Castello di San Felice – Sant’Anatolia di Narco (PG)


 

Cenni Storici

Castel San Felice sorge su di un colle isolato nel mezzo della valle del Nera, un antico terrazzo fluviale preistorico, fu un habitat umbro e poi colonia romana.
All’inizio del VI secolo, al tempo di Teodorico, si formò l’Eremo si San Fele: una cella monastica e agricola, attorno ad un oratorio: San Felice.
Fu curtis longobarda, compresa nel Castaldato di Ponte.
Nel secolo XII la colonia agricola si raccolse sull’altura, formando Castel San Felice, feudo del duca Corrado d’Urslingen, come il vicino Narco e Pozzano e fu da lui ceduto nel 1198 a Innocenzo III.
Il Comune di Spoleto approfittò delle lotte fra i due poteri centrali per fortificare il Castello e occuparlo.
Nel 1194 in un momento di fervore politico e religioso fu eretta la chiesa di San Felice.
L’impianto urbano è tipico dei castelli arroccati sulla sommità di un colle e cioè con strade anulari concentriche ed intersecate da vicoli radiali molto ripidi, completamente cinto da mura e con tre porte di accesso.
Lungo questo schema viario si dispone il tessuto edilizio costituito da tipiche case organizzate su due livelli e a cui si accede mediante ripide scale esterne.
Nel livello inferiore della casa è alloggiato il magazzino spesso ricavato nelle pareti dei cavalcavia che servono a collegare le varie case. Oggi molti degli edifici che versavano in uno stato di degrado per abbandono, sono stati adeguatamente ristrutturati.
Tra il tessuto edilizio ben conservato spiccano gli edifici religiosi di San Sebastiano, nei pressi della porta che guarda verso Spoleto, e dell’ex chiesa di San Paolo, sulla sommità dell’abitato.
Lungo la via dell’accesso principale si allineano delle tipiche costruzioni rurali sorte intorno a delle aie lastricate, che costituivano gli antichi annessi agricoli del castello.
Ai piedi del paese sorge il complesso abbaziale di San Felice di Narco, con Chiesa del XII° secolo, uno dei più bei esempi di architettura romanica in Umbria, possente torre campanaria ed edifici monastici annessi, di qualche secolo più tardi.
L’origine risale all’epoca dell’emigrazione di una colonia di eremiti Siriaci, che si sono stanziati lungo la valle del Nera e nel Monteluco di Spoleto.
Nella cripta della chiesa c’è un sarcofago di pietra dove si conservano le spoglie di San Felice, di Mauro suo padre e della nutrice, primi abitatori di questo luogo di culto.
L’intero complesso è stato oggetto di un accurato restauro che ha ripristinato tutti gli ambienti monastici, il cortile, la sorgente miracolosa e la prima grotta eremitica, il tutto da destinare come centro di accoglienza religiosa.
Nei pressi dell’abbazia si trova un ponte medioevale che attraversa il fiume Nera immettendosi nella vecchia strada della Valnerina, poco discosta c’è l’osteria, un tempo usata dai viandanti, attualmente ristrutturata a cura della Comunità Montana della Valnerina.
 

Fonti documentative

http://www.comunesantanatolia.it/

Toscano B., Giacchè L., Ragni B., (1977), L’Umbria. Manuali per il territorio. La Valnerina. Il Nursino. Il Casciano, Roma, Edindustria
 

Nota

La galleria fotografica ed i testi sono stati prodotti da Silvio Sorcini
 

Da vedere nella zona

Abbazia dei Santi Felice e Mauro
 

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