Pieve del Ceraseto – Paciano (PG)

E’ una delle chiese più antiche di Paciano, sorta come sui resti di un tempio pagano dedicato al dio Giano a cui si fa risalire fatto risalire il nome della stessa città di Paciano.

 

Cenni Storici

Si tratta di un’antica pieve stupendamente affacciata sul lago Trasimeno, eretta probabilmente su un tempio pagano.
E’ una delle chiese più antiche di Paciano, sorta come suddetto sui resti di un tempio pagano, nei pressi dell’antico nucleo di Paciano vecchio, posto più in alto rispetto all’abitato attuale ricostruito prima del XV secolo.
Il nome stesso della località “Ceraseto” pare sia associato a “Cereris situs” cioè un luogo dedicato a Cerere, divinità della madre terra, protettrice dei raccolti e della nascita, identificata con Demetra greca; il suo culto era legato a festività, sacrifici, misteri e al mondo dei morti.
Secondo la tradizione la chiesa era stata nel 270 d.C. rifugio di Santa Mustiola fuggita da Chiusi, infatti all’esterno si trova una croce metallica posizionata su cippo e lastre di pietra serena alla vista dei passanti, in cui la credenza popolare vuole che la santa abbia pregato, imprimendo il segno delle sue ginocchia; Santa Mustiola che nella sua fuga dai soldati romani si fermò a pregare il dio dei Cristiani affinché la salvasse dai persecutori.
La presenza ripetuta del culto della Santa anche nelle credenze popolari e nel folklore locale evidenzia la relazione storica instaurata nel tempo fra territori vicini di diverse regioni, ricordiamo che ancora oggi Santa Mustiola è la Santa patrona della città di Chiusi, in Toscana.
Conosciuta come Ceraseto o Chiesa del Santissimo Salvatore in Ceraseto, ubicata a poche centinaia di metri sul fianco settentrionale del Monte Petrarvella, aveva il compito di assolvere alle necessità spirituali di quanti si trovavano all’interno della struttura castrense e di coloro che lavoravano nella corte di Paciano Vecchio.
Nel XVIII secolo sono stati eseguiti lavori di rifacimento degli altari e dei decori a stucco che hanno sacrificato in parte l’affresco di fondo; altri lavori di restauro furono eseguiti tra il 1949 e il 1950.
 

Aspetto esterno

L’edificio religioso è ora inserito in un contesto abitativo addossato allo stesso in cui primeggia un campanile quadrato, con finta merlatura, posto sopra la copertura retrostante l’aula e reca la data 1949.
Un tempo si trattava di complesso conventuale, posto su di un terrazzamento al centro di una modesta ansa della collina, che ben si presta al nome “Ceraseto” dato al luogo.
La facciata principale è in pietra con alla base conci lavorati di grande dimensione visibili anche sul lato destro; essa è del tipo a capanna con portale in pietra serena liscia, sormontata da finestra e sulla cuspide un Calvario con croce in ferro.
Sopra l’architrave reca la data “A.D.1885” su formella maiolicata, il lato destro contiene pietre scolpite con simboli di epoca alto medievale barbarica, fra queste spicca un’antica pietra rettangolare che rappresenta il dio Giano, divinità di soglia cara agli antichi romani e venerata per lungo tempo anche in epoca cristiana.
Si tratta di aspetti antichi del dio al cui nome, nel costume locale, viene fatto risalire anche il nome della città di Paciano.
 

Interno

L’interno della chiesa è a navata unica rettangolare con tre altari e con presbiterio rialzato di un gradino.
Le murature in differenti tecniche sono prevalentemente intonacate.
La fascia decorata perimetralmente nella sommità dell’aula come anche la decorazione dell’arco trionfale a finto mosaico risale ai primi del novecento.
All’interno la porta è protetta da una bussola in legno con vetrate ai cui fianchi sono state realizzate due nicchie stuccate; nella parete di destra entrando è posizionato un confessionale in legno con inginocchiatoio in muratura e subito dopo c’è l’altare della Madonna addolorata con relativa statua della Vergne con il cuore trafitto da una spada; la decorazione della macchina d’altare è policroma con stucchi e due colonne.
L’arco trionfale che divide il presbiterio dall’aula è anch’esso sorretto da due colonne stuccate a marmo.
Il presbiterio è in arenaria recente ma conserva un tombino datato 1693 coperto da un vetro per osservare il fondo della tomba ove si trova l’incisione dell’alfa ed omega.
La parete dell’altare maggiore conserva l’opera di Giovan Battista Caporali “Cristo in trono tra San Giovanni Battista e San Pietro“, parzialmente sacrificato dalla decorazione settecentesca con festoni in stucco uniforme agli altari laterali.
Le dimensioni dell’opera sono cm 2,56 X 2,30.
Nell’opera sono ravvisabili riferimenti a Raffaello: il Battista ricorda infatti l’analoga figura della “Pala Ansidei” (Londra, National Gallery), mentre il Cristo rimanda a quello affrescato di San Severo di Perugia.
La complessa elaborazione del trono e la composizione impostata in una dimensione architettonica presentano stretti legami con la pala dipinta dallo stesso Caporali per la Chiesa di Sant’Agostino di Perugia, oggi Conservata presso il Musée des Beaux-Arts di Bordeaux.
Di matrice peruginesca il portico aperto sul profondo paesaggio lacustre; si tratta di un affresco realizzato intorno al 1510.
Al centro della composizione vediamo raffigurato Cristo benedicente seduto su un trono rialzato sopra un gradino in pietra.
La scena è ambientata sotto un porticato che si apre su un profondo paesaggio lacustre in perfetta continuità con il paesaggio che si può ammirare uscendo dalla chiesa.
Alla destra di Dio Padre è raffigurato S. Giovanni Battista, alla sinistra S. Pietro.
Nella pedana, dipinta in basso, un’iscrizione con data frammentaria: “A.D.M. D. [ ] PRI…KALENDAS JULII…“; l’ultima cifra è andata purtroppo perduta.
Il dipinto, ricordato da Guardabassi come opera di scuola perugina, viene da Cavalcaselle e Crowe attribuito a Giovanni Battista Caporali.
L’attribuzione è condivisa poi da Gnoli e Scarpellini che ritengono Bitte sicuramente responsabile dell’opera; quest’ultimo studioso rileva che la data apparsa nell’iscrizione deve essere integrata con una V o con una X e sostiene che una precisa analisi stilistica consente di datare il dipinto al 1510.
Nella composizione sono infatti dominanti i temi raffaelleschi, infatti dopo il Cristo e il Battista riferibili ad altre opere suddette, è inoltre evidente il consueto interesse per le masse e le superfici architettoniche impreziosite da lesene riccamente decorate, come la complessa elaborazione del gradino decorato con motivi simili a quello dipinto da Caporali nella pala di Bordeaux; mentre è di matrice peruginesca l’idea del portico aperto sul profondo paesaggio, scorciato in ampie diagonali.
Il Ceraseto è anche uno dei punti di sosta del Percorso del Perugino da cui si gode una suggestiva vista sulla valle del lago Trasimeno e in cui ritrovare i tratti del maestro.
Sotto l’affresco di fondo si vede l’impronta dell’antico altare rimosso e portato nel sagrato della chiesa dei santi Sebastiano e Rocco.
Scendendo nella parete sinistra si incontra l’altro altare con una nicchia contenente una statua vestita di Santa Mustiola protetta da una grata.
Segue un altro confessionale dello stesso tipo di quello della parete opposta.
 

Fonti documentative

www.paciano.org
https://chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/AccessoEsterno.do?mode=guest&code=3449&Chiesa_del_Santissimo_Salvatore__Ceraseto,_Paciano
 

Mappa

Link alle coordinate: 43.023966 12.085564