Eremo di Sant’Angelo di Avenale – Cingoli (MC)


 

Cenni Storici

Imboccata a Falconara Marittima la S.S. n. 76 si esce in direzione di Cingoli e si prende la Statale n. 502 che in breve conduce a Cingoli. Dalla frazione Grottaccia, lungo la provinciale che porta a Macerata, si imbocca alle prime case a sinistra la deviazione per Avenale e San Severino; si percorre il lungo rettifilo che delimita l’abitato verso occidente e si continua con una brusca curva a sinistra (loc. Santa Maria del Rango); abbandonata la strada per Avenale, si procede per San Severino inoltrandosi nella gola scavata dal torrente Rudielle dove, dopo circa 3,5 km da Grottaccia, si parcheggia in corrispondenza di un ampio spiazzo con i resti di un frantoio da pietra. Dietro al frantoio una sterrata (sbarrata) sale a destra lungo il versante sinistro della valle inoltrandosi nel bosco; si attraversa il Fosso Cupo e si esce poco più avanti sullo spiazzo che ospita il Romitorio di Sant’Angelo dove vive un eremita (suonare la campana).
II complesso appare in alto a metà del selvoso versante sinistro (idrografico) della valle ed è costituito da edifici diversi che, insieme ad un muro di cinta irregolare, racchiudono un cortile quadrangolare addossato alla roccia a cui si accede tramite un arco che è ciò che rimane di un corpo di fabbrica demolito nei primi decenni del Novecento. Nel cortile, munito di pozzo, spicca la Chiesa di Sant’Angelo nel cui interno ad aula unica sono affisse alcune lapidi a ricordo della liberazione dalla peste nel 1836 e della fine di un lungo periodo di siccità; nella facciata settecentesca spicca lo stemma della famiglia Giacomini che la restaurò. A sinistra si nota un basso e lungo edificio di servizio; a destra il muro di cinta si raccorda ad una costruzione in pietra concia con la facciata a capanna, il primitivo Romitorio di Sant’Angelo, caratterizzato da una stretta porta e da una monofora strombata; la chiesa, risalente probabilmente al 1251 (come attestava un’epigrafe un tempo murata sulla facciata), ha un interno con volta a botte sostenuta da un’arcata a tutto sesto che poggia su rozze colonne addossate alla parete rocciosa. L’elemento di maggior spicco del complesso è comunque rappresentato da una grotta profonda dai 5 ai 7 m, ampia 11 ed alta 3, la più antica sede di culto del sito, a cui si accede attraverso un arcone e le cui forme squadrate tradiscono un’origine artificiale, forse una cava di pietra romana o altomedievale. Antichissimo è nella zona il culto per San Michele Arcangelo (Sant’Angelo = San Michele Arcangelo), nato forse per sostituire precedenti divinità delle acque e del sottosuolo, connesse alla sorgente che filtra lentamente tra gli strati di calcare massiccio, la cui acqua ancor oggi si raccoglie in una nicchia scavata nella viva roccia, all’esterno della chiesetta duecentesca.
La sommità del Monte Sant’Angelo, posto sullo sfondo della gola calcarea del Rudielle, era munita nell’alto medioevo di una torre di guardia a difesa del passo appenninico. II nome del monte rimanda a San Michele, l’Arcangelo guerriero che trafigge il drago infernale e pesa le anime dei defunti, assunto a nume tutelare dai longobardi, invocato a difesa dei passi impervi e a salvaguardia della purezza delle acque salutari. Particolarmente significativa quindi la presenza di un Santuario dedicato all’Arcangelo, in una zona dove un tempo passava il confine tra il territorio longobardo e quello della Pentapoli bizantina. Ancor oggi il Santo è oggetto di un culto intenso da parte delle popolazioni circostanti, che si recano in processione all’eremo soprattutto per impetrare la pioggia durante i periodi di siccità. Nel romitorio inoltre si svilupparono, nel XVI secolo, le prime vicende dei Frati Cappuccini delle Marche.

Per approfondimenti maggiori: www.fitelmarche.it

 

Mappa

Link alle coordinate: 43.333216 13.230268

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