Chiese di S. Maria extra moenia e Madonna delle Grotte – Antrodoco (RI)

Queste due chiese possono essere considerate quelle di più alto valore della città di Antrodoco.

 

Cenni Storici

Dopo Rieti e Borgo Velino, proseguendo sulla via Salaria, la valle del Velino (dal pelasgico vel = acqua, luogo paludoso) si restringe sensibilmente, premuta da ripidi costoni; la via consolare entra nella gola di Antrodoco, sbarrata dalla mole rocciosa del monte Giano, e raggiunge il paese omonimo, in parte adagiato su uno stretto lembo di terreno pianeggiante, in parte aggrappato al ripido fianco di un contrafforte montuoso, sotto i ruderi della rocca.
Chiamato Vicus Interocrea da Strabone e Introthoco nelle fonti altomedievali, fu sede di un gastaldato nel ducato di Spoleto.
Antrodoco, è luogo fortificato per la sua posizione strategica.
Fu possesso dei Savelli, dei Bandini e dei Giugni, a metà strada dei 180 km di via Salaria tra Roma e Ascoli Piceno, è l’unico vero punto commerciale della zona, posto alle falde dei monti Giano e Nuria e subito prima delle gole di Antrodoco e del fiume Velino.
Specialità culinarie della zona: strengozzi alla reatina, fregnacce, stracci d’Antrodoco.
 

Chiesa di Santa Maria extra moenia

Provenendo da Rieti, prima del paese si incontra la chiesa medievale di S. Maria extra moenia e il Battistero di San Giovanni.
La chiesa, sorta probabilmente nel sec. V accanto a un cimitero cristiano, fu restaurata tra il IX e X, arricchita con affreschi dal ‘200 al ‘400 e ampliata due volte nei secoli XI e XII; del XII è la base della torre campanaria, completata probabilmente nel XIII.
Il Battistero, isolato, a pianta esagonale, secondo alcuni è paleocristiano, secondo altri preromanico (sec. IX); stando a un’iscrizione interna dipinta e rovinata e quindi mal decifrabile, potrebbe essere stato costruito anche all’inizio del secolo XV.

Nel centro abitato è la parrocchiale di S. Maria Assunta, rifatta nl 1712, che conserva una pregevole croce dorata di artista abruzzese del sec. XV; alla sua facciata è stato adattato un portale romanico proveniente da S. Maria extra moenia.
 

Antrodoco e San Francesco

Antrodoco compare anche nelle Fonti Francescane (nn. 1006 e 1322) come luogo di uno dei miracoli di San Francesco d’Assisi già defunto (1226) e canonizzato (1228); nel Trattato dei Miracoli di Tommaso da Celano (n. 185) si legge infatti:
Un popolano di Interdoclo (Antrodoco) aveva comperato un catino assai bello e lo aveva consegnato alla moglie perché lo custodisse diligentemente. Un giorno la domestica della moglie prese il catino, vi pose dentro dei panni da lavare con la lisciva. Ma sia per il calore del sole che per quello della lisciva il vaso si crepò tutto, sì che non si poteva più usare in alcun modo. Impaurita, la domestica riportò il catino alla sua padrona spiegandole, più con le lacrime che con le parole, quanto era accaduto. Quella, non meno spaventata di lei e atterrita al pensiero dell’ira del marito, si aspettava le percosse. Intanto nascose con premura il catino, invocò i meriti di San Francesco e implorò la grazia. All’istante, per merito dei suffragi del santo, i cocci si ricongiunsero e il catino, rotto, si ripresentò intatto. Fu grande la gioia delle vicine che poc’anzi avevano avuto compassione per la poveretta; la moglie poi, per prima, raccontò il fatto meraviglioso al marito“.
Poiché il trattato dei Miracoli di Tommaso da Celano fu redatto verso l’anno 1250, questo episodio miracoloso di Francesco dovette avvenire nel secondo quarto del XIII secolo, forse dopo l’arrivo o il passaggio dei Frati Minori ad Antrodoco.
 

Santuario della Madonna delle Grotte

A 4 km a piedi dal centro di Antrodoco (seguendo la prima parte di via Rocca di Fondi) o a 5 km sulla statale 17 per l’Aquila, subito dopo le Gole di Antrodoco e a poche centinaia di metri dalla frazione di Vignola, sul bordo sinistro della strada si incontra il Santuario della Madonna delle Grotte, frequentata meta di pellegrinaggio spirituale, con una cappella scavata nella roccia e una bellissima Madonna con Bambino sull’altare.
Sito eremitico rupestre nell’alto Medioevo, il santuario fu costruito agli inizi del ‘600.
La chiesa sorge nel luogo dove, secondo la tradizione, una pastorella di 9 anni, Bernardina Boccacci, nell’ottobre 1601 ritrovò in una grotta di Vignola, località presso la frazione di Rocca di Corno, un’immagine dipinta della Vergine con Gesù Bambino.
L’affresco è da attribuire a qualche anonimo artista e/o eremita di passaggio che ha trovato ricovero nella “Grotta Suppontata“.
Il dipinto 80 x 70, eseguito con la tecnica dell’affresco, ripresa e perfezionata dal ‘200 in poi per assumere il suo massimo splendore con i grandi del Rinascimento, ha ricevuto nei quattro secoli le cure necessarie di mani esperte.
Rappresenta l’immagine della Vergine col Bambino simile alle Madonne dei senesi Duccio di Buoninsegna (1255-1319) e Taddeo di Bartolo (1362-1422) e del fiorentino Filippo Lippi (1406-1469).
E’ un’opera ricca di grazia e semplicità da cui traspare il misticismo dell’epoca che stava oltrepassando il Medioevo; eseguita sulla roccia con leggerissimo strato di intonaco, su un fondo marrone si staglia la figura della Madonna, col manto blu scuro e con abiti preziosi delle donne del tempo, che sorregge e offre al mondo il suo Bambino recante un ramoscello d’ulivo e il libro della nuova legge divina.
La scoperta dell’immagine suscitò l’entusiasmo popolare tanto che l’anno dopo Mons. Cesare Segni, vescovo di Rieti, fece erigere sul luogo un altare e il 29 ottobre 1602 vi celebrò la prima messa, accordando un’indulgenza di 40 giorni.
La costruzione del santuario, su progetto dell’arch. Fausto Ruggeri da Montepulciano, fu iniziata il 24 aprile 1603 e completata in un anno grazie alle generose offerte dei fedeli.
La costruzione della chiesa favorì la colonizzazione agropastorale delle comunità contadine della zona (Rapelle, Vignola, Rocca di Fondi), rivitalizzò la viabilità e gli scambi economici con l’Aquila e con Napoli, capitale del Regno, e tutto questo contribuì a liberare le Gole dalle vessazioni dei briganti.
Il cardinale Federico Tedeschini, illustre interocrino (antrodocano), nel 3° centenario del ritrovamento dell’icona (1901) onorò questo santuario donandogli la statua della Madonna delle Grotte, che ancora vi si conserva e che era stata commissionata dalla madre del cardinale allo scultore romano A. Fogli.
La devozione popolare di Antrodoco alla Madonna delle Grotte, che dura da oltre 400 anni con pellegrinaggi e altre manifestazioni di fede, si organizzò in processione probabilmente nel 1712, per la presenza del beato Antonio Baldinucci, predicatore popolare gesuita, e divenne ricorrente anche nei momenti di pericolo per terremoto, epidemie, siccità e invasioni, come ricorda lo scrittore antrodocano Amilcare Calice.
Le donne indossavano abiti dai colori vivaci e lunghi scialli che coprivano il capo; gli uomini un sacco bianco sopra una mantella di colore viola o azzurro con un cordone alla cintola.
Don Vincenzo – riferisce lo scrittore – vestiti i paramenti sacri era preceduto dal sagrestano che recava alta e benedicente una preziosa Croce del Guardiagrele“.
Dal 1902 le processioni al santuario entrarono stabilmente nel culto alla Madonna delle Grotte, radicandosi nel tessuto sociale e religioso di tutta la valle del Velino, con i festeggiamenti voluti e organizzati da don Federico Tedeschini, divenuto molti anni dopo cardinale.
Grazie alla devozione popolare fin dagli anni ’30 ogni anno, nel periodo dalla V domenica di Pasqua (inizi di maggio) al lunedì dopo Pentecoste, il comitato festeggiamenti e i fedeli perpetuano questa tradizione trasportando a spalla la statua della Vergine dal santuario alla Collegiata di Antrodoco.
Qui essa rimane per tutto il periodo dei festeggiamenti, che durano circa un mese; il lunedì dopo la Pentecoste, l’immagine sacra viene riportata dai pellegrini al Santuario di Vignola: per l’occasione le strade del quartiere di San Terenziano sono infiorate dagli abitanti.
 

La lapide

Traduzione della lapide in latino presente nel Santuario (v. foto 11).
Al nostro Dio Onnipotente
Nel compimento del trecentesimo anno
Dacché l’antica immagine della Beata Vergine Maria,
che fu chiamata delle Grotte, fu ritrovata da una fanciulla
per divina ispirazione
nel circondario di Antrodoco
nel mese di ottobre del 1601
questo grande evento
con gli eminenti auspici del vescovo di Rieti Bonaventura Quintarelli
e del vescovo di Trivento Carlo Pietropaoli, fu celebrato con solenne rito,
proprio dall’Arciprete Giuseppe Marcelli, dal canonico Antonio Cipriani,
dal beneficiato Agostino Nicoletti, e perché non si perdesse
memoria di tale avvenimento, fu posta questa pietra per i posteri.
Nell’Anno del Signore 1915
“.
 

Percorsi di trekking

Dal santuario partono tre passeggiate sul monte Giano (m 1820) e una sterrata percorribile anche in auto che conduce alla magnifica spianata della Sella del Corno.
A piedi si può proseguire fino al Rascino, incantevole lago naturale.
Spostandosi sul versante del Nuria (m 1888) la passeggiata conduce al castello di Piscignola, un rudere che sembra galleggiare nel paesaggio surreale della vallata.
Poco più su, a un livello mediano tra le spianate e la vetta, si può visitare Rocca di Fondi, paesino distrutto dal terremoto del 1962; dopo anni di completo abbandono i vecchi abitanti e qualche forestiero amante della quiete hanno riacquistato e ristrutturato le vecchie case di pietra.
Il 7 marzo 1821 in questi luoghi dove le gole del Velino s’incrociano con quelle di Antrodoco, il generale borbonico Guglielmo Pepe tentò invano un’estrema resistenza all’invasione dell’esercito della Santa Alleanza, le truppe austriache guidate dal gen. Frimont; questa battaglia è considerata la prima del Risorgimento italiano.
 

Fonti documentative

A. Jahn Rusconi, Gino Cappelletti – Antrodoco – in Enciclopedia Italiana Treccani, 1929.
Antrodoco – in Lazio, Guide Turistiche Regionali, Istituto Geografico De Agostini, Novara 1976.
 

Nota

Il testo è di Stanislao Fioramonti, le foto di Patrizia Magistri, la visita è stata effettuata il 25 luglio 2015.
 

Nota fotografica

Le foto n. 1, 2 e 3 sono tratte da VisitLazio, Tripadvisor e Comunità montana del Velino.
 

Mappa

Link alle coordinate chiesa medievale di S. Maria extra moenia: 42.411898 13.073831

Link alle coordinate Santuario della Madonna delle Grotte: 42.410524 13.113629