Pieve di San Gregorio Magno – Castel Ritaldi (PG)

La Pieve è stata da poco restaurata, all’esterno si presenta con una facciata imponente e un portale meraviglioso ma è sempre chiusa.

 

Cenni Storici

La pieve di Castel Ritaldi, dedicata a San Gregorio, sorge poco fuori del centro abitato in aperta campagna.
Le origini dell’edificio sono molto antiche, la presenza di reperti romani reimpiegati fa supporre che essa sia stata costruita ove era un preesistente edificio romano, forse intorno alla seconda metà del X secolo.
L’edificio originario doveva essere una piccola chiesa rurale, ad aula unica più bassa di quella attuale e dotata di abside, della quale oggi rimane solo la base.
La notizia documentata più antica risale al 1066, quando il vescovo di Spoleto Andrea istituiva il Capitolo della Cattedrale, assegnando ad esso alcuni beni, tra cui la plebs Sancti Gregorii.
Il 16 novembre 1108 papa Pasquale II accoglie sotto la sua protezione la canonica di Santa Maria di Spoleto retta dal priore Transarico e le conferma i possessi, tra cui la plebem Sancti Gregorii I in Nido.
Presumibilmente è stata ristrutturata nella prima metà del secolo XII, l’aspetto attuale presenta le tipiche caratteristiche del primo romanico spoletino e sul portale si legge la data 1141.
Nel trecentesco codice Pelosius, aggiornato nel seicento, è menzionata come sede “De Plebatu Castri Ritadorum: Plebs S. Gregorii de Castro Ritadorum est. libr. 113 est curata, sunt in e duo Canonicatus quorum unus est unitus Eccl. Perpetua. jam solvebat cum cappellis flor. 4 Demum est a concessum juspatr. Familia de Benedictis de Spoleto ad quorum elect. et confirm. D. Epi. factum reperitor tempore f. r. Clementis VII Pontificis _ Ad coll. d. Epi.“.
Il plebato comprendeva ventitré chiese e un monastero.
Vi era annesso un convento di benedettini, ai quali dal 1321 si sostituirono gli agostiniani che furono estromessi nel 1598; da allora subentrarono preti secolari, i quali tra il 1818 e il 1828 spostarono la sede parrocchiale a Santa Marina, all’interno del castello.
Nel corso dei secoli la Pieve di San Gregorio ha subito vari interventi, di ristrutturazione dopo il già ricordato del 1141: tra il XII ed il XVI secolo sono stati realizzati il parziale rifacimento in mattoni con pilastrini della parete Nord e l’edificazione di un piccolo annesso, poi ulteriormente ampliato fino a divenire una casa su tre livelli lunga quanto la chiesa.
Un manoscritto del 1728, che per la prima volta cita la sacrestia, attesta di altre trasformazioni subite dalla chiesa tra il XVII ed il XVIII secolo, a seguito di un evento distruttivo che determinò il crollo della parete Est coinvolgendo l’abside ed il campanile.
Al termine dei lavori la configurazione volumetrica dell’edifico sarà quella documentata dal catasto Gregoriano del 1835.
Nel 1948, un violento terremoto fece cadere il campanile; quando fu rifatto, vi fu murato l’Agnus Dei.
Infine, a seguito dei danni riportati con il terremoto del 1997 è stata consolidata e ripristinata in facciata con il ripristino dell’apertura del rosone.
 

Aspetto esterno

La chiesa si presenta con tetto a due spioventi, la facciata è composta da filari di conci ben connessi, alternati bianchi e rosati.
Le due campane, sono una del 1796 mentre l’altra, più antica, reca la data: IHS MCCCCL-XXXVII AF.
Il portale è del tipo a doppio rincasso, senza colonnine addossate.
L’archivolto è costituito da quattro ghiere, sulla ghiera esterna è scolpita la data ML.C.XLI, 1141 probabile anno di esecuzione del portale.
Le due ghiere centrali sono scolpite, la più esterna è ricoperta da tralci e foglie d’uva, che escono dalle fauci di un mascherone posto al vertice e si concludono in quelle di due cani siti alle estremità; vi sono inserite due figure mostruose.

La seconda ghiera, più larga, presenta al vertice una figura alata e sorridente, tiene nelle mani due tralci che terminano nelle fauci di due leoni alle estremità.
Tra le volute si trovano le raffigurazioni di animali reali ed immaginari e varie scene.
In basso a sinistra c’è un leone, dalla cui bocca esce un tralcio CATULUS LEONI.
Segue un uomo che addenta un grappolo d’uva con evidente avidità; poi Sansone a cavalcioni del leone che afferra con ambo le mani per le mascelle, si legge la scritta LEO ET SANSON.
Si trovano poi un Pavone e un Grifo che addentano il racemo fiorito; in cima all’arco la figura femminile, forse allegoria della Speranza, che con le mani sorregge il viticcio; seguono un Biscione alato, poi un gruppo di animali in lotta: un cane che morde un lupo il quale a sua volta addenta un cinghialetto che a sua volta rincorre un agnello.
Chiudono l’arco a destra un Pavone in atto di spezzare con il becco il racemo, e il Leone terminale.
Nella parte superiore si apriva un grande arco destinato ad accogliere internamente il rosone, purtroppo andato perduto.
Alcuni frammenti di quella rosa, fino a qualche anno fa, erano conservati in un armadio a muro all’interno della chiesa, ma oggi non vi sono più.
Del primitivo rosone si conserva, murato nel moderno campanile a vela, la sola parte centrale con l’immagine dell’Agnus Dei; reca intorno la scritta di difficile lettura: QUATTUO(R) HU(N)C AGNUM CLANGUNT ANIMALIA S(AN)CT(U)M (Gli animali dei quattro santi acclamano questo agnello).
L’arcone poggia su due colonnine, a loro volta sorrette da un Bue e da un Leone sporgenti, simboli degli Evangelisti Luca e Marco; gli altri due simboli, l’Aquila e l’Angelo, riferibili a San Giovanni e a San Matteo, sono murati nella parte alta della facciata, ma spostati rispetto all’allocazione originaria.
Sul fianco esterno delle due colonnine, entro lunette, due Maschere demoniache, su quella di sinistra si legge la scritta parziale … RAMEA, su quella di destra GENOFALUS INFERUS.
Ancora all’esterno, entro nicchie, due figure di Profeti, a sinistra Geremia, si legge la scritta IEREMIAS, a destra Ezechiele,si legge la scritta GEZECHIEL P.
I rilievi esprimono un linguaggio originale, non assegnabile né all’influenza classica, né a quella di altre scuole scultoree italiane; sono caratterizzati da un grafismo superficiale tramite cui sono resi con evidenza i dettagli, ad esempio i ciuffi di pelo.
La pupilla dei grandi occhi è evidenziata col piombo.
L’effetto chiaroscurale è ulteriormente accentuato dall’uso, seppure non diffusissimo, del trapano.
Nel retro della chiesa è murato un frammento decorativo di epoca romana, altri blocchi di reimpiego della stessa epoca si trovano nella fiancata sinistra.
 

Interno

L’interno della Chiesa, ad aula unica, è molto povero e di modesto interesse; vi si scorgono, reimpiegate, due epigrafi romane: una fa da gradino al rustico fonte battesimale, l’altra fa da mensa all’altare.
A sinistra dell’ingresso si scorge il fonte battesimale, poi si trova una nicchia con affrescato il monogramma di San Bernardino, sopra rimangono tracce di affreschi. Sempre sulla parete sinistra si trova un altare in stucco, vi è riprodotta la Madonna col Bambino incorniciata da nuvole, in basso Arcangelo e Tobiolo e una figura non riconosciuta.
Sopra l’altare principale vi è una modesta tela di Angeli da Bevagna, dell’inizio del XIX secolo, raffigurante la Madonna col Bambino incorniciata da nuvole, in basso San Gregorio Papa, San Francesco d’Assisi e Sant’Antonio da Padova.
A destra e sinistra dell’altare maggiore due piccole porte conducono alla sacrestia, con pavimento in mattoni posti “in guide e fasce“; questa era collegata direttamente da una piccola scala al primo piano della casa, attraverso una porta oggi murata.
Sulla parete destra è murato un piccolo frammento scultoreo, di un sarcofago del IV secolo, vi è raffigurata una figura centrale, dal volto guasto, rimirata da due volti virili laterali, forse Cristo fra San Pietro e San Paolo.
Sula controfacciata una piccola e modesta cantoria in legno, datata MDCCCXL sovrasta l’ingresso.
 

Fonti documentative

S. Ceccaroni – Un resto di sarcofago paleocristiano nella pieve di S. Gregorio di Castel Ritaldi – in Spoletium 18, Spoleto, 1976, p. 82
C. Cecchini – Castel Ritaldi Storia leggende e altre tradizioni - 2004
G. Dalli Regoli – Rapporti fra scultura e miniatura: la lotta tra Sansone e il leone nei rilievi di Castel Ritaldi e in una Bibbia “umbro-romana” – in Spoletium, 27, Spoleto,1982, pp. 27-31;
la lotta tra Sansone e il leone nei rilievi di Castel Ritaldi e in una Bibbia
L. Fausti – I Castelli e le ville dell’antico contado e distretto della città di Spoleto – Perugia, 1990
L. Fausti – Le Chiese della Diocesi di Spoleto nel XIV secolo secondo un codice del XVI secolo – in Archivio per la storia ecclesiastica dell’Umbria, Foligno, 1913
L. Fausti – Pergamene dell’Archivio, del Capitolo della Chiesa Cattedrale di S. Maria di. Spoleto dalle origini alia fine del pontificato di Innocenzo III - in Archivio per la storia ecclesiastica dell’Umbria, Annata IV, 3, 1917
L. Gentili – L. Giacchè – B. Ragni – B. Toscano – L’Umbria – Manuali per il territorio – Spoleto – Roma, 1978
S. Nessi – S. Ceccaroni – Da Spoleto a Montefalco, Itinerari Spoletini 2 - Spoleto, 1974
F. Nigro – G. Oliva – La Pieve di San Gregorio a Castel Ritaldi. Ricostruzione della lunga storia di una pieve dello spoletino – in Bollettino Storico della città di Foligno, Estratto dal vol. XIX, Accademia Fulginia di Lettere Scienze e Arti, Foligno 1995, pp. 243-268.
B. Sperandio – Chiese romaniche in Umbria – Perugia, 2001, pp.54-55

http://www.comune.castel-ritaldi.pg.it/

 

Mappa

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