Chiesa della SS. Trinità – Passaggio d’Assisi (PG)

La chiesa sorge sul luogo dove ai tempi di San Francesco era situato uno dei lebbrosari comunali e dove il santo ha prestato al sua opera con i suoi compagni, pare che proprio in questo luogo si sia avuta la redenzione del lebbroso blasfemo curato da S. Francesco. Episodio riportato nella vita del Santo scritta da frate Tommaso da Celano.

 

Percorrendo Via Sacro Tugurio in direzione Foligno, in prossimità del Passaggio di Assisi, lo sguardo viene attratto a sinistra e positivamente colpito da una particolare costruzione situata sulla sommità di una collinetta.
E’ la chiesa della S.S. Trinità che domina, o meglio sorveglia e protegge tutta quella zona, lembo estremo del territorio di Assisi.

Vista dalla strada della chiesa

Vista dalla strada della chiesa

E’ questa davvero un gioiello architettonico, costruita nell’XI secolo su ruderi romani, di proprietà un tempo dei Benedettini del Subasio e oggi proprietà della Parrocchia di Rivotorto.
Già nel Medioevo, quando il territorio di Assisi era diviso in “balie”, due di queste, quella della Spina e quella di San Savino erano divise dalla Via Francesca, uno dei tanti diverticoli della Via Francigena (la via percorsa dai tanti pellegrini che si recavano a Roma per lucrare l’indulgenza).
La chiesa (o Ospedale della SS. Trinità) si trovava al trivio costituito dalle seguenti strade: la “via Francesca” che proveniva dall’ospedale di S. Salvatore delle Pareti sotto Assisi, la “via Pubblica” o “Romana“, diretta a Foligno per raccordarsi con la consolare “Flaminia” e la strada per la quale si saliva da Spello ad Assisi.
Per questo Santa Trinità era luogo importante come ospizio, sosta e ricovero dei numerosi pellegrini.
Vocabolo e chiesa “SS. Trinitatis” con annesso ospedale (“ospizio” per pellegrini di passaggio) erano detti in “baylia Sancti Savini“; per questo, lo xenodochio era anche denominato “Ospedale della bailìa di S. Savino“.
Chiesa e ospedale figuravano fra le dipendenze dell’abbazia di S. Benedetto al Monte Subasio.
Nei pressi del trivio suddetto si trovava anche il luogo di riscossione dell’obbligatorio pedaggio.
La storia della Chiesa della Trinità è ricca ed articolata, patrimonio di fede e di cultura, vero laboratorio di umanità.
Se oggi, visitando questo luogo, (anche l’interno è molto suggestivo) possiamo davvero provare forti emozioni, lo dobbiamo a quelle mani operose di persone del posto che negli anni hanno sempre curato, ricostruito e dato il giusto decoro ad un luogo così ricco di storia, di cultura e di fede.
 

Cenni storici

La chiesina sorge su ruderi romani tant’è che nell’area della stessa nel corso del tempo sono state trovati cippi con scritte di epoca romana e per ultimo uno ritrovato nel corso di lavori di restauro del 1975; i primi tre mostravano queste scritte:
1) VIXIT AN I D IV FAVSTVS FRATI SVO POS TVRPILIO SALVIO
2) MAECIVS O SEX L RVFIO
3) IN FRONTEM PED XXV
4) Frammento funerario scoperto nel corso del restauro della chiesa e pubblicato per la prima volta nel 1976 dal prof. Franco Cavanna nel fascicolo “Chiesa SS. Trinità” Esso così recita:
D M CN CORNELIO HERCVLANO VIX … X M VII D X.
La dedicazione alla SS. Trinità avvenne negli ultimi anni del non breve periodo posteriore alla sconfessione della dottrina del presbitero Aria, che determinò la conversione al cattolicesimo di una buona parte dei Longobardi.
La questione eretica non venne risolta in un giorno, ma ebbe bisogno di tempi molto lunghi, perciò l’erezione della chiesina si può attribuire a qualche famiglia o consorteria (munduald) franco-longobarda nel periodo di tempo tra il X e l’XI secolo.
Appartenne ai Benedettini perché era l’unico ordine monastico presente nella zona e perché dell’ordine facevano parte molti franco longobardi e non tutti per ragioni puramente spirituali; anzi è da pensare che la consorteria che ha voluto la chiesina, abbia avuto qualche componente monaco o abate del monastero di S. Benedetto del monte Subasio.
I documenti scritti più antichi tuttavia risalgono ai primi anni del secolo XIII; il primo, risalente al 1217, è un atto dell’Archivio della Cattedrale di Assisi in cui si cita “l’ospedale della SS. Trinità” edificato accanto alla chiesa che permuta un pezzo di terra di sua proprietà con un altro di proprietà della chiesa di S. Rufino.
L’ospedale annesso non era per ammalati nel vero senso della parola, ma si trattava di una specie di osteria con vitto e alloggio “amore Dei“, con a pochi metri il conforto della fede.
Esso si trovava giusto ai margini della “cintura sanitaria“, che la città organizzava nei casi di epidemia di peste allo scopo di evitare che il contagio si diffondesse.
Tutti coloro che venivano sorpresi in viaggio dal provvedimento, potevano sostare per qualche giorno in attesa della manifestazione o meno del morbo; in caso negativo avevano l’autorizzazione a proseguire.
Secondo le Fonti francescane qui venivano confinati anche i malati di lebbra; un altro simile pare sia stato oltre Rivotorto presso l’attuale chiesa di Santa Maria Maddalena ed in entrambi San Francesco vi è stato per assistere e dare sollievo ai miserabili che avevano contratto il morbo.
L’atto più antico riguardante nello specifico la chiesa risale all’anno 1225 ed è un atto del notaio ser Matteo nel quale si dice che l’abate del monastero di S. Benedetto del monte Subasio, Teobaldo II concede l’investitura al prete Adiuto, della chiesa e dell’ospedale, che è presso la via pubblica nelle pertinenze del castello di S. Savino, dietro un annuo canone di due soldi di pesce nel giorno della festa di S. Benedetto e di due panieri e 3 lire (60 soldi) nel giorno della festa di Nostra Donna Assunta in Cielo.
Nell’archivio comunale di Assisi si trova ancora, risalente al 1228, un atto notarile in cui viene nominata la Chiesa della SS. Trinità e nel Libro primo degli Statuti della Città la Chiesa della Trinità viene nominata in riferimento ai diritti di pedaggio che il Comune si riservava “…a fonte Cannelle del Sancto Savino ad domum pedagii novi positi ultra sanctam Trinitatem“.
Poi ci sono circa 200 secoli di silenzio fino a che il 6 agosto 1426 sappiamo che la chiesa e l’ospedale sono vacanti di rettore perché don Simeone Testini di Assisi è entrato nella Regola di S. Francesco e perciò ne viene investito il canonico Pellegrino di Vitale Luzi.
Dall’anno 1450 i beni dell’Abbazia di S. Benedetto del monte Subasio vennero assegnati alla Mensa dei Canonici di S. Rufino in seguito alla distruzione dello stesso da parte del comandante di ventura Broglia di Trino e alla commenda per qualche decina di anni.
La chiesina della Trinità subì la stessa sorte e perciò la rettoria della detta chiesa fu affidata a sacerdoti laici.
Verso la fine del 1500 ci furono momenti tragici causati da epidemie e guerre, con le lotte di parte di Sopra e di Sotto, le razzie dell’esercito del duca Valentino Borgia e le maggiori spese per portare a termine il prosciugamento delle paludi, la ricostruzione delle unità abitative distrutte dai terremoti e dalle azioni di guerra.
La chiesa subì uno stato di abbandono tanto che nel 1573 il verbale di visita del vescovo Camaiani non ne fa menzione perché forse i Canonici non vi avevano assegnato alcun sacerdote come rettore.
La devozione popolare comunque continuò e la gente continuava a frequentarla sebbene fosse in stato decadente fino a che nel 1581 venne aggregata alla chiesa di S. Vitale elevata a parrocchia.
Alle rovine causate dai terremoti si provvide con riparazioni rese possibili dai contributi volontari della popolazione e ciò avvenne nel 1582, nel 1650, nel 1742 e poi anche dopo.
Ecco quindi che ricompare nelle Visite pastorali del 1600 e successive; infatti la troviamo nei verbali dei Vescovi compilati nel 1600 e nel 1700 a seguito delle loro visite pastorali.
Il Card. Rondanini, vescovo di Assisi, nella visita del 30 settembre 1666 afferma che la Chiesa era munita del necessario per potervi celebrare la messa, ma necessitavano di riparazioni il tetto, la parete a nord e le porte.
Un provvedimento che ridiede vita alla chiesa fu l’istituzione di un beneficio di “ius patronatus“, a favore della famiglia Ciofi di Assisi.
Tale beneficio ebbe inizio nel 1650 e venne mantenuto fino ai primi anni del 1800.
Nel 1718 il vescovo Palmerini effettuò una visita pastorale e trovò la chiesina in perfetto ordine in tutto.
Bisogna ringraziare questo vescovo che ci ha lasciato scritto che “per uso antico il giorno della festa della Trinità vi si reca processionalmente la Fraternità ed il curato di Capodacqua, ricevuto dal curato di S. Vitale, che già si trovava sul posto, che aveva raggiunto processionalmente con la Fraternita di S. Savino o di S. Vitale o di S. Maria della Misericordia“.
Solo nel 1730, il Vescovo Palmerini la trovò ridotta ad un deposito di attrezzi agricoli.
Ne impose energicamente il restauro con la minaccia di ritirare il beneficio di “ius patronatus” al chierico Giovan Battista Ciofi.
La chiesa subì danni in seguito al terremoto dell’anno 1832, le riparazioni vennero fatte nel solito modo, cioè a totale carico dei fedeli.
Nel 1849 fu eretta a parrocchia la chiesa di S. Francesco di Rivotorto e sebbene la chiesa della Trinità abbia fatto sempre parte della chiesa di S. Vitale, i fedeli, per legge naturale, hanno gravitato sempre verso la pianura e perciò verso quella di Rivotorto e ciò con il tacito consenso dei due parroci.
Anche dopo l’Unità italiana del 1860 ed i conseguenti espropri della legge Pepoli essa rimase di pertinenza della parrocchia di S. Vitale.
Da sempre la Chiesa è stata affidata alla cura pastorale della Parrocchia di S. Vitale di Viole.
Nel 1977, dopo importanti lavori di restauro, la chiesa, con decreto del 25.1.1977 del vescovo Dino Tomassini, è stata affidata alla cura pastorale della Parrocchia di San Francesco in Rivotorto e con lei le numerose famiglie del circondario.
Nell’anno 1987, nel corso del ridisegno delle Parrocchie della Diocesi di Assisi, con decreto vescovile, anche la proprietà è passata sotto la giurisdizione della Parrocchia di Rivotorto.
Dopo i restauri la Chiesa è stata riaperta al culto non solo per la Festa annuale ma anche in ogni domenica a beneficio della popolazione del luogo.
 

Aspetto esterno

La chiesa sorge su una collinetta al bivio tra la strada che sale ad Assisi e quella che prosegue per Rivotorto; ha un orientamento ovest-est con una facciata liscia, una porta squadrata sovrastata da un feritoia; il tetto è a capanna.
Il campanile è a vela ad un solo fornice e si eleva nella parte finale della parete sinistra.
L’abside presenta due oculi in pietra e una feritoia tamponata con una pietra ad arco finemente decorata; nella parete destra si apre un’altra porta all’altezza del presbiterio.
 

Interno

L’interno è a navata unica divisa da due arconi, il presbiterio è rialzato di un gradino e nell’abside è contenuto un affresco con una Crocifissione su sfondo a telo rosso.
A destra e a sinistra di questa due nicchie dipinte contengono le immagini di San Rocco e San Francesco datate 1566.
Nella parete sinistra del presbiterio accanto all’armadio, sopra un termoconvettore è stata murata una lapide romana.
In controfacciata un’acquasantiera a conchiglia a destra della porta.
 
 
 


 

Festa della SS. Trinità

Oltre alla S. Messa che viene celebrata nella Chiesa nei giorni festivi, ogni anno si celebra con particolare solennità la Festa della Trinità dove vi confluiscono le tre comunità parrocchiali di Rivotorto, Viole e Capodacqua con i gonfaloni delle loro Confraternite.
Suggestive sono le tre processioni che in quel giorno si snodano partendo dalle tre Chiese parrocchiali per ritrovarsi a celebrare insieme la S. Messa nella Chiesa.
Un nutrito gruppo di priori si attiva ogni anno a raccogliere dei fondi allo scopo di solennizzare la Festa ma anche per eseguire interventi di manutenzione e di cura della Chiesa.
La festa ha antiche origini e viene fatta il 12 giugno; fu istituita nei primi secoli del Medio Evo per opera specialmente dei monaci che cominciarono a celebrarla nei loro monasteri, di qui si estese man mano alle singole diocesi e finalmente all’intera Chiesa Romana per opera di Papa Giovanni XXII che nel 1314 la dichiarava festa universale, fissandola la prima domenica dopo Pentecoste.
Nel nostro caso la processione alla chiesa della SS.ma Trinità viene ricordata con il beneficio Ciofi, la domenica del 12 giugno festa della SS.ma Trinità.
I documenti conservati ci danno un’immagine dell’antica usanza: si andava scalzi alla piccola chiesa, situata sopra il poggio, percorrendo circa un miglio di strada, per voto, dall’anno 1615, allorché, in tempo di mietitura, una tempesta di grandine si abbatté sulle messi e sugli alberi da frutto.
Dopo canti religiosi e preghiere, i “deputati“, estratti dal “bussolo“, distribuivano “due quatrini di pane, un quatrino di formaggio et una tazza di vino” a tutti gli intervenuti alla processione.
A volte, i signori Ciofi, davano un “rinfresco a sacerdoti et offitiali ed anche a tutti l’intervenuti“.
Ancora oggi la processione, fatta in tempo di mietitura, ha uno scopo propiziatorio per ottenere un buon raccolto e soprattutto per scongiurare temporali o grandine che in questo periodo potrebbero compromettere il raccolto dell’annata; è usanza distribuire maritozzi e panini con porchetta a tutti presenti.
 

La Beata Angela da Foligno

L’importanza della Chiesa sarebbe da collegarsi anche ad un’esperienza mistica della beata Angela da Foligno che avrebbe segnato la sua vita.
Dopo la sua conversione la santa avrebbe ricevuto da Dio una promessa: “Affrettati, perché subito dopo aver compiuto queste cose, cioè la distribuzione di tutti i suoi beni, tutta la Trinità verrà in te“.
Tale promessa si sarebbe realizzata nel corso del pellegrinaggio alla Tomba di S. Francesco, avvenuto nei primi giorni di ottobre del 1291, durante la sosta nella suddetta Chiesa.
Il fenomeno di presenza sperimentale e di dialogo con le divine Persone si prolungò fino ad Assisi, mentre una voce interna l’avvertiva: “Non partirò da te finché non verrai una seconda volta a S. Francesco“.
 

Bibliografia

BLASUCCI – S. Francesco visto dalla Beata Angela da Foligno – 1985
A. Fortini – Nova Vita di S. Francesco – vol. III, pag.165
F. Santucci – Capodacqua di Assisi
F. Santucci – Rivotorto d’Assisi Toponomastica come storia – 2017
U. Giacanella – Rivotorto ed il territorio – 1983

http://www.prolocorivotorto.it/Programma2011.pdf

https://www.santodelgiorno.it/santissima-trinita/

 

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