Il castello non esiste più rimane qualche brandello di muro sparso per un’ampia superficie, a dimostrare la sua mole. Esiste invece la chiesa di San Salvatore ricostruita nel 1649 e ora venduta a privati stranieri e non è visitabile.
Cenni Storici
Varie ipotesi si intrecciano sull’origine del castello fra cui aleggia anche la leggenda che il luogo sarebbe stato costruito dai Pelasgi, fantastico popolo della Grecia che lo avrebbero dedicato a Giove da qui il nome Mons Iovis. Il castello non esiste più rimane qualche brandello di muro sparso per un’ampia superficie, a dimostrare la sua mole. Esiste invece la chiesa di San Salvatore ricostruita nel 1649 e ora venduta a privati stranieri e non è visitabile.
Di certo però il luogo fu abitato sin dal neolitico come testimoniato da ritrovamenti fatti.
Forse però più concretamente il nome può derivare da un’altura particolarmente scoscesa che ha originato il toponimo (Grande monte – Montione).
La prima notizia di Montione si ha in una bolla dell’11 ottobre 1051, con cui alcuni beni sono confermati dell’abbazia di San Leucio di Todi, tra cui la chiesa benedettina di San Salvatore.
In un’altra bolla papale del 1171 ove si riconfermano i beni dell’abbazia di San Leucio di Todi, è nominata “ecclesia de Montione cum omnibus pertinentiis suis“.
Si può pensare che il primo insediamento sia consistito in un villaggio di contadini che lavoravano le terre abbaziali e dipendevano dal rettore della chiesa.
Successivamente, intorno alla fine del Duecento, il borgo fu fortificato, e divenne un Castrum contestualmente all’evolvere della situazione politica della città dominante: Todi.
Nel 1290, quando il comune di Todi fece il primo rilevamento demografico a fini fiscali, Montione risulta iscritto nella circoscrizione tributaria della pievania di San Lorenzo di Vibiata di Montecastello Vibio, contava 68 nuclei familiari, o “fuochi“, vale a dire circa 330 persone, il che lo poneva, con Orzolo che ne aveva 62, tra i più cospicui centri abitati del versante orvietano, mentre a Fratta del Vescovo (attuale Fratta Todina), che era classificata come villa e non come castrum, abitavano solo 31 famiglie.
Il castello insieme a Orzolo e San Sigismondo assunse un ruolo di fondamentale importanza strategica in quanto erano sulla linea di confine occidentale del Comune di Todi e ne costituivano un o dei principali punti di difesa contro Perugia e Orvieto che miravano ad estendere i loro domini.
Nel 1306 le truppe perugine, dopo essere state sconfitte dalla cavalleria ghibellina di Todi, con l’aiuto di fuoriusciti guelfi devastarono il territorio di Montione, che, per porre riparo al danno subito fu esentato per un certo numero di anni dal pagamento di dative e collette.
Il 25 gennaio 1314 Pietro Rossano, sindaco e procuratore dell’università, degli uomini, dei nobili e dei massari di Montione espone al Consiglio dei Cento e degli Aggiunti di non dover pagare le dative imposte da Sciarra Colonna nel per aver patita “longam et duram brigam” a sostegno della parte ghibellina contro la fazione guelfa che aveva fatta irruzione fino a Fratta del Vescovo e iniziato la distruzione del ponte di Montemolino.
Nel 1322 fu nominata una commissione di sei esperti per definire la linea confinaria tra Todi e Orvieto nelle tenute di Montecastello e Montione.
Nel 1327 erano signori di Montione i Sardoli, militanti nella fazione ghibellina, che, avendo appoggiato l’imperatore Lodovico il Bavaro in occasione della sua venuta a Todi furono scomunicati.
Ottenuta l’assoluzione dopo il 1350, i Sardoli mantennero il feudo di Montione ancora per poco tempo, infatti, in un inventario del 1357 risulta che proprietaria del luogo era la famiglia Lupolelli, che possedeva anche una cappella nella chiesa di Santa Maria della Spineta.
Una descrizione di come era fatto il castello ci viene da un contratto di compravendita del 29 ottobre 1361 di alcuni fabbricati posti entro le sue mura e si legge che c’era una via centrale, il cassero, la cisterna, le grandi case nobiliari, le mura e la porta che si apriva sul borgo a capo del quale si trovava la chiesa di San Salvatore.
La chiesa esiste ancora oggi, ricostruita in un posto poco lontano, ma del resto non rimane che qualche brandello di mura.
Seguirono i figli di Manne che dal XVII secolo ebbero riconosciuto il cavalierato dell’Ordine di Malta e l’Ordine di Santo Stefano.
Per tornare alle vicende del castello di Montione, la storia è inscindibile dall’altro castello di confine che è Orzolo in quanto la loro rilevanza era dovuta alla loro posizione, entrambi sul confine tra Todi, Perugia e Orvieto, tanto che di Orzolo si diceva che nel cosiddetto “sodo di non chiegli“, un pezzo di terra lì vicino, si potevano incontrare tranquillamente i vescovi delle tre città, come fosse un porto franco.
Tra il XIII e il XIV secolo le tre città dominanti che si fronteggiavano davano vita a delle scaramucce di confine che attraverso scorrerie e saccheggi devastavano una volta l’uno o l’altro castello che di volta in volta dovevano essere ricostruiti, tutto andò avanti così per oltre un ventennio.
Dopo una di queste battaglie nel 1306 i montionesi vennero esentati per un certo numero di anni dal pagamento di dative e collette per permettere loro di ricostruire il distrutto.
Questa situazione però fu la causa principale del declino del castello.
In seguito a questi avvenimenti Todi maturò il convincimento della indifendibilità dei confini preesistenti, dal Fossatone al Tevere e capì che la linea di confine andava indietreggiata e lentamente spostò la sua attenzione sulla villa di Fratta del Vescovo che infatti di lì a poco venne trasformata in una vera e propria fortezza.
Per questo Montione, che nel frattempo si era anche ingrandita cominciò ad andare in declino, a vantaggio del castello di Fratta che poi ne prese il posto; nel 1403 contava un centinaio di persone.
Nel 1322 venne nominata una commissione di sei esperti per stabilire, per l’ennesima volta la linea confinaria tra Todi e Orvieto nelle tenute di Montecastello e Montione nella speranza di evitare le liti.
Stante le disposizioni statutarie a Montione era riconosciuta una ampia autonomia amministrativa seguito alle riforme in senso popolare dell’ultimo ventennio del XIII secolo.
In base a questa a capo della comunità o universitas, c’era il sindaco coadiuvato da un numero variabile di massari ai quali si aggiunse, dal 1362 il castellano con funzioni essenzialmente militari e di polizia.
Oltre all’ostinata petulanza di Orvieto nel creare nuove occasioni di attrito propiziate dalle ricorrenti verifiche dei confini, altre tensioni interne si presentavano a causa della continua pressione fiscale che creava spesso malcontenti e tumulti nella popolazione che, contrariamente ad altre parti del territorio non sembrava aver risentito eccessivamente dal calo demografico derivato dalla peste nera del 1348.
Da una indagine sullo famiglie residenti nel 1375 risultano infatti censiti ai fini fiscali 66 fuochi (due soli in meno rispetto a ottanta anni addietro) registrati per un imponibile complessivo di 1946 libbre, 17 soldi e 4 denari.
Il decremento si verificò alla fine del ‘300, tant’è che la popolazione era scesa a circa 100 persone (38 fuochi) nel 1403.
Nel 1420 il castello sembrò essere sull’orlo del collasso; Braccio Fortebracci da Montone, signore di Todi e di Fratta lo esentò di nuovo dal pagamento delle tasse per poter ricostruire il castello.
Altre sventure per Montione non tardarono ad arrivare quando tra le mura appena ricostruite del castello entrarono le truppe di Nicolò Piccinino capitano generale di Santa Romana Chiesa che andava recuperando ad essa le terre e le città sottoposte al duca di Milano Francesco Sforza, tra cui Fratta e Montione fu messa a ferro e fuoco, cosicché una nuova esenzione venne concessa dal comune di Todi e dal vicario generale dell’Umbria, il cardinale di Aquileia, il 24 aprile 1444.
Data l’importanza strategica del castello, che nel frattempo aveva subito una devastazione in seguito al saccheggio ad opera delle truppe di Francesco Sforza, le mura vennero di nuovo ricostruite e vista la grave responsabilità che era chiesta agli abitanti per la difesa dell’intero versante nordoccidentale, ebbero riconosciuta, a partire dal 20 settembre 1456 una nuova immunità decennale dal pagamento di sussidi, collette, dati, terzarie, imposizioni e gravami sia reali che personali.
Un nuovo tentativo di riedificazione venne operato il 29 ottobre dell’anno 1559 dai priori di Todi che nominarono due funzionari “pro reparatione murorum et totius castri Montionis“, ma ciò avvenne con scarsi risultati visto che Todi non poteva più sostenere economicamente un onere così gravoso e ripetuto.
Quattro anni dopo il procuratore di Todi Giovanni Filippo Marzi constatava che Orzolo era ormai totalmente distrutto e Montione era ridotto allo stato di semplice sopravvivenza.
Nel 1765 Gian Battista Alvi annotava nel suo Dizionario topografico: “Montione, castello quasi disfatto” e come tale era registrato ancora nel 1828 quando venne classificato nell’ambito della ristrutturazione territoriale pontificia, annesso (cioè frazione) di Fratta Todina, podesteria di Montecastello Vibio, distretto e diocesi di Todi, delegazione di Perugia.
Nel 1810 Montione era costituito perlopiù da case poderali e pochissime abitazioni nel castello.
Accanto al colle con le vecchie mura e una cisterna, rimane oggi la chiesa di San Salvatore edificata nel 1649, sconsacrata e di proprietà privata.
La chiesa di San Salvatore
La chiesa benedettina di San Salvatore era esistente fin dall’11 ottobre 1051 quando Leone IX confermò con una bolla all’abbazia benedettino-premostratense di San Leucio di Todi numerose chiese e cappellanie, tra cui Santa Maria di Collattone e la chiesa di Montione appunto con le sue pertinenze.
Successivamente i beni dell’abbazia furono passati alle damianite (poi clarisse) di San Francesco nel 1236.
La piccola chiesa seguì una sorte silenziosamente autonoma legata più alla impetuosa crescita urbanistica e demografica del paese che non alle vicende della nuova realtà francescana.
La ritroviamo, con il titolo di San Salvatore, soltanto nel 1275 non più come pertinenza di Collattone, ma come “ecclesia de Monterone” con un proprio rettore.
Nel 1286 a San Salvatore come in tutte le chiese della diocesi, venne bandita una crociata, l’ottava “in subsidium Terre Sancte” pertanto i predicatori e i collettori del vescovo si recarono a Montione a raccogliere i fondi, e quando aprirono le cassette delle elemosine, “in tronco ecclesie“, trovarono tre libre, diciotto denari, un soldo cortonese ed un tornese piccolo.
Con questa somma, non piccola rispetto alle offerte di altre chiese, i montionesi contribuirono ad una crociata ed alla traversata del mar Mediterraneo “pro passu ultra maris” che non vennero mai realizzate.
La chiesa all’inizio del borgo, presso la porta, faceva parte probabilmente della cinta muraria del castello.
Questa prima costruzione andò in rovina tra il XIV ed il XV secolo, ma non fu mai restaurata fino all’imminenza della chiusura del Concilio di Trento quando la Chiesa di Roma voleva far valere il primato sul protestantesimo.
Per secoli la chiesa provvide con un proprio contributo al mantenimento dell’ospedale del castello che ricoverava poveri, viandanti e malati e che però venne chiuso alla fine del ‘500.
Verso la metà del ‘300 i Sardoli fondarono nella chiesa di San Salvatore una cappella dedicata a San Cristoforo dotandola di 300 libre di denari cortonesi.
La nuova chiesa di San Salvatore venne edificata nel 1649 poco distante dalla sede dell’antica chiesa e successivamente ha subito numerosi interventi di manutenzione e di restauro, non ultimo quello effettuato agli inizi di questo secolo sulla facciata e sul campanile con motivi ornamentali di cotto rosso.
Forse in questa occasione venne murato su lato orientale della torre campanaria uno scudo in pietra con la croce dei Cavalieri di Malta si crede proveniente dal vicino San Sigismondo.
Sia la vecchia che la nuova chiesa erano prive di Fonte battesimale.
Oggi l’edificio, venduto dall’autorità ecclesiastica, è stata sconsacrata e ora è detenuto da privati.
Esterno
Esternamente ha un bel campanile e una facciata in terracotta ma non è visitabile.
Interno
L’interno conserva nell’abside un affresco del 1582 eseguito da un artista di provincia sconosciuto che raffigura il Ss. Salvatore al centro con il globo in mano, San Pietro e San Francesco.
Tale dipinto arriva dall’antica chiesa che doveva essere inglobata nella cinta muraria del castello, cinta che si era tentato di ricostruire nel 1559.
Il cartiglio dipinto nell’affresco dice che don Giacomo Tozi il 3 settembre 1649 lo fece staccare dal presbiterio della vecchia chiesa crollata e lo fece collocare in quella nuova dove ora è conservato.
Fonti documentative
G. Comez – Vicende storiche di Fratta Todina – 1990
http://prolocofrattatodina.it/i-castelli-di-montione-e-orzolo/
http://siusa.archivi.beniculturali.it/
Mappa
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Chiesa di San Salvatore
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