Castello di Colle Fabbri – Spoleto (PG)


 

Cenni Storici

Colle Fabbri è un piccolo agglomerato di case nello spoletino, nei pressi di San Martino in Trignano, ai piedi della catena dei Monti Martani.
Antica villa del comune di Spoleto fu munita di mura sulla fine del XIV secolo, forse nel 1378; faceva parte del complesso sistema di insediamenti fortificati costruiti nella pianura spoletina, susseguentemente alla restaurazione albornoziana.
A seguito di una vasta ribellione dei castelli contro Spoleto, cui partecipò anche Colle Fabbri, il Cardinale Legato Vitelleschi, con una legge del 18 Febbraio 1440, disponeva che gli abitanti dei castelli del piano, fabbricati da sessant’anni in poi, fossero tenuti ad abbattere le mura, entro il termine di tre mesi dalla data del decreto, tornando ad essere ville aperte.
Lo stesso stabiliva una multa di venticinque mila ducati, da corrispondere per metà al comune e per metà alla camera apostolica, per ogni castello che non avesse eseguito l’ordine e una multa di cinquantamila fiorini per chi vi avesse ricostruito fortificazioni.
All’ordine non fu però data esecuzione, perché il comune di Spoleto deliberò poi per la conservazione dei castelli.
Collefabbri è poi stata al centro di uno dei più vasti territori di sfruttamento minerario dell’Umbria.
La storia delle miniere di lignite della Valle Umbra inizia alla fine del XIX secolo.
Nel 1880, a pochi chilometri da Spoleto e Colle Fabbri, in località Morgnano, fu infatti scoperto un notevole banco di lignite di ottima qualità.
Da quel momento in poi, la storia degli abitanti della zona fu fortemente condizionata dal lavoro nelle miniere.
Numerosi pozzi di estrazione, alcuni profondi fin quasi 400 metri, centinaia di chilometri di gallerie che si intersecano, teleferiche e ferrovie minerarie che collegano le aree di estrazione agli impianti di lavorazione ed alla rete ferroviaria statale.
Le testimonianze giunte fino ai nostri giorni dipingono scene epocali, che hanno avuto come protagonisti uomini che molto spesso pagarono il tributo più alto per la causa dello sviluppo economico.
Le miniere arrivarono ad occupare circa millecinquecento persone.
Il 22 marzo 1955, la tragedia: uno scoppio di grisou causò la morte di 23 minatori.
Nel 1961 le miniere, dopo averla ridotta di molto, cessarono definitivamente la attività, a causa dell’esaurirsi dei filoni e della minore redditività di tutto il settore.
Questo piccolo centro abitato è tuttavia ancora oggi molto noto ai geologi ed in particolare a chi si interessa di petrologia e di mineralogia.
Nel 1984, infatti, a Colle Fabbri è stata scoperta una particolare roccia, che è stata oggetto di discussione scientifica, anche piuttosto animata per oltre 25 anni.
Questa roccia è stata denominata Euremite (dal Greco eurema: “cosa trovata inaspettatamente“).
L’affioramento in questione ha una superficie piuttosto limitata ed è situato in una proprietà privata.
Si tratta di una roccia con struttura caratterizzata da piccoli vuoti, di colore grigio e ocraceo con livelli mammellonari bianco-giallastri e con livelli fortemente arrossati.
I terreni di natura argillosa nei dintorni di Collefabbri presentano chiazze piuttosto estese arrossate, segno evidente di esposizione delle argille ad alte temperature, ne è controversa la causa.
Secondo l’ipotesi più probabile l’origine del deposito è magmatica, costituito da un’intrusione di origine ignea in una fessura tra gli strati di rocce sedimentarie; l’età stimata è compresa fra 500.000 e 300.000 anni fa.
In tal caso sarebbe la seconda presenza vulcanica in Umbria dopo quella di di San Venanzo.
L’altra ipotesi, ora quasi abbandonata, è che la roccia in questione sia il prodotto di trasformazione termica di materiale argilloso e marnoso dovuto al calore sviluppatosi per autocombustione della lignite, di cui la zona è ricca.
La roccia ha un notevole interesse dal punto di vista scientifico per le rare specie mineralogiche ivi contenute, in particolare le zeoliti: dalle più comuni phillipsite e cabasite alla rara gismondina fino alla rarissima willhendersonite (terzo ritrovamento mondiale).
Sono presenti inoltre minerali idrati complessi quali thaumasite, tobermorite e le rare afwillite, jennite e vertumnite.
Gli esperti hanno riconosciuto l’unicità e la rilevanza scientifica a livello mondiale dell’Euremite e del sito di Colle Fabbri.
 

Aspetto

Oggi del Castello rimane ben poco, larga parte del piccolo abitato è stato ristrutturato e ha perso le sue caratteristiche medioevali.
 

Fonti documentative

ANGELINI ROTA G. Guida di Spoleto e del suo territorio, A.G. Panetto e Petrelli, 1929
FAUSTI L., I Castelli e le ville dell’antico contado e distretto della città di Spoleto, Editoriale Umbra, Perugia, 1990
SANSI A., Storia del Comune di Spoleto, Accademia Spoletina, Spoleto, 1876
STOPPA FRANCESCO, L’Euremite di Colle Fabbri (Spoleto) un litotipo ad affinità carbonatica in Italia, Bollettino Società Geologica Italiana n. 107 1988
STOPPA F., SCORDARI F., MESTO E., SHARYGIN V.V., BORTOLOZZI G., Calcium-aluminum-silicate-hydrate “cement” phases and rare Ca-zeolite association at Colle Fabbri, Central Italy Central European Journal of Geosciences 26/01/2010

http://8456kmq.blogspot.com/2008/06/colle-fabbri-icona-vulcanologica.html

http://www.montimartaniseranosubasio.it/index.php?option=com_content&view=article&id=83&Itemid=120

http://www.gumpassisi.it/2016/12/01/euremite-di-colle-fabbri-spoleto-pg/

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Mappa

Link coordinate: 42.749006 12.672984

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