Chiesa di San Silvestro e Museo diocesano – Orte (VT)


 

Cenni Storici

La chiesa di San Silvestro, oggi trasformata in Museo Diocesano d’Arte Sacra, fa parte della contrada di San Biagio, ed è l’edificio più antico e venerando della Città; infatti, una iscrizione incisa sulla targa di piombo che ricopriva le reliquie dell’altare maggiore della chiesa, riportata dal Leoncini, recava la data 1141.
Le strutture originarie dell’edificio furono snaturate da pesanti manomissioni nel secolo XVII; uno spesso strato di calce aveva ricoperto la facciata, perfino il campanile era sparito, soffocato dalle costruzioni addossate sulla parete di sinistra della chiesa.
Nel primo decennio del ‘600 fu demolita la parte più caratteristica della chiesa, cioè il portichetto, sotto il quale gli inviati del papa raccoglievano le decime dovute alla Santa Sede; dallo spazio lasciato libero dal portichetto fu ricavata la piazzetta antistante.
Nel 1614, in mezzo alla piazza lastricata, fu innalzata, sopra un basamento, una delle colonne della chiesa Cattedrale, sormontata da una croce: la piazza d’allora divenne Piazza Colonna.
Il monumento fu poi del tutto rifatto nel 1717, a spese del cardinale ortano Ferdinando Nuzzi, con un nuovo basamento e una colonna più maestosa e ornata di capitello, proveniente dalla demolita Cattedrale romanica.
Adiacente la Chiesa, si trova il Campanile di San Silvestro, opera di maestranze certamente diverse, posteriore alla costruzione della chiesa.
La sua erezione può essere assegnata con quasi assoluta certezza alla seconda metà del secolo XII.
Il campanile, del consueto tipo romano laziale a torre quadrata con bifore a pilastrini e trifore a colonnine e archetti a doppio profilo trova numerosi riscontri a Roma e anche nella vicina Civita Castellana.
I lavori di restauro, iniziati nel 1955 e durati oltre sette anni, hanno riportato il complesso dell’edificio alla sua forma primitiva, che permette di apprezzare nel modo migliore la nuova sistemazione.
Dal 1967 è sede del Museo d’arte sacra di Orte d’importanza diocesana, già Museo Diocesano, inaugurato per iniziativa del vescovo Roberto Massimiliani che intese raccogliere, preservare ed esporre nella ex chiesa di San Silvestro le più preziose opere d’arte sacra esistenti in Orte e nella sua diocesi.
La chiesa a navata unica, costruita quasi interamente in blocchi di tufo, presenta nella parete sud due grandi archi murati che in origine la collegavano a una navata laterale nella quale insisteva la base del pregevole campanile oggi isolato di fianco all’edificio religioso.
 

Madonna (dalla Natività)
mosaico; cm 70 x 60 (59 x 49)
Opera di Maestranze costantinopolitane
Proviene da Città del Vaticano, basilica di San Pietro, oratorio di Giovanni VII.
Il mosaico, inquadrato entro una cornice lignea, raffigura la Vergine stagliata su un fondo oro con la testa leggermente inclinata a sinistra, coronata da un nimbo e avvolta nel maphorion di colore blu, decorato da una bordura dorata, che cade sulle spalle esibendo un motivo a quattro stelle auree. Dalla palla, di tonalità tra il cobalto, l’oltremarino e il grigio, fuoriescono le braccia incrociate coperte da una tunica violacea con una manica lumeggiata da tessere dorate.
L’iscrizione, posta su una tavoletta di marmo nella porzione in basso a sinistra dipinta a simulare tessere dorate, ricorda che il mosaico apparteneva all’oratorio del pontefice Giovanni VII (705-707) nella basilica vaticana, dedicato alla Vergine e consacrato il 21 marzo 706:
“IMAGO.DEIPARAE/.VIRG[INIS].EXSACELLO/.IOANNIS.VII.SUPRA.PORTAM.SANCTAM/.VETERIS.BASIL.[ICAE]/.S.[ANCTI].PETRI.ACCEPTA/A.[NNO] M.DC.IX”.

 

Annunciazione
Anonimo pittore viterbese, 1501, tempera su tavola; cm 88 x 61,7 (73,5 x 52)
Provenienza: Orte, chiesa di San Gregorio alVascellaro
Iscrizioni: nel roseto fiorito “AVE GRACTIA”;sulla balaustra la data “•MO•CCCCCI”
L’Annunciazione avviene al cospetto dell’Eterno benedicente tra cherubini.
La scena si sviluppa in un cortile caratterizzato dal pavimento a specchiature alternate di serpentino e porfido, delimitato da una balaustra marmorea scanalata oltre la quale si dispiega un fitto roseto con una rigogliosa vegetazione, ai piedi di un edificio strutturato su almeno quattro livelli ritmati da un loggiato ad arcatelle e una finestra a croce. Il dipinto, forse parte di un complesso più ampio in cui poteva occupare il campo della cimasa, appare decurtato nella parte superiore come testimonia il taglio netto della mandorla di cherubini e degli ultimi due piani dell’architettura. Lungo il davanzale sullo sfondo corre l’iscrizione recante l’anno di esecuzione della tempera, ovvero il 1501.

 
Redentore benedicente


Piermatteo d’Amelia, 1491, tempera su tavola a fondo oro; cm 76,5 x 55,5 (69,3 x 48,7)
Provenienza: Orte, chiesa di Santa Maria dei Raccomandati.
Iscrizioni: sullo scollo della veste “MCCCCLXXXXI […] : P.”, sul globo “AFRICA EUROPA ASSIA”
La tavola raffigura il Redentore benedicente assiso sopra una schiera di tre serafini mentre mostra i segni della passione e regge con lamano sinistra il globo suddiviso nei continenti di Africa, Europa e Asia rappresentato secondo la caratteristica iconografia detta del Salvator Mundi. Il Cristo indossa una tunica rossa con lumeggiature dorate decorata nella bordura superiore da un’iscrizione in cui si legge la data di realizzazione, 1491, coperta sulla spalla sinistra da un mantello, originariamente blu con una fodera verde, che avvolge la figura all’altezza della vita e cade sopra la mano sinistra. Lo sfondo dorato, inciso e punzonato intorno alla figura del Cristo, è decorato nell’aureola con un motivo alternato a perline e rosette e denuncia una committenza ancora indirizzata verso un gusto arcaizzante.
 

Eterno benedicente
Cerchia di Piermatteo d’Amelia 1491, tempera su tavola a fondo oro; cm 65,8 x 59 (51 x 48,5)
Provenienza: Orte, chiesa di Santa Maria dei Raccomandati.
Iscrizioni: sul globo “ASIA EUROPA AFRICA”.

 

Madonna advocata detta Madonna assunta
Taddeo di Bartolo 1420, tempera su tavola a fondo oro; cm 65,7 x 57,3
Provenienza: Orte, cattedrale di Santa Maria Assunta
Iscrizioni: sul nimbo della Vergine “+MATER+PULCRE+DILECTIONIS”; lungo il margine inferiore
“.TADE[US] D[E] SENIS.PI[N]XIT HOC.1420″.
Il dipinto raffigura la Vergine avvolta in un maphorion azzurro, stretto sul petto con lamano destra, che ricopre un velo trasparente posto sul capo, decorato lungo il perimetro da una serie di perline, e una tunica rossa visibile nel braccio sinistro issato e nella porzione dello scollo. In alto a sinistra è presente un Cristo benedicente cinto da una frammentaria schiera di serafini. La tavola a fondo oro è ricca di decorazioni a stampigli che presentano tre tipologie di motivi dominanti. La cornice esterna presenta una punzonatura a forma di fiore a sei petali che troviamo nelle bordure del maphorion, della tunica di Maria e nel nimbo dove è presente una citazione dall’Ecclesiastico (24,24). Un modulo ad archetti trilobati cinge il perimetro interno del dipinto ed è presente anchenell’aureola della Vergine. Infine una stampigliatura
a perline si trova nel nimbo del Cristo e nelle bordure degli indumenti della Madonna ad accompagnamento della sequenza a fiori.
È l’ultima firmata dal pittore senese Taddeo di Bartolo.

 

Madonna con il Bambino detta Madonna delle Grazie
Antonio del Massaro da Viterbo, detto il Pastura 1500 ca., tempera su tavola a fondo oro; cm 83,5 x 51
Provenienza: Orte, sagrestia dell’Ospedale di Santa Croce
Iscrizioni: “.AVE.GRATIA.PLENA D[OMI]NO”
La tavola di forma centinata presenta un elegante fondo dorato punzonato con decorazioni a fiori di cardo arabescate dal quale emergono le figure del Bambino e della Vergine la cui foggia è dominata da un’elaborata capigliatura a doppia treccia con benduccio. L’alta qualità del dipinto è sottolineata dalla pastosa consistenza pittorica che restituisce incarnati torniti e dall’abile gioco di trasparenze del velo il quale compiendo un giro intorno al collo di Maria ricade sulla mano destra.

 

Madonna con il Bambino e un devoto detta Madonna della Consolazione
Anonimo pittore viterbese 1484, tempera su tavola a fondo oro; cm 91 x 69,2
Provenienza: Orte, chiesa di San Silvestro
Iscrizioni: sul nimbo della Vergine “.SALVE.REGINA.MATER.M[…]”; sul nimbo del Bambino
“IHS.NAZARENUS.R[…]”; sul davanzale “1484“.
Il serrato dialogo tra la Madre e il Figlio, avvolti nel manto blu, cinto da un bordo arabescato, isolati rispetto al donatore in basso a destra, si svolge su un fondale dorato con incisioni puntiformi a motivi floreali entro una quinta prospettica delimitata dal davanzale in primo piano su cui è dipinta la data di esecuzione dell’opera, ovvero il 1484. Un’insolita peculiarità esecutiva si riscontra nella stesura di una base di preparazione di colore arancione che conferisce alle superfici e all’epidermide un’intensa tonalità fiammeggiante.

 
Madonna dei Raccomandati


 
Maestro del trittico di Chia alias Cola da Orte e Giovanni Antonio da Roma 1500-1503.
Tempera su tavola a fondo oro; cm 197 x 166,5
Provenienza: Orte, chiesa di Santa Maria dei Raccomandati
La tavola è attribuita a Cola da Orte in base a un atto notarile del marzo del 1500. Quando il pittore morì il figlio Egidio ne affidò il completamento a tal Giovanni Antonio da Roma. L’opera fu commissionata dalla Confraternita dei Raccomandati, che con opere benefiche e assistenziali, fu un importante riferimento per la vita di Orte. Il loro ospedale sorgeva nella contrada San Sebastiano dove c’era la Chiesa dei Santi Simone e Giuda e dove trovò collocazione il dipinto. La tela raffigura un periodo storico delicato per Orte a causa degli scontri cruenti tra famiglie e fazioni politiche. Infatti il papa Alessandro VI, rappresentato nella tavola, inviò il Vescovo di Vasto per ricomporre i contrasti. Così, sotto il manto riconciliatore della Madonna, sono raffigurati importanti personaggi dell’epoca e rappresentate tutte le categorie sociali. Sembra una foto moderna simbolo di pacificazione collettiva e di devozione invocatrice. Sotto il manto della Madonna si riconoscono, oltre al papa Alessandro VI, inginocchiato a sinistra ai piedi della Vergine, il re di Francia Luigi XII e la relativa consorte Carlotta d’Albret, Lucrezia Borgia, Cesare Borgia e Giulia Farnese che, ammiccante e maliziosa, fissa il volto del papa, suo amante. Vi si è forse ritratto lo stesso Cola, tra gli uomini a sinistra, in altro, al centro, stempiato, unico privo del cappello.
 

L’Arcangelo Michele sconfigge il demonio tra i santi Chiara d’Assisi, Francesco d’Assisi e Caterina d’Alessandria in presenza della Madonna con il Bambino tra angeli
Frans van de Kasteele noto come Francesco da Castello 1595 olio su tela; cm 335 x 222,5
Provenienza: Orte, chiesa conventuale dei Cappuccini
Iscrizioni: nell’angolo inferiore a destra “FRANCISCUS DE CASTELLO/ FLANDER BRUXELLENSIS FAC[IEBAT] ROMAE.ANNO.D[OMI]NI.M.D.XCV.”;
intorno alla mano destra dell’Arcangelo “.QUIS.UT.DEUS.”.

 

Cristo risorto tra i Santi Battista e Lorenzo
Cerchia di Bernardino Tisi detto Garofolo secondo quarto del XV secolo, olio su tavola; cm 231,5 x 142
Provenienza: Orte, Ospedali Uniti.
Sulla roccia in basso a sinistra “SEBASTIANUS P.”; sul calice “.CORPUS CHRISTI.”. Tracce di lettere non decifrabili in basso al centro.

 

Madonna in trono con il Bambino tra angeli, San Famiano e un santo vescovo
Maestro di Gallese terzo quarto del XV secolo, tempera su tavola a fondo oro; cm 157,5 x 114,5
Provenienza: Gallese, duomo di Santa Maria Assunta.
Iscrizioni: sul cartiglio dell’angelo a sinistra “REGINA C[O]ELI LETARE ALL[ELUI]A Q[UI]A[QU]EM”; sul cartiglio dell’angelo a destra “AVED[OMI]NA A[…] SALVE RADI[X] N […]”.
Un gruppo di otto figure angeliche, che campeggiano su delle nuvole nella parte superiore della tavola, cinge la Vergine assisa che tiene il Bambino benedicente sulle ginocchia mentre lateralmenteai piedi di Maria presenziano un santo monaco identificato con San Famiano protettore della comunità di Gallese, località di provenienza del dipinto, e un santo vescovo. L’elegante tempera, impreziosita da numerose notazioni materiche quali le bordure della veste, la corona e le stelle del maphorion della Vergine realizzate in pastiglia dorata, mostra un interessante riferimento cultuale alla devozione mariana. I cartigli srotolati esibiti dagli angeli recitano, infatti, alcuni passi di due delle quattro antifone mariane e rispettivamente in quello di sinistra troviamo un verso tratto dal Regina Coeli, mentre in quello di destra dall’Ave Regina Coelorum, suggerendo forse un utilizzo processionale. La qualità del dipinto, seppur venata di un sottile tono rustico, si esalta particolarmente nel cangiare tenue cangiantismi tessuti, nel lento dispiegarsi a ventaglio del manto della Verginee del Bambino e nell’articolazione anatomica delle mani sinistre dei due angeli reggicorona e reggi-cartiglio di destra. La forte impronta gozzolesca suggerisce di identificare l’anonimo autore di Gallese con uno dei numerosi pittori documentati al seguito del maestro fiorentino

 

Sant’Andrea apostolo e San Vittore
Gabriele di Francesco da Viterbo 1473 tempera su tavola; cm 138 x 35 (sportello sinistro); 138 x 33,3 (sportello destro).
Provenienza: Vallerano, chiesa di Sant’Andrea apostolo.
Iscrizioni: sul nimbo di Sant’Andrea “.S[AN]C[T]US.ANDREAS.APOS[TOLUS]”; sul nimbo di San Vittore “.S[AN]C[TU]S.VICTOR.”; sulla cinta muraria del modello di città “VALLERAN[O]”; sotto a San Vittore “VITER […]PI[N]X[IT]” (ridipinta sull’iscrizione originaria).
La provenienza dalla collegiata di Sant’Andrea apostolo di Vallerano delle due tavole con i Santi Andrea e Vittore è indicata dall’iscrizione riportata sul modellino della città retto con la mano sinistra dal santo cavaliere che ripropone fedelmente le mura di cinta e le emergenze architettoniche.
I due pannelli, entrati nella collezione museale nel 1986, sono stati forse sagomati e montati a mo’ di sportelli ai lati della tavola raffigurante la Madonna con il Bambino (scheda 13) nel 1917, in occasione di un restauro condotto da Piero De Prai. I santi, distinti dai propri attributi, occupano l’intero spazio lasciando intravedere uno sfondo scuro, frutto di rimaneggiamenti, e un pavimento dipinto che simula marmi mischi di colore rosa e verde. Entrambe le figure sono caratterizzate da una pittura calligrafica ma esaltata da un solido impianto volumetrico (si veda in proposito il particolare dei piedi dell’apostolo ben saldi alla superficie di finto marmo) e da una vivace resa dei dettagli quali le venature, i chiodi e il pesce sulla croce di Sant’Andrea, la fibula d’oro a forma di corona che trattiene il mantello e l’abito damascato di San Vittore. Il santo apostolo irsuto e solcato sul viso da profonde rughe veste una tunica rossa con un mantello verde percorso lungo tutto il suo perimetro da una bordura con un motivo arabescato. Protettore della città di Vallerano, Vittore, soldato martire del III secolo proveniente dalla Cilicia, è raffigurato nella tavola con il vessillo della vittoria e con la corona al collo, elemento iconografico che allude a Corona, sua compagna di patimenti: la donna, sorpresa a soccorrere il soldato imprigionato e condannato alla decapitazione, fu legata a due alberi e squartata.

 

Madonna con il Bambino in trono incoronata da due angeli
Carolino da Viterbo 1478 tempera su tavola a fondo oro; cm 148 x 63,5
Provenienza: Vallerano, chiesa di Sant’Andrea apostolo.
Iscrizioni: sul trono “.MO.CCCCLXXVIII”; sul tappeto rosso:
“.CAROLINUS.[D]EVITE[R]BIO.PI[N]XIT”;
sul nimbo della Vergine “.A[VE] GR[A]TIA […]”.

 

Redentore benedicente
Anonimo pittore laziale 1290-1310, tempera su tavola a fondo oro; cm 146 x 69
Provenienza: Civita Castellana, cattedrale diSanta Maria Maggiore.
Il Cristo benedicente, entrato nel Museo di Orte nel 1986, si staglia su un fondo aureo e si erge al di sopra di un trono decorato con un motivo a traforo su cui poggia un cuscino ornato ai lati da fiori dorati e, nel corpo centrale, da croci rosse e azzurre alternate su un campo bianco.

 
Il Salvatore benedicente e l’Annunciazione (recto), San Giovenale e Santa Caterina (verso)
 


Maestro del trittico di Chia alias Cola da Orte 1470-1475 ca., tempera su tavola; cm 116 x 58 (scomparto centrale); cm 115,2 x 27,7 (scomparto sinistro); cm 115 x 28,2 (scomparto destro)
Provenienza: Chia, chiesa di Santa Maria delle Grazie.
Iscrizioni: nel recto sul libro aperto del Salvatore “EGO SUM/LUX MUNDI/ET VIA VIA/VERITA VITA/QUI CREDIT/IN ME NO[N]/ANBULATIN TENEB[R]IS”; nel verso “S[ANCTO].IOVEN[A]LE”, “.S[ANCT]E.K[A]TERINA.” “SALVATOR [CO]MMUNITATIS.CHIE”.
 
 
Custodia di Sant’Egidio con Storie della vita di sant’Egidio e membri della confraternita dei disciplinati oranti (recto), Sant’Agostino e Sant’Egidio (verso)

Maestro del trittico di Chia alias Cola da Orte 1475-1480 ca. tempera su tavola; cm 233,5 x 39 (36,7) (sx, esterna); cm 234,4 x 32,5 (sx, interna); cm 234 x 33(dx, interna); cm 234,3 x 37 (dx, esterna)
Provenienza: Orte, chiesa di Sant’Agostino.
Iscrizioni: nel recto a corredo di ogni riquadro partendo dal primo episodio posto nella prima tavola da sinistra “QUANDO LA MATRE ETLA BALIA CH[E] NO[N] TROVO .S[ANCTO].EGIDIO/QUANDO.S[ANCTO].EGIDIO FU PORTATO NELLASELVA/QUANDO S[ANCTO].EGIDIO FU ALLACTATODALLA CERVIA/QUANDO.S[ANCTO].EGIDIO DONOEL MANTELLO PER LAMO[R]E DE DIO/QUANDO.S[ANCTO].EGIDIO DESPENSO LE ROBBE/QUANDO.
S[ANCTO]. EGIDIO DELIBRA LISPI[RI]TATO/QUANDO.S[ANCTO].EGIDIO SE FECE FRATE/QUANDOIERO ALLA CHACIA CHE TROVARO LA CERVIA/QUANDO LARCIERI TRASSE ALLA CERVIA D[…] EGIDIO/QUANDO.S[ANCTO].EGIDIO DISSE LAMESSA/QUANDO.S[ANCTO].EGIDIO TRAMSE IN CIELO/QUESTISONNO LA COMPANGIA.DE. S[ANCTO].EGIDIO.”; nel verso della prima e della quarta tavola “S[ANCTUS]AUGUSTINUS./. S[ANCTUS].AEGIDIUS.ABAS.”.
Era originariamente la nicchia contenente l’antica statua del Santo andata distrutta e sostituita con una nuova statua risalente al XVIII secolo. Il primo e il quarto pannello fungevano da sportelli e nella parte esterna sono rappresentati Sant’Agostino e Sant’Egidio. Le quattro tavole rappresentano 11 episodi della vita del Santo in Provenza (regione meridionale della Francia dove visse e morì), con didascalie in volgare quattrocentesco. Le scene si susseguono secondo la leggenda agiografica, molto particolareggiata sulle opere e sui miracoli, più in voga alla fine del Medioevo.
La dodicesima scena rappresenta la Confraternita dei disciplinati che commissionò il quadro in onore del loro patrono. Nella parte superiore sono raffigurati l’Annunciazione e due Santi entro cuspidi gotiche. Da notare la scena della messa celebrata alla “moderna“.

 

San Francesco e storie della sua vita
Maestro del dossale di San Giovanni Battista inizio del settimo decennio del XIII secolo tempera su tavola a fondo oro; cm 173 x 83
Provenienza: Orte, chiesa di San Francesco
Il perimetro della tavola è contornato,tranne che nel lato inferiore, da una cornice dorata costituita da una fascia piana decorata a rosette in pastiglia a rilievo e definita esternamente da un bordo modanato. Sul fondo oro della tavola si staglia, riempendone tutta la superficie in altezza, l’immagine di San Francesco d’Assisi a figura intera.
All’estremità inferiore e superiore dello spazio ai lati dell’icona si trovano quattro scene della vita del santo, disposte due per parte,che richiamano la formula della tavola agiografica. Nella superficie vuota tra ciascuna coppia, s’inseriscono due esili colonnine tortili realizzate in pastiglia come il grande nimbo del santo; questo, interamente decorato,si compone di due fasce concentriche:una interna, più sottile, punzonata a losanghe e un’altra, esterna, costituita da grandi compassi circolari realizzati in pastiglia. La
testa di Francesco, che mostra un volto particolarmente emaciato, è semicoperta dal cappuccio, la mano destra è aperta nel segno della testimonianza, con l’altra regge un libro (la Regola o il Vangelo); il saio, cinto dal cordiglio francescano, drappeggiato in grossee fitte pieghe, occulta parzialmente la vista dei piedi. È assente la ferita del costato. La prima scena in alto a sinistra, rappresenta l’Impressione delle stimmate sulla Verna: la metà destra è campita diagonalmenteda un paesaggio roccioso con una spelonca e un altare allestito coi paramenti sacri e un crocifisso, in primo piano è il santo, inginocchiato e orante, con le stimmate; dalla parte opposta si trova il serafino inchiodato alla croce. La seconda scena, a destra, rappresenta la Predica agli uccelli: Francesco è in piedi accompagnato da un giovane frate; dal lato opposto, un paesaggio montagnoso con gli uccelli disposti in filari. La terza scena, in basso a sinistra, mostra la Predica in Alessandria: Francesco si trova innalzato su un podio in atto di parlare a una folla, ha le stimmate e indossa i sandali, così come nella scena precedente una manica del saio scende per tre quarti a coprire la mano sinistra, al suo cospetto si trova un compagno; sulla destra un folto gruppo di persone che osservano stupite l’eretico che, in mezzo a loro, brandisce con la destra un pesce. Il quarto avvenimento riguarda un miracolo post mortem. Al centro un altare,sovrastato da un’icona a mezzo busto del santo: Francesco ha le stimmate, benedice con la mano destra e regge il libro con l’altra.
Ai lati dell’altare due ali di folla dalle quali emergono in primo piano, una per lato, due figure: quella sulla destra è certamenteuna figura femminile e pare rivolgersi a braccia aperte verso l’altra.
Il fondo dorato delle ultime due scene è operato a punzone con una decorazione a racemi.

 

San Sebastiano
Giorgio Cenci detto Giorgio da Orte 1565, olio su tavola; cm 175,5 x 98 (160 x 82,3)
Provenienza: Orte, santuario di Santa Maria delle Grazie.
Iscrizioni: sul basamento della colonna posta alle spalle del santo: “RELICTO / DOTIAE / SOCIETAS / FIERI CVR / AVIT / GIORGIO LEO[NE] VEL[NARDO] / HORTANO DIPINSE”.
La tavola fu commissionata dalla confraternita che aveva sede nella chiesa di Santa Maria delle Grazie per l’altare dedicato al santo.
Furono impiegati allo scopo i lasciti di tale “Donna Dotia“, che risulta menzionata più volte nei rendiconti dell’istituzione caritatevole.

 
 
Il museo conserva anche una ricca collezione di oreficeria e paramenti sacri. Si rimanda per una completa descrizione alla lettura del catalogo.
 
Croce-reliquiario della Vera Croce e di altre reliquie
 


Vannuccio di Viva da Siena 1352, lamine d’argento sbalzate, cesellate, incise e parzialmente dorate, con smalti traslucidi (la Croce); cm 74,8 x 58,5 lamine d’argento sbalzate e cesellate parzialmente dorate (il Crocifisso); cm 21 x 18,2 Provenienza: Orte, cattedrale di Santa Maria Assunta.
 
Croci astili
 

 
Reliquari XVII secolo
 

Bottega romana di ambito algardiano reliquari XVII secolo, legno dorato – Bottega del cofanetto di Cleveland Cofanetto Prima metà del XVI secolo legno decorato con foglia d’oro punzonata e pastiglia; cm 28 x 40 x 24,5 Provenienza: Gallese, duomo di Santa Maria Assunta – Bottega romana di ambito berniniano angeli XVII secolo, legno dorato
 
Paramenti e ostensorio
 

 
Campana
 

Bottega laziale XII secolo, bronzo in getto; cm 93,5 x 72 (ø)
Provenienza: Orte, campanile della chiesa di San Silvestro.
Iscrizioni: nel registro inferiore “AD HONORE[M]D[OMI]NI N[OST]RI IHV XPI ET BEATI SILVESTRI CONFESSORIS= ET PREPOSITO LEO”; nel registro superiore “QUI HOC OPUS PRO REDE[N]TIONE ANIME SUE”.
 

Palazzo Vescovile


Agli spazi espositivi della sede originaria, suggestivi per ambientazione ma non sufficientemente ampi, si è aggiunta di recente una sezione allestita nel vicino Palazzo Vescovile, residenza la cui origine è precedente al secolo XIII e che nel tempo ha subito varie ristrutturazioni e ampliamenti, tra i quali l’inglobamento nel secolo XVI dell’antica chiesa di San Lorenzo, fino a giungere alle attuali forme tardo-seicentesche.
Le due sezioni del museo si differenziano per la cronologia delle opere esposte: in San Silvestro prevalgono quelle relative ai secoli VIII–XVI, nel Palazzo Vescovile sono esposte invece tele dal secolo XVI al secolo XX, già conservate in quella sede e oggetto negli ultimi anni di un’azione di recupero e di restauro.
Con l’apertura alle visite della seconda sezione, il Museo d’arte sacra di Orte presenta un’offerta espositiva di oltre cinquanta dipinti, ai quali si aggiungono sculture lapidee e lignee, oreficerie, paramenti e arredi, collocandosi, per quantità e qualità delle opere esposte, ai vertici tra le pinacoteche dell’Alto Lazio e dell’Umbria meridionale, area nella quale Orte è collocata non soltanto dalla geografia ma anche dalle vie dell’arte. Per la descrizione di dettaglio delle opere esposte nella seconda sezionesi rimanda alla lettura del catalogo.
 

Nota

Alcune opere erano in restauro se ne mostra la riproduzione esposta.
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Fonti documentative

La maggior parte delle informazioni sono tratte dal Catalogo del Museo di Arte Sacra di Orte di Salvatore E. Anselmi e Lorenzo Principi.
Saverio Ricci – Il Redentore di Orte restituito a Piermatteo d’Amelia – in Su Lorenzo da Viterbo e Piermatteo d’Amelia. Ricerche in Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, nr. monografico di Predella, 2011
 

Mappa

Link alle coordinate: 42.4601 12.38629

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