Castello di Collescipoli – Terni

E’ uno dei posti più ricco di palazzi storici e chiese della conca ternana.

 

Cenni storici

Collescipoli è una frazione del comune di Terni con circa 500 abitanti, sita sulla sommità di una bassa collina, a 238 m s.l.m.
Di origine pre-romana, potrebbe trarre la sua denominazione da “sceparo“, dispari, che indicherebbe la presenza di un colle unico, isolato, secondo altre ipotesi da “scipulus“, misura agraria di origine longobarda.
È menzionata con il nome di “Turocelo” o “Netriolum“, nella Naturalis Historia di Plinio.
Da qui era originario il pagano Sabino, unito da san Valentino in matrimonio alla cristiana Serapia.
Le prime notizie certe su Collescipoli sono contenute nel Regesto Farfense (1085), dove compare con il nome “Torritulum“, derivante dalla radice prelatina “tor“, monte, altura.
Dalle carte dell’Archivio Storico del Comune soppresso, conservate ancora oggi all’interno del Palazzo Comunale, emerge che nel corso dei secoli fu definita con i toponimi “Coldiscipuli, Collescipuri, Collesceparo, Gallescipoli e Collis Scipionis“, Colle di Scipione (l’Africano), usato per la prima volta nello Statuto di Narni del 1371.
Quest’ultimo appellativo, anche se suggestivo e radicato nella memoria e nella cultura locale, rimane a tutt’oggi poco fondato.
La sua posizione era considerata strategica perché avamposto di controllo della conca ternana e punto di congiunzione tra la strada Flaminia e la Salaria, era circondata da possenti mura, un fossato e un ponte levatoio: al suo interno svettavano diverse torri.
Nel periodo medievale fu sottomessa per lunghi periodi al Comune di Narni e fu anche campo di battaglia tra Federico II e Giovanni di Brienne; nella gran parte della sua storia fu direttamente soggetta al Papato, prima in quanto parte delle Terre Arnolfe, poi come Patrimonio di San Pietro in Tuscia.
Nel 1453 diventa libero Comune appartenente alla Diocesi di Narni nello Stato Ecclesiastico, con il nome di Collis Scipionis, il colle di Scipione, toponimo che attecchisce con rapidità, tanto che sulla sommità della Porta Ternana è affrescato il busto dell’illustre eroe-condottiero romano.
Nello stesso anno è emanato il più antico Statuto Comunale di Collescipoli, attualmente conservato presso la Biblioteca Comunale di Terni, redatto in latino.
Da esso si apprende che il governo cittadino era affidato ad un podestà, altrimenti detto vicario o pretore, eletto dal Consiglio dei Priori e di origine esterna al territorio locale.
Ripetutamente nei secoli si registrano rapporti conflittuali tra Collescipoli e Terni per questioni di confini territoriali o di divieti sull’uso delle acque e dei molini.
Quando però il patrizio ternano Michelangelo Spada (Terni 1521-1584), cameriere segreto e coppiere del papa Giulio III del Monte, con breve pontificio datato 11 febbraio 1553 è investito del titolo di conte di Collescipoli, i Collescipolani si impongono pesanti sacrifici pur di difendere la propria autonomia da Terni.
Nel 1564, dopo pagamento di una forte somma alla Santa Sede, ottengono la garanzia di dipendere direttamente dal governo di Roma.
Dalla seconda metà del ‘500 agli inizi del XVIII secolo, Collescipoli ha vissuto una stagione di particolare vivacità artistica e culturale resa possibile da condizioni di relativa stabilità politica e notevole prosperità economica.
Una sorta di “barocco collescipolano“, di cui sono testimonianza i numerosi monumenti sorti o arricchiti in questo arco di tempo, e soprattutto le numerose residenze nobiliari e borghesi di famiglie che esercitavano in Roma le loro attività commerciali, giuridiche, amministrative, fungendo da importante tramite culturale tra il piccolo centro ed una città internazionale, riferimento di artisti provenienti da tutta Europa.
Nel 1749 si dota di nuovi statuti.
Comune autonomo alla proclamazione del Regno d’Italia, ha fatto parte della provincia di Perugia fino al 1927, quando fu accorpato al Comune di Terni.
Il patrono è san Nicolò, festeggiato il 9 maggio: la leggenda tramanda che il santo avrebbe difeso Collescipoli dalle orde longobarde (569), tanto che egli fu inserito nello stemma comunale.
Fino agli anni ottanta del XX secolo per commemorare il santo si usava accendere i focaracci in piazza, tradizionali falò che venivano attraversati in salto dai giovani a simbolo di purificazione e rinascita.
 

Aspetto

Il castello si presenta ancor oggi in buono stato di conservazione con un tessuto edilizio compatto e ben conservato e le fortificazioni tuttora leggibili.
 
 
 

Porta Ternana

Si può iniziare la visita di Collescipoli entrando da Porta Ternana.
Costruita nel tardo Medioevo nella parte nord e più bassa dell’abitato era nota anche come Porta Inferiore o “Porta di sotto“.
Sulla sua muratura interna, dipinto a tempera da un anonimo del tardo barocco, il clipeo con il busto di Scipione l’Africano.
Anticamente fornita di fortificazione e di guardiola, attraverso un passaggio scosceso, immetteva in un sottostante crocicchio viario, contraddistinto dalla presenza dell’edicola sacra della Madonna di Loreto, sopra cui è stata costruita la chiesa, ora abitazione privata.
Fino agli anni ’70 del 1800, prima cioè che venisse costruito il Viale Quinto Granati, dal suddetto punto, oltre alla strada di Castello, si dipartivano la Strada di Santo Stefano (oggi Strada di Colle Antifone) che conduceva a Terni, e la strada di Morgnano, attualmente passaggio pedonale incustodito, vie pubbliche che conducevano anche alle fonti comunali di acqua potabile (Fonte Castello, La Fontanella, La Fonte di Morgnano).
Nelle pertinenze di Porta Ternana il 10 maggio di ogni anno si svolgeva la Fiera di San Nicolò.
 
 
 

Palazzo Ungari

A sinistra della porta si trova Palazzo Ungari.
Costituito dall’accorpamento di diverse unità immobiliari, era intestato all’inizio dell’Ottocento alla famiglia Saccardi, ma già dalla metà del Quattrocento le proprietà della famiglia Ungari erano dette confinanti con la Porta Inferiore.
Presenta una facciata unitaria a quattro livelli, databile alla prima metà del 1700.
In Via Luigi Masi si aprono tre portali, dei quali il principale arcuato in travertino.
Internamente al primo piano alcune sale conservano soffitti con travature a vista, intonacati e dipinti con decorazioni databili alla prima metà del 1800, mentre nella sala principale sono dipinte quattro vedute della campagna romana.
Al secondo piano nobile si trova una galleria che reca alle pareti vedute di campagna e nella volta finti stucchi e vedute aeree con putti svolazzanti.
Alla famiglia Ungari, in un passato relativamente recente appartennero professionisti autorevoli in ambito amministrativo, giuridico e medico.
 
 
 

Palazzo Eroli

Proseguendo su Corso dei Garibaldini, appena dopo pochi metri si incontra Palazzo Eroli o Tenella, edificio di linee sobrie e classicheggianti databile nella seconda metà del secolo XVI.
È diviso in tre livelli da due cornici marcapiano lisce, ed è sormontato da un attico mansardato.
Il portale di forma arcuata, costituito da classiche bugne rustiche, è ornato da un balconcino a balaustri in travertino con mensola a doppia voluta.
In facciata sono tornate alla luce decorazioni con motivi vegetali, arricchite da un festone e da una pittura raffigurante uno stendardo rosso.
Le dimensioni modeste dell’edificio fanno pensare alla residenza per un singolo proprietario, il quale, a giudicare da ciò che resta dell’apparato decorativo di facciata, doveva ricoprire una funzione di carattere pubblico e di rappresentanza.
È opportuno ricordare che Collescipoli fu sede di una Soprintendenza dello Stato Pontificio facente capo alla Congregazione del Buon Governo, e che ricoprirono la carica di soprintendenti cardinali di volta in volta eletti dal papa.
Si può quindi ipotizzare che il palazzo potesse ospitare un personaggio ecclesiastico con funzioni governative.
 
 
 

Chiesa di Santa Cecilia

Si prosegue a destra imboccando Via Ciuccietti e si giunge a Largo San Nicolò.
Appena oltre l’arco di Via Villa Glori si trova la Chiesa di Santa Cecilia, aula di culto annessa all’ex Monastero, in cui è conservata una bella scultura policroma in legno dell’Assunta, databile tra XVII e XVIII secolo.
Ancora più avanti si incontrano due bei palazzi nobiliari.
 
 
 

Palazzo Petroni

Il primo, Palazzo Petroni, nasce dall’accorpamento di diverse unità edilizie, con intervento massiccio nella prima metà del secolo XVIII.
Allo stesso periodo sono riferibili il portale in cotto con profilo mistilineo e un’immagine di Sant’Antonio Abate conservata in un ambiente del piano terreno.
In questa casa nel 1527 nacque Lucrezia Petroni che sposò Francesco Cenci in seconde nozze e divenne “matrigna amata” di Beatrice Cenci.
Le due sventurate donne, durante il pontificato di Clemente VII, ingiustamente accusate di aver ucciso Francesco, furono mandate al patibolo: il loro dramma ispirò opere letterarie e pittoriche di grande rilievo.
In questa stessa casa nella prima metà del 1900, dimorò la famosa medium Virginia Fontana, “la Sora Virginia“, la cui fama volò molto oltre i confini dell’Umbria.
 
 
 

Palazzo Stefanoni

Il secondo, Palazzo Stefanoni, è un edificio alquanto corposo e sviluppato su tre piani.
Sull’ampia facciata spicca il sontuoso portale orlato da pietre bugnate e chiave di volta con scultura dello stemma di famiglia raffigurante tre fiori su tre monti.
Su ognuno dei piani superiori sono allineate sette finestre, quattro delle quali, tre a destra ed una sopra il portale nel piano nobile, nel presentare stipiti e architrave in calcare, non sono perfettamente simmetriche con le altre.
Internamente, in asse con il portale, si apre il vano scala con volta a botte.
Nella sala di un appartamento del piano terra è conservato un affresco di fattura fiamminga che rappresenta “Enea in fuga da Troia in fiamme col padre Anchise e il figlioletto Ascanio“, databile alla prima metà del secolo XVII.
A questa famiglia appartennero numerosi amministratoti della Comunità e capitani della milizia di Collescipoli.
Tornando indietro verso Largo San Nicolò a sinistra si trova un’edicola raffigurante il patrono di Collescipoli, a destra c’è la bella Collegiata di San Nicolò .

Di fronte alla Collegiata, la Chiesa di Santa Maria Maddalena, cui fece riferimento la Confraternita del SS. Sacramento con Monte frumentario.
 
 
 

Monastero di Santa Cecilia

Appena dopo si trova il Monastero di Santa Cecilia, antico complesso edilizio tardo cinquecentesco, nato dall’unione progressiva di case a schiera medievali.
La datazione è tuttora incerta ed è ignoto il nome del genio progettista.
Sullo splendido chiostro di foggia rinascimentale e di forma quadrata, delimitato da tre arcate per lato, sorrette da pilastri in muratura di mattoni, si affacciano ambienti distribuiti su due ordini.
Sono anche visibili porte, finestre tamponate con nicchie e ripostigli.
Ospitò le Monache Agostiniane fino al 1792, poi le Maestre Pie per l’educazione delle fanciulle del luogo e, dal 1878 fino a pochi decenni fa, la Scuola Elementare.
L’operazione di restauro appena compiuta all’insegna del più raffinato rispetto di ogni particolare del costrutto originale, ha evidenziato le singolari qualità spaziali dell’edificio, indiscusso testimone, attraverso le sue varie stratificazioni, della storia sociale e culturale del paese.
 
 
 

Palazzo Comunale

A sinistra si trova il Palazzo della Comunità, il Palazzo Comunale, del XVI secolo, è attualmente sede degli Uffici della III Circoscrizione Sud.
All’ultimo piano esterno è visibile il pubblico orologio sormontato da campanile a vela.
In facciata le lapidi del Cardinale Tebaldi (+1466), del Cardinale Rapaccioli (+1657), un’epigrafe di Giovanni Froscianti (1811-1885), luogotenente e fiduciario personale di Giuseppe Garibaldi, ed una lapide scolpita dall’architetto Possenti di Terni, con incisi i nomi degli eroi collescipolani caduti durante la prima guerra mondiale.
All’interno, sulle pareti della Sala Consiliare, ex Carceri della Larga, è visibile uno strato di graffiti con nomi, date, stemmi, disegni sacri o profani, realizzati dagli sfortunati ospiti in un arco di tempo di almeno due secoli.
Al piano superiore l’appartamento del podestà, con tracce di affreschi seicenteschi.
All’ultimo piano è conservato l’Archivio Storico dell’ex Comune, con ricca documentazione sulla microstoria del piccolo borgo, dal 1429 al 1927, costituito da migliaia di pezzi raccolti in 1300 cartelle e un Fondo Librario costituito da 1600 edizioni a stampa e da 16 manoscritti che vanno dal XVI al XVIII secolo.
Nello stesso palazzo sono conservati una carrozza ad uso ambulanza di fine 800, ed il Beccaccino, piccola imbarcazione di circa quattro metri utilizzata da Garibaldi per fuggire da Caprera nel 1867.
Il beccaccino fu donato da Garibaldi a Barberini, i cui eredi a loro volta lo donarono al Comune di Terni.
 
 
 

Chiesa della Madonna del Carmelo

Sulla destra rispetto al portone d’ingresso, al civico 50 di Corso dei Garibaldini, si trova la Chiesa della Madonna del Carmelo, cui fece riferimento la Confraternita del Carmine.
 
 
 

Palazzo Catucci

Sul lato nord del Palazzo della Comunità si apre la piazza principale di Collescipoli, Piazza Risorgimento, dominata dall’imponente mole di Palazzo Catucci.
È un compatto blocco rettangolare risultante in seguito all’accorpamento di varie proprietà acquistate nella seconda metà del 1500 dai fratelli Curzio e Ortenzio Catucci.
Sulla facciata principale sono visibili quattro ordini di finestre; il portale d’ingresso è arcuato e posizionato sull’asse di simmetria.
La corte interna, di impianto rinascimentale, presenta tre ordini di arcate.
A piano terra gli ambienti sono caratterizzati da volte a padiglione e da elementi decorativi tardo cinquecenteschi, mentre al piano nobile la sala principale ha il soffitto a cassettoni e altre stanze con volte a padiglione finemente decorate.
Dal 2002 al 2012 Palazzo Catucci ha ospitato la Facoltà di Economia e Amministrazione delle Imprese dell’Università di Perugia.
La presenza prestigiosa di un’attività formativa a livello superiore ha comunque offerto un paradigmatico esempio di riconversione del vecchio centro storico.
 
 
 

Fontana Pubblica

Di fronte, la pubblica Fontana con mostra a bacino è una piccola testimonianza di archeologia industriale.
Fu fusa dalla SAFFAT (Società degli Alti Forni, Fonderie e Acciaierie di Terni) e impiantata nel 1902 insieme con l’acquedotto, per servire l’elevata presenza demografica, cresciuta a fine ‘800 in seguito all’immigrazione di tanti operai delle Acciaierie, che in Collescipoli trovavano una residenza economica e poco distante dal luogo di lavoro.
 
 
 

Via Masi e i suoi palazzi storici

A sinistra, lungo Via Luigi Masi si affacciano tre tra i più importanti palazzi di Collescipoli.
Palazzo Rapaccioli, edificio di impianto cinquecentesco.
Al piano terreno spicca l’ampio portale centrale arcuato in travertino rigato, mentre a destra di questo sono visibili i resti di un arco gotico tamponato.
Ai piani superiori, segnati da doppia cornice marcapiano, le finestre sono orlate da mostre in pietra, mentre il sottotetto è delimitato da un classico cornicione a dentelli.
In questo palazzo dimorò Pietro Rapaccioli, “colui che fece costruire quasi dalle fondamenta la Chiesa della Madonna del Colle“, padre del cardinale Francesco Angelo (1605 – 1657), che fu tesoriere della Chiesa, chierico di camera, commissario dell’esercito pontificio.
Concorse in conclave all’elezione di Innocenzo X e mantenne stretti legami con Collescipoli, che beneficiò della sua protezione, soprattutto sotto il profilo burocratico-amministrativo.
Palazzo della Genga, già Guadagnoli fino ai primi decenni del 1800 è di impianto settecentesco con facciata a quattro livelli e due cornici marcapiano.
Ha grande portale di forma arcuata con conci di travertino a bugnato liscio.
Malgrado l’edificio sia stato notevolmente rimaneggiato, alcune sale del piano nobiliare conservano dipinti di stile neoclassico, come un “Giudizio di Salomone”, e una “Veduta” settecentesca dell’abitato di Collescipoli, svettante sulla collina ricca di vegetazione con torri, campanili, luminosi palazzi bianchi al di sopra della cortina muraria.
La famiglia Della Genga, originaria dell’omonimo paese delle Marche, poi trasferitasi a Spoleto, ebbe contatti con Collescipoli dopo che un suo componente si unì in matrimonio con una figlia dei marchesi Guadagnoli, ereditandone, alla morte di lei, tutti i beni.
Lo spoletino Annibale Della Genga, fratello dello sposo, fu eletto papa nel 1823, con il nome di Leone XII.
Palazzetto Guadagnoli, edificio cinquecentesco a forma di blocco, con portale arcuato ad intonaco graffito che simula la forma di conci squadrati con chiave di volta sormontata da stemma araldico tridimensionale e cartiglio non più leggibile.
Sulla parete di fondo dell’atrio è conservata una decorazione pittorica raffigurante putti con motivi vegetali.
Palazzetto Guadagnoli, collegato tramite un sovrappasso ancora esistente ad ambienti posti sull’altro lato della strada, ospitò l’omonima ricchissima famiglia, nel secolo XVIII intestataria di estese proprietà nel territorio di Collescipoli, di appartamenti, botteghe, stanze, annessi e connessi in Roma nella zona di Piazza Capranica.
La stessa famiglia diede i natali a capitani della milizia di Collescipoli (Giacomo e Girolamo Guadagnoli).
Sempre in Via Luigi Masi, però sulla destra si trovano Porta Nova e, a seguire, Palazzo Cimini, tipica dimora rinascimentale, già dai primi decenni del 1500 strutturata su tre livelli (piano terreno, piano nobile, soffitte mansardate), con ampi piani sotterranei.
Il complesso edilizio ospitò la famiglia Cimini che, dalla seconda metà del 1500 ai primi decenni del 1700, ricoprì ruoli di rilievo nelle vicende economiche, finanziarie, amministrative dell’intera comunità di Collescipoli.
Una nota dei beni appartenenti a questa famiglia, redatta nel 1724 a scopi ipotecari e di vendita, offre l’opportunità di compiere un viaggio virtuale tra lussuosi arredi, biancherie, capi di abbigliamento, armi, utensilerie, gioielli, esempi concreti di ricchezza nobiliare o borghese in epoca rinascimentale e barocca.
Nel 1600 l’appartamento posto al piano terreno di questo edificio era dotato di due porte di accesso, di cui una ornata da architrave in travertino con incisa l’epigrafe “BELLUM EST SUA VITIA NO(VI)SSE” (Cicerone, Epistulae, Ad Atticum, IV.17.2), “è importante prendere consapevolezza dei propri difetti”.

Proseguendo in salita lungo Via Luigi Masi si giunge in Piazza della Rocca, solo il nome ricorda la non più esistente fortificazione, si prende poi per Vico Santa Maria e si giunge nella Piazza che prende il nome dalla Collegiata di Santa Maria Maggiore.
 
 
 

Oratorio di San Giovanni decollato

Attigua alla collegiata si trova l’ex Chiesa Oratorio di S. Giovanni Decollato, cui fece riferimento l’omonima Confraternita.
Su una casa della piazza è una lapide con simbolo cristologico e stemma di San Bernardino, con la scritta:
IN NOMINE IHS DEVOTIONE GENUFLECTATUR
con devozione ci si orienti in nome di Gesù“.
 
 
 

Porta Sabina

Si esce poi da Porta Sabina, sita nella parte sud e più elevata dell’abitato era nota anche come Porta superiore o “Porta di sopra“.
Fornita di fortificazione e di guardiola, di un “necessario” per la gente in transito, immetteva direttamente alla “Strada del Colle“, che collegava Collescipoli al diverticolo Terni-Passo Corese (attuale Strada Provinciale 313, nota come Strada Salaria).
Oltre al consistente e ancora visibile apparato difensivo, Porta Sabina rappresentava un importante punto di tramite economico-commerciale tra l’incasato e la zona rurale.
Nelle sue immediate pertinenze esterne dal 1733 al 1918 nella prima domenica di settembre si effettuava la fiera di San Giovanni Decollato, mentre all’interno in prossimità della Chiesa di Santa Maria, già nel 1600 era annoverato un emporio di proprietà comunale.
 
 
 

Segnali stradali curiosi

Una piccola curiosità i segnali stradali modificati dall’artista Clet Abraham.
 

Da vedere nella zona

Chiesa di Santo Stefano
Chiesa di Santa Maria del Colle
ruderi della Chiesa di Santa Maria in Valle Arghiera
Chiesa di Sant’Andrea Fisocchio
Chiesa di Santa Maria in Porcivalle
Chiesa di Santa Maria dei Cuori in Poscargano (con annesso convento che fu dei Frati francescani del Terzo Ordine)
Chiesa di San Lorenzo.
Collegiata di San Nicolò
Collegiata di Santa Maria Maggiore
 

Fonti documentative

COMUNE DI COLLESCIPOLI-IX CIRCOSCRIZIONE COLLESCIPOLI, Collescipoli. Storia e arte di un centro di confine, a cura di L. MORONI, Terni, Tipolitografia Visconti, 2003
W. MAZZILLI, Da Piazza Maggiore alla Rotonda dell’obelisco. Le Vie e le piazze di Terni, Comune di Terni, 2009.
L. SILVESTRI, Antiche Riformanze della città di Terni, 1856, II edizione, Thyrus 1977
G. CERONI, Collescipoli, il Castello e le Chiese, Bagnacavallo, s.e., 1915
C. SABINA, Collescipoli, cenni di microstoria economica e sociale. Saggi e documenti, Arrone 2015
Nuova carta turistica di Collescipoli (inedita), con testi curati da Cristina Sabina
Statuti di Collescipoli del 1453 e del 1749, trascrizione di Giovanni Spagnoli
Cartellonistica in loco

http://www.umbriaturismo.net/turismoumbria-it/piccoli-borghi/collescipoli-terni/

http://www.ilcollediscipio.it/

http://bctdigitale.comune.terni.it/

 

Nota di ringraziamento

“I testi e l’impostazione sono stati mutuati dalla Carta Turistica inedita di Collescipoli, scritta da Cristina Sabina”.
Testi che l’autrice, che qui si ringrazia nuovamente, ha gentilmente messo a nostra disposizione.
 

Nota

La galleria fotografica e parte dei testi sono stati realizzati da Silvio Sorcini
 

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