Torre Biturrita – Lerchi di Città di Castello (PG)

La struttura attualmente è di proprietà privata quindi non visitabile.

 

Cenni Storici

Il Comune di Città di Castello, nel medioevo, come tra l’altro tutti i Comuni all’epoca, erano soliti circondare il loro territorio con strutture fortificate adibite alla difesa e posizionate sulle alture circostanti in modo da poter avere una visuale molto ampia e soprattutto di poter comunicare visivamente con altre postazioni o direttamente con la città madre.
Questa torre insieme ad altre postazioni disseminate nel territorio avevano questo compito; qualcuna si è conservata più o meno integra, ma molte altre sono andate perdute, sia perché furono abbandonate nel momento in cui è venuto meno il compito difensivo, sia perché i vari terremoti che si sono succeduti hanno fatto crollare questi apparati difensivi provocando spesso più danni degli attacchi delle forze nemiche.
Sovrastante l’abitato di Lerchi è sopravvissuta la cosiddetta struttura di Biturrita, il cui toponimo sembra facilmente riconducibile alla presenza di due torri affiancate.
Toponimo che presenta numerose varianti e storpiature dialettali utilizzate indifferentemente, fra le quali si evidenziano i termini più comuni: Biturita, Betorita, Peturita, Pitturita, Piturita; alcune forme sembrano aver dato origine al cognome “Petturiti“, diffuso nella frazione di Lerchi.
La definizione “Biturrita” riferita alla presenza di due torri affiancate, però vacilla di fronte ad un documento del 1073 tratto dagli Annali Camaldolesi e riportato da Mons. Giovanni Muzi nelle sue Memorie Civili ed Ecclesiastiche di Città di Castello; si tratta di un testamento ove un certo Rando di Bulgaro lascia al Monastero di San Salvatore di Camaldoli “.. meam portionem de Castello de Veturita“.
Il toponimo “Veturita” (derivante da Vetusta, ossia molto vecchia) richiama al vero significato del termine che ricorda la presenza di una torre antica, probabilmente quella di epoca bizantina, e non le due torri affiancate costruite secoli più tardi rispetto alla data del documento stesso.
Si tratta quindi di una torre originale, come detto forse bizantina, dove sul lato meridionale, almeno un secolo più tardi, è stata addossata, come ampliamento della prima, una struttura attraverso la costruzione di tre sole pareti sfruttando l’edificio preesistente.
Appare evidente che la costruzione attuale non ha nulla a che vedere con la primitiva torre che doveva sorgere sullo stesso luogo; che poi si tratti di una costruzione bizantina è confermata dalla dedicazione della sottostante e vicina chiesa intitolata a San Lorenzo, Santo considerato venerabile da quel popolo.
Lo si ritrova infatti nei mosaici di Ravenna, nel mausoleo di Galla Placidia e nella basilica di Sant’Apollinare Nuovo; la famiglia di Galla Placidia era molto devota a questo Santo.
L’apertura visuale che si apre dal sito di Biturrita è molto ampia e spazia dal paese di Lerchi verso la collina di Varzo fino a scorgere la profonda incisione dell’Erchi e focalizzare sullo sfondo il profilo di Monte Santa Maria Tiberina.
Da Biturrita si possono scorgere altri luoghi altrettanto significativi, sedi di antichi avamposti militari e torri di avvistamento; strutture fortificate che permettevano di controllare la viabilità e di comunicare a distanza in modo rapido.
Le torri di Bestiolo, di Cugnano e di Nuvole, appartengono a questo originale sistema di presidi militari secondari distribuiti all’imbocco della valle lungo la via del Vingone.
Da Biturrita si poteva dominare l’intera conca valliva in direzione di Piosina e degli attraversamenti sul Tevere, fino a comunicare con i sistemi di avvistamento distribuiti con lo stesso criterio sulle alture del versante orientale.
Si consideri che nel medioevo non esistevano molti elementi che potessero disturbare o offuscare la visuale, per cui i siti fortificati erano privi di vegetazione per esigenze difensive.
 

Aspetto

L’edificio presenta una forma squadrata costituita da due massicce torri affiancate, realizzate in muratura di pietrame squadrato e ciottoli di fiume.
Nelle due strutture si riconoscono elementi stilistici riconducibili ad epoche diverse; la struttura originaria è quella situata sul lato settentrionale, risalente al XII-XIII sec.; la torre addossata sul lato meridionale costituisce solo un ampliamento della prima.
 

Nota

In questa situazione si rispecchia a pieno il tipico schema insediativo medievale con il castello, in posizione dominante, la chiesa situata più in basso e il mulino a valle, lungo il torrente; abbiamo quindi il sistema difensivo in alto costituito dalla torre Biturrita, poco più in basso la chiesa, che poteva godere di una diretta protezione in caso di pericolo, in questo caso la chiesa di San Lorenzo, e ancora più in basso il mulino che garantiva la sopravvivenza della popolazione.
Potere civile e potere religioso convivevano secondo regole che rispecchiavano anche nelle architetture delle fortificazioni e degli edifici ecclesiastici l’organizzazione sociale, militare e religiosa del tempo.
 

Fonti documentative

Giovanni Cangi – Lerchi il paese, il territorio, la storia, dall’antichità al medioevo – Architettura e territorio Quaderni, 03 Polo Tecnico Franchetti Salviani di Città di Castello.
www.ravennamosaici.it
 

Mappa

Link alle coordinate: 43.474242 12.189902