Chiesa di San Cristoforo – Caprara di Gualdo Tadino (PG)

La chiesa conserva affreschi di Matteo da Gualdo, inoltre nel luogo morì il re dei Goti Totila dopo la battaglia di Tagina
( vedi Castello di Caprara ).

 

Cenni Storici

È Chiesa assai antica, ma non la trovo citata negli antichi documenti, prima del 21 Aprile 1486.
Infatti, con tale data, esistono due testamenti, dettati da Giovanna di Jacopuccio da Caprara e da Antonia di Marino alias “el sarto”, del Castello di Branca, le quali volevano appunto essere sepolte nella suddetta Chiesa di S. Cristoforo, a cui lasciavano altresì rispettivamente due bolognini ed un fiorino “pro adconcimine”.
Del resto nella Chiesa vedonsi ancora alcuni antichi affreschi, che risalgono per certo alla fine del Trecento o al principio del Quattrocento, prova evidente che, almeno in quell’epoca, già esisteva la Chiesa di S. Cristoforo.
Poco dopo, nel 1506, questa riappare tra le Chiese Parrocchiali, alle quali, il Comune di Gualdo, pagava la decima. Risulta infatti che in tale anno, la Chiesa in discorso, ricevette dal Comune sotto questo titolo, per un semestre, la somma di quattro bolognini e nove soldi.
Dagli Atti di una Sacra Visita, compiutavi dal Vescovo di Nocera Mons. Mannelli il 1 Agosto del 1571, apprendiamo che la stessa, possedeva in quel tempo due Altari, uno intitolato alla Vergine, l’altro a S. Antonio e che dipendeva dalla celebre Abbazia di S. Maria di Val di Ponte o Montelabate, presso Perugia, non solo spiritualmente ma eziandio “in temporalibus”.
Anzi, la nomina del Parroco, spettava all’Abbate di Val di Ponte, dovendo però tale nomina essere poi convalidata dal Vescovo di Nocera.
Tale dipendenza della Chiesa dall’Abbazia, si mantenne immutata sino al secolo scorso. Anzi, a tal proposito, ricorderemo che negli ultimi mesi del 1717, si verificò un curioso contrasto di poteri, tra il Vescovo di Nocera Alessandro Borgia e l’Abbate della Badia di Val di Ponte, a causa della Chiesa di S. Cristoforo di Caprara.
Il Parroco di questa, Francesco Sillani da Gualdo, temendo le conseguenze di un delitto del quale era accusato dalla Curia Vescovile Nocerina, se ne era fuggito, né voleva riconsegnare le chiavi della sua Chiesa al Sacerdote che, inviato dal Vescovo, era andato a sostituirlo, per cui fu necessario forzare le porte della Chiesa stessa e della Canonica.
S’infuriò per tale fatto l’Abbate Commendatario dell’Abbazia suddetta, che era allora il Card. Pietro Ottoboni, Vice-Cancelliere della Romana Chiesa, il quale, con il pretesto di privilegi conferitigli dall’Ordine Gerosolimitano cui era ascritto, inviò nel Castello di Caprara i suoi satelliti, i quali, non contenti di infierire contro l’accusatore del Parroco Sillani, minacciarono anche il Supplente mandato dal Vescovo, che dovette fuggire per evitare maggiori guai, tanto che in quell’anno, forse per l’unica volta durante l’esistenza della Chiesa di S. Cristoforo, non vi si celebrò neppure una Messa.
Più tardi, il Sacerdote inviato dal Vescovo a supplire il Sillani ritornò in Caprara, ma i Ministri dell’Abbazia di Val di Ponte, non si diedero vinti per questo e portarono davanti al Governatore della Provincia di Perugia il processo del Sillani, che invece sarebbe spettato unicamente alla Curia Nocerina secondo il parere del Vescovo. Quest’ultimo perciò, nel principio dell’anno seguente, ricorse al Sommo Pontefice, che comandò infatti dovesse essere deferita la Causa alla Curia suddetta, a salvaguardia degli Episcopali diritti.
Poche notizie ci restano di questa antica Chiesa, che pur dovette avere un tempo una certa importanza, sia per la sua qualifica Parrocchiale, sia per il luogo ove sorgeva, cioè il Castello di Caprara, uno dei più forti e popolosi tra gli antichi Castelli Gualdesi.
Da queste notizie, tutte riferentisi al Seicento, apprendiamo che in quel secolo, la Chiesa di S. Cristoforo non aveva Fonte Battesimale e che gli infanti, per tale sacramento, erano condotti o nella Chiesa Parrocchiale di S. Pellegrino o in quella di Pieve di Compresseto. Dalle stesse, apprendiamo anche che vi erano sempre due Altari, ma con titoli diversi da quelli che trovammo nel precedente secolo, essendo invece l’Altare Maggiore intitolato a S. Cristoforo e l’altro alla Madonna del Rosario, mantenendosi tali denominazioni anche al presente.
Nel primo, si celebrava la Messa ogni giorno festivo e vi s’indiceva un Officio di più Messe nella festa di S. Cristoforo, nel secondo Altare si celebrava invece ogni Sabato.
L’Altare Maggiore, era mantenuto a spese della Confraternita del Sacramento, che vi aveva sede. Vi esisteva, come al presente, un quadro in tela rappresentante la Vergine con S. Cristoforo e S. Giovanni.
L’Altare del Rosario, era mantenuto dalla Confraternita omonima, possedeva un censo di venticinque fiorini e vi affluivano numerose elemosine di fedeli. Su di esso era un quadro in tela, rappresentante la Madonna del Rosario con intorno i quindici Misteri.
Questo quadro, vedesi oggi mutilato su di una parete della Chiesa, essendo stato sostituito sull’Altare del Rosario, con una statua della Vergine.
Sappiamo inoltre che, sempre in quel secolo, esisteva una Casa Parrocchiale attigua alla Chiesa e che il Parroco riceveva ogni anno, per suo stipendio, dall’Abbate dell’Abbazia di Val di Ponte, ventiquattro scudi ed il fruttato di un terreno appartenente alla Chiesa, il quale rendeva annualmente circa cinque mine di frumento e trenta barili di vino.
Ci è finalmente noto che un Sacerdote, tal Girolamo Nucci, lasciò in quel secolo un legato, in forza del quale i suoi eredi, durante venticinque anni, avrebbero dovuto dare al Parroco una coppa di grano ed un barile di mosto con l’onere, per il Parroco stesso, di alcune Messe da celebrarsi ogni anno nella Chiesa di S. Cristoforo.
Questa, mantiene ancora il suo aspetto antico ed è tutta coperta da volta.
Vi esistevano un tempo quattro sepolcri, uno destinato ai sacerdoti, uno per i bambini d’ambo i sessi, uno per gli adulti maschi, uno per le femmine, ed è stata sempre fornita di Sagrestia.
Dalla Visita Diocesana del 1718, parrebbe che vi fosse stato ancora, in quel tempo, un Campanile a forma di torre con due campane, certo che oggi non se ne ha più traccia e le due campane vedonsi ora collocate sopra la facciata della Chiesa, entro due piccole arcate.
Questo Tempio, originariamente era tutto coperto da affreschi.
Ne restano ancora alcuni sulla sua parete a sinistra di chi entra, i quali rappresentano S. Cristoforo, S. Margherita Regina di Scozia con il Drago, una Madonna con il Bambino e con due Angeli lateralmente al capo, un Santo Vescovo (o S. Facondino, o S. Ubaldo, o S. Rinaldo), ed infine un S. Sebastiano ed un S. Rocco.
Il primo e, gli ultimi due Santi, sono quasi certamente opera di Matteo da Gualdo i restanti appartengono ad un ignoto artista della Scuola Eugubina.
 

Fonti documentative

Guerrieri – Storia civile ed Ecclesiastica del Comune di Gualdo Tadino.
 

Da vedere nella zona

Castello di Caprara
Chiesa di San Pellegrino
 

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