Chiesa di Sant’Antonio Abate – Calvi dell’Umbria (TR)

La chiesa è in pieno centro del paese, per visitare il presepe non è necessaria prenotazione se si va negli orari di apertura del museo, sabato 16.00-19.00 domenica e festivi 11.00-13.00 / 16.00-19.00.
Il prezzo d’ingresso è di cinque euro.

 

Cenni Storici

L’attuale edificio fu realizzato, fra il 1739 ed il 1743, su progetto dell’architetto papale Ferdinando Fuga nell’ambito dell’ambizioso progetto di ampliamento del Monastero delle Orsoline.
Sorge ove era la chiesa dedicata a Sant’Antonio abate e San Giacomo, accanto alla vecchia chiesa di San Paolo, ora Santa Brigida.
Delle antiche chiese furono mantenute dal Fuga le preesistenti mura perimetrali, in entrambi gli edifici sono ancora visibili i rosoni tamponati in facciata.
Per nascondere la differenza di altezza delle due chiese creatasi con la ricostruzione di Santa Brigida, l’architetto realizzò un unico grande prospetto su Piazza Mazzini, comune ad entrambe, articolato con paraste di ordine gigante e coronato da un fastigio con timpano curvilineo spezzato dalla forma elegante e dinamica visibile anche da lontano.
L’interno si presenta oggi spoglio e disadorno, ma arricchito dalla presenza del fantastico presepe monumentale.
Il taglio della lunghezza della chiesa per realizzare il coro delle monache ha comportato lo spostamento del monumentale presepe in terracotta policroma composto di 30 personaggi, alcuni in grandezza naturale, databile alla prima metà del XVI secolo, che si trovava nell’abside alla fine della chiesa di Sant’Antonio.
Per ricollocare il presepio fu costruita una nuova abside, alta 8 metri e larga 4, con all’esterno un fascione continuo decorato a girali d’acanto, in cui fu dipinto un nuovo fondale.
Durante lo spostamento le statue furono anche in parte danneggiate, poi restaurate e ridipinte da Antonio Clerici.
Le statue sono realizzate in diverse proporzioni per creare un effetto di prospettiva, sono distribuite su due piani, oltre agli angeli che sono appesi in cima al soffitto della chiesa.
L’opera fu realizzata nel 1545 dai fratelli abruzzesi Giacomo e Raffaele da Montereale, chiamati “li pintori del presepio“.
In un atto del notaio Domenico Maggi datato 17 ottobre 1545 si legge che Raffaele, pittore, dichiara di aver ricevuto da Florio di Giovanni, priore della confraternita di sant’Antonio e dal tesoriere Jacobello, come pagamento della somma concordata con il fratello Giacomo, sedici e mezzo Ducati in Carlini per il gruppo della Natività nella chiesa di Sant’Antonio.
Nella rappresentazione sono riuniti due diversi momenti della natività, in basso l’adorazione dei pastori e in alto, sotto i quattro angeli, il corteo dei Re Magi in viaggio verso Betlemme. Nel ripiano in basso, al centro della scena principale, la Vergine e San Giuseppe sono inginocchiati in adorazione del Bambino, secondo un’iconografia diffusasi a partire dal XV secolo.
A sinistra c’è un suonatore di cornamusa e sulla destra due contadine, una giovane che offre uova e una vecchia orba.
Dietro la Sacra Famiglia, sul fondo della nicchia, compaiono il bue, l’asino e cinque angeli, dei quali quattro in piedi e uno in ginocchio.
Il secondo ripiano, come il primo, è a calotta e si divide in due gradoni: su quello inferiore sono i tre Re Magi a cavallo con le offerte strette in pugno.
Uno strano personaggio compare sulla destra, seduto, all’altezza dei Magi; ha una gamba ripiegata sull’altra e tiene il piede con le mani, forse si sta togliendo una spina: nella tradizione popolare è considerata una figura maligna, un ghigno gli deforma il viso e la sua espressione è diabolica.
Più correttamente, sembra sia derivata dall’iconografia, di carattere ellenistico e all’epoca molto diffusa, del giovinetto che si toglie una spina dal piede.
Probabilmente un’altra figura analoga, ora perduta, era posta sul piano opposto, rimane oggi un cavallo in posizione isolata.
Sul gradone superiore è allineato il corteo regale di sei figure, parte a cavallo e parte appiedate, e di sei cavalli alcuni dei quali murati per metà nella pittura di paesaggio.
Dalla volta, cui sono applicate alcune stelle in stucco, sono irregolarmente sospesi quattro angeli musicanti.
In due piccole nicchie, opera degli stessi fratelli abruzzesi, sono poste le statue di Sant’Antonio Abate e di San Rocco, patroni della confraternita e protettori contro la peste, pochi anni prima c’era stata la grande epidemia del 1527.
Sulla parete destra della chiesa rimangono resti dell’antica decorazione a fresco, in prossimità dell’ingresso San Biagio e Santa Apollonia, risalenti alla fine del XV scolo, nei pressi dell’abside, probabilmente di poco più tardi, Sant’Antonio Abate e Santa Lucia.
 

Fonti documentative

Pino Milani – Guida di Calvi dell’Umbria – Calvi dell’Umbria aprile 2013
Comune di Calvi dell’Umbria – Calvi dell’Umbria e il suo territorio Città d’arte storia e tradizioni
Musei in Umbria Museo delle Orsoline Calvi dell’Umbria
Giuseppe Cassio, Quando l’uomo plasma la terra, in “Indagini”, 82 (2003), pp. 37-43.
Giuseppe Cassio, Il Presepe di Calvi: la sacralità della terra, in “Indagini”, 81 (2003), pp. 30-79.
Giuseppe Cassio, Il Presepe della chiesa della confraternita di sant’Antonio Abate, in Monasterium Ursulinarum terrae Carbii, a cura di Vellutina Luciana Rosellini, 2003, pp. 136-142.
Giuseppe Cassio, Il Presepe di Calvi dell’Umbria: nuove acquisizioni storiche e tecniche, in “Arte Cristiana”, 814 (2003), pp. 55-64.
Giuseppe Cassio, Simulacri di terra e colore tra l’alta Valle del Tronto, la Sabina e l’Umbria meridionale, in Ai piedi della Laga. Per uno sguardo d’insieme al patrimonio culturale ferito dal sisma nel Lazio, Milano 2019, pp. 68-85.
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

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