Chiesa di Santo Stefano – Collescipoli (TR)

La bellissima chiesa romanica e unica per i suoi elementi architettonici, sorge all’interno del cimitero di Collescipoli.

 

Cenni Storici

Elegante e notevole chiesetta di architettura romanica, appena fuori Collescipoli, oggi all’interno del Cimitero Comunale, risale al 1089, ed è l’unico caso conosciuto in cui si trova sulla facciata un’inscrizione in travertino dov’è scolpito un rogito notarile, che documenta la donazione, della Chiesa e dei suoi beni, di proprietà dei Rapizzoni – Arnolfi, al prete Lupone e ai suoi discendenti.
Probabilmente sorge in luogo di un preesistente edificio romano.
È edificata, infatti, con largo impiego di frammenti di edifici preesistenti, in conci di travertino ben connessi, di grandi dimensioni nella parte inferiore, più piccoli in quella superiore.
 

Aspetto esterno

Il portale è quadrato ad angoli smussati, con due rozze mensole che sorreggono l’architrave sopra il quale sono apposte tre iscrizioni, una dedicatoria e due iscrizioni diplomatiche, trascritte da altrettante “chartae lapidariae” datate 1094.
Le iscrizioni si dispongono sopra il portale, su cinque lastre di marmo, fitte di scrittura ma apposte ad un’altezza improponibile per la lettura, anche se i due documenti sembrano essere stati incisi rispecchiando l’integrità degli originali.
L’organizzazione della facciata con l’epigrafe che corre lungo l’asse orizzontale, occupandone quasi per intero l’estensione, costituisce un elemento di novità, poi non più replicato e sembra echeggiare le iscrizioni disposte lungo le trabeazioni delle basiliche e dei templi della romanità classica.
Al centro, campeggia la Crocifissione di Cristo con l’epigrafe dedicatoria, in onore di Gesù, Maria Vergine e dei santi Stefano e Giovenale, che recita:

AD HONORE(M) DOMINI(NI) NOSTRI / IE(S)U CHR(IST)I BEATEMARIE VIRGINIS ET BEATI / STEPHANI PROTOMARTIRIS ADQ(UE)IUBENALIS.

Il Crocifisso è posto su di una croce avente uguale larghezza e altezza, con le braccia aperte e i piedi separatamente inchiodati; non si distingue bene se abbia o meno la barba; la lunga capigliatura è divisa sulla fronte e gli spiove abbondante sopra le spalle; ha il viso ovale e occhi a mandorla; un largo perizoma gli scende fin sopra le ginocchia, e la testa lievemente inclinata rivela l’abbandono ineffabile e il maestoso sublime atteggiamento del Figlio di Dio che, morendo, perdona ed impera.
Ai piedi della croce si vedono le quattro schematiche figure della Madonna e di San Giovanni a sinistra, di Santo Stefano protomartire e di San Giovenale, protettore della diocesi narnese, a destra.
Ai due angoli, in alto del bassorilievo, due cherubini con ali aperte e ferme adorano, in muta contemplazione, il Cristo agonizzante.
L’opera, nonostante un moderato plasticismo, sembra ancora legata, sotto il profilo spaziale e iconografico, alla produzione del secolo precedente.
A sinistra della Crocifissione, dopo un metopa romana, su tre lastre, la copia, trascritta su supporto lapideo, a scopo di memoria perpetua, dell’atto di donazione della chiesa al presbitero Lupone, avvenuto il 18 febbraio 1094.
A destra della Crocifissione, si trova invece la copia dell’atto di accettazione della chiesa, intercorso il 18 febbraio 1094, contestualmente alla donazione.
In entrambi i casi, le epigrafi conservano tutte le caratteristiche intrinseche tipiche del documento privato medievale, presenti, evidentemente, nel testo documentario originale.
In tutte e tre le iscrizioni, la scrittura è una maiuscola romanica, realizzata con incisione a solco triangolare, ispirata ai modelli della capitale epigrafica classica.
Il testo dell’iscrizione segue però un’impaginazione libraria, divisa per colonne (o fogli), secondo una pratica che non è propria dell’epigrafia monumentale; anche la leggibilità rimane compromessa essendo le lettere di modeste dimensioni.
Sopra la fascia delle iscrizioni, si apre una monofora oblunga.
Ancora sopra, in posizione centrale, di realizzazione più tarda, un elegante campaniletto è appoggiato su un arco semi-ogivale sorretto da forti mensole e cornici portanti sporgenti a sbalzo dalla linea della facciata.
Ai quattro lati del campaniletto si aprono quattro bifore romaniche, con archi divisi e sorretti da colonnine dai capitelli differenti, forse di epoca posteriore.
Una di queste, che era il tronco di un antico candelabro marmoreo, fu tolta dal campanile, e, per meglio conservarla, fu collocata entro la chiesa.
Al centro era affrescato lo stemma del Sacro Ordine militare dei cavalieri di Malta.
Sulla parte sinistra della facciata è stato reimpiegato un cippo sepolcrale con la scritta:

VOLLUIS. T. L. /ALEXANDER / SIBI. ET / VOLLIO T. L. /CONL LIBERTO / SVO / N. AGR. P. XII.

Nella parete sinistra della chiesa, dopo una finestra archiacuta è stata reimpiegata una lapide, ove si legge una monca iscrizione:

L. ALBIUS L. L MELITO / L. ALBIUS L. L. MODESTUS / L.ALBIUS L. L. PHILPPUS.

Il tetto è sostenuto da una travatura scoperta.
 

Interno

Presenta una sola navata.
All’interno vi sono interessanti affreschi, tutti risalenti ai primi anni del XIV secolo, ad eccezione di quelli dell’abside, di epoca cinquecentesca.
Sullo stipite sinistro si intravedono tracce di affreschi, non più leggibili, sulla controfacciata sinistra Santo Stefano e Madonna con Bambino, sempre sulla parete sinistra, sotto una finestrella oblunga e arcuata, nella zona presbiteriale, si trovano un altro Santo Stefano, una Madonna con Bambino e un Santo Vescovo, attribuibili al Maestro della Dormitio Virginis.
Sulla parete d’altare, a sinistra, è effigiato un San Cristoforo, della stessa mano del precedente.
Nell’abside è affrescata una Madonna con Bambino, con sotto San Giovanni Battista a sinistra e Santo Stefano a destra; nell’arco dell’abside cadute di intonaco hanno fatto riemergere una precedente decorazione a fresco, raffigurante a Sinistra un Santo Vescovo e a destra una figura non più riconoscibile.
A destra, sulla parete d’altare sono affrescati Sant’Antonio abate e Santa Caterina d’Alessandria.
Sulla parete destra è effiggiato un altro Santo Stefano, poi un San Leonardo di Noblat, protettore dei carcerati, vi sono contigui altri affreschi, non più leggibili, tra cui si riconosce solo, al registro superiore, la parte inferiore di un San Sebastiano.
Sulla controfacciata destra ancora un Santo Stefano e una Madonna con Bambino, un altro Santo Stefano è affrescato sullo stipite destro, probabilmente opera del Maestro di Narni.
Entro la chiesa, per terra, vicino l’acquasantiera, giaceva appoggiata al muro un pietra trovata probabilmente, come altre, lungo la via consolare Flaminia, con la scritta:

L. VALERIO C. F. /VIBRIONI IIIIVIR / TRIB. MIL/ARBITRATU / HERONIS ET THAIS,
ora non più rintracciata.
 

Fonti documentative

C. ANGELELLI, La chiesa di S. Stefano di Collescipoli: un caso di reimpiego, in “Bollettino della deputazione di storia patria per l’Umbria”, 94 (1997), pp. 139-159.
Università degli Studi di Trieste Tesi “La scrittura epigrafica nel “RegnumItaliae” (secc. X-XI) Dottorando: Marialuisa Bottazzi Responsabile dottorato di ricerca Prof. Giuseppe Trebbi Tutore Prof. Paolo Cammarosano
RICCIONI S. Università Ca’ Foscari VeneziaLo spazio della scrittura sui prospetti delle chiese romaniche in Umbria secoli XI e XII). Iscrizionidi committenti e artisti
CERONI G. Collescipoli: il castello e le chiese – Bagnacavallo: Premiata tipografia del ricreatorio, 1915
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini
 

Autorizzazioni

Si ringrazia la Diocesi di Terni – Narni – Amelia per la collaborazione e per l’autorizzazione alla pubblicazione delle immagini.
 

Mappa

Link alle coordinate

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