Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Monteleone d’Orvieto (TR)

La chiesa conserva una meravigliosa tavola di scuola di Pietro Vannucci detto “Il Perugino“.

 

Cenni Storici

La chiesa parrocchiale all’interno delle mura del castello di Monteleone, si presume sia stata edificata in concomitanza del castello (1053) o pochi anni dopo per soddisfare le necessità spirituali della comunità che vi si era insediata.
Nelle “Rationes Decimarum” del 1295 si fa menzione della Pieve Parrocchiale di Monteleone indicando le decime che alla stessa si dovevano corrispondere; ciò significa che a quella data era già da tempo esistente.
Da una carta topografica del 1500 si deduce la sua collocazione, che è quella attuale.
La Chiesa parrocchiale, centro della vita del castello sin dai primi anni della sua esistenza, aveva, un tempo molto lontano, portici di fronte e di lato.
L’edificio di culto, quando venne costruito aveva una sola navata di modeste dimensioni priva di abside ed era distante dalle mura castellane 10 metri e alla stessa distanza lateralmente vi erano le abitazioni.
Durante il 1200 e il 1300 la chiesa fu ampliata, ma non avendo spazio in lunghezza venne ampliata ai lati.
Intorno al 1300 infatti sorsero due cappelle addossate alle pareti della Chiesa e comunicanti con la medesima mediante un’ apertura ad arco: la cappella dell’Annunziata a sinistra e del Sacramento a destra.
In seguito, sempre alla stessa maniera, sorsero altre due cappelle: del Rosario e del Crocifisso.
Ogni cappella era officiala da un Sacerdote cappellano ed era dotata di un beneficio o rendita per il mantenimento del Sacerdote cappellano.
Cosi la Chiesa risultò formata da una navata centrale e da quattro cappelle laterali.
Era ormai opportuno arricchire l’altare maggiore con una bella tavola come era la moda di quei tempi.
Questa tavola da apporre dietro l’altare maggiore fu ordinata al maestro Pietro Vannucci che in quel periodo stava dipingendo nella Collegiata di Castel della Pieve.
Il Maestro disegnò una composizione raffigurante la Madonna in trono con a lato i SS. Protettori Pietro e Paolo nella lunetta superiore Cristo che risorge dal sepolcro con festa di Angeli; per ragioni di risparmio o perché il maestro era oberato da impegni, l’esecuzione dell’opera fu assunta da Giacomo di Ser Guglielmo da Castel della Pieve, uno degli allievi del grande pittore.
La data si deve collocare intorno al 1515.
Dal 1300 in poi sorsero le Confraternite, associazioni a scopo di culto; ciascuna di esse eresse la propria Cappella e si scelse un proprio cappellano che curasse le funzioni religiose.
Alla fine del ‘400 esse avevano assunto proporzioni consistenti con notevoli possedimenti e rendite.
Da documenti precisi risultano esistenti: la Confratemita del SS.mo Sacramento, del SS.mo Crocifisso, della SS.ma Annunziata, della Buona Morte o Suffragio.
Esistevano anche due Confraternite di assistenza: la Confraternita di S. Rocco con un lazzaretto e di S. Giuseppe con un piccolo ospedale situato ove ora sono sistemati gli uffici comunali.
La Confraternita del Crocifisso agli inizi del ‘500 aveva costruito la sua Chiesa fuori le mura con un bel dipinto a fresco sull’altare maggiore e casa annessa per il custode.
La Parrocchiale fu ampliata nel 1636, come si rileva da una data scolpita insieme allo stemma civico sulla facciata.
Agli inizi del 700 fu arricchita di un bellissimo altare barocco in legno intagliato e dorato e un coro di notevole pregio.
Il 25 settembre 1600 con la Bolla Pontificia “in supereminenti” fu istituita la nuova Diocesi ed eretta in Cattedrale la Collegiale di Castel della Pieve che da allora si chiamò Città della Pieve.
La nuova Diocesi fu motivala da ragioni politiche e pastorali.
Fu Diocesi immediatamente soggetta alla S. Sede e risultò da una fascia di territorio di confine con il Principato Toscano ed il territorio di Siena, dal Monte Amiata fino a Cortona.
I territori di Monteleone, Salci, Trevinano e Piazze furono smembrati dalla Diocesi di Chiusi ed aggregati alla nuova Diocesi.
Nella successiva Bolla “Super Universas”, si parla sempre di Chiesa Priorale e del Priorato del Castello di Monteleone quindi di una Collegiata di fatto anche se non di diritto.
La Parrocchia fu eretta in Vicaria.
Da un documento dell’anno 1612 sappiamo che il collegio dei preti di Monteleone era cosi composto: Priore, quattro cappellani della Chiesa Parrocchiale, tre cappellani delle Confraternite, quattro cappellani delle borgate Perumpetto, S. Maria Maddalena, Colle Alto e Basso, S. Lorenzo, residenti a Monteleone.
Verso la metà del ‘600 dopo il saccheggio operato dai Fiorentini, la Chiesa fu ulteriormente ingrandita occupando lo spazio del portico della facciata per collocarvi l’organo.
In quest’epoca era stata già costruita la Chiesa di S. Antonio con casa annessa per il Cappellano, nella quale poi s’insediò la Confraternita del Purgatorio.
Nel 1750, forse in occasione dell’Anno Santo, fu iniziata la facciata, che tuttora esiste, in mattoni cotti nelle locali fornaci, in uno stile del tardo rinascimento tendente al barocco.
Nel 1753 vi fu collocarono organo nuovo.
In tale occasione il Priore Berardi, piegarese, donò alla Collegiata sette lampadari, acquistati alla vetreria di Piegaro.
Il Priore Cherubini, succeduto al Priore Berardi, riuscì ad ottenere l’erezione canonica della Collegiata e riuscì anche a realizzare un progetto ambizioso che aumentasse il prestigio della nuova Collegiata: ottenne dalla “Custodia Apostolica” il corpo di un Santo Martire, S. Teodoro.
Il venerato corpo, composto in un’urna di legno dorato, fu condotto a Monteleone da Roma, ove giunse il 17 dicembre 1778 e fu accolto con grandi manifestazioni di giubilo e di devozione.
Per una degna custodia delle Spoglie fu ampliata la Chiesa e venne creato l’abside.
Fu costruito un alto sperone in mattoni che sorgeva dalle mura castellane non più ricostruite dopo il saccheggio operato dai Fiorentini nel 1643.
Sopra questo basamento si costruì l’abside con a lato le due cappelline dell’Annunziata e del Sacramento, l’altare fu addossato alla parete di fondo, sotto l’altare fu posto il corpo di S. Teodoro, sopra l’altare la tavola Peruginesca.
Per ulteriore abbellimento, dietro l’altare della Cappella del Rosario, fu collocata una bella tela del Nebbia, un buon pittore orvietano, raffigurante la Madonna col Bambino in trono ed attorno i quattordici misteri del Rosario, nella Cappella dell’ Annunziata una tela raffigurante l’Annunciazione e, nella Cappella del Crocifisso, una tela raffigurante la Deposizione.
Costruendo la facciata si era anche tenuta presente l’erezione del campanile nello stesso stile.
Ne fu iniziata la costruzione e verso il 1815 il lavoro fu ultimato; successivamente, nell’anno 1817 fu collocato “Il Campanone“, la grande campana dal suono assai melodioso, fusa a Montevarchi da Giovanni Mugnai ed ordinata dal Priore Foppiani, dedicata a G. Cristo Salvatore e alla Madonna.
Alle spese contribuì in parte il governo Pontificio.
Verso il 1835 furono iniziati i lavori di rifacimento della Collegiata; furono eliminate le quattro cappelle laterali ricavando le due navate laterali.
La navata centrale fu alzata al di sopra dei tetti delle due navate laterali onde ricavarne una serie di finestroni per fornire abbondante luce.
Ai lati del presbiterio furono ricavate due cappelline, del Sacramento a destra e dell’Annunziata a sinistra e il presbiterio fu sopraelevato e sotto vi fu creata la cripta per ricevere il corpo di San Teodoro.
Furono inoltre aggiunte altre tre campane.
La struttura resistette bene anche al terremoto del 1861.
Con la legge 15 agosto 1867 furono incamerati dallo Stato Italiano i beni delle Confraternite e delle Associazioni religiose non riconducibili ad Enti di Culto e questo nel tempo causò di fatto il motivo per cui si estinse la Collegiata in quanto venne meno il collegio dei canonici non essendoci più per essi i necessari mezzi di sostentamento.
Nel 1910 fu eletto Priore D. Francesco Petrucci il quale giudicò necessario procedere a lavori urgenti di restauro ed abbellimento.
Il pavimento in mattoni era sconnesso e consumato; fu rifatto ex-novo in mattonelle di cemento decorato, opera eccellente per quei tempi.
Da valenti stuccatori furono costruiti gli altari in gesso e la cornice della tavola Peruginesca.
I Tritini, bravi artigiani locali del legno, eseguirono le panche, i confessionali, le balaustre dell’orchestra e del presbiterio ed il bussolone alla porta d’ingresso.
Nel 1928 fu decorata dal bravo pittore Ascanio la cripta di S. Teodoro che più tardi fu corredata di un cerotto eseguito da Gilberto Tritini.
Successivamente si rese necessario provvedere a riparare i danni procurati dalla guerra, per cui furono restaurati il tetto ed il campanile gravemente danneggiati.
Nel 1955, a lavori ultimati, si celebrò una solenne festa unitamente alla festa di S. Teodoro ed in quella occasione fu presa la decisione di celebrare la festa di S. Teodoro ogni cinque anni invece che ogni venticinque, come si era usato fino ad allora.
Fu rifatto il pavimento che, a causa dell’umidità, si era rigonfiato in più parti.
Ora la Chiesa Collegiata è il gioiello del piccolo paese, ma soprattutto è l’espressione della religiosità e la testimonianza di fede e di amore del meraviglioso popolo di Monteleone.
 

San Teodoro martire Patrono di Monteleone

Il Santo Martire Teodoro proviene dalle Catacombe di S. Ponziano in Roma.
Il corpo era stato rinvenuto con i segni indicanti il martirio e il monogramma “Xto” (sacrificato a Cristo) col nome proprio “Teodoro”, noto pertanto nel nome e nella grandezza, anche se è ignoto il tiranno sotto cui ha subito il martirio.
Il trasporto da Roma a Monteleone di Orvieto risale al 1778, tenacemente voluto dal Priore Cherubini che desiderava ardentemente la presenza del corpo di un martire nella Collegiata dei SS. Pietro e Paolo e fortunatamente propiziato dal prestigio dell’allora Vescovo di Città della Pieve Mons. Mancini.
Il sacerdote Pozzi scelto perché si prendesse cura di far rivestire le sacre ossa e di preparare l’urna che potesse custodirle, poté scrivere: “Terra monteleonese veramente fortunata“.
Il corpo fu deposto nell’Urna e sigillato dal custode dei corpi dei SS. Martiri, D. Filippo Tojetti, con i sigilli del Cardinale Colonna.
Nel dicembre del 1778, prima esposto alla pubblica venerazione nella Chiesa di S. Nicolò dei Lorenesi, poi tra tante difficoltà legate alla particolarità del carico, alle cattive condizioni atmosferiche, alle strade dissestate, intraprese il suo viaggio verso Monteleone di Orvieto, passando per Baccano, Ronciglione, Montefiascone, attraverso il fiume Paglia e l’Osteria Nuova.
A Orvieto erano pronti dei volontari Monteleonesi per portare il Santo a spalla; era il primo incontro con i rappresentanti della cittadinanza monteleonese.
Dopo una breve, sosta alla Maestà di Ficulle, sempre trainato dai cavalli, il corpo del Santo attraversò il Ripignolo.
Il 17 dicembre 1778 l’Urna era a Monteleone di Orvieto, accompagnato da una grande folla in processione.
Deposta davanti all’altare maggiore per la venerazione dei fedeli.
Solo in tempi molto recenti ha trovato la sua definitiva destinazione nella sua cripta.
Non sono mancati grazie e prodigi, tuttavia il prodigio peculiare è legato alla pioggia; infatti S. Teodoro veniva invocato per far cessare la pioggia dannosa e veniva portato fuori per implorare la desiderata pioggia.
La festa inizialmente celebrata la 2° domenica di Maggio e i due giorni seguenti, venne poi portata alla 4° domenica di Maggio come è tuttora.
Ogni cinque anni viene celebrata con particolare solennità.
 

Fonti documentative

F. Corgna – Monteleone d’Orvieto storia del paese, delle chiese e della vita sociale e religiosa – 2004
Cartellonistica in loco
 

Da vedere nella zona

Castello di Monteleone
Chiesa del Crocefisso
 

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