Castiglion dell’Abate – Umbertide

L’alta torre svetta sul cucuzzolo della ripida collina

 

Cenni Storici

Costruito sopra un colle isolato a 3 chilometri da Umbertide, verso Monte Corona, sembra che il toponimo abbia avuto questo nome in quanto vi nacque san Savino (morto nel 1190), abate camaldolese ed eremita. In qualche documento è chiamato anche Castiglioncello.
Sin dal 1210 si ha notizia di una chiesa dedicata a Santa Maria eretta nelle vicinanze del castello e l’imperatore Ottone IV (1182 ca-1218) nello stesso anno assegnò alle sue pertinenze il monastero di San Salvatore di monte Acuto.
La ripida china, verso sud, è detta della Giana in quanto una leggenda racconta che una monaca di nome Giana, avendo commesso un peccato, fu fatta rotolare giù dentro una botte con chiodi, come il generale romano Marco Attilio Regolo.
Nel maggio 1297 il Consiglio dei priori di Perugia deliberò la ricostruzione delle mura castellane lasciando una sola porta d’accesso e chiudendo tutte le altre.
Il 15 novembre 1351 Giovanni Gabrielli di Gubbio, con un contingente militare composto da 400 cavalli e 500 fanti, devastò tutto il territorio perugino confinante con la sua città.
Pochi giorni dopo (20 novembre), con lo stesso esercito, raggiunse Fratta e bruciò tutto il borgo.
L’11 dicembre Perugia elesse Andrea Salamoncelli di Lucca capitano generale della guerra contro Gubbio che riprese il castello dopo un lungo ed estenuante assedio.
Il 20 agosto 1352 si arrivò alla pace tra Gubbio e Perugia.
Nel 1376 al castello di Civitella Benazzone fu concesso di tenere un mercato al quale potevano partecipare gli abitanti di altri determinati castelli, tra cui Castiglione.
Nel 1389 i magistrati perugini deliberarono la costruzione di una rocca per difendere la località dalle numerose compagnie di ventura che imperversavano in Umbria tra cui quelle di Giovanni di Azzo degli Ubaldini e di Giovanni Acuto.
L’alta torre che tuttora svetta verso il cielo è ciò che resta ancora di quella rocca. Sei anni dopo gli fu assegnato un castellano e nel 1396 i priori decretarono che gli stessi abitanti dovessero stanziare 60 fiorini per il rifacimento delle mura, così come avvenne nel 1408.
Tra il 1446 e il 1463, però, le famiglie residenti vennero esentate dal pagamento della metà della tassa sul “focatico” in quanto ancora impegnate nell’opera di ricostruzione.
Nel 1477 fu unita a Castiglione la località di Pieve di Cicaleto. Nel 1489 Bertoldo Degli Oddi e Agamennone degli Arcipreti, in lite con i Baglioni, cacciati da Perugia si riversarono nel contado con 300 fanti occupando diversi castelli tra cui Castiglione.
Si diressero anche verso Umbertide tentando invano di conquistarla. I Baglioni, però, non dettero tregua ai loro avversari incalzandoli con un poderoso esercito che recuperò tutte le posizioni strategiche.
Sospettati di aver parteggiato per gli Oddi, “dodici uomini primari” del castello furono spediti a Perugia per cercare di discolparsi dalle accuse, inutilmente.
Perugia inviò Niccolò Coppoli il quale, insieme a Camillo Vitelli (Città di Castello, 1459-Circello, Benevento, 1496), genero di Rodolfo Baglioni, e a due squadre di guastatori di Perugia e Città di Castello, portarono a buon fine la missione salvando solamente la torre.
I soldati non risparmiarono nemmeno l’abbazia di Monte Corona, la spogliarono degli arredi più ricchi e vistosi, devastarono col fuoco i locali dei monaci. Libri e manoscritti antichi, custoditi negli archivi, furono parte trasferiti dagli Oddi alla Rocca di Spoleto, parte bruciati dai partigiani dei Baglioni.
Nel 1880 il marchese Filippo Marignoli (Spoleto, 1809-1898), senatore del Regno nel 1876, proprietario dal 1871 della tenuta di Monte Corona acquistata dal conte Giuseppe Manni, progettò il recupero di Castiglione, ma l’opera non venne attuata.
Per oltre sessant’anni la proprietà rimase ai Marignoli attraverso il figlio Francesco (Spoleto, 1861-Montecorona, 1900) sposato nel 1882 con Flaminia Torlonia (Firenze, 1860-Roma, 1918).
Dopo diversi passaggi di proprietà il castello è stato acquistato nel 1985 dalla famiglia di Leonetto Leonardi, figlio del celebre scultore Leoncillo (Spoleto, 1915-Roma, 1968), il quale insieme alla moglie Anna Rita Rubolini, ha provveduto a un interessante recupero.
Al momento la costruzione non è visitabile se non su consenso dei proprietari che vi abitano e in fondo alla collina la strada è chiusa da una sbarra.
 

Fonti documentative

Castelli Fortezze e Rocche dell’Umbria di Daniele Amoni Edizioni Quattroemme 2010
 

Da vedere nella zona

Abbazia di San Salvatore di Montecorona
Eremo di Montecorona
 

Mappa

Link alle coordinate

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>