Monastero di Sant’Anna – Foligno (PG)

Il monastero sorge nel pieno centro della città di Foligno.

 

Cenni storici

Il Monastero di Sant’Anna, o delle Contesse, fu fondato da Angelina dei Conti di Montegiove e di Marsciano, nata verso il 1383.
Dopo soli due anni di matrimonio, Angelina si fece terziaria francescana e nel 1385 si stabilì a Foligno, città dei Trinci suoi parenti.
Subito trasformò alcune case della Società della Croce in monastero, il quale nel 1388 era già funzionante e che successivamente fu più volte ingrandito.
È l’unico tuttora esistente dei cinque monasteri che hanno dato il nome alla via.
La piccola chiesa, di forma moderna, conserva due statue lignee policrome risalenti al secolo XVI, l’una raffigurante la Madonna, l’altra Sant’Anna.
Per oltre due secoli, dal 1565 al 1797, vi è stato collocato anche il celebre quadro della Madonna di Foligno di Raffaello, eseguito nel 1512 su committenza dell’umanista folignate Sigismondo Conti, donato alle monache da una nipote del committente; tornato in Italia nel 1816, dopo essere stato requisito dai Francesi, oggi si trova nella Pinacoteca Vaticana.
Il monastero, in parte ristrutturato nel 1729, conserva molto dell’antica struttura ed è ricco di opere d’arte, in prevalenza di pittori folignati del Quattrocento.
 

Descrizione

Sopra la porta di ingresso, nel cortile di accesso, dentro una elegante cornice a motivi floreali, è un affresco con la Vergine in trono col Bambino tra Sant’Anna, la beata Angelina e angeli, opera di Pierantonio Mezzastris.
Sulle pareti a fianco sono, a destra, San Pietro d’Alcantara, a sinistra, Madonna col Bambino (frammentaria) e San Diego d’Alcalà, opere di Ippolito Lemmi da Coceto.
Nel contiguo parlatorio, Flagellazione e Incoronazione di spine, affreschi della prima metà del XVII secolo recentemente attribuiti al romano Vespasiano Strada.
Pregevolissimi sono i due chiostri interni.
 

Primo chiostro

Il primo chiostro è databile a fine Trecento – inizi Quattrocento, su una pianella è riportata la data 1512, forse relativa ad un restauro.
Le lunette e la fascia inferiore delle pareti sono decorate da due cicli di dipinti realizzati in monocromo, con l’eccezione dell’ottava lunetta che presenta la figura di Sant’Anna; risultano affrescati in diverse fasi, ma facenti parte di un unico progetto.
Il ciclo superiore, risalente al 1518, raffigura Scene della vita della Vergine e di Cristo, ispirate ai testi apocrifi del Vangelo dello Pseudo Matteo, le storie della passione al racconto dell’evangelista Luca, e presenta memorie pittoriche derivate da più autori (Perugino, Pinturicchio, Signorelli, Verrocchio, Ghirlandaio), è opera di vari esecutori, non sempre individuabili.
Il ciclo inferiore, più tardo e in peggiore stato di conservazione, raffigura Episodi della Passione, attribuibili ad almeno tre diverse mani di artisti, recentemente Elvio Lunghi ne ha attribuiti alcuni a Camillo Angelucci.
La decorazione è aperta dalla lunetta che sovrasta l’ingresso, dove sono raffigurati l’Eterno e le quattro Virtù Cardinali, a sinistra Prudenza e Giustizia, a destra Fortezza e Temperanza.
La scena centrale, di scuola del Perugino e attribuita ad Andrea d’Assisi detto l’Ingegno, fu dipinta per prima, ed è di mano diversa rispetto alle due parti laterali, forse attribuibili a Francesco Melanzio.
Si legge una data graffita, 1494, forse memoria dell’originale apposta sull’affresco centrale e ora persa.
Le pareti sud e ovest del portico sono rivestite da affreschi con storie della vita di Gesù Nazareno: la vita della Vergine, l’infanzia di Gesù e l’inizio della sua missione nelle lunette, il racconto della passione in basso.
Ciascuna delle quattro campate del portico meridionale presenta tre episodi dell’infanzia nella lunetta e un solo episodio della passione alla parete.
Nella I campata: Incontro di Anna e Gioacchino alla Porta Aurea; La nascita di Maria; La presentazione di Maria al Tempio, attribuito a Francesco Melanzio; sotto Ultima Cena, attribuito a Camillo Angelucci, circa 1573; lunetta con il volto del Salvatore.
Nella II campata: Vita della Vergine al Tempio, riportante la data 1518; Lo sposalizio della Vergine; Annunciazione, nello stile di Tiberio d’Assisi; sotto il Tradimento di Pietro.
Nella III campata: La visitazione di Maria ad Elisabetta; L’adorazione del Bambino Divino; Circoncisione di Gesù; L’orazione nel monte degli Ulivi, sotto, poco leggibile, Gesù nell’orto dei Getsemani.
Nella IV campata: L’adorazione dei Magi; La presentazione di Gesù al Tempio; La fuga in Egitto; sotto, poco leggibile, Gesù davanti al Sinedrio.

Nella V campata, prima del portico occidentale,si apre un portale che conduce ad un secondo chiostro; di conseguenza si interrompe il ritmo ternario che scandisce gli episodi nella lunetta, vi sono affrescati:
Predica di Gesù ai dottori nel Tempio; Angeli del Battesimo; sotto, poco leggibile, La derisione di Cristo.
Nella VI campata: Il battesimo nel Giordano, attribuito a Francesco Melanzio; La tentazione nel deserto; Le nozze di Cana; sotto, poco leggibile, La salita al Calvario.
La lunetta della testata settentrionale del portico è divisa in due parti dalla finestra dell’antico coro, dove fu poi dipinta, invero in maniera poco aggraziata, l’immagine della santa patrona del monastero.
Nella VII campata: Gli invitati alle nozze di Cana; Sant’Anna; La chiamata dei primi discepoli; sotto, poco leggibile, La Crocifissione.
Sulla testata settentrionale del portico che fa angolo con la parete d’ingresso si conclude il ciclo della passione, con l’episodio della Resurrezione di Cristo.
Da una porticina posta sulla destra si accede alla chiesa, nell’ambiente di passaggio è conservato un bel Crocifisso ligneo.
 

Secondo chiostro

Da una porta si accede al secondo chiostro, più antico; in un vano aperto, con al centro un pozzo in muratura quattrocentesco, conserva una serie di affreschi databili tra la fine del XV secolo e gli inizi del XVI: da sinistra Sant’Agnese, Santa Caterina d’Alessandria, San Michele arcangelo, Sant’Elisabetta d’Ungheria, Sant’Apollonia d’Alessandria, questi ultimi tre privi della parte inferiore per l’apertura di una porta, San Diego, Sant’Antonio abate, San Francesco da Paola, Sant’Anna, San Bernardino da Siena, San Francesco che riceve le stigmate, di Pierantonio Mezzastris (1487), Pietà e angeli, attribuita da alcuni a Lattanzio di Nicolò, figlio dell’Alunno, San Sebastiano, Santa Cecilia, Santa Dorotea, San Feliciano con ai piedi due oranti in saio bianco, il beato Pietro Crisci e il beato Tomasuccio e Le Nozze di Giuseppe e Maria.
 

Oratorio della beata Angelina

Attraverso una scaletta si accede al nucleo originario del monastero, legato al nome del fondatore, il beato Paoluccio Trinci e noto come oratorio della beata Angelina.
Nella lunetta che sovrasta la porta d’accesso è una Madonna del Rosario e santi, contornata da Scene della vita di Cristo, datato 1591.
Il Crocifisso ligneo si colloca, invece, nei secoli XVI-XVII.
Termina con una nicchia adornata con affreschi di Giovanni di Corraduccio e della sua bottega, databili alla seconda metà del terzo decennio del Quattrocento.
Sulla parete di sinistra è raffigurata la Beata Angelina, su quella di fondo una Crocifissione, in una nicchia a destra Madonna col Bambino, sempre a destra Sant’Elisabetta d’Ungheria.
 

Le dimore dei pittori

Ritornati nel secondo chiostro e superata una porta che reca scolpito l’anno 1549, si entra in quello che originariamente era l’ingresso del monastero, ove sono visibili ancora i vecchi segni araldici dei Trinci, vi sono ora conservati materiali ceramici di grande pregio e interesse (secoli XV-XIX), recuperati da un antico butto del monastero.
Uscendo passa ad uno spazio un tempo aperto, ora voltato, lungo e stretto, la cosiddetta “via interna“, che collega la parte del complesso tuttora destinata a monastero e il nuovo complesso ricettivo, realizzato su tre livelli utilizzando alcune preesistenti case quattrocentesche.
La copertura è stata realizzata per collegare al monastero le antiche case dei pittori con il resto del monastero a seguito della donazione fatta dal figlio dell’Alunno, Lattanzio di Nicolò.
I locali del pianterreno costituivano la casa di Pietro di Mazzaforte e di suo genero Niccolò di Liberatore.
Nel primo di questi ambienti si può ammirare un affresco, con monogramma di San Bernardino, sorretto da due figure, il putto ha in mano una cartella con la scritta PAX HUIC DOMUI ET OMNIBUS HABITANTIBUS IN EA. HAE DOMUS NOVAE FUERUNT FINITAE MCCCCLXXIII.
Nell’ambiente contiguo, su un reggi-trave, è una Crocifissione con la Madonna e San Giovanni, considerata opera giovanile dell’Alunno e nello strombo della finestra numerosi graffiti con appunti, memorie e figure in abiti quattrocenteschi.
Lo studio del pittore occupava un terzo ambiente dove si possono ammirare un frammento di affresco raffigurante un Angelo, forse dipinto dallo stesso Alunno, e diversi graffiti con ritratti di lui e della moglie, indicati dai rispettivi nomi, Niccolò e Caterina.

Al primo piano si segnala quanto resta di un elegante camino decorato a stucco, con sovrastante affresco del XVI secolo e tre stemmi gentilizi; al secondo piano tracce di cospicue decorazioni della prima metà del XV secolo.
Nel primo ambiente del monastero, è l’affresco raffigurante l’Allegoria della Croce, da cui si dipartono dodici rami recanti iscrizioni sorrette da figure di profeti, è attribuito a Giovanni di Corraduccio, si tratta di una delle sue prime opere.

Da qui a sinistra si accede al refettorio, affrescato da uno stretto collaboratore di Giovanni di Corraduccio, Andrea di Cagno o il figlio Pietro di Mazzaforte, sulle quattro lunette le Nozze di Cana, l’Ultima Cena, Gesù e gli Apostoli in casa di Marta e Maria e la Cucina di Marta.
 

Il coro

Tornati nel primo ambiente, si passa nel primitivo coro, risalente al secolo XV.
Segue il coro cinquecentesco, all’interno del quale si possono ammirare una Natività (1544) di Dono Doni, un’Adorazione dei Magi (1567) di Niccolò Circignani detto il Pomarancio e infine una tavola con la Crocifissione (1600) firmata da Vitale Maggi, un pittore barocchesco.
 

Curiosità

Sotto il monastero è stato scoperto un lavatoio pubblico del 1200.
Secondo una leggenda nel monastero si odono ancora i lamenti di suor Teresa Margherita Gesta, morta tra quelle mura il 4 novembre 1859.
Lo spirito della donna abiterebbe ancora la stessa stanza che occupò in vita, malgrado sia trascorso più di un secolo dalla sua morte.
Sempre secondo la leggenda lasciò l’impronta della sua mano su una porta.
 

Fonti documentative

Elvio Lunghi Il Chiostro verde nel Monastero di Sant’Anna

http://www.umbriaccessibile.com/citta-umbre/foligno/monastero-di-santanna-o-delle-contesse/

http://www.thexplan.net/rubriche/ghosthunting/manomorta_foligno.htm

http://www.keytoumbria.com/Foligno/S_Anna.html

 

Mappa

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