Cattedrale dei Santi Gervasio e Protasio – Città della Pieve (PG)

La cattedrale sorge sulla piazza della città ed è uno scrigno di tesori artistici.

 

Cenni storici

Nel “Liber pontificalis” di uno scrittore del IX secolo, c’è la notizia che una matrona romana di nome Vestina, vissuta nel IV secolo possedeva molti terreni sia nella zona di Città della Pieve che in Campania presso Fondi.
Vestina aveva venduto questi terreni per edificare in Roma una chiesa dedicata ai Santi martiri Gervasio e Protasio, conosciuta oggi con il nome di San Vitale.
Sia a Città della Pieve che a Fondi in Campania esistono due chiese dedicate a questi due Santi e probabilmente la loro origine è comune e legata in qualche maniera a Vestina.
Alcuni storici ipotizzano che la cattedrale sia stata edificata sul luogo dell’antica pieve che nacque e si sviluppò fra l’VIII e il IX secolo.
La prima costruzione risale al secolo VIII d.C. e forse si sviluppò intorno al primitivo nucleo religioso. Successivamente fu ricostruita con accenni decorativi di gusto gotico nel secolo XIII, di tale periodo rimane l’ambiente sotto la chiesa, forse una cripta, parte della facciata, su cui si leggono una serie di arcatelle gotiche, e la parte inferiore del campanile con una successione di bifore, trifore e quadrifore.
Fu completamente rinnovata nel XVI secolo, rialzato il pavimento e costruita la scala esterna; nel 1574 si rifece l’abside e fu riconsacrata nel 1584.
La chiesa ha subito in seguito continue trasformazioni fino a diventare prima Collegiata e poi Cattedrale nell’anno 1600.
I lavori si protrassero durante i secoli XVII-XVIII trovando ispirazione nella Chiesa del Gesù di Roma, tipico esempio della Controriforma: navata unica con grandi cappelle laterali dove viene rievocata, nella ripetizione degli altari, la presenza reale di Cristo durante la Messa negata dal pensiero protestante.
Il tetto a capriate crollò nel 1667 e fu sostituito con una volta a mattoni nel 1679.
Nel 1708 terminavano i lavori degli stucchi condotti dai Fratelli Cremoni.
Nel 1738 era addossato alla chiesa un elegante campanile.
 

Aspetto esterno

L’edificio presenta due lati sulla piazza principale, occupa la parte più alta del paese.
La piazza ha forma irregolare e la chiesa vi si presenta per il lato sinistro con volume chiuso e con poche finestre.
Possiede una notevole articolazione con cappelle, transetto e due campanili, uno su ciascuno dei lati corti; quello sulla facciata è torre civica.
La facciata presenta due materiali costruttivi, la pietra arenaria e il laterizio, che indicano diverse fasi d’intervento.
 

Interno

La pianta è a navata unica a croce latina.
Ai fianchi della navata ci sono sei profonde cappelle, tre per parte.
Il presbiterio, sollevato di tre gradini, è scandito da due arcate che delimitano l’abside più una parte retta.
Possiede un coro dietro l’altare maggiore e anteriormente dei seggi laterali che sporgono rispetto al transetto.
La terza cappella di destra è più profonda delle altre (cappella del Santissimo), termina con un vano circolare.
L’abside maggiore è poligonale solo all’esterno.
L’interno della chiesa è definito da due piani di lesene, cornicione e volte a botte lunettate.
La parte verticale è decorata da finti marmi con tonalità scura, secondo il gusto tardo ottocentesco.
Il catino absidale è affrescato (Pomarancio) ed il resto delle volte è bianco.
Sulla controfacciata c’è la cantoria con l’organo ed un affresco raffigurante il trasporto del Beato Giacomo Villa.
Nel primo altare a sinistra, il Battesimo di Cristo, tavola opera di Pietro Vannucci, detto il Perugino, realizzata intorno al 1510.
Tipica rappresentazione del maestro di Città della Pieve che trova riscontro nella tavola di uguale soggetto del Kunsthistorisches Museum di Vienna e nell’affresco della Nunziatella di Foligno.
Si notano gli schemi della prospettiva centrale entro la quale sono disposti i personaggi studiati sugli esempi della statuaria classica.
Nel secondo altare a sinistra lo Sposalizio della Vergine – tela opera di Antonio Circignani detto “Il Pomarancio”, risalente al 1606 circa, ma ridipinta nel secolo XVIII.
Nel terzo altare a sinistra si trova una tela della prima metà secolo XVII raffigurante la Madonna del Carmine di ambiente vicino ad Antonio Circignani.
Nell’Abside, a sinistra si trova una tela raffigurante la Madonna in trono tra i Santi Francesco, Bonaventura e un Servita, opera di Salvio Savini della fine del XVI secolo.
Al centro la tavola raffigurante Madonna in gloria fra i Santi Protettori Gervasio e Protasio con lo stendardo della città e i Santi Pietro e Paolo, opera del Perugino, firmata e datata 1514.
La composizione, tutta in primo piano, si caratterizza per i particolari valori cromatici impostati sul rosso e sull’azzurro.
A destra, una tavola di Giannicola di Paolo raffigura la Vergine col Bambino fra il Beato Giacomo Villa e i Santi Giovanni Evangelista, Giovanni Battista e Pietro Martire, risale a circa il 1520.
Pur nella evidente formazione peruginesca dell’artista si possono notare riferimenti a Raffaello nella concezione piramidale della composizione e ad Andrea del Sarto nell’uso dello “sfumato“.
Nel catino absidale Antonio Circignani ha affrescato, all’incirca nel 1598, una Gloria celeste.
È quello che resta di più estese decorazioni ad affresco distrutte nell’incendio provocato dal fulmine nel 1783.
Al di sotto: coro in noce intagliato nel 1576 da Rasimo Marini della Fratta.
Nella Cappella del Rosario si ammira una tela, del 1580 circa, opera di Salvio Savini, raffigurante la Vergine in Trono col Bambino, San Domenico e Santa Caterina da Siena.
Il Savini evidenzia qui una formazione eclettica che va da Raffaello alle prime esperienze del Manierismo fino alle esigenze di rappresentazione più accostanti e devozionali dettate dal Concilio di Trento.
A sinistra della tela, in una nicchia, scultura lignea raffigurante L’Addolorata, del secolo XVI. Quest’opera, che esprime il patetismo tipico della devozione popolare, proviene dalla Chiesa di Santa Maria dei Servi: probabilmente faceva parte di un gruppo scultoreo che il Perugino aveva utilizzato nella decorazione della Cappella della Madonna della Stella.
Nel secondo altare di destra è in mostra una tavola raffigurante La Vergine col Bambino, San Martino Vescovo, Santa Maria Maddalena e due Angeli, opera di Domenico di Paride Alfani, datata 1521.
Anche in questo artista umbro, come in Giannicola di Paolo, si riscontrano riferimenti a Raffaello, soprattutto nel gruppo centrale e ad analoghe composizioni fiorentine di Fra Bartolomeo e di Andrea del Sarto.
Sulla sinistra, tomba del poeta seicentesco pievese Francesco Melosio, animatore del circolo culturale di Cristina di Svezia a Roma.
La Cappella del Santissimo Sacramento ha sulla volta della cupola affreschi con scene dall’Antico Testamento del pittore umbro Giacinto Boccanera, firmati e datati 1714.
Degli stessi anni sono gli stucchi dei Fratelli Cremoni che operarono anche nella Sacrestia.
Di particolare rilievo la tela a sinistra, dipinta da Giacinto Gimignani, pittore pistoiese del secolo XVII, raffigurante Il Beato Giacomo Villa portato in gloria dagli Angeli.
Nel primo altare di destra è posto un Crocefisso ligneo, opera di Giovanni Teutonico, della seconda metà del secolo XVI, che richiama quello realizzato in bronzo dal Giambologna per la chiesa fiorentina della SS. Annunziata.
L’artista interpreta la lezione plastica di Michelangelo secondo uno stile legato ad un preziosismo formale ravvisabile nell’elegante ed aristocratico allungamento dell’anatomia.
Sulla controfacciata, ai lati dell’organo, affreschi del pittore Annibale Ubertis raffiguranti episodi della vita del Beato Giacomo Villa e di Santa Margherita da Cortona, datati 1895.
In Sagrestia: Arredi lignei del secolo XVII e tela raffigurante Santi Domenicani in adorazione del Crocefisso, di Antonio Circignani, dei primi del secolo XVII.
L’organo è ottocentesco, di autore ignoto, probabilmente frutto della cooperazione fra Sebastiano Vici e Angelo Morettini: è composto da un unico corpo sonoro contenuto in cassa lignea addossata a muro, collocato in cantoria nella controfacciata dell’edificio.
 

Cripte del Duomo

In realtà sono le poche porzioni superstiti dell’antica pieve gotico-romanica, tra le meglio conservate architetture gotiche della città, parzialmente demolite per lasciare spazio agli ampliamenti della chiesa.
Si tratta di imponenti colonne, in pietra arenaria, finemente lavorate, d’architettura gotica con forti influenze cistercensi; si leggono in parte ancora le volte costolonate, la cui funzione risulta ancora da interpretare con precisione, forse la loggia di un edificio pubblico o resti di un battistero e di un “portico dei pellegrini“.
Sono visibili anche frammenti dell’antica decorazione pittorica, attribuibili a Benozzo Gozzoli.
I recenti restauri hanno aperto un collegamento diretto dalla Chiesa.
 

I Santi martiri Gervasio e Protasio

I Santi Gervasio e Protasio sono giovani soldati martiri di Milano del III-IV secolo, i cui corpi furono rinvenuti dal vescovo sant’Ambrogio il 17 giugno 386. Il vescovo stesso narrò lo straordinario evento in una lettera alla sorella Marcellina e dispose la traslazione dei due corpi santi, il 19 giugno, nella nuova chiesa che stava costruendo, scegliendo la sua propria d sepoltura nella cripta tra due fratelli martiri.
La fama e il culto dei due fratelli milanesi si diffuse ra pidamente in tutta Italia giungendo fino a Roma, dove la Matrona Vestina eresse nel primo ventennio del secolo V due chiese a loro dedicate.
Nel 1714 giunsero a Città della Pieve, provenienti da Milano, frammenti ossei dei due martiri, ed anche, proveniente da Napoli, una piccola ampolla di sangue fluido, che la tradizione attribuisce ai due fratelli. Tra gli avvenimenti occorsi m coincidenza con la festa patronale è ancor oggi ricordato a Città della Pieve il drammatico “passaggio del fronte” durante la seconda guerra mondiale, che avvenne proprio il 19 giugno 1944, durante il quale perirono molti cittadini, tra cui un prete, corso a soccorrere dei feriti.
La popolazione atterrita si radunò in cattedrale, invocando la protezione dei patroni, e la città fu risparmiata da ulteriori lutti e distruzioni.
 

Fonti documentative

http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedacc.jsp?sinteticabool=true&sintetica=true&sercd=3334#

http://www.cittadellapieve.org/arte_musei.html

https://www.umbriatourism.it/it/-/chiesa-dei-santi-gervasio-e-protasio

http://diocesi.perugia.it/vtours/cattedralesantigervasioprotasio/index.html

http://www.umbriasotterranea.it/citta-della-pieve/

http://www.marcovalentini.it/schede%206/Citta%20della%20Pieve%20-%20Duomo.htm

http://www.dfphoto360.it/foto-panoramiche/foto-immersive-360/virtual-tour/la-cattedrale-dei-santi-gervasio-protasio/

Cartellonistica in loco
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Mappa

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