Chiesa della Santissima Trinità o di Sant’Amanzio – Vitorchiano (VT)
Cenni Storici
Superata Porta Romana, sulla sinistra si incontra la chiesa della Santissima Trinità o di Sant’Amanzio con annessa la ex Chiesa di San Carlo, ornata da una finestra istoriata.
L’erezione di una nuova chiesa dedicata alla Santissima Trinità sul luogo di un edificio preesistente, fu deliberata dal consiglio comunale di Vitorchiano nel 1476.
Per far fronte alle spese di costruzione, si utilizzò l’introito delle gabelle di tre anni.
Aspetto esterno
Edificata in peperino, ha la facciata a capanna con al centro un rosone invetriato e istoriato, ove è raffigurata, in maniera stilizzata, la Vergine che schiaccia il serpente sotto il quale è il portale di accesso.
Si accede alla chiesa attraverso una scalinata.
Il portale di ingresso rinascimentale con stipiti scanalati, è sormontato da un architrave anch’esso scanalato, sopra à lunetta con ghiera leggermente strombata che presenta agli angoli due piccoli fiori in peperino, si scorgono tracce di affreschi, ma il pessimo stato di conservazione non ne permette la lettura.
Il portone in legno è diviso in specchiature di differente grandezza.
A fianco si trova il portale di ingresso di quella che prima era la chiesa di San Carlo, nella quale si radunavano i confratelli della Pia Associazione San Carlo, sull’architrave si legge l’iscrizione:
SOCIET SAN CAROLI.
Il campanile, di stile romanico, è stato incorporato alla chiesa in un secondo momento; è di pianta quadrata, ha due ordini di finestroni monofori con arco a tutto sesto e pronunciate trabeazioni orizzontali che spartiscono i volumi in maniera armonica.
Interno
L’interno è costituito da un unico ambiente con l’aggiunta di una piccola navata laterale sinistra, che è quel che rimane della inglobata chiesa di San Carlo.
La copertura è a capriate con profondo presbiterio rialzato che presenta in alto una finestra ovale, con l’arco di ingresso messo in evidenza da conci in pietra. Nella navata laterale sinistra si trova un’urna reliquario in legno dorato ascrivibile al XVII secolo, realizzato e firmato da Keayter Federico, che contiene le spoglie di Sant’Amanzio; la sostengono due angeli, a grandezza naturale, con grande apertura d’ali che assumono posizioni differenti.
Gli spigoli dell’urna sono delimitati da grandi volute sulla cui sommità hanno origine delle cornucopie.
La copertura dell’urna è rialzata rispetto a queste ultime e decorata con alta cornice a festoni e al di sopra ancora volute riunite sotto una corona.
Il sostegno in basso, scolpito in un unico pezzo rappresenta nubi su cui si affacciano dei cherubini.
All’interno dell’urna reliquario è conservato il corpo di Sant’Amanzio, disteso di lato su un cuscino, con la testa appoggiata su una mano, mentre nell’altra tiene la palma della resurrezione.
Il Santo indossa abiti regali, rosso e oro, e ha la testa coronata da una ghirlanda di fiori.
Davanti a lui una spada distesa e l’urna di vetro contenente le reliquie.
In alto, esternamente, in lettere di stoffa dorate è la scritta: CORPUS S. AMANTIIM.
Nella parete di fondo della navata laterale sinistra è collocato un altare a edicola, dedicato a San Michele Arcangelo, costituito da due colonne di finto marmo rosso con rilievi di rami di rose che sostengono un timpano spezzato, al centro del quale è una specchiatura con il simbolo Eucaristico, sorretta da volute laterali. In basso due putti sorreggono un cartiglio a volute.
In alto è una lunetta modanata che presenta al centro un volto di cherubino.
La mensa è decorata molto semplicemente con specchiature di marmi diversi.
Al centro dell’altare è collocata la tela del XVII secolo raffigurante San Michele Arcangelo che uccide il drago.
La tela è una copia del San Michele di Guido Reni nella chiesa dei Cappuccini a Roma.
Accanto sulla destra dell’altare, nel luglio del 2013 è stata collocata a su un piedistallo in peperino la statua di Santa Rita da Cascia, di moderna fattura, posta oltre gli archi a tutto sesto che delimitano la navata laterale della chiesa.
Sulla parete sinistra sono visibili dei lacerti di affresco caratterizzati da riquadrature con delle zone tinteggiate di rosso pompeiano.
In alto è posto un affresco raffigurante la Madonna col Bambino della fine del XVI secolo o degli inizi del successivo, di ambito viterbese; pare sia stato asportato da un’altra chiesa e collocato nell’attuale sede, dopo aver operato un rifacimento della parete.
L’affresco è in cattivo stato di conservazione tanto che alcune zone di colore sono cadute e sono visibili le incisioni dei contorni, eseguite per il disegno preparatorio, precedente all’applicazione del colore.
Sulla parete laterale sinistra è un pulpito in peperino del XIV secolo di ambito viterbese; ha forma esagonale ed è sorretto da strutture in ferro addossato a una delle tre colonne della chiesa che delimitano la navata laterale.
È caratterizzato da specchiature su cui sono scolpiti, a bassorilievo, degli archetti trilobi a sesto acuto.
Nella terza specchiatura da sinistra è il simbolo dell’Eucarestia.
Sempre lungo la navata sinistra è collocata la statua del Sacro Cuore di Gesù con le braccia aperte, sulle cui mani sono visibili le stimmate; al centro del petto è il cuore raggiato d’oro.
Tramite una scalinata in peperino si accede al presbiterio, rialzato e presenta al centro l’altare in peperino caratterizzato dalla diversa fattezza delle basi su cui poggia: a destra è presente un bassorilievo con tre figure, forse rappresentazione stilizzata dell’Ultima Cena, mentre a sinistra è costituito da un fusto di colonna con capitello quadrangolare, decorato da volute e semplice cornice circolare alla base, che fa parte del materiale di scavo ritrovato dietro l’abside della chiesa. Il presbiterio ha le pareti in pietra ad eccezione della volta a botte che è in stucco.
L’abside a sezione quadrangolare, è decorata semplicemente da un oculo che permette alla luce di entrare.
Addossato alla parete absidale, è un tabernacolo in peperino del XIII secolo, di scuola viterbese, poggiante su una colonna, anch’essa in peperino. La base è dentellata, due colonnine, scolpite in bassorilievo con capitello a foglie d’acanto, sorreggono un arco trilobo gotico molto segnato, nelle cui rientranze sono impressi motivi floreali ed è coronato dal finale di un timpano con dentellatura curva.
Di fianco si trova una testa di putto in peperino del XVII secolo, di scuola viterbese.
La scultura a tutto tondo, mutila del resto dell’opera di cui doveva far parte, presenta le classiche caratteristiche delle immagini infantili molto usate nel Seicento, soprattutto nelle decorazioni.
A destra è un Crocifisso del XVI secolo di ambito viterbese, in legno e a grandezza naturale.
Sulla porzione di parete alla destra del presbiterio una tela, di recente fattura, raffigura la Vergine, con la veste bianca, il mantello azzurro e il capo circondato da una corona di stelle; è in piedi sulla sfera terrestre mentre schiaccia il serpente; alle sue spalle, la mezzaluna che sprigiona un’aura di luce.
Accostato alla parete laterale della chiesa è il fonte battesimale, dietro sono visibili dei lacerti di affresco caratterizzati da riquadrature con delle zone tinteggiate di rosso pompeiano che corrono, in basso, lungo tutte le pareti laterali.
A seguire è collocata la tazza circolare che probabilmente doveva essere l’acquasantiera della primitiva chiesa; la tazza baccellata e con profonda scanalatura che corre parallela al bordo a sezione semicircolare, proviene dagli scavi fatti all’esterno e sul retro della chiesa.
Nella terza nicchia della parete destra, intitolata alla madonna del Rosario, è custodita una tela raffigurante la Madonna in trono col Bambino e Santi, del 1560, come attesta la data riportata sul cartiglio.
La Vergine in trono circondata dalle Sante Barbara, Caterina d’Alessandria, Margherita e La Maddalena, mentre in basso, in ginocchio con i canonici abiti domenicani sono San Domenico e Santa Caterina da Siena.
Ai suoi piedi è un’iscrizione latina:
BEATE VIRGINI/ DIV// BARBARE MARGAR// CATHERINE ET MG// DICATUM MDLX.
In alto due angeli incoronano la Vergine.
L’opera è caratterizzata dall’utilizzo di pochi colori principali, come il rosso, il nero e il giallo, con tonalità molto scure.
In condizioni non ottimali, l’opera ha subito tagli sia nella parte alta che nella parte bassa.
Il quadro risulta rifatto nella parte inferiore; infatti anche lo stile delle due figure di Santi inginocchiati sembrano posteriori di almeno un secolo, ed assomigliano a quelle stesse della tela della Madonna con Bambino in trono nell’Auditorium Comunale.
Nella seconda nicchia della parete destra è una tela raffigurante la Morte di San Giuseppe, ascrivibile alla fine del XVIII e attribuibile a Domenico Corvi.
La scena vede al centro il corpo disteso di San Giuseppe con al lato destro la Vergine e a quello sinistro Gesù che sta benedicendo il padre putativo, sulla cui testa si libra la Colomba dello Spirito Santo.
Chiude la parete destra una nicchia affrescata da Valentino Pica, unica sua opera finora identificata, realizzata nel 1514.
La cappella è decorata a trompe-l’oeil con paraste ornate da capitelli a foglie larghe ed architrave con decorazioni classicheggianti.
Al centro della nicchia, entro un’aula con colonnato che sfonda la parete creando profondità, è rappresentata l’Annunciazione.
La scena è inscritta entro un’arcata realizzata a trompe l’oeil che presenta l’intradosso e i pennacchi decorati da motivi classici.
Al centro è la Vergine in preghiera davanti ad un leggio di fronte alla quale è sceso l’Arcangelo Gabriele.
In alto una schiera di cherubini tra le nuvole assiste alla scena, mentre discende sul capo della Madre di Cristo la colomba dello Spirito Santo.
In alto, entro una quadratura realizzata a trompe-l’oeil, è il baldacchino, sorretto da angeli stanti su nubi, sotto il quale è la figura del San Giovanni Battista che ha accanto due angeli reggi cortina.
Fonti documentative
Informazioni fornite dalla brava guida Chiara Zirino
http://vitorchiano.artecitta.it/
https://reteimpresevitorchiano.it/
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.