Cenni Storici
Nella storia di Bettona del parroco Pietro Onofri scritta nei primi anni del 1800, nella sezione dedicata il racconto dedicato a edifici religiosi posti all’interno di proprietà private o in antiche commende Benedettine, troviamo la chiesa della Madonna del Posatojo posta lungo la Via nuova che da Bettona portava verso il Passaggio.
Questa apparteneva al Canonico giurato Salvator Piaceri che doveva custodirla e salvarla dal demanio Francese che in quei tempi dominava in Italia.
Non è ben chiara l’origine del nome, infatti all’inizio la chiesa fu intitolata dall’Arciprete Bassi alla Madonna della Mercede, poi in seguito acquisì questo appellativo; le ragioni potrebbero essere due: la prima è riferita ad un dipinto sulla parete d’altare (ora perduto) che rappresentava la Madonna con Gesù in braccio che teneva legato un uccellino e da qui potrebbe nascere il nome, la seconda forse più veritiera è che questa chiesa rappresentava il punto di riposo delle persone che seguivano i funerali delle persone che essendo morte a Passaggio di Bettona dovevano essere trasportate a piedi fino al cimitero di Bettona che era in alto sulla collina soprastante.
Siccome la strada era in salita era faticoso seguire il feretro e ogni tanto le persone si dovevano riposare e questo luogo sacro, posto quasi a metà strada, era l’ideale sia per dire una preghiera sia per riprendere fiato.
Non si conosce nemmeno l’anno di edificazione ma si può ipotizzare che risalga al 1700.
Qui si celebrava una grande festa il giorno della festività della Madonna con messe lette e con quella cantata, il tutto a spese dei devoti nella cifra di due paoli per le prime e cinque paoli per la seconda; inoltre andava corrisposto un emolumento per il Triduo, due paoli per il Sacrestano e un grosso per ciascuno dei due Chierici.
Negli altri giorni dell’anno veniva aperta al passaggio delle Compagnie e in altre occasioni a richiesta di qualche devoto che si raccomandava alla Vergine.
Aspetto esterno
La struttura della chiesa è quasi del tutto cancellata dai crolli che si sono succeduti, ora non rimane che una parte delle mura perimetrali tenute in piedi da una fitta edera che l’ha quasi interamente avvolta.
Si nota comunque una primitiva struttura a capanna con una porta in facciata affiancata da due finestrelle del viandante e sulla parete sinistra si aprono due porte, una che immetteva nell’aula e la seconda più arretrata rispetto alla facciata che immetteva nella sacrestia la quale era illuminata da una finestrella che si apriva nella parete destra dell’edificio in posizione molto arretrata rispetto alla facciata.
Non c’è più copertura ne traccia di un eventuale campanile.
Interno
L’aula era di dimensioni molto contenute all’incirca una superficie di 4 metri per 4 e altrettanto modesta era lo spazio della sacrestia.
L’interno è un ammasso di macerie, alberi e vegetazione, sulle pareti appaiono scarse tracce di intonaco con macchie di colore.
Per conoscere l’arredo e la struttura della chiesa occorre ricorrere alla descrizione che ne fa il parroco Pietro Onofri nei sui scritti dei primi dell’800, lui così la descrive:
“L’unico Altarino è formato per l’Imagine di Maria Vergine dipinta a Muro con il Bambino in Braccio: si vede nelle mani del Santo Bambino un Filo con cui tiene legato un’uccelletto. Intorno all’Imagine vi sono dipinti diversi Angeli dall’uno all’altro lato: La Pittura non sembra dell’Antichissime: è presentemente molto scolorita per l’Intemperie dell’Aria.
In Cornu epistole vi è l’Ingresso per la nuova Sagrestia ove esiste un Tavolino, quattro Sedie, ed una Credenza per pararsi con entro Pianeta di Seta color d’oro Camige di Tela Messale, e Calice di rame inargentato con Coppa di Argento“.
Prosegue dicendo che:
“L’Altare è provveduto ancora di due mute di candelieri, e fiori; cioè per la Festa e per li giorni Feriali. Vi è pure in Sagrestia una graticcia per Confessare, che si adatta col Ginocchiatojo da fare la Preparazione“.
Oramai la chiesa è definitivamente perduta quindi un altro pezzo di storia civile e religiosa che si è cancellato per sempre e che va ulteriormente ad impoverire la cultura e la memoria del nostro passato.
Fonti documentative
Elvio Lunghi – Memorie di Bettona di Pietro Onofri, Vita civile e religiosa di una città dell’Umbria al tempo dell’Impero napoleonico – 2016
Mappa
Link alle coordinate: 43.013732 12.492806