Cenni storici
La città di etrusca di Velzna, identificabile con l’attuale Orvieto, fu distrutta dai Romani nel 264 a.C. e rifondata presso le sponde nord-orientali del vicino lago, dove si sviluppò il centro romano di Volsinii, antenato dell’odierna Bolsena.
L’urbanizzazione decolla circa un secolo dopo la fondazione della città, in concomitanza dell’apertura della Via Cassia: Volsini assunse infatti il ruolo strategico di controllo della strada.
Dopo un momento prolungato di adattamento, la città, beneficiata dall’apertura della via Cassia verso la metà del II secolo a.C., cominciò il suo percorso di crescita, conclusosi nell’ultimo decennio del III secolo d.C.
Il periodo di maggior sviluppo si ebbe con l’età triumvirale e augustea sia in ambito urbano che rurale: Volsini allora vide l’innesto di tipologie monumentali innovative finanziate da privati cittadini, destinate allo spettacolo (il teatro dei quattuorviri) all’otium civico (terme di Seio Strabone) o al miglioramento degli assi viari (lastricatura di vie urbane e suburbane da parte di L. Caecina).
In età giulio-claudia è ristrutturata l’insula delle botteghe intorno al foro e realizzato un passaggio coperto (via tecta) tra l’area pubblica e il quartiere residenziale.
Sempre in questo periodo la città si dota di un altro edificio dedicato allo spettacolo, ovvero l’anfiteatro di Mercatello; è inoltre realizzata una nuova monumentale piazza forense con annessa basilica civile.
Nel III secolo inizia un progressivo abbandono di alcune parti della città, nel IV secolo emerge la centralità della comunità cristiana che elegge a propria sede del culto la basilica civile trasformata in chiesa e seppellisce i corpi nel cimitero di Santa Cristina.
La città romana fu gradualmente abbandonata nel corso del V sec. d.C.. i cittadini preferirono occupare la vicina rupe su cui sorge l’odierno quartiere del Castello, agevolmente difendibile e primo nucleo urbanistico dell’attuale Bolsena.
Le invasioni dei Visigoti (410 d.C.) e, in seguito, l’occupazione dei Longobardi tra il 570 e il 575 d.C. determinarono il definitivo declino dell’antica Vulsini.
I resti della città romana, oggi visibili nell’area archeologica di Poggio Moscini, sono stati fatti riemergere dagli scavi della Scuola Francese di Roma.
È tornata così alla luce la vasta piazza del foro, (larga circa 57 m), delimitata verso sud da un’imponente basilica divisa in tre navate e recante nel lato breve la sede del magistrato (m. 27 x 57), poi trasformata in chiesa cristiana a cui fu aggregata un’abside all’estremità nord-occidentale della navata centrale.
Le sepolture rinvenute nelle navate laterali fanno intuire che l’ingombro della chiesa cristiana fosse limitato alla dimensione della navata centrale.
Nell’area del foro erano presenti un sistema di cisterne risalenti al III sec. a. C., interpretate come vivarium per l’allevamento di pesci del lago; botteghe (frammenti di pittura di una taberna del II stile pompeiano sono nel Museo Territoriale del Lago di Bolsena), un magazzino, una latrina pubblica (forica) riccamente decorata (si veda il grande affresco ascrivibile al terzo stile pompeiano di età augustea conservato nel Museo Territoriale del Lago di Bolsena), tutti ambienti parti di un’insula.
L’accesso alla basilica era costituito da tre portici monumentali.
Una via tecta (cioè coperta) conduce dalla zona del foro a quella residenziale, dove sono state riportate alla luce due grandi domus.
Dopo il decumanus che, a nord, circoscrive l’area pubblica in cui spicca il Foro, si trova un passaggio voltato che permette di raggiungere, tramite una scalinata, le terrazze inferiori del settore occidentale di Poggio Moscini. All’interno di queste è ospitato un complesso di strutture tra le quali magazzini, botteghe, latrine e, più in là, due domus private.
Casa del Ninfeo
Su un’area a NO di un piccolo tempio, forse intitolato a un culto di tipo salutare, su cui sorgerà poi un ninfeo, era stata edificata verso la fine del II secolo a.C. una domus che negli anni 40-30 a. C. assunse l’aspetto di una residenza lussuosa.
Nel Museo Territoriale del Lago di Bolsena sono conservati un oscillum e piccole sculture tra cui un amorino e un frammento di una statuetta di Venere provenienti dagli scavi di quest’area.
La domus è costituita, principalmente, in un ampio atrio tuscanico dotato di impluvium e di cisterna per la raccolta dell’acqua piovana.
Il piccolo tempio fu poi abbandonato intorno alla metà del I secolo a.C. e la casa, tra il 40 e il 30 a.C., divenne una residenza di lusso impreziosita da pavimenti in marmo e mosaici.
A quest’epoca sembra risalire la creazione del ninfeo, un luogo di culto dedicato alle divinità preposte alle acque, le cui mura sono caratterizzate dalla presenza di nicchie.
L’abbandono definitivo della struttura abitativa si verificò tra la fine del III e l’inizio del IV secolo d.C..
Nel VI secolo d.C. una sepoltura occupò lo spazio di un lussuoso triclinio di una volta.
Casa delle Pitture
Casa ad atrio fu eretta nella prima metà del II secolo a.C. intorno a un atrium centrale con impluvium. Al di sotto del triclinium e peristilium della casa, si trova una sala sotterranea probabilmente destinata al culto.
Qui sono emerse un gruppo di terrecotte a soggetto dionisiaco tra cui spicca il Trono delle pantere, conservato nel Museo Territoriale del Lago di Bolsena.
L’ambiente, forse un santuario dedicato a Dioniso, fu demolito come conseguenza alla repressione dei Bacchanalia, propugnata dal senato romano nel 186 a.C., ma ancora cinque secoli dopo si rinviene un sarcofago decorato con elementi dionisiaci.
La sala posta sotto terra è stata poi inclusa nella struttura dell’abitazione come cantina.
La domus, ricca di decori con pavimento a mosaico, in età imperiale fu allargata e i muri vennero decorati con motivi pittorici risalenti, in base allo stilistico, al III secolo d.C.
Due dei cubicula più importanti della casa sono decorati da pitture risalenti al III sec. d. C. conservate per un’altezza di circa quattro metri, ossia quasi pari alla quota di imposta del soffitto originario.
Numerosi reperti e affreschi provenienti dalla città etrusco romana di Volsinii sono esposti nel Museo Territoriale del Lago di Bolsena, allestiti nella Rocca Monaldeschi.
Altri servizi della città
La città era dotata inoltre:
– di un teatro (non localizzato) come si desume da un’iscrizione dedicatoria conservata nel Lapidarium del Museo Territoriale del Lago di Bolsena;
– di una biblioteca;
– di un luogo di culto per Silvano nella collina di Mercatello;
– di un grande anfiteatro sul colle di Mercatello non distante dalla Via Cassia di cui si conservano i resti monumentali;
– di impianti termali di cui rimangono un criptoportico, una grande sala rettangolare, una grande cisterna.
Fonti documentative
Cartellonistica in loco
https://www.visitbolsena.it/cosa-fare/area-archeologica-volsinii-moscini.asp?Lang=it
https://www.italia.it/it/lazio/bolsena/luoghi-della-cultura/volsinii-antica-citta-etrusco-romana
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
Da vedere nella zona
Montefiascone
Basilica di San Flaviano
Chiesa di San Pancrazio in Nucerino
Chiesa di Santa Maria di Montedoro
Grotte di Castro
Colombari rupestri
Chiesa della Madonna di Castelvecchio
Bolsena
Mausoleo di Lucio Canuleio
Madonna dei Cacciatori
Capodimonte
Santuario mitraico di Bisenzio
Colombaio sul promontorio di Bisenzio
San Lorenzo Nuovo
Chiesa di San Giovanni in Val di Lago
Mappa
Link alle coordinate: 42.64775893052258, 11.986349036714842