Cenni Storici
Il complesso dell’ex monastero, ora interamente adibito ad usi civili, è visibile solo dall’esterno, da Vicolo San Giovanni e da Via Porta Fuga.
La prima chiesa, a navata unica, sorse nel 1254, con ingresso da vicolo San Giovanni, visibile ancora oggi.
Il monastero fu occupato successivamente dalle monache benedettine trasferitesi dal monastero suburbano di San Giovanni del Colle del Consiglio.
Successivamente le suore benedettine, nel XVI secolo, costruirono un’altra chiesa, con accesso dalla attuale Via Porta Fuga.
Nel 1860 fu soppresso il convento e l’edificio fu usato come ospizio per indigenti ed anziani (da qui il nome volgare “ospizio San Giovanni“) e poi come caserma (infatti a Spoleto alcuni lo nominano ancora come “caserma San Giovanni“).
Il monastero, ed il suo delizioso piccolo chiostro, sono stati ristrutturati recentemente per essere destinati ad abitazioni popolari e ad altri usi civili.
Nell’orto monastico si trova ora una delle più popolari trattorie spoletine.
Sulla facciata della chiesa primitiva, in vicolo san Giovanni sono tuttora visibili due affreschi, racchiusi in due nicchie: benché molto rovinati hanno un loro fascino.
Nella nicchia più grande sono raffigurati la Madonna coi Santi Giovanni Battista, Benedetto, Anna e Gerolamo e due angeli, affresco riferibile ai primi anni del XVI secolo.
L’intradosso ed il fronte della nicchia sono decorati con grottesche e motivi vegetali.
L’edicola di sinistra risale al XIV secolo e rappresenta la Madonna con Bambino fra i santi Giovanni Battista e Caterina D’Alessandria con il Cristo benedicente, mentre sotto l’affresco, sull’arco della porta, è scolpito entro una formella polilobata in pietra l’Agnus Dei.
All’interno della chiesina, oggi occupata da uffici, sono visibili molti affreschi, realizzati dal XIV al XVII secolo, ancora non convenientemente studiati, in uno si legge la data 1398.
Fonti documentative
GENTILI L., GIACCHÉ L, RAGNI B. E TOSCANO B. – L’Umbria, Manuali per il Territorio. Spoleto – Roma, Edindustria, 1978
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.