Chiesa Collegiata di S. Maria Assunta – Lugnano in Teverina

Costruita in eleganti forme romaniche del XII Sec. La Collegiata rappresenta uno dei più mirabili esempi iconografici ed architettonici del romanico.
Può essere considerata un “ prodotto completamente locale “ frutto della comunità e del sistema sociologico locale esistente all’epoca a Lugnano.
La terra di Lugnano era approdo di tante genti per questo la Collegiata risente di numerose influenze: della tradizione e cultura Romana, delle costruzioni della Tuscia, e della tradizione lombarda rappresentata a Lugnanao da una corporazione di “maestri costruttori”.

 

Cenni storici

Vista l’antica e vivace storia il paese è ricco di importanti monumenti storici, ma il gioiello in assoluto è la Collegiata di Santa Maria Assunta. La collegiata di Santa Maria Assunta si trova al centro del borgo e fu costruita, secondo la tradizione sul luogo di una precedente chiesa voluta da Desiderio re dei Longobardi. La chiesa attuale viene fatta risalire dagli autori agli anni tra l’XI e l’inizio del XII secolo (prima del 1230, secondo un’iscrizione murata nel portico).
 

La facciata

La facciata decorata con rosone, è arricchita da un originale portico con costoloni poggiante su colonne (pronao aggiunto nel 1230).
Il portico costituisce l’elemento di maggiore originalità essendo sostenuto da quattro colonne e due semicolonne laterali che suoi capitelli delle quali poggia un architrave. Al di sopra cinque archi ribassati sorreggono la linea del tetto. Il portico è coperto da una semibotte su costoloni. I lati del portico sono aperti da una quadrifora e da una bifora mentre l’accesso alla chiesa avviene attraverso una sola semplice porta.
La parte superiore della facciata a doppio spiovente, è riccamente aperta da un grande rosone di tipo umbro (costituito da due ordini di colonnine doppie) affiancato da bifore e da un rosoncino superiore circondato da bacini ceramici.
I fianchi della chiesa non presentano elementi decorativi.
Sulla sinistra del portico e staccato da esso si eleva il campanile cinquecentesco.
 

L’interno

L’interno a tre navate e volta a botte, mentre le laterali sono coperte da volte a crociera, è scandito da colonne e capitelli decorati con motivi tipici dell’arte romanica (trecce, vegetali, scene sacre) e presenta un presbiterio fortemente rialzato sulla cripta. Questa parte della chiesa è stata ripristinata nel secolo scorso per cancellare le modifiche eseguite nel XVI secolo. Anche il ciborio posto sull’altare è opera di ricostruzione.
Durante i restauri sono stati ripristinati arbitrariamente gli elementi dell’arredo interno: il recinto presbiteriale, gli amboni, l’iconostasi. In particolare i due amboni sono stati ricomposti utilizzando lastre decorate a motivi cosmateschi ed a rilievo. Dai primitivi amboni forse provengono anche le pregevoli lastre raffiguranti S. Giorgio che uccide il drago e la Visitazione poste sula fronte della iconostasi.
Nell’abside troviamo un bel trittico di Nicolò di Liberatore detto l’Alunno ( Foligno 1425-1502), del XV sec. tavola a tempera che riproduce la Vergine con il bambino Assunta in cielo tra gli angeli e ai lati San Francesco e San Sebastiano; in basso, nella parte centrale, viene riportato lo stemma araldico di Lugnano, in posizione laterale, una Crocefissione della scuola di Giotto (XIV sec.) ed una Decollazione di Livio Agresti (1571).
A destra dell’altare lo splendido organo settecentesco costruito da Giovanni Corrado da Verlè nel 1756 recentemente restaurato.
 

La Cripta

Sotto il presbiterio una piccola cripta coperta da lastre di travertino che poggiano su eleganti colonnine con capitelli a foglie variate. L’accesso alla cripta avviene attraverso due porte poste ai lati di una struttura aperta anche da tre grandi finestre quadrate. Le aperture sono incorniciate da una estesa cornice decorata a tralci, con croci in corrispondenza delle architravi delle porte. La cripta è divisa in navatelle da quattro file di colonne con capitelli corinzi che sorreggono il tetto con la mediazione di un architrave.
Conserva un interessante Crocefisso in alabastro del XV secolo.
 

Il pavimento

Rimane da segnalare il pavimento cosmatesco, cominciando dall’ampia rota al centro del recinto presbiteriale. Il percorso di accesso al presbiterio è sottolineato da due serie di tre rotae allacciate divise da un elemento quadrangolare. Di fronte all’entrata si trova un elemento quadrangolare con cerchi nella direzione degli angoli che segna l’inizio del percorso processionale. Ai lati del percorso centrale il pavimento è coperto dal più semplice pattern a tappeti di vario schema decorativo cosmatesco
 

Simbologia

La facciata con pronao aggiunto nel 1230, è caratterizzato da un insieme di significati simbolici che l’uomo medievale ha voluto lasciare nella pietra in cui la forma è unita al contenuto.
Grazie a questo alto simbolismo l’arte Romanica è stata soprannominata “ la Bibbia dei poveri” poiché indirizzata a far comprendere il vangelo al popolo che nel medioevo non sapeva né leggere né scrivere.
Lo studioso Demetrescu per questa caratteristica afferma che “ i costruttori della Collegiata amavano i Vangeli più degli altri”.
Il pronao è sorretto da quattro colonnine lisce e tortili, i cinque archi a sesto ribassato, sono collegati da una lunga fascia arricchita da elementi musivi dei fratelli Cosmati e da metope in corrispondenza delle quattro colonne a raffigurare i quattro evangelisti pilastri della nuova legge e della Chiesa Cattolica: l’Angelo rappresenta Matteo, il Toro Luca, il Leone Marco l’Aquila Giovanni.
I simboli dei quattro evangelisti ( Tetramorfo) sono ripetuti più volte; sono di nuovo presenti sugli angoli del quadrato che racchiude il rosone tipicamente umbro per il disegno a doppia ruota.
Rappresentano i quattro punti cardinali della nuova legge sulla terra simboleggiata dal quadrato in contrapposizione al cerchio del Rosone che simboleggia il cielo.
Sopra un rosoncino circondato da sette tazze di ceramica a rappresentare i sette sacramenti.
Sul fastigio centrale della facciata un’aquila che in precedenza veniva identificata con l’araldica di Innocenzo III promotore della costruzione.
In realtà l’Aquila racchiude tra gli artigli l’agnello immolato ed è caratteristica in tutte le chiese dedicate a Maria.
Rappresenta Maria che con le due ali fornite dallo Spirito Santo salva se stessa e il frutto del suo grembo ( l’agnello).
 

BREVE STORIA DEL SS. COCEFISSO

Il S.S. Crocefisso venerato nella Chiesa Collegiata di Lugnano in Teverina (TR) è stato portato dalla Palestina da un religioso Francescano di nome F. Angelo.
Questi, scavando la terra, trovò il Crocefisso e, poco distante una pietra con questa iscrizione: “ Questa è l’immagine del Signore quando stava in Croce”.
Il religioso Francescano donò il Crocefisso al Cardinale Porzio residente a Roma.
Un certo Pietro Tognoni conosceva molto bene le Monache Benedettine di Lugnano in Teverina e ne parlava spesso al Cardinale.
Questi, prima di morire, tramite il Tognoni, donò il S.S. Crocefisso alla Benedettine. Era la Pasqua del 1738.
Le religiose di Lugnano “ accolsero con giubilo e tenerezza” il simulacro e lo collocarono sull’altare del Coro del Monastero, venerandolo con particolare devozione.
Nell’anno 1771, il 29 di marzo, venerdì santo, alle ore 20, le Monache andate in Coro, videro che il S.S. Crocefisso emanava dal volto, dal petto e dal costato un prodigioso sudore.
Il fatto è stato testimoniato anche dalle Autorità ecclesiastiche e autenticato dal Notaio.
Partite le Benedettine da Lugnano, il S.S. Crocefisso fu lasciato all’Arciprete della Collegiata.
(Da un manoscritto dell’Arciprete don Luigi Luzi – 1896 )
 

Bibliografia

Liberamente elaborato da www.medioevo.org
 

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