Chiesa di Sant’Iacopo – Zambra (PI)

La chiesa rappresenta un “Unicum” in Italia in quanto conserva all’interno iscrizioni e simbologie del primo cristianesimo risalenti all’incirca al IX secolo.

 

Contesto territoriale

Il paese è di origine medioevale, ma il toponimo Zambra lo identifica con una origine etrusca (Zambra = Sem rhu = luogo fortificato).
Ubicato presumibilmente sulla riva destra del fiume Arno, prendeva il nome dal torrente Zambra che lo attraversava, prima di andare a sfociare nel fiume in corrispondenza di Navacchio (da Naviculum), dove si trovava probabilmente un passo di barca.
Il centro del paese era ubicato probabilmente sulla piazzetta prospiciente la chiesa, chiamata ancora oggi “Piazza del trebbio” (da trivium = tre vie ).
La chiesa fino al 1960 era poco più di un rudere avendo subito uno stato di abbandono prima con il terremoto del 1848 che le provocò lesioni molto gravi, poi ci fu il crollo del tetto, il passaggio del fronte nell’ultima guerra e le piante e l’erba che vi erano cresciute dentro.
 

Cenni storici

L’area della chiesa di Sant’Iacopo è stata identificata con quella della “Curte de S. Torpie in Sambra”, citata in una trascrizione di documenti risalenti al 780.
In un documento del 1277 si attesta che nella stessa zona esistevano due centri abitati: uno di S. Iacopo e l’altro di Santa Maria, situati tra Navacchio e Caprona; erano separati l’uno dall’altro dal torrente Zambra, che scorreva in mezzo scendendo dalla valle di Calci verso l’Arno, dove confluiva nei pressi di Navacchio.
Ognuno dei due paesi aveva la sua chiesa, officina da un proprio rettore.
Ambedue aggiungevano al nome la denominazione “ad Sambram”.
La chiesa di Sant’Iacopo ad Sambram faceva parte del Piviere di San Lorenzo alle Corti e in quell’epoca (sec XIII erano presenti nella chiesa degli affreschi fra cui una Crocifissione sul lato destro), mentre Senta Maria ad Sambram faceva patte del piviere di S. Casciano.
Nel secolo XVI, l’Arno che in quel tratto correva rettilineo nella pianura verso Pisa, venne deviato con una grande ansa per rallentare la sua corrente che più volte aveva minacciato di distruggere la città.
Questa deviazione, che poi è il corso attuale dell’Arno, fece si che al torrente Zambra fu spostata la sua confluenza e quindi non divise più le due chiese perché ambedue vennero a trovarsi sulla riva sinistra del fiume, le cui acque, però, in certe stagioni particolarmente minacciose, lambivano le mura della chiesa di Santa Maria che si trovò stretta nell’alveo del torrente e a ridosso dell’Arno deviato al punto che, a lungo andare, ne fu minacciata la stabilità.
In questa situazione di inagibilità gli abitanti di Santa Maria (che era posta nei piviere di San Casciano) furono assegnati alla chiesa di San Jacopo, finché nel 1552, come risulta da una visita pastorale, le due parrocchie furono unite “in perpetuo” sotto lo stesso parroco residente a Sant’Iacopo, quindi a quest’ultima fu aggiunta la dedicazione di Santa Maria.
Nella visita pastorale del 29 settembre 1559 si constatò che il corso dell’Arno aveva fatto crollare la vecchia chiesa di Santa Maria per cui tre anni dopo anche la Canonica e curia furono trasferite a Sant’Iacopo dove con le vecchie pietre di Santa Maria fu costruita la nuova canonica.
Nel 1596 la comunità desiderosa di ricostruire la chiesa di Santa Maria decide con votazione per la costruzione della nuova chiesa di Zambra nella attuale posizione utilizzando i fondi dell’Opera e gli incassi della barca dell’Arno.
Il contratto d’acquisto e donazione del terreno è rogato dal notaio Andrea Felloni in data 11 gennaio 1603 e l’inaugurazione della stessa fu fatta il 1 marzo 1612.
I resti della vecchia chiesa di Santa Maria con annesso cimitero furono rinvenuti durante gli scavi effettuati per costruire le fondamenta dell’attuale ponte sull’Arno.
Nel 1620 fu costruito nella chiesa di Sant’Iacopo un’altare della Madonna nella cappella destra e creazione di un arco nel muro laterale destro e vi fu custodito un quadro della Madonna del Rosario proveniente dalla precedente chiesa crollata definitivamente che rimase sempre li nonostante la costruzione della nuova chiesa e vi rimase fino al 1882.
Nel 1848 il terremoto che devastò tutta la zona causò forti lesioni alla chiesa ma in compenso mise in luce parti di Pitture murali.
Nel 1962 iniziarono i lavori di restauro condotti dal Genio Civile di Pisa seguiti dall’allora parroco di Zambra Don Frango Baggiani che sottolineò nel 1966 la necessità di nuovi interventi di restauro che iniziarono nel 1970 diretti dalla dr. Piancastelli della Soprintendenza di Pisa, e in quell’occasione fu ritrovalo il basamento dell’altare gli antichi pavimenti e ripristinata la struttura architettonica originaria.
 

Aspetto esterno

La chiesa di S. Iacopo conserva l’originale tracciato ad aula unica rettangolare con unica abside.
Ha una interessante facciata costruita a fasi diverse con blocchi dl pietra calcarea cavernosa mista a verrucano, proveniente dai vicini Monti Pisani.
Per entrare, dalla piazzetta si scende per circa un metro In altezza, fino alla quota originale del pavimento, quota ritrovata durante i restauri eseguiti per conto della Soprintendenza di Pisa nel 1970. A causa delle frequenti alluvioni del Fiume Arno, tutto il terreno circostante si è notevolmente rialzato nei secoli, cosi come il pavimento interno della chiesa.
 

Interno

L’interno della chiesa si presenta con una semplice navata di nuda pietra verrucana un tempo completamente dipinta; nel fondo si apre il catino absidale con una semplice monofora che illumina la mensa in marmo dell’altare il cui basamento è stato ritrovato durante gli scavi per il restauro; nel lato sinistro si aprono delle nicchie che servivano all’illuminazione con i lumi ad olio.
Sopra la compatta tessitura lapidea del catino absidale si dispiega la raffigurazione a fresco monocroma in minio di una serie di simboli che si richiamano alla iconografia cristiana primitiva.
La pittura si presenta riquadrata in fasce prevalentemente orizzontali con figurazioni che si alternano a uno zia-zag triangolare.
Nella chiesa è conservata anche una piccola statua in marmo (decapitata) che stava sopra il pinnacolo della copertura m facciata, e un’altra figura, sempre in marmo, di uomo che sorregge una croce, conosciuta col nome improprio di San Giovanni, che si dice fosse stata collocata all’interno della chiesa come supporto di un’acquasantiera.
Quest’ultima statua, adesso restaura, era già stata segnalata dal Ministero della Pubblica Istruzione fin dal 1 marzo 1899 come mutila del tratto superiore della croce, compresa la mano sinistra che la sorreggeva, ed era giudicata come una scadente imitazione del celebre Cristo della Minerva a Roma.
La stessa lettera ministeriale asseriva che, già a quell’epoca, il tratto di croce asportato era stato incastonato nell’intonaco dell’abitazione attigua alla chiesa.
Infatti il frammento fu recuperato durante i lavori del 1970-72.
 

Iscrizioni e Simboli Paleocristiani

La chiesa di Sant’Iacopo è una delle piccole rare e preziose Chiese medievali distribuite nella pianura alluvionale creata dal fiume Arno e nella sua particolare ubicazione, molto legate agli attraversamenti del fiume connessi alla antica viabilità.
Dopo un accurato restauro negli anni settanta conserva ancora leggibile (unico caso presente in Italia) un rarissimo esempio di pittura murale a semplice tratto (monocrome in minio) su un fondo di bianca calce spalmata direttamente sulle pietre con figurazioni simboliche e iscrizioni di ispirazione paleocristiana.
Le iscrizioni situate nella zona absidale e lungo la navata sinistra, sono contenute in riquadrature disposte per lo più in fasce orizzontali, secondo la curvatura dell’abside.
Fra i disegni notiamo la presenza di vari pesci (pisciculi erano chiamati i primi credenti), alcuni dei quali coronati: simbolo della presenza di Cristo in coloro che sono stati battezzati.
Da segnalare anche la rappresentazione di due alberi sui cui si posano, probabilmente, un un’aquila e una cicogna.
Alle immagini si alternano versetti biblici in caratteri onciali tratti dall’Ecclesiaste, e un Ave Maria ancora distinguibile sul muro d’imposta dell’arco absidale.

Trascrizione del testo:

(a sinistra in alto) MERCEDE(M) LABORU(M) EGO REDDA(M) VOBI(S) (Matteo, 20,8);
(a destra in alto) RECORDARE FR(ATER) QUIA CI(NIS) ES T(U) ET IN C(INEREM REVERTERIS) (Genesi, 3,19) riferito alla liturgia delle Ceneri – Ricorda fratello che sei polvere e polvere ritornerai -;
(a sinistra in basso ) MEMORARE NOVISSIMA TUA ET I
(a destra in basso) N (A)ETER(NUM) NO(N) PECCABIS (Ecclesiastico, 7,40);
(a destra cinque linee in basso) AVE – MELI(US) E(ST) Nom(en) Bonu(m) Q(U)A(M) (unguenta praetiosa) (Ecclesiaste 7,2): “E’ meglio operare per il bene (nomen bonum) che per i beni terreni (unguenta praetiosa)”.
Secondo il Prof. Caturegli “La scrittura è una maiuscola onciale con qualche lettera capitale. Può assegnarsi al IX-X secolo”.
Lo stesso faceva notare la presenza di una lettera dell’alfabeto greco, precisamente un simbolo “Θ“(teta), che sta a significare “morte” ed è equivalente al latino “obiit”.
 

Fonti documentative

Pieghevole in loco
Don Franco Baggiani – Cronaca dei lavori di restauro alla chiesa di San Jacopo a Zambra – 2009
Scuola Elementare a t.p. di Zambra – Sur Trebbio – Zambra: notizie storiche, curiosità, proverbi, modi di dire, soprannomi, stornelli ….ed altro del luogo – Stampati in proprio in occasione della Prima Festa
Comune di Cascina – Servizio autonomo servizi educativi e culturali – tratte dal sito http://www.comune.cascina.pi.it/
 

Mappa

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