Abbazia di San Benedetto in Fundis – Stroncone

L’Abbazia versa in uno stato di completo abbandono preda di sterpi e vegetazione ed è difficile trovarla sia per la sua posizione piuttosto nascosta, sia per la fitta vebetazione che la assale, sia perchè nemmeno gli abitanti del posto sanno che esiste.

 

Cenni Storici

Sorge lungo la strada che unisce Stroncone alla frazione di Miranda, fra Monte Rotondo e Terminuto, presso la cosiddetta “fonte di monaci“.
Secondo alcuni storici, sarebbe stata fondata da alcuni monaci farfensi giunti a Stroncone dopo la distruzione dell’abbazia di Farfa a opera dei Saraceni alla fine del secolo VIII; i monaci avrebbero eretto la nuova chiesa secondo il modello architettonico di Farfa: a pianta basilicale con due absidi contrapposte, ma non ne esistono prove documentali relative a tale evento ne risulta mai stata alle dipendenze di Farfa; l’ipotesi è da respingere anche in base alle evidenze architettoniche.
Secondo quanto riporta una fonte seicentesca, nella chiesa di San Benedetto in Fundis alla fine del secolo IX avrebbe fatto la sua professione monastica San Liberatore, fondatore del celebre monastero della Maiella che da lui ha preso il nome.
Anche tale affermazione non è supportata da documenti, ma è resa credibile dal culto riservato al santo nella zona, v’è una chiesa dedicata a San Liberatore nella vicina Miranda e se ne trova un’altra nei pressi di Collestatte, che ha dato il nome all’insediamento ove sorge.
A supporto di tale ipotesi sono le evidenze architettoniche, le parti più antiche della chiesa potrebbero essere datate a cavallo tra il IX e il X secolo.
Non se ne conosce comunque con certezza la data di fondazione, la più antica attestazione scritta è in una lapide datata 1185, posta sulla facciata della chiesa di San Nicolò di Stroncone che ricorda la donazione dell’edificio all’abbazia di San Benedetto in Fundis, da parte della comunità locale, al tempo dell’abate Giacinto.
Nel 1233, papa Gregorio IX nell’ambito di una riorganizzazione delle istituzioni monastiche della zona diede l’assenso alla sua unione con il monastero di San Matteo di Rieti, ma tale evento non si realizzò.
L’abate di San Benedetto, a compensazione della mancata unione cedette alla comunità di San Matteo di Rieti la chiesa di San Pastore, presso cui fu poi edificato il nuovo monastero cistercense.
Tra il 1275 e il 1280 pagava regolarmente le decime ai collettori pontifici, ma dopo tale anno non fu più in grado di assolvere a tale incombenza: evidentemente l’abbazia si trovava in una situazione di difficoltà, infatti, a partire dal secolo XIV, anche il complesso abbaziale era in cattive condizioni.
Il 20 febbraio 1394 fu rinnovata la donazione della chiesa di San Nicolò di Stroncone ai monaci di San Benedetto.
Le difficoltà proseguirono anche durante il XV secolo, finché nel 1492 fu concessa in commenda al cardinale veneziano Giovanni Micheli.
All’inizio del secolo XVI era abate commendatario di San Benedetto in Fundis Francesco della Rovere, nipote di papa Giulio II, ma il declino era ormai inarrestabile.
Nel 1527, per sfuggire alle devastazioni dei Lanzichenecchi scesi in Italia, i monaci lasciarono temporaneamente l’abbazia.
Nel 1532, la commenda di San Benedetto in Fundis fu affidata a Gianrinaldo di Montoro, che deteneva anche quella di San Cassiano di Narni.
Tra i successori vi fu l’abate Saracchi, che rimase in carica fino al 1663.
Alla fine del secolo XVII, tutto il complesso giaceva in pessimo stato di conservazione.
Nell’inventario redatto dal notaio Giuliano Panfili di Narni nel 1728, è descritto l’altare principale, sormontato da una grande tela che rappresentava la Madonna con il Bambino, San Benedetto e un Angelo che tiene la mitra; la chiesa possedeva ancora numerose suppellettili e oggetti liturgici: “candelieri, tovaglie, calici, coppe, corporali, messali, pianete, ampolle ecc.“.
Nel 1810 la commenda passò al cardinale temano Ludovico Gazzoli, che non riuscì ad arrestare il degrado strutturale.
In una visita effettuata dal Lanzi nel XIX secolo è ancora segnalata la presenza di affreschi nella cripta, ricoperti da mani di imbiancatura.
 

Aspetto esterno

La chiesa è oggi in completo abbandono e priva del tetto, ma mostra ancora i segni dell’antico splendore.
L’edificio è stato costruito in due diverse fasi temporali, la chiesa più antica aveva l’abside rivolta a est ed era a una sola navata, le caratteristiche costruttive ne pongono la data a cavallo tra il IX e il X secolo.
Tra il XII e XIII secolo la chiesa è stata ampliata, divenendo a tre navate, e ne è stato invertito l’orientamento.
All’esterno si presenta, pertanto, priva di facciata, una singolare costruzione ad absidi contrapposte e con un ingresso laterale.
Le tre absidi, contraddistinte da lesene e archetti pensili sono costruite con blocchi ben connessi e di rilevanti dimensioni, sopra quella di destra si innalza un campanile a vela a un solo fornice, di costruzione più tarda.
L’interno ha pianta basilicale a tre navate con absidi contrapposte e il presbiterio rialzato che conserva il rudere della cattedra.
Sotto il presbiterio si trova la cripta, molto angusta e mal ridotta.
Gli ormai fatiscenti edifici conventuali annessi sembrano appartenere ad un periodo compreso tra la fine del XV secolo e gli inizi del XVI secolo.
 

Fonti documentative

N. Togni g.Farnedi – Monasteri benedettini in Umbria; alle radici del paesaggio umbro – 2014
 

Mappa

Link coordinate: 42.515073 12.683178

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