Castello Magalotti – Fiastra (MC)

Cenni Storici

Fiastra (Castrum Flastrae) nel periodo medievale fu il centro politico geografico di una vasta area posta nell’alta valle del Fiastrone.
Fu sede della signoria dei conti Magalotti, il cui capostipite si fa risalire al 1097.
La famiglia esercitava il suo dominio signorile su 4 castelli delle valli del Chienti e del Fiastrone: Fiastra Poggio, Appennino e Macereto, questi ultimi situati tra Visso e Pievebovigliana.
Dei castra di Poggio e Macereto non resta alcuna sopravvivenza architettonica, mentre Appennino e Fiastra presentano tratti formali simili tra loro che evidenziano una linea comune stile costruttivo delle opere di questa famiglia.
Pur avendo il Comune di Camerino ottenuto dal cardinale Fieschi il dominio, almeno nominale, di questa parte del contado sin dal 1240, Magalotto II e Pietro cedono effettivamente i quattro centri fortificati solo nel 1259 dietro il pagamento di 6.100 libbre e l’aggregazione pacifica della famiglia alla nobiltà camerte.
Nello Stato di Camerino Fiastra contribuiva a rafforzare la difesa della frontiera S-W, protetta dall’orografia, insieme ai castelli di Serravalle, Capriglia, Torricchio e Appennino.
Mentre vigilavano il bacino del Fiastrone le rocche di Montalto e Coldipietra, detta la Roccaccia, situate a Cessapalombo sul confine ginesino.
Nella divisione ereditaria del 1429 tra i quattro figli di Rodolfo Varano, Fiastra viene assegnata a Piergentile.
Dopo l’assassinio di quest’ultimo, nel 1433, diviene fino al 1447 possedimento di Francesco Sforza, Marchese della Marca e Gonfaloniere della Chiesa, sotto il dominio del quale furono redatti gli Statuti del 1436, mentre nel 1468 rientrerà di nuovo in possesso dei Varano.
Gli Statuti del castrum, sono tuttora conservati nel piccolo museo comunale.
Gli organi del Castrum erano composti dal Consiglio Generale e dal Consiglio di Credenza che, assieme al Podestà, risiedevano al suo interno.
Al primo spettava il compito di approvare le nomine dei consiglieri di Credenza, del Sindaco Generale, dei Capitani, dei Baiuli (coloro che amministravano la giustizia penale per i reati minori), di un Massaro, colui che era il custode dei beni della comunità, quattro Hominis che avevano il compito di sorvegliare la macellazione del bestiame e la vendita delle carni, dei Viales ai quali spettava l’incarico di sorvegliare le strade, i ponti e le fonti e di numerose altre figure.
Al Consiglio di Credenza invece spettava nominare altri ruoli più marginali ma sempre importanti per la salvaguardia del Castello.
Il Castrum era regolato da statuti ai quali la Comunità si doveva attenere come ad esempio l’obbligo per gli uomini di radersi almeno una volta al mese, di non poter celebrare nozze clandestine e di non poter disporre, per gli uomini sposati, di una concubina.
Inoltre tutti coloro che avevano un’età tra i 15 ed i 60 anni aveva l’obbligo di svolgere la funzione di guardiano per la sicurezza della Comunità, nessun forestiero poteva acquistare o ricevere immobili senza specifica autorizzazione e chiunque voleva ospitare un forestiero doveva darne comunicazione al Podestà e garantire che esso non avrebbe recato nessun danno e fastidio alla Comunità.
La falciatura del fieno non poteva iniziare prima del 24 giugno e la vendemmia prima del 6 ottobre mentre i cereali dovevano essere macinati nel mulino di Fiastra.
Tutte queste regole negli anni vennero riviste e corrette e comunque servirono a rendere efficace e funzionale lo svolgere della vita all’interno del Castello.
Iniziata già all’epoca della dominazione sforzesca la decadenza del castello che tuttavia fu abbandonato solo sotto Giulio Cesare Varano in quanto non più rispondente a particolari esigenze strategico-difensive, nell’Inventario del Ducato (1502), compilato dagli emissari borgeschi di Alessandro VI, Fiastra ancora figura come castello munito.
Il castello di Fiastra, situato su un colle della frazione di Trebbio, era munito da una lunga e possente cinta muraria fortificata, che ingloba anche la chiesa benedettina di S. Paolo, di perimetro superiore a 580 metri, di cui rimane solo il tratto occidentale e due torri cilindriche dimezzate longitudinalmente, munite di feritoie, le quali presentano un accenno di voltatura curvilinea, si sviluppava su una superficie di 21.000 metri quadrati, con sette torri ed un mastio tondeggiante dove al suo interno era ubicata la residenza del Podestà e degli organi di rappresentanza.
L’elemento architettonico più interessante è il mastio, una struttura munita di doppia contraffortatura con una sorta di rozzi beccatelli in due ordini, che rivela all’interno una sala voltata a cupola che stacca direttamente dai muri perimetrali, nel cui spessore si aprono quattro profonde nicchie radiali. Il territorio del comune si estendeva per 6.000 ettari ed era suddiviso in quattro brevi: Brevii Medii (sede del castrum), Brevii Sancti Laurentii, Brevii Campibonihominis e Brevii Canonice, ognuno con una chiesa rurale e con una comunità di fedeli.

Cartellonistica sul posto
 

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