Chiesa di San Giuseppe sul monte della Croce – Leonessa (RI)

Da questa cima il panorama è a 180 gradi tanto che si può vedere il Gran Sasso, i monti di Cittareale, della Laga, Sibillini, della Valnerina oltreché Leonessa il suo altopiano e Monteleone di Spoleto.

 

Il monte della Croce e la Festa della Croce

Leonessa è la patria di San Giuseppe da Leonessa, nato l’8 gennaio 1556, che a 17 anni entrò nei Frati Minori Cappuccini ad Assisi e fu ordinato sacerdote nel 1580.
Predicatore popolare nell’Italia centrale, dopo un tentativo di missione a Costantinopoli per l’evangelizzazione degli infedeli, si spese per tutta la vita alla pacificazione degli animi e al sostegno dei poveri, anche aprendo ospedali e fondando Monti di Pietà; morì a 56 anni il 4 febbraio 1612 nel convento di Amatrice, ma nel 1639 i leonessani lo riportarono in patria e costruirono per lui un bel santuario in centro città, sul luogo della casa paterna dove lui stesso era nato.
Fu beatificato da Clemente XII (1737) e canonizzato nel 1746 da Benedetto XIV, che fissò la sua memoria liturgica al 4 febbraio.
Frequenti furono i ritorni di San Giuseppe da Leonessa al suo paese natale.
Durante uno di questi, nel 1608, l’umile frate cappuccino, dopo essersi caricata una grossa croce di legno sulle spalle (l’asse maggiore era di 3,5 metri) si inerpicò per l’antica e impervia mulattiera, più di 4 chilometri di dura salita, sulla quale transitavano i contadini del paese per portare le bestie al pascolo nelle valli retrostanti, che da Leonessa conduce a Colle Collato (m. 1650), che sovrasta molto da vicino l’abitato e che prese il nome di monte della Croce o Crocetta; dopo due ore di faticosa salita, il frate piantò quella croce sulla vetta del monte.
Alcuni testimoni del processo di beatificazione del Santo (1629) riferiscono che per fissare a terra la croce fra Giuseppe ridiscese a prendere i sassi nel Tascino, il fiume di Leonessa, in segno di purificazione.
Da qui l’usanza per la quale tanti devoti, che la prima domenica di luglio salgono alla croce per la festa, raccolgono un sasso nel Tascino e lo depongono in cima al monte.
Le stesse fonti asseriscono che fra’ Gregorio, compagno del santo, colto da irresistibile arsura per il troppo pregare, scongiurò il servo di Dio di dargli dell’acqua; prontamente il beato Giuseppe la fece sgorgare dalle radici di un albero, a tre quarti di cammino, nei pressi di una roccia, “lo scoglio“.
La croce di Colle Collato, come tutte le altre che il santo aveva eretto in vari paesi, divenne presto meta di culto e di pellegrinaggi di fedeli che salivano lassù per pregare e per chiedere grazie, tanto che in breve tempo fu ricoperta di numerosi ex voto.
Vicino alla croce originale fu costruita, nell’ambito dei festeggiamenti per la beatificazione o canonizzazione del santo (1737-1746), una chiesina che nel maggio 1846, nel centenario della canonizzazione del Santo, venne ampliata dai leonessani, che eressero pure l’altare e, probabilmente su altrettante antiche croci apposte dal santo, le sette edicole presenti lungo il sentiero sia per marcare la via del monte santo sia per dare riposo e riparo ai pellegrini sull’impegnativo percorso; ognuna di esse, più volte restaurate (una riporta la data del 1898), presenta una piccola immagine, sempre la stessa, di San Giuseppe da Leonessa.
La croce originale, deterioratasi, fu sostituita nel 1927 da quella attuale a blocchi di cemento per, come si disse allora, rifacendosi alle testimonianze dei processi di beatificazione:
Amor di Dio, e per far fare Ricordanza della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo ai pastori, ai lavoratori et ai viandanti e che quelli si eccitassero a far oratione, a produrre qualche atto di riverenza e di ringraziamento, di compassione e di amore“.
Davanti ad essa ogni anno i devoti di san Giuseppe pongono un’alta pianta o un grande ramo d’albero in segno di fede.
Nel 1954 fu costruito il campaniletto, la chiesa fu abbellita e ampliata con la costruzione, nel suo fianco sinistro, di un angusto ospizio per i pellegrini, ora trasformato in rifugio montano sempre aperto; come sempre aperto è il portone della chiesa, visitabile da tutti.
Fin dal periodo della beatificazione di fra Giuseppe numerosi furono i pellegrinaggi, provenienti anche da paesi confinanti, organizzati in occasione di particolari festività: Ascensione, Assunzione, Ognissanti, I domenica di luglio.
E fu proprio in quest’ultimo giorno, relativamente libero dai lavori della campagna, che si volle celebrare la Festa della Croce.
La ricorrenza, organizzata sin dall’inizio da un gruppo di festaioli, che procurava anche un adeguato servizio religioso, cominciava il sabato con una dura astinenza, acuita dalle fatiche della salita mattutina, in preghiera, al monte.
Molti erano coloro che per devozione al santo o per un voto affrontavano l’impervio sentiero a piedi scalzi; all’alba veniva celebrata la S. Messa, dopo la quale la vigilia era rotta con un’abbondante colazione.
Nel mese di maggio del 1901 Leone XIII emanò un Breve con il quale concedeva l’indulgenza plenaria a chi avesse visitato la chiesa di Colle Collato nelle feste dell’Ascensione, dell’Assunzione, di Ognissanti e nella prima domenica di luglio o nel sabato precedente.
Nel 1927 fu realizzata, sulla destra della chiesa, una grande croce di blocchi di cemento.
Nel 1954 la chiesa fu abbellita con la costruzione del campaniletto e ulteriormente ampliata.
Nel 1971 furono eseguiti altri lavori e fu piantata un’altra grande croce di ferro sul lato est della chiesa, visibile da tutte le frazioni del piano orientale di Leonessa, alla cui vista sfuggiva quella di 50 anni prima.
Negli anni Ottanta il gruppo Alpini di Leonessa restaurò le sette cappelline.
Altri restauri e lavori si sono susseguiti fino agli ultimi due anni; tuttora vi si celebrano la festa il sabato sera e la prima domenica di luglio, e alcune messe a partire dalla fine di luglio e alcuni giovedì di agosto.
 

Il percorso

Il percorso a piedi da Leonessa al Colle della Croce si svolge su una mulattiera tutta in salita lunga 4,2 km, percorribile in almeno 2 ore superando un dislivello di 700 metri.
Il punto di partenza è a 934 metri di quota, al bivio tra la SP n. 69 Selvapiana, diretta a Posta, e la SP n. 10 della Vallonina, che sale alla Sella di Leonessa (Terminillo).
Sul piazzale erboso una tabella metallica del CAI indica la direzione per Colle la Croce, sentiero n. 404.
Prima di iniziare la “dura” salita è tradizione raccogliere un sasso dal greto del Tascino e visitare (sulla Provinciale Selvapiana a 100 metri dal parcheggio) la prima edicola sacra delle sette distribuite lungo il percorso, che ha questa targa:
Inizio del sentiero percorso da S. Giuseppe da Leonessa fino alla sommità del monte Colle Collato, luogo di sua penitenza e raccoglimento (portando sassi sulle spalle) e dove nel 1608 impiantò una grande croce a monito e riflessione di vita cristiana. Lungo il percorso incontrerete varie edicole votive a ricordo e l’indicazione del luogo ove avvenne il miracolo dell’acqua sgorgata improvvisamente dal sasso. A cura dell’Amministrazione del Santuario di San Giuseppe, Confraternita di San Giuseppe e del Suffragio, Leonessa“.
Il sentiero inizia con uno stradino ripido e sassoso che più in alto incrocia una sterrata; si va a destra fino a una biforcazione con sbarra, sovrastata dalla seconda edicola.
Si continua sulla strada principale per pochi minuti, fino a trovare sulla sinistra una mulattiera segnata che entra nel bosco inerpicandosi sul costone Nord-Ovest del Colle la Croce.
La via, a serpentina, supera un bottino dell’acquedotto e raggiunge la terza edicola.
Io, che non ho trovato l’attacco della mulattiera, ho proseguito sulla sterrata per 50 minuti fino alla quota m. 1232, dove c’è un altro imbocco del sentiero.
Ho mancato dunque la terza edicola, ma non il piccolo Crocifisso di legno (scritta: Al nostro Padre, Novembre 2011) fissato sulla ripida pista che continua ad arrampicarsi lungo la dorsale; così ho faticosamente raggiunto la quarta edicola, a tre quarti del sentiero che porta in cima a Colle Collato, dove avvenne il miracolo dell’acqua fatta scaturire dal santo dalla roccia per dissetare un altro frate affaticato dalla salita al monte.
Nei pressi della quarta edicola il 4 luglio 2015 una donna di Spoleto di 68 anni, Annarita Fabbi, è deceduta salendo alla Crocetta per la festa.
Ancora in salita a zigzag si esce dal bosco e si supera la quinta edicola; il panorama si fa stupendo verso Leonessa, le sue frazioni e Monteleone di Spoleto.
Oltrepassata la sesta edicola si è in vista della settima e del Santuario di San Giuseppe e in pochi minuti si raggiunge il piazzale antistante (1626 m) con la grande croce di cemento.
Il panorama è a 180 gradi: Gran Sasso, monti di Cittareale, della Laga, Sibillini, della Valnerina, Leonessa il suo altopiano, Monteleone di Spoleto.
La chiesa-santuario è piccola ma accogliente; sull’altare una maiolica raffigura il santo leonessano, la cui statua al lato dell’altare è sempre illuminata da tante candeline.
Sul fianco sinistro della navata l’urna di cristallo con una statua del santo sul letto di morte; un cartiglio di legno inciso dalla Amministrazione del santuario nel IV Centenario della morte di San Giuseppe (2012) spiega questa presenza molto cara alla popolazione:
Questa pregevole urna lignea, che riproduce quella del santuario dove sono racchiuse le spoglie mortali del nostro grande protettore Giuseppe, per gentile concessione del Vescovo di Città di Castello S. E. Mons. Domenico Canciani e del parroco don Francesco Mariucci è stata qui trasferita in occasione del IV Centenario della morte, insieme al suo venerato cordone, dalla parrocchia di Lama di Città di Castello, dove il santo già sofferente predicò la sua ultima quaresima nel 1611, dopo averne predicata altra nel 1598. Questo simulacro ci ricorda ulteriormente la commovente benedizione che san Giuseppe con il suo Crocifisso dette nel novembre 1611 dalle pendici di questo monte a Leonessa patria amatissima così pregando: “Restati in pace, patria mia! Dio ti benedica e ti liberi dal peccato; ti conceda lo spirito e la forza per superare le difficoltà, siano benedette le tue case, i tuoi figli, il tuo bestiame, il tuo lavoro, ogni cosa, e tutti benedico nel nome di Dio!” e l’abituale invocazione alla Madonna: “Sancta Maria, succurre miseris. 10 novembre 2012“. Un’altra lapide posta il 5 luglio 2009 dalla Confraternita di San Giuseppe e del Suffragio sintetizza la peculiarità del luogo:
Su questo sacro monte, ove San Giuseppe da Leonessa eresse una croce a coronamento del bell’altipiano e a benedizione del popolo leonessano, il quale continua il pellegrinaggio del suo santo nella prima domenica di luglio, hanno camminato con il popolo anche pellegrini insigni, Arcivescovi, Vescovi, Ministri Provinciali, Missionari, con spirito di penitenza e di preghiera, tra i quali il Venerabile Mons. Massimo Rinaldi, Vescovo di Rieti“.
Nei giorni della festa della Croce (primo sabato e domenica di luglio) le cerimonie religiose iniziano di notte, per permettere alle compagnie o ai singoli pellegrini di salire al sacro monte; il 2 e 3 luglio 2016 (quando ho partecipato io, dopo la salita a piedi) si sono dette sante messe ogni ora dalle 21 alle 24 del sabato, con fiaccolata intermedia, e una messa solenne alle 8 di mattina della domenica, preceduta dalla recita del Rosario e seguita da una processione con la benedizione dell’altopiano leonessano.
Il ritorno a valle è per la via di salita, in 1,15 ore circa, o lungo la sterrata carrozzabile (meglio se fatta con un fuoristrada) che parte dal lato sud della chiesa e passa vicino al Laghetto della Croce o della Guardia; è lunga 10 km e si completa in un’ora in auto (in 2-3 ore a piedi).
Inizia in discesa con alcuni stretti tornanti fino a una sella a quota 1588 m.
Qui si può lasciare la strada e salire, in direzione Sud, sul Colle Sferracavalli (1711 m), molto panoramico, all’inizio in bosco, poi su prato scosceso (0,30 ore A/R – Km 1 – ascesa 130 m).
Dalla quota 1588 m, seguendo la carrozzabile, si aggira il colle suddetto, si supera il bivio con il sentiero n. 431 che scende a Piedelpoggio e si giunge a un prato dov’è un fontanile senz’acqua (1570 m), un bel rifugio (1585 m) e il laghetto della Croce o della Guardia (1590 m).
Ripresa la sterrata si scende lungamente fino alla quota 1232 m, dove la via ritrova la mulattiera del sentiero diretto utilizzata in salita.
Continuando la discesa per la strada bianca si arriva alla seconda edicola e alla sbarra e poi al bivio con lo stradino ripido e sassoso a sinistra; si continua lungo la rotabile in piano, si ignorano tutte le deviazioni e si scende fino alla Croce piantata su una roccia isolata, presso l’edicola sacra eretta nel 1988 sul luogo ove il 26 ottobre 1611 San Giuseppe impartì l’ultima benedizione alla sua gente.
Interessanti all’interno i quadri in ceramica della Via Crucis e un grande quadro di bronzo.
Ancora pochi metri e la sterrata termina sulla Strada Provinciale Selvapiana; piegando a sinistra, in poche centinaia di metri si torna al punto di partenza.
 

Fonti documentative

Giuseppe Chiaretti – “Guida di Leonessa” Ente Provinciale per il Turismo di Rieti.
San Giuseppe da Leonessa – su Santiebeati.it
 

Nota

Il testo è di Stanislao Fioramonti, le foto sono di Giampiero Rosati. La visita è stata effettuata il 2 e 3 luglio 2016.
 

Mappa

Link alle coordinate: 42.546162 12.975949