggi fra le case, nella zona settentrionale del paese; la sopraelevazione rinascimentale operata dal Brunelleschi, caratterizzata dalla merlatura e dalla edificazione di torrioni cilindrici, è invece in laterizio.
L’intero sistema di fortificazione del Brunelleschi era dettato dall’esigenza dl mantenere a qualsiasi costo il prezioso borgo di Vicopisano ed era quindi progettato in modo da consentire una serie di ingegnose soluzioni atte a chiudere al nemico le vie di accesso e di fuga: con tale sistema si poteva perdere un “pezzo” della fortificazione mantenendo gli altri, fino a potersi rinchiudere e sopravvivere nella torre.
Gli edifici medievali della parte settentrionale del castello di Vicopisano vennero in parte abbattuti, in parte riconvertiti e trasformati in quella che divenne la Rocca; fu inoltre ricostruito il circuito delle mura.
La Rocca era in origine una piattaforma delimitata da bastioni, al centro della quale era posta una seconda piattaforma, a pianta quadrata, comprendente la grande torre detta il Cavaliere, costruita nel 1435 sull’impianto della torre medievale di Santa Maria, ed il cassero, cioè il muraglione che insieme con la torre completava il quadrato.
La torre era l’edificio di gran lunga più importante dell’opera di fortificazione del paese poiché, trovandosi sul punto più alto della collina, dominava l’intera zona; da li venivano trasmessi e ricevuti messaggi inviati con fuochi o altri segnali che “viaggiavano” di torre in torre fino ad arrivare, a seconda delle necessità, a Pisa o a Firenze.
La torre è a base rettangolare, alta 32 metri e costruita in pietra verrucana.
La merlatura è in aggetto, sorretta da beccatelli.
Al di sotto della merlatura, nella facciata rivolta a sud, si possono vedere i tre stemmi della Repubblica di Firenze: al centro il giglio, che rappresenta il Comune, a sinistra la croce simbolo del Capitano del Popolo, a destra l’aquila con il drago tra gli artigli, emblema dei Guelfi.
La torre era dotata di un sistema autonomo per l’approvvigionamento idrico che convogliava l’acqua piovana dal tetto, in un ambiente di decantazione e filtro e successivamente alla cisterna, collocata al piano inferiore.
AI piani superiori erano ubicati il magazzino delle vettovaglie, la sala di comando, l’armeria e l’appartamento del Capitano.
Su due lati della torre continua il muro che delimita la rocca, così che la torre fosse esposta solo su due versanti, mentre gli altri due si trovavano all’interno della rocca stessa.
Un piccolo ponte levatoio collegava l’entrata della torre al cammino di ronda, il camminamento sul cassero, dal quali i soldati lanciavano le frecce di balestra.
Il cammino di ronda terminava con una merlatura in aggetto, oggi scomparsa, e anch’essa presentava esternamente gli archetti di sostegno, al di sotto dei quali si aprivano le piombatole, ovvero buche rettangolari dalle quali si gettava olio bollente, pece o calce viva sui nemici.
Sulle mura della rocca, in basso, si trovano le archibugiere, aperture dalle quali si faceva fuoco con l’artiglieria leggera.
All’interno delle mura, nel cortile, è collocato un pozzo-cisterna per la raccolta dell’acqua che attraverso un filtro defluiva in un altro pozzo, più piccolo e visibile accanto al primo.
Appoggiata alla parete interna settentrionale è una scalinata a tre arcate, i cui pilastri portanti sono di impianto successivo, che conduce dal cortile al cammino di ronda e che per la sua struttura estremamente leggera poteva venire facilmente distrutta nel caso che il nemico si fosse introdotto nella Rocca.
Per accedere alla Rocca si doveva passare un ponte levatoio posto su un fossato che immetteva nell’antiporta, un piccolo fortino a protezione del portale in verrucano.
Un muraglione in discesa lungo 70 metri, detto il Soccorso, collegava la Rocca con la torre del Soccorso, situata sulla sponda dell’Arno, a pianta quadrata ed alta 25 metri.
Il Soccorso impediva di circondare completamente la Rocca, rendendo cosi estremamente difficoltoso l’assedio della stessa e assicurando contemporaneamente soccorsi ed i rifornimenti ai soldati attraverso il cammino di ronda che correva su tutto il muraglione, fiancheggiato da entrambe le parti da archetti ogivali sorretti da beccatelli.
Sulla Torre del Soccorso era collegato al cammino di ronda della Rocca tramite un ponte levatoio in legno in modo da poter isolare la Rocca, qualora ve ne fosse stata la necessità.
Sulla Torre del Soccorso, che dava su una caletta raggiungibile dall’Arno, si congiungevano i due lati delle mura del castello, dei quali il versante nord è ancor oggi visibile.
Vicino alla torre si apriva una delle porte di accesso al borgo, distrutta nel secolo XVIII.
 
 
 

Palazzo Pretorio

Situato nell’antico castrum, è considerato uno degli edifici di edilizia civile medievale più rappresentativi dell’area pisana.
La parte più antica del complesso, risalente al secolo XII, é in pietra verrucana, di colore giallo-rossastro, cosi chiamata perché estratta dal Monte Verruca.
La facciata del palazzo è caratterizzata da tre archi a sesto acuto che raccordano quattro pilastri, ma in origine essa presentava delle strutture in legno aggettanti, vere e proprie stanze tipiche anche delle case-torri.
La presenza delle parti in legno, oggi scomparse, é attestata dalle mensole ornate a motivi geometrici o antropomorfi e dai fori pontari ancora visibili.
Nato come abitazione privata di ricchi possidenti, il Palazzo Pretorio, era questa l’ipotesi più accreditata in mancanza di documenti scritti, sede dei vescovi pisani, a testimonianza del potere feudale.
La vicinanza con la torre di Santa Maria, divenuta in seguito la torre della Rocca del Brunelleschi, anch’essa possedimento vescovile durante il dominio pisano, avvalora l’ipotesi di un complesso civile-militare controllato dagli Arcivescovi.
Con la conquista fiorentina il Palazzo divenne sede del Vicariato delle Valli dell’Arno e del Serchio, vasta giurisdizione politico-amministrativa del contado pisano.
Il Vicario era un nobile fiorentino, tra i Vicari di Vicopisano si ricordano i Medici, i Guicciardini, i Pitti ed altre importanti famiglie della Firenze rinascimentale, il cui incarico durava sei mesi, in modo da impedire il formarsi di pericolose connivenze con la popolazione autoctona.
Egli presiedeva alle cause civili e criminali, sopportata da due notai e da quattro “birri“, sorta di polizia che si affiancava a quella locale.
Completavano la corte giunta da Firenze le famiglie degli incaricati e la servitù.
Tutti risiedevano nel Palazzo e per sopperire alle nuove necessità amministrative già nel secolo XV vennero aggiunte delle stanze, costruendo le quali si venne a formare una corte, accessibile dall’entrata ad arco.
Nel secolo successivo fu sopraelevata la parte alla destra dell’ingresso; nel Seicento vennero ristrutturati gli interni, in particolare le carceri del secondo piano e fu costruita la parte in laterizio, a destra del palazzo.
A partire dal secolo XV si incominciò ad apporre lo stemma vicariale sia all’esterno che all’interno del Palazzo; se ne contano all’incirca cinquanta, alcuni dipinti, altri in marmo, pietra serena o maiolica.
Al primo plano erano le sale di rappresentanza, decorate con affreschi a soggetto araldica o allegorico, mentre all’ultimo piano si trovavano gli alloggiamenti della servitù e, a partire dal secolo XVII, anche alcune celle.
Il Vicario risiedeva invece nella parte orientale del Palazzo, dove erano situati anche gli uffici dell’amministrazione.
Il Palazzo era anche sede delle carceri, divise in carceri pubbliche, al piano terra, nelle stanze che originariamente erano adibite a magazzini, e carceri segrete, al secondo piano e all’interno della torre medievale (secolo XII), sul lato orientale del complesso.
Interessante testimonianza del passato sono le numerose scritte e disegni lasciati dai carcerati sulle pareti delle celle le quali, più volte intonacate nel corso dei secoli, restituiscono oggi una stratificata serie di proclami politici, date, nomi o richieste di aiuto tracciati con chiodi, con il fumo delle candele o con rossa polvere di mattone; tali testimonianze ci aiutano a comprendere le condizioni di vita ed i sentimenti dei prigionieri nelle diverse epoche della storia.
Dal 1923 il Palazzo divenne sede di residenze private e negli anni `80 versava in stato di completo abbandono; nello scorso decennio iniziò il lavoro di recupero che l’avrebbe riportato, nel 2000, all’apertura al pubblico.
Oggi il Palazzo Pretorio è sede dell’importante Archivio Storico del Comune.
 
 
 

Palazzo della Vecchia Posta

E una dei complessi architettonici più antichi di Vicopisano, risalente al secolo XII, in piena età romanica, la cui impronta è rintracciabile nella tipologia degli archi a tutto sesto e nella massiccia muratura in verrucano.
Il palazzo è il risultato dell’unione di quattro edifici, testimoniata dalla diversa altezza delle finestre e dei culmini del tetto.
La complessità delle vicende storiche di questo edificio è ampiamente riscontrabile nella facciata, contraddistinta da molteplici finestre, aperture, mensole e tamponature che ne sottolineano l’antichità e contribuiscono a rendere ancora più affascinante questo complesso architettonico.
Sulla facciata sono ancora visibili le caratteristiche mensole in pietra che sostenevano le balaustre in legno, tipiche dell’edilizia medievale.
Nonostante lo stato di decadenza in cui versa il palazzo, esso è notevolmente suggestivo, anche per la bella piazza su cui si affaccia e per la vista degli orti a terrazzamento, presenti già in epoca medievale.
 
 
 

Cinta Muraria

Le mura, costruite in più fasi, sano databili tra i secoli XIII e XV ed in alcuni tratti conservano la merlatura più antica, tamponata dalla fase successiva.
Nei pressi della torre delle Quattro Porte si può osservare un tratto di mura assai consistente, intervallato da due torrioni rompitratta cilindrici, utilizzati per tenere sotto tiro di artiglieria l’intero tratto di mura.
Di questi due torrioni ne esistono altri due identici posti sul lato apposto delle mura, in via Trombi.
 
 
 

Case Torri

L’odierna via Lante, una delle principali strade di Vico già in epoca medievale, presenta numerosi edifici risalenti al periodo compreso fra i secoli XII e XIV.
Al numeri civici 27-29 sorge un interessante edificio costruito con pilastri di blocchi squadrati e architravi monolitici, munito di grandi mensole scolpite: si tratta di una tipica casa-torre di stile pisano del secolo XII.
Percorrendo la via si incontrano alcune case a pilastri che è presumibile fossero originariamente inserite in un gruppo di abitazioni e torri, in parte abbattute dai fiorentini per la costruzione della torre del Soccorso.
 
 
 

Torre delle Quattro Porte

La torre di Reale o delle Quattro Porte è così chiamata poiché il basamento è costituita da quattro grandi archi a sesto acuto, ovvero le quattro porte.
Quando venne edificata due di queste porte davano accesso alle mura, le altre due introducevano al castrum per coloro che provenivano dalla Lucchesia.
Sull’entrata a nord si vedono ancora i grossi cardini in pietra del massiccio portone.
La doppia funzione di porta e di torre difensiva la rendeva particolarmente importante.
La costruzione si presenta oggi ridotta ad un terzo della sua altezza originaria: venne infatti ribassata nel Cinquecento quando le fortificazioni brunelleschiane subirono modifiche per essere in linea con l’evolozione delle armi da fuoco, fu allora che le torri di cortina e quelle delle porte vennero ribassate.
Questa torre, nessuno se ne era finora accorto, ha una gemella costruita intorno al 1160 quando i pisani stavano realizzando torri e infrastrutture destinate a trasformare il Sinus pisanus in un grande porto in grado di accogliere navi commerciali provenienti da tutto il Mediterraneo nonché la flotta militare della Repubblica Pisana.
Anch’essa in origine altissima, impostata su quattro archi a sesto acuto sorge in mezzo al mare su di uno scoglio affiorante delle secche della Meloria, luogo tristemente famoso per la grande battaglia navale che oppose pisani e genovesi nel 1284.
La torre della Maloria, cosi lontana dalla costa, era il faro del Porto Pisano e costituiva una centrale importante nella rete delle torri di avvistamento tanto della costa quanto dell’arcipelago toscano.
Al di là della funzione pratica, ad entrambe le torri era affidato il compito di trasmettere un messaggio di carattere simbolico: si tratta di torri cruciali, indicano cioè a chi le oltrepassa, che sia entrando nella Repubblica Pisana, centro del mondo.
Il valore simbolico della Torre delle quattro porte di Vicopisano è confermato da un graffito inciso sul pilastro orientale della facciata meridionale: su di uno dei conci di pietra figura la rosa dei venti.
L’interno della torre era costituito da due solai in legno ed era abitato dai soldati di guardia.
La costruzione è ora alta 15 metri, ha una base di 6,4 x 6,4 metri ed è costruita in parte in verrucano, in parte in laterizio.
 
 
 

Torre dell’Orologio

La Torre dell’Orologio è sicuramente una delle torri più belle e particolari visibili a Vicopisano. Vari elementi concorrono a renderla così interessante: la sua antichità, la sua notevole altezza, la presenza della serie completa di mensole che un tempo sorreggevano lo “sporto” ligneo, il fatto che nei secoli sia stata riutilizzata come torre campanaria.
Attualmente la torre è adibita a campanile mediante l’aggiunta di un tetto a quattro spioventi, ma la struttura originaria è del XII-XIII sec. e con tutta probabilità fu costruita con intenti militari, come torre di controllo della strada che portava all’antico castello di Vico, posto nella zona del Palazzo Pretorio.
Costruita interamente in verrucano, salvo alcuni metri della parte sommitale frutto di interventi susseguitisi a partire dal XVI sec, è caratterizzata da un gran numero di mensole che nel medioevo sorreggevano le strutture lignee (sporti) addossate all’esterno della stessa. Sono ancora ben visibili i portalini con arco ogivale che davano accesso agli sporti stessi. La torre è conservata per un altezza di 20 m. ed ha un aspetto slanciato conferitole dalla pianta irregolare (3.8 x 5.6 m.). Da alcuni particolari costruttivi ed iconografici la torre è associabile per periodo di costruzione al Palazzo Pretorio.
Quando la torre perse la sua originaria funzione offensiva/difensiva fortunatamente non fu distrutta, ma fu riutilizzata come torre campanaria proprio per la sua notevole altezza. L’orologio conservato sul lato Ovest ha ancora i meccanismi del XVIII sec. ma è documentato sin dal XVI secolo.
 
 
 

Torri Gemelle

Le due torri Gemelle, inglobate nel secolo XVII nel Palazzo Comunale, presentano le stesse caratteristiche architettoniche e sono state entrambe edificate in due fasi distinte: la prima, nei secoli XII e XIII, con conci di verrucano e una seconda fase, risalente al secolo XVI, dove furono sopraelevate con mattoni in cotto.
Dalle torri Gemelle, poste lungo la cinta delle mura, si accedeva al castello attraverso la porta di Mercato, attestata fino al secolo XVIII.
Esse sono l’ultima testimonianza della Rocca medievale, smantellata dal Brunelleschi quando iniziarono i lavori di edificazione della Rocca che porta il suo nome.
La torre Gemella est, con una base di 5,5 x 5 metri, originariamente destinata ad uso militare, è alta complessivamente 20 metri e termina con merlatura su tre lati.
La parte più antica, in verrucano, raggiunge gli 8 metri di altezza.
Della torre Gemella ovest, invece, rimangono intatti ben 19 metri, più 15 di sopraelevazione del secolo XIV.
La base è di 5 x 5 metri, la merlatura, come per la torre est, si snoda su tre lati.
 
 
 

San Francesco a Vicopisano

Nel 1211 Francesco di Assisi aveva varcato la porta di questa città, provenendo da Pescia; gli Annali Francescani ci raccontano che il santo rimase alcuni giorni in Vicopisano per predicare.
Secondo una leggenda Francesco avrebbe soggiornato in una casetta in via del Pretorio nella parte alta della città perché, come riferivano delle testimonianze orali, “apparteneva ai suoi nonni paterni, essendo la famiglia di Francesco originaria di Vicopisano“.
Analizzando la facciata di questo edificio si può individuare la struttura di una chiesa in mattoni, databile forse tra il XII e il XIII secolo.
È visibile il portale con architrave e lunetta, in alto, a sinistra per chi guarda, il tessuto murario è realizzato con mattoni sistemati a spinapesce.
La soglia di ingresso risulta consunta per il continuo passaggio di persone munite di zoccoli, è ancora visibile la traccia di uno scalino, soppresso in occasione della risistemazione ottocentesca che portò ad un notevole abbassamento del livello del piano di calpestio della strada.
I documenti medievali ricordano la presenza nella parte alta di Vico di una chiesa dedicata a San Bartolomeo con annesso Ospedale della Misericordia, si può sospettare allora che il nostro Francesco, che viaggiava come un povero pellegrino, potrebbe aver trovato alloggio in questo edificio non in quanto abitazione dei parenti, ma in quanto ospedale, fermo restando l’origine della famiglia in questo paese.
Infine, stando sempre alle leggende locali, Francesco prima di trovare nel Monte della Verna il luogo ideale per la sua massimo elevazione spirituale, avrebbe avuto una esperienza eremitica in una delle tante grotte del Monte Pisano.
 

Fonti Documentative

http://www.castellitoscani.com/

G. Ranieri Fascetti – Santi Pellegrini e Cavalieri, itinerari del pellegrinaggio medievale in terra pisana- 2013
Apt Pisa – Pisa la Provincia Monti Pisani percorrere i Sentieri dell’arte – 2005
Comune di Vicopisano Ass.to al Turismo – Vicopisano Immagini di un viaggio

http://www.viconet.it/

 

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