Castello di Ancarano – Norcia (PG)


 

Cenni Storici

Il toponimo Ancarano è di chiara origine prediale, dal latino “Anc(h)arius“, nome di gens romana attestata epigraficamente in zona e oggi indica quattro plessi: Pielarocca, Sant’Angelo, Capo del Colle e Piè del Colle, sparsi tra il valico della Forca di Ancarano e Campi, lungo la Valle del Campiano.
Il luogo è abitato fin da epoca preromana, nel punto più alto della valle, la forca d’Ancarano, presso la località Ponte, tra la Valle Cerescia e il rigagnolo che scende da fonte Cugnolo, in area di antichissima frequentazione umana sono state rinvenute testimonianze di un santuario esistente fin dal V secolo a.C. e di un insediamento di carattere rustico databile al I secolo a. Cristo.
Tutta la zona è ricchissima di attestazioni romane, sui due versanti di Forca d’Ancarano sono stati ritrovati due miliari iscritti, a Sant’Angelo sono stati rinvenuti rilievi gladiatorii, appartenenti a un grande complesso funerario dei primi decenni del I sec. d.C.
Al centro di un ampio terreno leggermente degradante verso nord, a poche centinaia di metri dalla strada che da Ancarano conduce a Campi e poi a Preci, è stata individuata un’area di dispersione di fittili e di materiale ceramico, con un’estensione di circa 35 x 40 m.
Oltre ai frammenti di laterizi si registra la presenza di frammenti di orli e pareti di varie forme in ceramica comune.
Nel 290 a.C. Manio Curio Dentato, in un solo anno, conquista per Roma la Sabina, ivi compreso il territorio di Ancarano, l’assenza di documentazione archeologica nel periodo repubblicano potrebbe indicare la distruzione dei preesistenti abitati da parte del Console.
Alla caduta dell’impero romano, in epoca longobarda Ancarano entra a far parte del vasto gastaldato di Ponte, che comprendeva anche Norcia e Cascia.
Non si conosce in quale periodo sia sorto l’antico grande complesso fortificato che sorgeva sopra l’attuale abitato di Pielarocca, forse intorno all’anno mille; al suo interno era allocato il priorato benedettino di San Pietro e la chiesa romanica di Santa Maria de Antiqua o Vetere, dipendeva dalla vicina abbazia di Sant’Eutizio.
Intorno al 1250 il cardinale legato per l’Umbria, Pietro Capocci, concedeva il possesso di Ancarano all’emergente Comune di Norcia.
La città di Norcia, non volendo lasciare incustodita una zona di così vitale importanza come quella della Val Campiana, importante snodo e via di comunicazione, decise di edificare nel 1370 il Castello di Castelfranco, obbligando gli abitanti di Capo del Colle a trasferirsi in questo nuovo centro.
Ma la vita di Castelfranco fu piuttosto breve sia perché non vi fu un concreto trasferimento, nonostante le franchigie concesse, in quanto risultava esser stato costruito in territorio impervio e scomodo da raggiungere.
Subì attacchi sferrati dalle truppe di Francesco Sforza che riuscì anche ad occuparlo nel 1438, successivamente, nel 1452, fu assaltato da bande di fuorusciti nursini e fu poi definitivamente abbandonato.
La storia di Ancarano d’ora in poi segue le vicende della dominante Norcia, ove nel 1569, per volere del papa Pio V, fu istituita la sede della Prefettura della Montagna, dalla quale dipendevano i comuni di un vasto territorio.
Il 1700 è ricordato unicamente per i due tremendi terremoti che arrecarono ingenti danni ad Ancarano, in particolare quello del 1703.
Nel 1798, in seguito alla Rivoluzione francese, arrivarono anche qui i giacobini d’oltralpe, prontamente ricacciati dai nursini, coadiuvati dalle truppe filoaustriache.
Nel 1809 Ancarano, con Norcia, entrò a far parte dell’impero francese, ma ben presto fu restaurato il governo pontificio e ripristinato anche l’antico vescovado.
Il terremoto del 1859 fu devastante: a Norcia su 676 abitazioni ne rimasero in piedi solo 76.
Il 18 settembre 1860, alla vigilia dell’annessione dell’Umbria al Regno d’Italia, il plebiscito sancì l’unione alla madre patria e la fine del potere dei papi.
La storia recente di Ancarano continua, purtroppo, ad essere scandita dagli eventi sismici, tremenda la serie del 2016 che ha causato danni incalcolabili e la perdita di numerosi beni artistici della valle campiana, ancor oggi (2019), dopo tre anni non è ancora completato lo sgombero delle macerie e la ricostruzione è di la da venire.

Pielarocca, è l’insediamento sito a più alta quota dell’attuale abitato di Ancarano, distinto in due nuclei, separati da una piazzetta ove in antico era la chiesa ai Santi Apostoli Filippo e Giacomo, danneggiata dal terremoto del 1703 e poi travolta dall’alluvione del 1880.
Il piccolo gruppo di case, per intero zona rossa a seguito del sisma del 2016, era caratterizzato da un’edilizia prevalentemente cinquecentesca, ma con interessanti elementi trecenteschi.
È sovrastato dai maestosi ruderi dell’antico Monastero benedettino di San Pietro.

Sant’Angelo, si trova appena al di sotto di Pielarocca, anch’esso è antico, sorto in prossimità dell’omonima chiesa di cui non rimangono più resti, vi sorge la bellissima Chiesa della Madonna Bianca – Sant’Angelo, gravemente danneggiata ma rimasta in piedi dopo il terremoto del 2016.
Vi era anche la chiesa parrocchiale di San Benedetto.

Piè del Colle è posto più in basso, ha la configurazione di una villa di transito, vi si trova la Chiesa di San Matteo – Piè del Colle, gravemente danneggiata ma rimasta in piedi dopo il terremoto del 2016.

Capo del Colle è probabilmente il più antico dei quattro nuclei attuali che costituiscono la località di Ancarano, è suddiviso in vari segmenti: Capo La Terra, sottostante gli imponenti ruderi dell’antico Castello di Castelfranco – Capo del Colle, che mantiene ancora le caratteristiche di un borgo medioevale.
Scendendo si trova La Valle, ai cui margini sorge la Chiesa di Sant’Antonio Abate – Capo del Colle, danneggiata ma rimasta in piedi dopo il terremoto del 2016; poco più a valle si incontra Capo le Case, caratterizzato dalla presenza di residenze di carattere gentilizio, notevole la malridotta Villa Castelli, mentre la vecchia Chiesa del Crocifisso è ormai ridotta a un rudere
 

Fonti documentative

CORDELLA ROMANO – CRINITI NICOLA Iscrizioni latine di Norcia e dintorni, Spoleto 1982;
CORDELLA ROMANO – CRINITI NICOLALa Sabina settentrionale: Norcia, Cascia e Valnerina romane, Ager Veleias, 02/06/2007:
CORDELLA ROMANO – CRINITI NICOLANorcia, Cascia e Valnerina antiche: rassegna bibliografica(dalla fine del XVI secolo al 2017)
CORDELLA ROMANO PETRINI SALVATORE Guida di Norcia e del suo territorio, Norcia 1978
CORDELLA ROMANO, S. Pietro di Valle Ceresia (Pielarocca di Norcia, Umbria)in “Alta Valnerina” [Norcia], nr.15-16, agosto 1980, p. 4
FAUSTI LUIGI, Le Chiese della Diocesi di Spoleto nel XIV secolo secondo un codice del XVI secolo, Archivio per la storia ecclesiastica dell’Umbria, Foligno, 1913
FABBI ANSANO Preci e la Valle Castoriana, terra ignorata Perugia 1962
FABBI ANSANO Preci e la Valle Castoriana, Documentario storico artistico della diocesi di Norcia, Firenze 1962
LUCIDI AUGUSTO Ancarano si racconta CESVOL 2006
MANCONIDORICA,BRUSCHETTI P. Rilievi gladiatori da Ancarano di Norcia e da Pontecuti di Todi, “Spoletium”, 31 1986, pp. 41-44;
MANCONI DORICA, Il santuario di Ancarano di Norcia, in DArch, V, 1987, I, pp. 17-28;
MANCONI DORICA – CARDINALI C.Il santuario di Ancarano, in “Nursia e l’ager Nursinus “. Un
distretto sabino dalla “praefectura” al “municipium”, cur. S. Sisani, Roma 2013, pp. 45-50
MANCONI DORICA – CARDINALI C. Il santuario di Forca di Ancarano, Norcia (PG), “Bollettino archeologia on line”, II.2-3 (2011), pp.150-170www.bollettinodiarcheologiaonline.beniculturali.it/documenti/11/MANCONI_CARDINALI.
MANCONI DORICA – DE ANGELIS M. C., Il santuario di Ancarano di Norcia, “DArch”, 5 (1987), pp. 17 28
PATRIZI-FORTI FELICIANO, Delle memorie storiche di Norcia Forni editore, Norcia 1869

https://ia802306.us.archive.org/24/items/bub_gb_5h_p2r2BUukC/bub_gb_5h_p2r2BUukC.pdf

SANSI ACHILLE, Storia del Comune di Spoleto, Accademia Spoletina, Spoleto, 1876
SCHIPPA F., Il deposito votivo di Ancarano di Norcia, in Studi in onore di F. Magi, Perugia 1979, pp. 203-211;
TOSCANO B., GIACCHÈ L., RAGNI B., L’Umbria. Manuali per il territorio. La Valnerina. Il Nursino. Il Casciano, Roma, Edindustria1977
Sacra visita di Carlo Giacinto Lascaris vescovo di Spoleto, 1715, in Archivio Storico Diocesano di Spoleto
 

Nota di ringraziamento

Si ringrazia l’amico Venanzo Santucci, presidente della Pro loco Ancarano e preziosa guida del territorio.
Si ringrazia l’amico Romano Cordella che mi ha fornito una copia del suo prezioso articolo sul Monastero di San Pietro di Valle Ceresia.
La foto della chiesa della Madonna di San Pietro prima del sisma è tratta da Ancarano si racconta.
Le foto della chiesa del Crocifisso dopo il sisma sono state gentilmente concesse dall’amico Mino Canali.
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
nbsp;

Da vedere nella zona

Chiesa della Madonna Bianca – Sant’Angelo
Chiesa di San Benedetto – Sant’Angelo di Ancarano (PG)
Castello di Castelfranco – Capo del Colle
Chiesa di Sant’Antonio Abate – Capo del Colle
Chiesa di San Matteo – Piè del Colle
Monastero di San Pietro di Valle Ceresia – Pielarocca

Campi
Castello di Campi
Pieve di San Salvatore
Chiesa di Sant’Andrea
Chiesa di Santa Maria di Piazza
Chiesa di San Lorenzo
 

Mappa

Link coordinate: 42.838863 13.103824

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