Chiesa di S. Michele Arcangelo – Giomici di Valfabbrica (PG)


 

Cenni Storici

Adiacente al castello si trova la parrocchiale di San Michele Arcangelo, sorta intorno al 1154.
La storia della chiesa è strettamente legata alla storia della città di Gubbio da cui dipendeva il castello.
Fu edificata entro le mura grazie ad una donazione dei Conti di Coccorano in sostituzione di due chiese, San Marcello Papa, allora parrocchiale, e di San Biagio entrambi fuori dalle mura e andate in rovina.
La dedica a San Michele Arcangelo è probabilmente legata alla tradizione longobarda di intitolare le chiese all’Arcangelo guerriero protettore della fede cristiana.
Nell’anno 1802, la parrocchia contava fuochi 19 con 163 anime.
La chiesa originale si sviluppava contigua alla cerchia delle antiche mura, l’accesso era però laterale all’interno del Castello accanto alla porta, infatti ancora si legge, a destra della stessa, la tamponatura dell’apertura ad arco acuto con sopra la finestra che illuminava l’interno con tipico orientamento ovest-est.
Nel 1937 l’aula della chiesa raggiunse l’attuale forma rettangolare e fu creata una facciata esterna in linea con il muro castellano, coronata da un piccolo campanile “a vela” con due campane, le vecchie furono trasferite nella chiesa della Barcaccia; sulla nuova facciata fu aperta una nuova porta di accesso disposta verso valle.
La chiesa venne innalzata a titolo di Pieve e fornita di un Fonte battesimale, ciò comportò il pagamento del “quartesimo“, un pagamento annuo che le famiglie dovevano versare al curato per il privilegio.
La chiesa, come era usanza, è stata luogo di sepolture dei defunti della famiglia Vagni; questa consuetudine fu abolita nei primi dell’800 quando con la promulgazione dei codici napoleonici, venne fatto divieto di seppellire i defunti all’interno dei luoghi di culto creando appositi cimiteri al di fuori degli abitati.
Le pitture votive interne sono opera di artisti viandanti della scuola umbra del XV secolo.
La chiesa è regolarmente officiata e si celebra la messa nei giorni festivi e nelle altre ricorrenze.
 

Aspetto esterno

La chiesa dai primi decenni del novecento, ha un ingresso che si apre dall’esterno delle mura castellane mentre in origine il suo ingresso era alla sinistra entrando dalla porta del castello.
L’ingresso è rialzato di tre gradini per superare il dislivello dal piano di calpestio; la facciata in pietra ha un portale squadrato sovrastato da una bifora che a sua volta ha al disopra un’apertura a croce.
Il tetto è a capanna culminante con una croce in ferro.
Il campanile è a torre con due aperture ad arco per ogni lato ed è posizionato nella parete d’altare all’interno del blocco degli edifici addossati alla chiesa.
In esso sono alloggiate quattro campane, il tutto realizzato con il concorso dei parrocchiani al tempo del parroco don Francesco Rosati.
 

Interno

L’ambiente interno è ad aula unica con un soffitto costituito da formelle lignee dipinte, appoggiate su un telaio.
L’aula ha subito un cambio di orientamento dal momento che è stata costruita la porta di accesso sulla vecchia parete di sinistra.
La chiesa conserva su due pareti interessanti frammenti di affreschi; almeno tre di questi affreschi (un’Annunciazione, un S. Michele Arcangelo ed un S. Sebastiano) sono attribuiti al noto pittore Matteo da Gualdo (1480ca.).
Sopra la nuova (attuale) porta di ingresso, circa ottanta anni fa, è stato realizzato un coro ligneo a balcone; per collocare adeguatamente questo coro fu necessario asportare la parte superiore di un affresco collocato sul lato sinistro della parete d’ingresso, raffigurante S. Michele Arcangelo; la parte recuperata e restaurata di questo affresco è ora visibile a destra dell’altare.
Nella parete destra, accanto all’ingresso, si trova un antico fonte battesimale in legno e accanto una statua di Sant’Antonio abate; subito dopo, ove era, l’antica porta di accesso ad arco ogivale, si incontra una nicchia dove, su un piccolo altare, è collocata una “Madonna” copia di una nota opera del pittore eugubino Ottaviano Nelli.
Il presbiterio è rialzato di un gradino e all’interno dello stesso nella parete sinistra si trova un affresco staccato raffigurante la parte superiore di S. Michele Arcangelo attribuito a Matteo da Gualdo (1480ca.), residuo dell’affresco rovinato dal posizionamento del ballatoio che ha lasciato nella parete la parte inferiore con le gambe ed i piedi che schiacciano il demonio.
Nella parete d’altare campeggia al centro una cornice maiolicata in ceramica policroma attribuita al famoso ceramista Antonio Biagioli, di Gualdo Tadino detto “il Monina“.
Il solenne manufatto di stile robbiano, unico nella sua dimensione (misura massima cm. 280×450), presumibilmente fu realizzato a cura della Confraternita del SS. Sacramento, riconosciuta dal Vescovo di Gubbio ed installatasi nella chiesa di Giomici nel 1601.
La cornice maiolicata accoglie al suo interno una modesta tela del seicento, copia del S. Michele Arcangelo del Guido Reni, il cui originale è conservato nei Musei Vaticani a Roma.
La composizione decorativa, più pagana che sacra, è un autentico simbolo della fertilità della terra e della fecondità della vita, la decorazione è costituita da ortaggi e frutta e campeggiata in alto da una figura femminile che rappresenta “Madre Natura” o “L’Abbondanza“.
L’opera è un’eccezionale testimonianza di quanto di importante veniva realizzato nel Seicento dalle fabbriche di ceramica di Gualdo Tadino.
Ai lati di quest’opera si trovano due nicchie dove nel 1873 furono collocate due statue di gesso dedicate a San Giuseppe (a destra) ed a Maria Immacolata (a sinistra); sotto le nicchie, su due eleganti cartigli, sono ricordati i nomi di coloro che dedicarono le edicole e precisamente: Enrico Vagni e Demetria Vagni Maiolica.
La parete di sinistra, che in origine era l’antica parete d’altare, presenta una serie di affreschi la maggior parte dei quali danneggiati in diverse parti, le prime due figure rovinati dalla cinta in giù per l’apertura di una porta.
Partendo dalla parete d’altare troviamo un Sant’Ansano raffigurato con una trachea in mano, invocato per malattie ai bronchi e alle vie respiratorie; la seconda figura dimezzata è una Madonna in trono con Bambino; segue S. Atanasio in cattedra quale Santo protettore di Giomici.
Sopra una nicchia contenente la statua di Gesù che mostra il suo Sacro cuore, posizionata su un’ara sacrificale romana trovata nei pressi di Giomici, si trova un affresco molto rovinato raffigurante San Sebastiano.
Subito accanto una Madonna del latte e un altro Santo forse Sant’Agostino; segue un’altra Madonna del latte molto rovinata con alla base due committenti.
L’affresco accanto ben più grande rappresenta un’Annunciazione con Dio benedicente in alto a sinistra e a fianco San Sebastiano tutto questo gruppo è attribuito a Matteo da Gualdo.
Prima della parete di fondo i resti di un Santo non riconoscibile con tunica nera e libro in mano.
Sotto il coro ligneo, nella parete di fondo, si denotano due specchi con due figure affrescate, nel primo specchio forse una Madonna in trono affiancata da una figura di Santo non identificabile, nel secondo i resti della parte inferiore di San Michele Arcangelo tagliato per l’inserimento del coro la cui testa e le ali sono nel quadro del presbiterio sopra descritto.
 

Fonti documentative

Daniele Amoni – Castelli Fortezze e Rocche dell’Umbria – Quattroemme 2010
G. Bensi – Il Castello di Casa Castalda e la sua Pieve – 1974

http://valfabbrica.infoaltaumbria.it/Scopri_la_Citta/Dintorni/Giomici/Chiesa_di_Giomici.aspx

http://www.comune.valfabbrica.pg.it/

 

Mappa

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