Chiesa di San Giacomo – San Giacomo di Spoleto (PG)

La chiesa è stata riaperta dopo il crollo avvenuto durante i lavori di restauro nel novembre 2010. Per fortuna è stato fatto un lungo ma attento lavoro che ha riportato la chiesa e le meravigliose opere contenute al primitivo splendore.

 

Cenni Storici

Già esistente nel XIII secolo, costruita lungo la via che da Spoleto si snodava verso nord alla volta delle Fonti del Clitunno, strada che assunse un interesse del tutto primario con l’abbandono dell’antico diverticolo romano che correva, sempre nella pianura, ma più ad ovest, costituisce il nucleo intorno al quale è sorto il più recente abitato e il castello quattrocentesco.
Vi era accanto una struttura ospedaliera nota sin dal 1291, quando fu aggregata al ben più importante Ospedale della Stella di Spoleto.
Fu profondamente trasformata nel 1568 quando il parroco, don Felice Mansueti da Cascia fece costruire le due navate laterali in aggiunta alla primitiva struttura del tempio, ad unica navata.
La facciata aveva all’epoca due porte, in luogo delle attuali tre, come ricordato dal Castrucci nella visita pastorale del 1651.
Il 23 novembre 2010, mentre erano in corso i lavori di restauro, la navata centrale è crollata, dopo quasi sei anni, il 6 novembre 2016, la chiesa è stata riaperta al pubblico con i magnifici affreschi tornati all’antico splendore.
 

Esterno

La facciata è costruita ricostruita con lastre di pietra bianca, è ornata da tre portali sovrastati da altrettanti loculi, nel portale centrale è un angelo e si legge la data 1589, nella cartella del fregio si legge l’iscrizione, probabilmente già esistente nel portale romanico:
PER HAS FILII INGREDIMINI PORTAS: QUIA/FORIS CANES, HIC IN FIGURIS, CETEREQUE REMANENT PARES.
Interno
L’interno è a tre navate, nel muro della controfacciata, ove ora è l’organo, un tempo erano visibili affreschi del XIV secolo.
L’altare della prima cappella a sinistra è andato distrutto a seguito dell’apertura del corridoio che collegava la chiesa all’oratorio.
Nella seconda cappella della navata di sinistra la Madonna del Rosario con Bambino e sotto un gruppo di Santi oranti: intorno, entro 15 riquadri i Misteri del Rosario, di Hendrick van der Broek, detto Arrigo Fiammingo.
Sembra che il pittore abbia fissato nella figura di San Domenico il ritratto del parroco don Giovanni Andrea Caciotti da Spello, che ha tra le mani la chiesa, e in quella delle due monache, poste ai lati di San Francesco, il ritratto di Caterina Chiodetti e di Eufemia di Bartolomeo Ricci, probabili committenti dell’opera.
Nell’ambiente di passaggio sito nella navata sinistra, da cui si accede alla sagrestia vi è la tela che già ornava il primo altare, l’Adorazione dei Magi, opera del Maestro di Poreta, databile 1601; sopra la tela è affrescato Dio Padre Benedicente, a sinistra, nella lunetta sopra la porta della sagrestia, due Angeli oranti, a destra altri Angeli oranti, le pareti sono affrescate a finti marmi.
Nel presbiterio, ai lati dell’abside si aprono due cappelle interamente affrescate: nella cappella di sinistra in alto Madonna con Bambino in gloria tra gli Angeli, in basso San Gregorio (secondo altre interpretazioni San Fabiano Papa), San Sebastiano e San Rocco, l’affresco è stato eseguito o completato, probabilmente su disegno dello Spagna da Bernardino da Assisi e da Dono Doni di Assisi; sopra resta la parte inferiore di una Natività e, a sinistra Ecce Homo, anch’esso molto danneggiato.
Nella parete absidale Sant’Apollonia a destra e Santa Lucia a sinistra, sopra in due tondi, L’Annunciata e l’angelo Annunciante.
L’intera abside è ornata dallo splendido ciclo degli affreschi de Lo Spagna.
Nel semicatino Incoronazione di Maria Vergine tra angeli e santi, nel catino San Giacomo Maggiore tra due rappresentazioni del Miracolo dell’impiccato e dei galli: a sinistra il Santo sostiene il pellegrino impiccato, a destra il Miracolo dei galli di Santo Domingo de la Calzada, a dimostrazione di un antico legame con le vie di pellegrinaggio in Europa.
Del miracolo si hanno varie versioni, una coppia di pellegrini tedeschi si stava recando con il giovane figlio in pellegrinaggio a San Giacomo di Compostela e si fermò presso un’osteria; la figlia dell’oste si invaghì del giovane che però la rifiutò, lei, per ripicca, nascose una coppa d’argento nella bisaccia del giovane e lo accusò di furto, riferendolo al padre, che ritrovata la coppa fece condannare all’impiccagione il giovane tedesco.
Mentre i due genitori osservavano attoniti il figlio penzolante appare miracolosamente San Giacomo che lo sostiene e lo salva.
Quando fu riferito al bargello che aveva emesso la condanna che il giovane impiccato era ancora vivo egli sbottò dicendo: “Come quei galli che sono sul piatto” e a quelle parole i galli ripresero vita e cantarono.
Gli affreschi dell’abside sono incorniciati da una ricca decorazione architettonica dove, in due tabelle, si legge: ANO. DNI/ MDXXVI.
Nella cappella di destra, detta di Sant’Antonio, Madonna circondata da Angeli, San Pietro, Sant’Antonio Abate e San Bartolomeo, l’affresco è stato eseguito probabilmente su disegno dello Spagna da Bernardino da Assisi e da Dono Doni di Assisi.
In fondo alla navata, un affresco datato 1575 di Fabio Angelucci da Mevale, rappresentante la Deposizione dalla Croce ad opera degli apostoli, ai piedi della Croce la Madonna svenuta soccorsa dalle pie donne.
Sotto si legge: ANNO. SANCTISSIMI. JUBILEI. 1575. FABIUS. ANGELUTIUS. MEVALENSIS. PINSIT, in alto altra scritta con le parole di S. Paolo: NOS. AUTEM.GLORIARI.OPORTET. IN. CRUCE. DOMINI. NOSTRI. JESU. XSTI. IN QUO. EST.. VITA. SALUS.
Sempre nella navata destra si trova la cappelle della Santissima Concezione, ornata da un affresco del 1600 con in alto la Madonna coronata da due angeli ed in basso San Giovanni e San Francesco; intorno quindici tavole dipinte.
Infine vi è un’ultima cappella, non più dotata di altare, con resti di affreschi.
 

Fonti documentative

Ceccaroni S. Nessi. S. – Da Spoleto a Trevi lungo la Flaminia
Di Marco L. Troiani F. (a cura di) S. Giacomo di Spoleto Immagini e storia
 

Nota

La galleria fotografica ed i testi sono stati elaborati da Silvio Sorcini
 

Mappa

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