Convento dei Santi Giovanni e Pietro – Campello sul Clitunno

Il Convento sorge fuori dalle mura del Castello di Campello Alto, ben visibile per la sua mole.

 

Cenni Storici

Il monastero dei SS. Giovanni e Pietro fuori le mura Sorge nel cuore dell’Umbria a 500 mt. di altezza, a breve distanza dal castello di Campello alto. Il complesso nasce dalla fusione (sec. XVII) di due monasteri di claustrali benedettine (sec. XII–XV).
Il nucleo più antico era dedicato al solo S. Pietro, ospitava l’ordine delle Benedettine.
Il Convento è ricordato in una bolla di Gregorio IX del 20/7/1228. Nel 1302 Bonifacio VIII gli conferì dei privilegi. Il 7 gennaio 1330 un breve del Capitolo vaticano concede a fra Pace di Morichitto di Campello il diritto di «edificare una chiesa, oratorio o eremo sotto il nome di San Pietro», si tratta probabilmente di una rifondazione e di una trasformazione del primitivo convento in un monastero femminile dell’ordine delle benedettine.
In seguito il monastero si arricchì con successive donazioni, tra i vari documenti di compera o di donazione, il più importante è una pergamena del gennaio 1385, con la quale Lorenzo di Cola da Campello fece donazione “inter vivos” riservandone l’usufrutto alla moglie Vannuccia vita natural durante, di tre appezzamenti di terreno al monastero, nel quale viveva l’unica figlia Agnesuccia.
Nel 1400 Lorenzo morì lasciando erede della sua cospicua sostanza la figlia, che fondò nella casa paterna un nuovo monastero dedicato a san Giovanni Battista, sempre sotto la regola benedettina, ottenendone facoltà da papa Bonifacio IX con lettera apostolica del 26 aprile 1400 e il 5 aprile del 1401 il vescovo di Spoleto autorizzava la costruzione dell’oratorio e del resto del convento che cadeva sotto la sua autorità ordinaria.
Agnesuccia di Lorenzo doveva essere una donna eccezionale, resistette al tentativo dell’antico monastero di dichiarare illegittima la sua fuoriuscita e governo da badessa il nuovo, morendo vecchissima, a circa 90 anni, tra il 1450 e il 1452, acquisendo vasti appezzamenti di terreni tra Beroide e Azzano per il mantenimento della comunità.
Ma i due monasteri dello steso ordine erano troppo vicini e poco popolati, già nel 1571 il vescovo spoletino Pietro de Lunel ne auspicava la fusione; nel 1604 che l’arcivescovo cardinale Alfonso Visconti, d’autorità aggregò il monastero di S. Pietro a quello di S. Giovanni, sotto l’unica denominazione di “S. Giovanni Battista e S. Pietro”. I due corpi di fabbrica furono collegati e nel campicello che li divideva fu edificata la nuova chiesa.
Il monastero fu soppresso in periodo napoleonico. Le benedettine di Campello, assieme a tutte le altre monache della regione spoletina, vennero relegate nel grande convento di S. Angelo in Monterone, a Spoleto, con la proibizione di accettare novizie, e quindi a estinzione; i loro beni furono tutti confiscati e la chiesa col convento passò in proprietà alla parrocchia.
Dopo decenni di abbandono il complesso fu acquistato nel 1935 dalla Congregazione dei Padri Barnabiti e destinato alle vacanze dei loro studenti di teologia, svolgendo nel contempo attività ricettive.
Sottoposto a restauri dopo il terremoto del 1997 è stato riaperto come “Casa di accoglienza e di preghiera”, offre ospitalità a singoli e gruppi che desiderano momenti di fraternità, pause di riflessione e di ritiro spirituale. Accoglie gruppi di preghiera, pellegrini che percorrono la Via Francigena di San Francesco o altri itinerari e ospita incontri e convegni che a vario titolo ne fanno richiesta.
 

Interno

La parte più antica, quella intitolato a san Pietro, costituisce la zona nord dell’attuale fabbricato. Alla parte estrema si trova la chiesina pubblica: aveva la volta a schiena d’asino, come la Porziuncola di S. Maria degli Angeli, ma ora è tagliata dall’auditorio sovrastante, conserva una bellissima finestrina monofora. Era dedicata a S. Maria degli Angeli, come dicono i suoi affreschi che ancora esistono e dei quali alcuni sono datati.
Il coro era separato dalla chiesa dal magnifico arcone in pietra viva a tutto sesto che una volta aveva la grata. L’ingresso al monastero si è conservato inalterato, col portale in pietra viva locale come tutto il resto di questa parte dell’edificio.
L’oratorio o chiesina pubblica del monastero di S. Giovanni Battista aveva l’altare appoggiato alla parete dove c’è oggi l’affresco del Crocifisso e si estendeva fino alla stanza cieca che viene dopo la scala conducente al piano superiore, a destra di chi sale (ci sono ancora tracce degli affreschi dalla parte della bocca lupaia); il coro veniva subito dietro l’altare e si estendeva verso il chiostrino e la fontanella dell’attuale ingresso alla casa (esistono ancora le due grate originali).
I due monasteri sono collegati l’uno con l’altro in unica struttura edilizia attraverso lunghissimi e irregolari corridoi; nel terreno che li separa sorge l’attuale chiesa, costruita nel 1608. Nel coro, dietro l’altare e sopra la grata che divideva il coro dalla chiesa, un gran medaglione in pietra tuttora esistente recava l’immagine del due santi Giovanni e Pietro, quasi a rassicurare le monache che nessuno dei due monasteri aveva perduto la propria identità. La chiesa ha tre altari, su quello centrale è un’interessante tela di un pittore toscano della prima metà del secolo XVII con l’Adorazione dei Magi; su quello di destra una tela del XVIII secolo con S. Elena, S. Carlo e S. Antonio; su quello di sinistra Madonna col Bambino e S. Filippo Neri, sempre settecentesco.
All’interno del convento si conservano interessanti testimonianze artistiche medievali e rinascimentali, la più importante un Crocifisso tra due angeli con in basso quattro Santi del Maestro di Fossa, in realtà anonimo pittore spoletino tra i maggiori del Trecento umbro, sovrastato da una posteriore Natività e dal Matrimonio mistico di S. Caterina d’Alessandria. Si conservano pure affreschi attribuiti al Maestro di Eggi (Maria con Bambino in trono) e una Madonna che accoglie sotto il suo manto alcune monache e S. Francesco, attribuibile allo Spagna.
 

Fonti documentative

Ceccaroni S. Nessi. S. Da Spoleto a Trevi lungo la Flaminia
Eco dei Barnabiti 4/2012
 

Nota

La galleria fotografica e i testi sono stati elaborati da Silvio Sorcini
 

Da vedere nella zona

Castello di Campello
Chiesa di San Lorenzo - Lenano
 

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