Castello di Nottiano – Assisi (PG)

Luogo magico, antico carico di storia immerso in una natura integra dove tra le pietre si sente ancora il passo del Santo.

 

Cenni storici

A differenza di quello che ere il paese ai tempi di San Francesco, fiorente per l’agricoltura, ai nostri giorni Nottiano è praticamente disabitato (anche se nel 1960 si contavano ancora 10 famiglie).
Qualche persona conserva ancora una seconda abitazione e ancora frequenta il luogo per coltivare gli appezzamenti di terreno che sfruttano per la coltivazione di frumenti, fieno e bosco.
Oltre allo spopolamento avvenuto nel dopoguerra il paese ha subito gli effetti dei terribili terremoti che si sono succeduti nel 1997 in Umbria che gli hanno inferto il colpo di grazia; in gran parte il paese è diroccato le case non sono state ricostruite in quanto le ultime persone rimaste si sono trasferite altrove.
La stessa casa del Beato Giovanni “Il Semplice” reclutato da San Francesco e il cui incontro è raccontato dettagliatamente da fra Tommaso da Celano, fatiscente ma in piedi prima del terremoto, ora è praticamente un ammasso di pietre.
Si conserva invece una chiesetta dedicata a San Michele Arcangelo, che ridotta in condizioni pietose e con il tetto crollato, fu restaurata dalla compagnia dei cavalieri della “Cavalcata di Satriano” che nel 1951 si adoperò per la restaurazione.
Una lapide esposta all’esterno ricorda l’ingresso nell’Ordine del contadino Giovanni, la chiesa di piccole dimensioni (6×4) è diventata famosa proprio per tale incontro.
L’inaugurazione dei restauri avvenne il 24 giugno 1957; l’interno conserva un affresco biadito della Madonna con Bambino e ai lati 2 santi non più distinguibili, sul fondo è stato collocato un quadro del Beato Giovanni dipinto dal danese Peter Jeghor di Copenaghen nel 1960.
All’inizio il paese si chiamava Ottiano, e pare che prese nome, da Ottone IV nella sua venuta a Spello nel 1210, e con l’andare del tempo si tramutò in Nottiano.
Uno dei signorotti che nel medioevo comandava questo castello, era il conte Napoleone di Umbertino dei Monaldi lo stesso fu un grande amico e ammiratore di San Francesco che ospitava tutte le volte che il Santo si recava a predicare nella zona.
 

Fonti Francescane

Riguardo all’episodio dell’incontro tra San Francesco e il contadino Giovanni, fra Tommaso da Celano così racconta:
Mentre san Francesco passava vicino a una villa nei pressi di Assisi, un certo Giovanni, uomo semplicissimo, che arava in un campo, gli corse incontro e gli disse : « Voglio che tu mi faccia frate, perché da molto tempo desidero servire Dio ».
Si rallegrò il Santo per tanta semplicità e rispose accettando: «Fratello, se vuoi divenire nostro compagno, dona ai poveri se qualche cosa possiedi, e quando sarai spogliato di tutto ti accoglierò».
Quello scioglie subito i buoi, e ne offre uno a san Francesco. « Questo bue — dice — lo daremo ai poveri: poiché ho ben diritto a tale porzione dei beni paterni ».
Sorride il Santo, approvando questa semplicità d’animo; ma i genitori e i fratelli minori del contadino, ciò udendo, accorsero in pianto, dolenti più della perdita del bue che di quella del congiunto.
E il Santo li consolò casi: « State di buon animo ecco, vi rendo il bue e vi tolgo il frate ».
Infatti conduce l’uomo con sé, lo veste dell’abito religioso, e lo fa suo compagno particolare, per la grande semplicità.
Ora, quando il Santo stava in qualche luogo a meditare, ogni suo gesto o atteggiamento subito li ripeteva imitandoli il semplice Giovanni.
Se sputava, egli sputava; se tossiva, egli pure tossiva; univa i suoi sospiri ai sospiri ed i suoi pianti ai pianti; se il Santo alzava le mani al cielo, le alzava anche lui, guardandolo con diligenza come un modello, e facendo suo ogni atto. Se ne avvede il Santo, e un giorno gli domanda perché agisca cosi.
Risponde: « Io ho promesso di fare tutto quello che fai tu: perciò mi sarebbe dannoso trascurare qualche cosa ».
Gode Francesco di cosi pura semplicità, tuttavia lo ammonisce dolcemente a non farlo più.
Dopo non molto tempo quel semplice in tale purezza d’animo passò al Signore.
E il Santo proponendone di frequente la vita all’imitazione dei frati, lo chiamava giocondamente, non frate Giovanni, ma santo Giovanni.
Nota che è proprio della pia semplicità vivere sotto le leggi dei più grandi e appoggiarsi sempre agli esempi e agli insegnamenti dei santi.
Chi concederà a un sapiente del mondo imitare con tanto zelo il Santo, che ora regna in cielo, quanto ne aveva quel semplice che cercava di rendersi simile a lui mentre era sulla terra? Che dunque? Dopo aver seguito il Santo in vita, lo precedette nella vita eterna.
 

Bibliografia

Sampalmieri P. Virgilio – Notizie sul castello di Collepino S. Giovanni Armezzano – 1988
Fra Tommaso da Celano “ Vita di San Francesco d’Assisi e Trattato dei Miracoli” Capitolo CXLIII Vita Seconda Parte Seconda – “Di Frate Giovanni il Semplice”
 

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