Cenni Storici
La tradizione fa risalire la fondazione di una comunità francescana in Trevi al periodo di presenza del Santo nella città, presumibilmente intorno al 1213.
Si narra che, mentre San Francesco predicava al popolo di Trevi nella piazza del Comune, un asino interruppe con i suoi ragli il discorso e al richiamo di Francesco “…frate asine, sta in quiete et dimitte me predicare populo…” l’asino si inginocchiò con la testa tra le zampe e rimase in silenzio.
In realtà non è noto l’anno di fondazione del primo insediamento francescano nella città di Trevi, ma dovrebbe risalire a poco dopo la morte di San Francesco, poiché un breve di Alessandro IV del 1258 ne attesta l’esistenza. Una chiesa già era presente in questo luogo nel 1268, come testimoniato dall’epigrafe, oggi murata nella cimasa del timpano della parete ovest; la titolazione originaria era a Santa Maria.
Nel 1285 il papa Onorio IV ordinò al guardiano dei frati Minori di assolvere i Trevani per aver aiutato Perugia nella guerra contro Foligno.
Nel 1291, il 7 maggio, Niccolò IV concesse indulgenze a quanti avessero visitato la chiesa nella festività della Madonna, di San Francesco, di Sant’Antonio e nell’anniversario della dedicazione.
Nel 1310 fu sepolto nella chiesa il Beato Ventura vissuto a lungo in un eremo di Pissignano, la cui venerazione fece sì che la intitolazione originaria si mutasse in quella di San Ventura.
Nel 1354 la chiesa fu quasi del tutto ricostruita e notevolmente ampliata; quell’anno il Comune ordinò a tutti i popolani di portare una soma di legna ai frati per fare la fornace della calce, per l’opera della chiesa “que noviter edificatur“.
Nel 1358 gli abitanti di Matigge in possesso di bestie da tiro furono obbligati a trasportare una soma di pietra ciascuno, dalla cava di Paterno, per la costruzione della chiesa.
Nel 1377 era concessa ai frati una soma d’acqua proveniente dall’avanzo della fonte di piazza.
Nel 1477 il Comune, per ottenere la protezione dalla peste, fece costruire una cappella dedicata a San Sebastiano.
Ai frati di san Francesco era data in consegna una delle tre chiavi che serravano i documenti importanti della Comunità e che erano conservati nell’archivio detto appunto delle Tre Chiavi.
Il convento custodiva una prestigiosa biblioteca che nel 1469 fu arricchita con i testi di medicina donati dal medico trevano Berardo Mazzieri.
Nel convento si tennero i capitoli provinciali del 1544 e del 1566.
In occasione del primo capitolo gli amministratori comunali deliberarono di dare ai frati una coppa di grano ed una soma di vino.
Elargizioni furono fatte dal Comune anche nel 1648 per la ricostruzione del convento, quasi interamente rinnovato nel corso degli anni 1640 – 1650, sempre nel XVII secolo furono rinnovati quasi tutti gli altari della chiesa.
Nel 1777 venne rifatto il pavimento in cotto.
Il convento fu chiuso nel 1810, in seguito alle soppressioni napoleoniche, ed ebbe successivamente diverse destinazioni d’uso.
Nel 1833 fu acquistato dal Cardinale Emmanuele de Gregorio, che diede incarico all’architetto Giuseppe Valadier di ristrutturarlo per ospitare il Collegio Lucarini, che vi rimase fino al 1893.
Il 27 novembre del 1859 nella chiesa si trasferì la Pia Unione di San Giuseppe (fondata da Don Ludovico Pieri) che ne divenne poi la proprietaria.
Dopo il 1883 il fabbricato e il collegio, insieme ad altre opere pie, passarono alla Congregazione di Carità; dieci anni appresso vi si installarono i Salesiani che tennero l’istituto fino al 1963.
Una lapide ricorda la ristrutturazione della chiesa:
“IL GIORNO 11 SETTEMBRE 1910 QUESTA CHIESA RIDOTTA AL SUO CLASSICO STILE / PER OPERA DELLA CONFRATERNITA DI SAN GIUSEPPE / E BENEMERITI CITTADINI / VENIVA RIAPERTA SOLENNEMENTE AL CULTO PONTIFICANDO S.ECC. L’ ARCIVESCOVO SERAFINI / ASSISTITO DA S. EM. IL CARDINAL LORENZELLI / DAL PONTIFICIO COLLEGIO BOEMO / CON MUSICA ESEGUITA DALLA SCHOLA CANTORUM DEGLI ALLIEVI SALESIANI“.
Dodici anni dopo, nel 1922, la chiesa fu requisita dal Comune e per tre anni adibita a magazzino del grano.
Dal 1963 il convento è stato sede della Scuola Media Statale.
Nel 1980 in alcune sale del convento fu trasferita la Pinacoteca civica, precedentemente nel Palazzo Comunale e nel 1996 fu inaugurata la Raccolta d’Arte di San Francesco, articolata in diverse sezioni a cui si aggiunse poco dopo il Museo della Civiltà dell’Ulivo.
Antiquarium
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese.
L’Antiquarium, inaugurato nel 2006, si articola in tre sale che ripercorrono le diverse fasi insediative testimoniate nel territorio.
Nella prima sala sono esposte 16 iscrizioni datate tra il III secolo a.C. e il IV secolo d.C., rinvenute perlopiù in contesti di riutilizzo; delle 34 iscrizioni provenienti dall’area di Trevi, infatti, solo 14 sono state trovate in situ.
La maggior parte, a carattere sepolcrale, riporta l’epitaffio e in un caso il terminus sepulcri, ovvero l’area occupata dal monumento sepolcrale, espressa in piedi.
Delle due iscrizioni sacre, la più antica datata alla fine del III sec. a.C., riporta il nome dei Fratres Atierie, collegio sacerdotale noto dalle tavole eugubine, l’altra invece, con dedica a Giove è di datazione incerta.
Vi sono anche due iscrizioni onorarie, con dedica a Lucio Succonio Prisco ed all’Imperatore Volusiano (251- 253 d.C.).
La seconda sala è dedicata alla cultura umbra appenninica pre-romana, con materiali che vanno dell’età protostorica a quella arcaica.
Si tratta di frammenti di vasellame di impasto bruno, bucchero e buccheroide databili tra VII e VI secolo a.C., che attestano un’occupazione del territorio attraverso insediamenti stabili d’altura posti al controllo della pianura sottostante.
Nella terza sala sono allestiti materiali del periodo longobardo.
I reperti provenienti dalla zona di Pietrarossa, sono stati rinvenuti in maniera del tutto casuale a partire dall’800, in seguito allo scasso per la costruzione della strada ferrata.
Uno scavo sistematico si è avuto nel 2005, quando i lavori per la realizzazione di un magazzino comunale, hanno fatto affiorare dal terreno resti cospicui di ossa.
Lo scavo, ad opera della Sovrintendenza, ha portato alla luce tombe ad inumazione, molte provviste di corredo, riferibili ad una necropoli longobarda di VI-VII secolo.
Le tombe parallele, sono orientate est-ovest lungo la direzione del vicino tracciato dell’antica via Flaminia.
Sono di diversa tipologia: a fossa stagna, segnalate da pietre e lastre, a cassa litica, a fossa con rivestimento in tegole; quasi tutte presentano un corredo costituito per la maggior parte da brocchette, fibbie, pettini in osso o corno.
Solo due delle sepolture presentano un corredo più significativo: nella tomba 17 è stato rinvenuto il corredo di un guerriero, costituito da una spada, un coltellaccio ed alcuni elementi in ferro appartenenti alla cintura; la tomba 7 invece, ha restituito una parure femminile composta da orecchini, 2 aghi crinali e una collana in ametista, pasta vitrea e vetro.
A margine della sezione archeologica si trova una sala dedicata alla stampa.
Pinacoteca
La Pinacoteca è stata inaugurata nell’ottobre 1996, nell’ala sud-ovest del Convento a seguito del restauro ed adattamento degli spazi esistenti.
La nascita della raccolta d’arte inizia, probabilmente, con una minuta, datata 16 luglio 1867, il Municipio della città si rivolgeva a Tommaso Galletti, priore del Sodalizio di San Giuseppe, con la richiesta di cessione in deposito dei quadri di San Francesco “nell’intento di raccogliere in un solo bene adatto locale i diversi quadri di qualche interesse per l’arte pittorica” e allo scopo anche “d’impedire che la Commissione di Belle Arti, prendendo motivo della poca accuratezza con cui si custodiscono, possa, siccome ha già minacciato, ottenere il trasporto di detti quadri nel capoluogo della Provincia“.
Pochi giorni dopo, precisamente il 24 luglio 1867, i membri della Congregazione di San Giuseppe di Trevi accettavano la proposta.
La raccolta distribuita su tre piani, comprende pitture, sculture, disegni e suppellettili provenienti dal territorio di Trevi, entrati a far parte dalla raccolta comunale in seguito alla confisca del patrimonio ecclesiastico, dopo l’Unità d’Italia.
PRIMA SALA PIANO TERRA
Frontoncino e protomi umane | |
Bassorilievo e sculture, opera di Mastro Angelo del 1268, proviene dalla chiesa di San Francesco di Trevi. La lastra ha dimensioni 62×100 cm., le sculture sono alte 21 cm. Nella cornice in basso si legge: AVE MARIA GRA DOMIN TECU BNDCTA TU. Nella restante parte sono la data e il nome dell’autore: MAGR ANGEL FECIT HOC OP ANO DNI MCCLXVIII MESE MAII. Ai lati della lastra erano collocate le teste del Papa e dell’Imperatore, come d’uso all’epoca. |
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese. |
Croce d’altare Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese.
Maestro di Sant’Alò, tempera su tavola, databile intorno al 1310.
Proveniente dalla Chiesa di San Pietro a Pettine.
Il Crocifisso sagomato accoglie il modello del Cristo patiens, ovvero agonizzante, sofferente, che va a sostituire nel corso del XII secolo quella del Cristo triumphans (“vittorioso” sulla morte).
La tavola sagomata a fondo argento rappresenta il Cristo Crocifisso; in alto, sulla cimasa mistilinea e a terminazione cuspidata, è la figura di Cristo in Gloria entro una mandorla azzurra sorretta da angeli mentre, sui potenziamenti finali delle braccia, sono i dolenti.
Lo stato di conservazione dell’opera risulta compromesso a seguito di un incendio che ha lasciato segni visibili sulla tavola; esempio di questo è la lacuna sul tabellone destro che ha portato a vista il supporto dell’opera.
La Croce ha subìto inoltre, un ridimensionamento nelle tabelle con i dolenti portate alle stesse dimensioni del braccio della croce a scapito della rappresentazione pittorica.
Tutto intorno alla raffigurazione doveva correre, in origine, una cornice rialzata sul cui bordo interno era stesa una lacca rossa, di cui rimangono lunghi tratti originali. Il retro è dipinto con una finta marmorizzazione rossa; questo sta a significare che inizialmente era prevista una visione anche da tergo, probabilmente, su un piccolo tramezzo. Si legge l’iscrizioni: “I (e) H (su) S NAZAREN (us) REX IUDEO (rum)”.
SECONDA SALA PIANO TERRA
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese.
Crocifissione
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese.
Affresco distaccato, realizzato all’incirca nel 1330 – 1333, proviene dal Convento di Santa Croce Trevi.
È opera del Maestro di Fossa.
A sinistra nella composizione è affrescata una Madonna col Bambino.
Poi la Madonna sorretta dalle Pie Donne, il Cristo Crocifisso attorniato da angioletti che raccolgono il sangue dalle sue ferite, San Giovanni, la Maddalena e un’Annunciazione.
Croce astile Cristo crocifisso fra la Vergine e San Giovanni
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese.
Pietro di Mazzaforte e bottega, tempera su tavola, prima metà del XV secolo, proveniente forse dal convento di San Francesco.
Nelle Tabelle laterali: la Madonna e San Giovanni su un lato e San Francesco d’Assisi e San Ludovico da Tolosa sull’altro.
La croce processionale è dipinta su entrambe le facce ed è trilobata alle estremità.
È perduta la parte terminale in basso e le sfere sui trilobi.
Il fondo oro risulta molto consunto tanto da mostrare in più parti l’imprimitura.
Anche la pellicola pittorica, soprattutto nelle parti più esterne, è andata persa rendendo illeggibile la figura del tabellone superiore.
Al centro è raffigurato Cristo crocifisso con il capo inclinato e coronato di spine, i lunghi capelli ricadenti sul torace ossuto squarciato dalla ferita del costato.
I piedi sono confitti con un unico chiodo a forma di fungo tipico della tradizione figurativa umbra trecentesca.
Al di sopra della croce vi è il pellicano nel suo nido raffigurato nell’atto di lacerarsi il petto per far scendere il sangue sui suoi piccoli e resuscitarli.
Si tratta di un soggetto assai diffuso descritto nei Bestiari e che sta a rappresentare sia Dio Padre che sacrifica Suo Figlio, sia il sacrificio di Cristo per il bene dell’umanità.
Ai lati, sulle testate della Croce, la Vergine e San Giovanni con le mani congiunte in gesto di lutto.
Il Cristo crocifisso sul verso invece, è ancora caratterizzato dai lunghi capelli biondo-rossicci ma viene variato nei dettagli iconografici: al si sopra della croce vi è la tabella con l’iscrizione “INRI” e all’estremità superiore vi è Cristo come Salvator Mundi.
Ai bracci della croce vi sono San Francesco e San Ludovico da Tolosa, ben riconoscibile in virtù del piviale azzurro con i gigli d’oro della casata angioina.
Cristo Risorto – Vir Dolorum Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese.
Pierantonio Mezzastris, proviene, probabilmente, dalla chiesa di Santa Maria della Piaggia ove, in un inventario del 1711 è descritta “una cornice depinta e indorata con un Cristo Crocefisso e un Vexillo con l’Assunzione della Vergine”
La cornice è oggi priva del dipinto a due facce che doveva originariamente racchiudere.
Per un lungo periodo vi è stata inserita l’Adorazione dei Magi attribuita ad un seguace di Giusto di Gand, come ricordato dalle più antiche citazioni.
La carpenteria presenta un elegante fattura che evoca un prezioso oggetto di oreficeria con un gradino alla base su cui poggiano due colonnine tortili sormontate da una trabeazione su cui si impostano due pinnacoli e al centro la cimasa dipinta terminante con un fiorone.
Qui vi è un clipeo dorato e in rilievo composto da una corona di foglie di alloro sostenuta da due angeli inginocchiati, dalle vesti e dalle ali a colori alternati verde e rosa.
Nel verso del manufatto, in detto clipeo, vi è dipinto il Vir Dolorum dal perizoma bianco orlato da una fascia oro e appoggiato alla croce ai cui bracci sono appesi due flagelli; nel recto invece, trova posto l’immagine del Cristo risorto benedicente che tiene il vessillo, simbolo appunto di Resurrezione.
L’opera, già priva del dipinto centrale, è ricordata dal Guardabassi e dal Frenfanelli Cibo nella casa degli Ospedali Riuniti e più precisamente, nella casa del parroco.
Madonna della Misericordia incoronata da due angeli Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese.
Pietro di Mazzaforte, Tavola processionale
Il manufatto si presenta cuspidato e dipinto su ambo le facce; evidentemente era una tavola processionale.
In una delle due facciate compare il monogramma di Cristo in eleganti lettere gotiche, dorato e punzonato inscritto in un cerchio anch’esso dorato a rilievo da cui partono dodici raggi ritorti e altri diritti e fini; dalla lettera centrale (H) parte il braccio lungo della croce dove è raffigurato Cristo Crocifisso con un perizoma bianco.
Sull’altro lato due angeli incoronano la Vergine della Misericordia di una corona imperiale; Maria indossa un ampio abito damascato rosso che riprende la stoffa del mantello aperto e foderato di vaio a protezione del gruppo di fedeli, cinque donne da un lato e cinque uomini dall’altro, inginocchiati in preghiera, su di un prato fiorito, attorno alla Vergine.
La Madonna indossa una cintura molto simile al cordone dei Francescani che, seppur realizzato in oro ed insieme al trigramma bernardiniano, denuncia la provenienza da un ambiente francescano.
Tale ipotesi è ora confermata dalla recente scoperta della documentazione storica la quale, ricorda anche questa opera tra quelle richieste, nel 1867, dal Municipio di Trevi a Tommaso Galletti, priore del Sodalizio di San Giuseppe di Trevi.
Si ricava inoltre, che al tempo della cessione il manufatto era conservato nella chiesa di San Francesco, cappella a destra dell’altare maggiore.
TERZA SALA PIANO TERRA
Ex voto
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese.
Provenienti dalla chiesa della Madonna delle Lacrime.
Trittico a sportelli con storie della vita di Cristo
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese.
Attribuita a Giovanni di Corraduccio, tempera su tavola, prima metà del XIV secolo, proveniente dalla chiesa di Santa Croce in Piaggia.
Fu rubato nel 1867 e fu poi abbandonato a distanza di pochi giorni in un locale aperto nei pressi del medesimo complesso permettendone il recupero e la consegna al Comune di Trevi che il 12 luglio 1867 lo acquisì alla Pinacoteca.
L’iscrizione che corre al di sotto della tavola principale reca i nomi dei committenti: Cicco Urighi e Jacobuccio di Mattia.
Il trittico narra la vita di Gesù culminante negli episodi centrali della Passione.
Nelle ante sono raffigurati gli episodi dell’Infanzia di Cristo ma le due scene in basso, l’Ultima Cena e l’Orazione nell’orto degli ulivi, introducono le scene del comparto centrale.
In ciascun riquadro si osserva uno spiccato gusto narrativo e aneddotico sulla scia degli affreschi dell’abside del Duomo di Orvieto di Ugolino di Prete Ilario.
Tutte le scene sono segnate da una forte gestualità che sottolinea il carattere popolare e fortemente didascalico della pittura.
Osservando le singole scene invece, da un punto di vista compositivo e stilistico, è possibile riconoscere una ripresa dai grandi cicli assisiati del transetto della Basilica Inferiore.
Il trittico è una delle opere su tavola più felici del ben noto pittore folignate documentato dal 1404 fino al 1437 ma, forse, presente sulla scena ancora nel 1450.
Polittico con Storie della vita di Cristo
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese.
Giovanni di Corraduccio, tempera su tavola databile intorno al 1430, originariamente nelle Chiesa di San Francesco in Trevi, si trovava nel coro della chiesa.
Il polittico si compone di quattro pannelli cuspidati su cui sono dipinte le storie della vita di Cristo.
Le scene si leggono dall’alto in basso e da sinistra a destra.
L’assenza di episodi fondamentali della vita di Cristo porta ad ipotizzare che l’opera in origine doveva essere un pentittico.
Nel pannello mancante, il quarto, erano con ogni probabilità raffigurati la Salita al Calvario, la Crocifissione e la Deposizione.
QUARTA SALA PIANO TERRA
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese.
Vi sono esposte opere di Antonio Valenti, nato a Trevi dal conte Filippo Valenti e da Maria Tani Menicacci di Foligno, fu un abile pittore, ma la sua attività artistica fu prevalentemente “per diletto” e le sue opere non finirono sul mercato se non in minima parte.
Ciò ne ha in certo senso cancellato ingiustamente la memoria.
In un successivo ambiente di passaggio sono esposti vari stemmi e altri materiali lapidei
Al primo piano
QUINTA SALA PRIMO PIANO
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese.
Cena in Emmaus | |
Tempera su tela di un pittore umbro- marchigiano della fine del XVI secolo, proveniente dal convento dei Cappuccini di Sant’Antonio in Trevi. La tela occupava la parete di fondo del refettorio del convento, il soggetto infatti era molto diffuso in questo tipo di ambienti. Il tentativo di rimozione di due figure femminili, ancora visibili sulla sinistra, fa pensare che la collocazione originaria dell’opera fosse un’altra, probabilmente un monastero femminile. |
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese. |
Personaggi in preghiera | |
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese. |
Attribuita ad Ascensidonio Spacca “il Fantino”, inizi del 1600. Parte inferiore di una pala d’altare centinata raffigurante la Madonna del Rosario, commissionata per la compagnia omonima nella Chiesa di Sant’Emiliano da Muzio Petroni. La posizione originale dell’altare, oggi non più esistente a causa delle modifiche apportate all’assetto interno della chiesa con il progetto di Luca Carimini alla fine dell’Ottocento, può forse essere individuata sulla parete dell’attuale controfacciata. Nel 1584 l’altare risulta ancora “senza pitura” mentre, nel 1602, la tela deve essere già in loco se il vescovo Visconti, nella sua visita pastorale, annota: “adsunt necessaria pro ornamento“. Il trasferimento della Compagnia del Rosario a San Domenico e la contemporanea istituzione della Compagnia della Cintura, ospitata nello stesso altare dei Petroni, significano per il manufatto un pesante intervento di ridipintura della tela. Tutto questo è indirettamente provato da un inventario, del 1729, che descrive minuziosamente l’iconografia dell’opera. La sorte della tela, già compromessa dal ritocco pittorico fatto con materiali poco consoni, fu inesorabilmente segnata alla fine dell’Ottocento dalle candele che distrussero definitivamente la parte superiore dell’opera. |
Madonna con Bambino, Santa Maria Maddalena e Santa Caterina | |
Pittore umbro-marchigiano, tempera su tela, primo quarto del secolo XVII. Dimensione: 276×179 cm L’iconografia del dipinto con la Vergine e le sante Maria Maddalena e Caterina d’Alessandria fa supporre che la tela provenga dalla distrutta chiesa di San Domenico, dotata di cinque altari ornati “con vari quadri di pittura non oscura” realizzati dopo l’ampliamento del 1639. Alle tre figure si lega infatti, la prodigiosa apparizione nel 1530 dell’immagine di San Domenico a Soriano. La tela fu probabilmente trasferita nel santuario della Madonna delle Lacrime quando la chiesa di San Domenico, già soppressa nel 1810, fu ridimensionata per l’ampliamento dell’ospedale insediatosi nel 1843 negli adiacenti locali del convento. L’autore del dipinto, così caratterizzato nel segno forte e insistito, riecheggia schemi e posture comuni alla produzione della schiera dei barocceschi. |
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese. |
Acquasantiera Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese.
Oggetti vari Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese.
Assunzione della Vergine e Santi | |
Tommaso Maurizi, tempera su tela, firmata e datata 1602. |
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese. |
SESTA SALA PRIMO PIANO
Circoncisione | |
Bernardino Gagliardi (1609- 1660), proviene dalla Chiesa della Madonna delle Lagrime in Trevi. |
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese. |
Deposizione | |
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese. |
Opera di ignoto della prima metà del XVI secolo |
Miracolo di San Vincenzo Ferrer | |
Pittore della cerchia dei Nasini, tela probabilmente dipinta nel 1729 in occasione dell’erezione del nuovo altare intitolato al Santo nella chiesa di San Domenico di Trevi. Quando la chiesa fu “ridotta” a cappella del contiguo ospedale, le cinque tele che ornavano gli altari furono trasferite nella chiesa della Madonna delle Lacrime e lì rimasero fino all’allestimento della Pinacoteca. |
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese. |
San Rocco | |
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese. |
Proviene dalla chiesa di San Francesco. |
Santa Caterina d’Alessandria e Santa Cecilia | |
Ai lati dell’Incoronazione, sono collocate due tele, sempre dello Spagna, raffiguranti Santa Cecilia e Santa Caterina: provengono dalla chiesa della Madonna delle Lagrime in Trevi, ove in passato ornavano la cappella di Sant’Alfonso. |
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese. |
Incoronazione della Vergine e Santi; nella predella San Martino dona il mantello ad un povero e le Stimmate di San Francesco.
Opera di Giovanni di Pietro detto “lo Spagna“, tempera su tavola, 1522, chiesa di San Martino in Trevi. L’opera fu commissionata nel 1522 dai Minori osservanti di San Martino a Trevi per essere posta sull’altare in occasione del 15 agosto, giorno in cui si festeggia l’Assunzione della Vergine. Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese.
Oltre alla tavola principale, raffigurante l’Incoronazione della Vergine e alla cornice lignea intagliata e dorata, si sono conservati due pannelli di predella raffiguranti l’Elemosina di san Martino e le Stimmate di San Francesco.
La tavoletta centrale, raffigurante il Compianto di Cristo mancante dal secolo scorso, è stata segnalata da Federico Zeri nel 1969 nel museo di Tucson, in Arizona.
È praticamente una replica con varianti minime di quella di Todi, a sua volta derivata dall’opera eseguita nel 1486 da Domenico Ghirlandaio per la chiesa di San Girolamo a Narni.
Il pittore, riutilizza certamente i cartoni realizzati per l’opera di Todi, in particolare per il baldacchino con l’Incoronazione.
Allo stesso tempo apporta delle variazioni iconografiche sostituendo nella tavola principale san Girolamo eremita con san Martino e rappresentando nella predella una storia di san Martino, a ribadire il nome del santo titolare della chiesa di Trevi.
Rispetto alla versione di Todi, lo Spagna diminuisce il numero dei personaggi, lasciando più spazio alla figura di San Francesco, posto al centro.
Anche il paesaggio dello sfondo è modificato.
Alle spalle dei santi inginocchiati, l’orizzonte di rocce e montagne è dominato dalla chiesa di San Francesco e dall’edificio del Sacro Convento di Assisi, da cui i Minori di Trevi si erano staccati.
Probabilmente la richiesta di raffigurare la basilica assisiate è venuta dai committenti, desiderosi di ribadire la loro origine.
Rispetto alla pala di Todi si notano semplificazioni e una esecuzione meno attenta che ne evidenzia gli ampi interventi di aiuti.
Il dipinto rimase sull’altar maggiore della chiesa sino al 1860 quando divenne proprietà comunale e, nel 1867, fu trasportato all’interno del palazzo comunale.
Annunciazione Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese.
Assunzione della Vergine e Santi | |
Opera di Alessandro Turchi detto “L’Orbetto“, olio su tela, 1640 circa, proviene dalla chiesa di Sant’Antonio dei Cappuccini in Trevi. Commissionata dal cardinale Antonio Barberini, fratello di Papa Urbano VIII, che nel 1638 accolse la nomina a cardinale protettore della città di Trevi. La tavola fu dipinta a Roma e portata a Trevi per solennizzare l’avvenimento. |
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese. |
Statua di San Francesco | |
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese. |
Proviene dalla chiesa della Madonna delle Lagrime in Trevi Fino al 1869 era venerata sull’altare di San Carlo Borromeo. La statua misura m. 0,90 di altezza. È scolpita in pietra caciolfa; in origine la statua dovette essere policromata, come dimostrano le tracce di colore che restano sugli occhi, sul lato destro del costato, nel quale si vede a traverso un’apertura della tonaca la stimata di quel lato, tinta in rosso, come lo sono anche quelle delle mani e dei piedi del santo. Questi è raffigurato senza barba cosa non frequentissima nella iconografia francescana. Nella mano destra sostiene un libro chiuso, forse quello della regola. La realizzazione della statua è legata alla lunga controversia insorta tra Lo Spagna e i Canonici Lateranensi. |
Madonna con il Bambino benedicente in un paesaggio | |
Pinturicchio, tempera su tavola, fine del XV secolo. Il dipinto rappresenta la Vergine che sostiene il Bambino su di una balaustra con un paesaggio a far da sfondo. Era collocata sulla parete di fronte all’ingresso della sacrestia della chiesa di San Francesco. Fa parte del gruppo di opere richieste in cessione da parte del Comune di Trevi a Tommaso Galletti, priore del Sodalizio di San Giuseppe per evitarne la dispersione. Sia iconograficamente che per dimensioni, l’opera è certamente da mettere in relazione con la Madonna con il Bambino della National Gallery di Londra. Il dipinto è da considerarsi fra le opere giovanili del Pinturicchio. |
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese. |
Adorazione dei Magi | |
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese. |
Maestro Fiammingo seguace di Giusto da Gand, fine del XV secolo, proveniente dal convento di San Domenico in Trevi. La particolare tecnica pittorica a olio magro su tela, adoperata in questo manufatto, è stata confermata in occasione del restauro del 1954, avvenuto presso l’Istituto Centrale del Restauro di Roma. Anche se l’opera viene da sempre ricordata nelle fonti con un precario stato conservativo, si dovrà attendere il 1914 per vedere affidato l’incarico di tale azione a Giuseppe Colarieti Tosti. Nella stessa occasione, il restauratore, proponeva anche che la tela venisse riunita all’altra “della stessa mano rappresentante il Crocifisso ora esistente sopra un altare a destra della chiesa di San Francesco che certo era il rovescio della precedente” a ricreare quindi, “un gonfaloncino a due facce“. Della tela con il Crocifisso attualmente, si sono perse le tracce ma, è insieme ad essa all’interno della cornice bifacciale che l’Adorazione dei Magi è ricordata dal Guardabassi (1872) che la vide nella casa degli Ospedali riuniti della Congregazione di Carità e la giudica “lavoro alemanno del XVI secolo“. |
Al secondo piano
SETTIMA SALA
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese.
Compianto su Cristo morto | |
Benedetto Coda, olio su tela 1520-1530, proveniente dalla Chiesa della Madonna delle Lagrime in Trevi. Il quadro è racchiuso in un’elegante cornice architettonica della stessa epoca, ma ridipinta in seguito. La composizione dichiara grande padronanza di mezzi e buona originalità progettuale nella disposizione entro il ristretto spazio della tavola di un gruppo di ben nove figure, declinate in profondità. Il centro è costituito dal corpo del Cristo morto che occupa il piano più avanzato insieme alla Vergine e alla Maddalena a destra, e del Giuseppe d’Arimatea a sinistra. Nel quarto superiore destro sono raffigurate quattro teste di Apostoli, digradanti dal piano più prossimo all’osservatore, secondo solo al gruppo centrale, verso il fondo. Il corpo del Cristo esanime è sorretto in posizione seduta sul bordo marmoreo del sepolcro dalla Madonna e da Giuseppe d’Arimatea e le gambe, che spariscono in primo piano, fanno intravedere il ginocchio destro che penzola all’interno del sarcofago, suggerendo un’ulteriore articolazione dello spazio verso l’esterno dell’inquadratura compositiva. La Maddalena sostiene con gesto premuroso il braccio sinistro del Cristo. Sul quarto superiore sinistro della scena, altre tre figure maschili, delle quali Giuseppe d’Arimatea occupa la posizione più avanzata, fanno da contrappunto quasi speculare a quelle di destra, in un progetto compositivo accurato e solidamente bilanciato. Proveniente dal santuario della Madonna delle Lacrime di Trevi, la tavola era collocata nella cappella della Resurrezione, fatta costruire a proprie spese da Benedetto Valenti (1484-1541), nobile trevano chiamato a Roma da Clemente VII nel 1528 a ricoprire l’ufficio di Procuratore del fisco, carica che occupò fino alla prematura morte. Nella parete di fondo della cappella, sopra la mensa d’altare, nel 1531 fu collocata la Pietà con la cornice che la correda ancora oggi e al di sopra fu affrescata la Resurrezione di Cristo. Alla storia di questo dipinto si lega un singolare aneddoto. Lo stesso Benedetto Valenti, nelle sue Memorie, narra che la Camera Apostolica gli aveva fatto dono nel 1531 di questa “bellissima cona su tavola” dopo averla confiscata ad una locandiera del Borgo Sant’Angelo, macchiatasi di omicidio e giustiziata. Il “dono” della tavola da parte della Camera Apostolica a Benedetto Valenti, inteso come percentuale spettante al Procuratore su tutti i beni confiscati alla signora, non dispiacque al collezionista che la collocò nella cappella di sua proprietà all’interno della chiesa della Madonna delle Lacrime di Trevi. Si ignora tuttavia il luogo di provenienza originale o il primo possessore del dipinto, le cui ridotte dimensioni inducono a ritenere si tratti di un’opera commissionata per uso devozionale privato di qualche cardinale o prelato. Nel 1869 il dipinto fu trasferito dalla chiesa alla Pinacoteca civica, allora allestita nel Palazzo Comunale. Nel 1899, fu ricollocato nel suo altare originario su sollecitazione della famiglia Valenti che ne reclamava il possesso ma, in seguito ad un tentativo di furto, tornò di nuovo in Pinacoteca nel 1923. |
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese. |
Monumento funebre alla memoria di Subrezia Lucarini | |
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese. |
Proviene dalla chiesa della Madonna delle Lagrime, a lei dedicato dal marito Fausto Valenti; in pietra dell’appennino, è sobrio ma elegante. Alla base, rimasta nella chiesa, sono incise le parole: MEMORIAE COIUGALI SUBRETIAE LUCARINAE UXSORI KARISSIMAE ET FRUGI FAUSTUS VALENS BENEDICTI F. POSUIT DE QUA DOLUIT NIHIL NISI MORS EIUS. VIXIT AN. XXXII. MEN. IV. D. VI. OBIIT XVII. KAL. SEPTEM. MDLXII |
San Francesco di Paola | |
Pittore umbro, XVII secolo, proveniente dalla chiesa di Sant’Antonio dei Cappuccini. Il dipinto, si riferisce al noto episodio che vide protagonista il Santo al cospetto del re Ferrante. Il miracolo cui la tela allude ricorda infatti, il passaggio di San Francesco a Napoli nel 1483 quando, venne accolto trionfalmente dalla popolazione e omaggiato dal re con un vassoio di denari. Il culto di San Francesco di Paola, fondatore dell’Ordine dei Minimi, ebbe a Trevi un significativo impulso nel Seicento vista la donazione, da parte di Filiberto Valenti “vicegovernatore dell’armi della Provincia dell’Umbria“, di alcune reliquie del santo in una teca d’argento insieme ad un dipinto, non più esistente, di grandi dimensioni. L’iconografia del quadro trevano, ripropone un modello già molto diffuso a Roma sul finire del Cinquecento. |
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese. |
Incredulità di San Tommaso | |
Pittore romano degli inizi del XVII secolo, proveniente dalla ex chiesa di San Tommaso detta anche dei Santi Tommaso e Lazzaro, sulla Flaminia. Il dipinto fu rimosso alla fine del XIX secolo, quando l’edificio acquisito dalla Congregazione di Carità, fu adibito a granaio. Nella commissione della tela ebbe, sicuramente, un ruolo determinante il cardinal Erminio Valenti, esponente della nobile famiglia trevana. La tela va ricondotta, sul piano attributivo, in ambito romano vista la monumentalità delle figure e i forti contrasti di luci ed ombre rivelando così la precoce fortuna dei modelli caravaggeschi e la loro tempestiva penetrazione anche in provincia. La commissione del dipinto infatti, potrebbe essere messa in relazione con i lavori di restauro della chiesa di San Tommaso documentati appunto nel 1609. |
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese. |
Chiesa di San Francesco
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese.
Resti della primitiva chiesetta di Santa Maria in alcune parti della muratura nell’angolo destro della facciata ovest, occlusa in parte dal proseguimento del prospetto della facciata del convento opera del Valadier, conserva in alto il rosone con colonnine a raggiera con ai lati tre piccoli rosoni tamponati; in un frontoncino rozzamente scolpito con motivi floreali e ai lati le consuete teste del papa e dell’imperatore, ora conservato nel museo, ove una scritta che corre lungo tutto il bordo esterno recita:
MAG(iste)R ANGEL(o) FECIT HOC OP(us) AN(n)0 D(omi)NI MCCLXVIII ME(n)SE MAII. AVE MARIA GRA(tia)(plena). DOMIN(us) TECU(m) B(e)N(e)D(i)CTA TU.
Al di sopra dei semipilastri che scandiscono la lunga facciata che occupa tutto il lato destro dell’edificio, a ricorsi di pietra bianca e rosa interrotti da lesene in pietra bianca, appare evidente la sopraelevazione trecentesca.
Al centro un arcone ogivale include il sottostante portale gotico della fine del Duecento, a fasci di colonnine, con capitelli fogliati e due leoncini sporgenti da cui parte l’incorniciatura esterna che riprende i motivi dei capitelli, mentre nella chiave di volta è scolpito l’Agnus Dei; nella lunetta un affresco trecentesco raffigura la Madonna col Bambino tra San Francesco e Santa Chiara d’Assisi e la scritta frammentaria HOC OPUS FECIT FIERI…MCCCC.
A destra della parete un altro portale ripete, semplificati, i motivi del precedente.
L’abside poligonale è affiancata dalle due cappelle, il campanile poggia su quella di sinistra; nella cella campanaria si conserva un’antica campana datata 1341.
Interno
L’interno è a navata unica, secondo lo stile degli ordini mendicanti, con copertura a capriate, illuminata da una monofora, da una grande bifora posta al centro dell’abside e dal rosone da cui entra la luce al tramonto.
In origine sulla parete destra vi era un’altra monofora che fu tamponata per poter costruire nel 1620 l’altare della Madonna della Neve.
Nella parete sinistra, in una nicchia, è raffigurata la Madonna in trono col Bambino tra l’arcangelo Gabriele e San Giuseppe, in basso, inginocchiati, San Francesco e Sant’Antonio da Padova.
Nella lunetta Cristo portacroce tra le pie donne.
Alla base della lunetta si legge la scritta:
QUI. VLT. VENIRE. POST. ME. ABNEGET. SIMETIPSUM. ET. TOLLAT CRUCEM SUAM. ET. SEQUATUR ME.
L’affresco, opera di Fabio Angelucci da Mevale, è datato 1577, come si legge sotto al trono.
Seguono una serie di affreschi trecenteschi, disposti su due registri, nel superiore Papa Urbano V con i ritratti dei Santi Pietro e Paolo, Santa Caterina d’Alessandria e i resti di un più tardo San Michele Arcangelo, quasi completamente coperto dall’altare.
Nel registro inferiore, il Beato Bonaventura, Santa Caterina d’Alessandria e, quasi completamente persa per l’apertura di una porta, Madonna in trono col Bambino.
A seguire un affresco frammentario, raffigurante Sant’Antonio abate e l’altare della Crocefissione che fu commissionato da Pomponio e Cristofaro De Angelis nel 1597: le colonne presentano stucchi dorati con motivi fitomorfi.
La tela raffigura la Crocefissione, buona copia locale da Guido Reni; Nella Cimasa l’Eterno.
Segue un organo monumentale, il più antico in Umbria, già in epoca passata considerato “rarissimo esemplare superstite di quel tipo che nel rinascimento veniva definito organo da muro“.
Lo strumento fu commissionato dai frati della chiesa di San Francesco di Trevi a Mastro Paolo Pietro di Paolo di Montefalco, come attesta il rogito del 22 settembre 1509.
Fu aggiustato ed ampliato nel XVIII secolo e più significativamente tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, con sostituzione di tastiera, pedaliera, manticeria e basseria, ad opera di Rodolfo Luna.
La cassa, appesa al muro, è di legno intagliato dipinto a tempera e divisa in 5 campate, la maggiore delle quali sovrapposta a quelle minori, ospita il secondo ordine di canne morte.
Nella cimasa sono rappresentati San Domenico e San Francesco, ai lati Santa Caterina da Siena e Santa Chiara, in alto l’Annunciazione.
La cantoria presenta dieci comparti dipinti ad olio con immagini di Santi, da sinistra: San Didaco, Santa Chiara d’Assisi, San Bonaventura da Bagnoregio, Sant’Antonio da Padova, San Giuseppe, Sant’Emiliano, San Bernardino da Siena, Santa Maddalena, Santa Lucrezia e Santa Caterina d’Alessandria.
Il restauro recente ha permesso il ripristino funzionale dello strumento.
Si trova poi l’altare delle Stimmate di san Francesco, fatto costruire da Grifone Petroni alla fine del XVI secolo, “dotato con scudi 100 e l’oglio per la lampada” e donato alla Compagnia delle Terziarie Francescane.
Nel cartiglio posto sulla trabeazione è la scritta:
DOMINE DECORASTI ME SIGNIS REDEMPTIONIS NOSTRAE.
La tela, racchiusa in una cornice di stucco policromato e dorato come tutto l’altare, raffigura San Francesco che riceve le stimmate, opera attribuita ad Avanzino Nucci.
Ai lati della cornice, entro i rincassi, sono raffigurati a sinistra dall’alto in basso la Visione dei Troni, San Diego e la Predica di San Francesco a Trevi.
Dall’altro lato la Liberazione del carcerato, il Beato Ventura, San Francesco visita i malati.
Nella cimasa San Francesco in gloria.
Riveste la mensa d’altare un paliotto in scagliola datato 1730 che reca al centro in un cartiglio il calice e l’ostia.
Nel pavimento fronte all’altare sono poste le lastre sepolcrali di Grifone Petroni dottore del Collegio Perugino e di Francesco Pariani.
Ai lati dell’altare, precedentemente erano a lato dell’abside, sono poste, su mensole di legno, le statue lignee di buona fattura di scultore ignoto del XVII secolo, raffiguranti San Francesco e Santa Chiara.
Nella parete di sinistra, sopra la porta d’ingresso della antica sacrestia, due immagini della Madonna con Bambino del ‘400 ed una macchina processionale dell’Ottocento con l’immagine di San Giuseppe.
Addossate alle pareti si trovano panche di manifattura umbra del primo Seicento, con stemmi abrasi della famiglia Lucarini, laccature in verde ed intagli nei frontali e schienali realizzati direttamente nel legno di pioppo a motivi fitomorfi.
La cappella di sinistra, dedicata a Sant’Antonio da Padova, mostra nella parete di sinistra entro edicole dipinte un trittico con tre Santi Vescovi, nella lunetta San Giovanni Battista. In basso il monumento funebre di Ottavia Attavanti e di Alessandro Valenti (1576-77), madre e figlio, con i ritratti scolpiti a rilievo.
Al centro tra stucchi dorati è la statua del Santo di Padova riferibili al XVIII secolo.
Sotto ospita il monumento funebre dei Valenti, come attestano lo stemma araldico della famiglia e l’iscrizione lapidea in caratteri gotici:
IN CHRISTI NOMINE AMEN. ANNO DOMINI MCCCLVII INDITIONE X TEMPORE INNOCENTI PAPAE VI DE MENSE NOVEMBRIS. ISTUD EST SEPULCRUM DOMINI VALENTIS DOMINI IACOBI DE TREBIO ET EIUS HEREDUM FACTUM IN ISTA CAPPELLA PER EUM FACTA SUB VOCABULO SANCTI ANTONII. QUE SEPULTURA FACTA EST AD PERPETUAM HUIUS REI MEMORIAM ET TESTIMONIUM, posti su un’edicola nella parete di fondo; la cornice conteneva la lastra in bassorilievo raffigurante Valente Valenti giacente, raro esempio di scultura in pietra dipinta, ora murata nella parete di destra.
Sopra affreschi del XIV secolo raffiguranti santi entro edicole un Santo non riconosciuto, Santa Caterina d’Alessandria e Sant’Antonio da Padova.
Sopra l’arco frammento di affresco del XIV secolo raffigurante forse santo Stefano.
L’abside centrale mostra, sull’alto della trave che l’attraversa, ancora nella collocazione originaria, uno splendido Crocifisso del primo Trecento, dipinto su tavola sagomata,con le consuete immagini della Vergine e di San Giovanni nelle tabelle laterali, il Cristo benedicente nel tondo in alto, San Francesco ai piedi del Crocefisso.
Sotto l’abside, con uguale struttura composita, si trova la cripta, che nella seconda metà del secolo XVI fu trasformata in luogo di sepoltura, come documentato dalle lapidi tombali nel pavimento dell’abside.
Alle pareti molti resti dell’antica decorazione rappresentante Scene della vita della Madonna. L’opera, di un anonimo artista locale della prima metà del XIV secolo, è organizzata in registri sovrapposti, due per ogni parete per un totale di otto riquadri che corrispondono ad altrettanti episodi.
Nel secondo registro in alto da sinistra: Gioacchino cacciato dal tempio, Annuncio a Gioacchino, Incontro di Gioacchino e Anna presso la porta Aurea e la Natività della Vergine; nel primo registro da sinistra: Maria fanciulla presentata al Tempio, Sposalizio della Vergine L’Annunciazione e la Natività. Nelle lunette sono rappresentati gli Evangelisti, sono oggi visibili solo Matteo e Marco, mentre le vele della volta sono dipinte a cielo stellato.
La scelta di rappresentare nell’abside il ciclo sulla Vergine, piuttosto che la vita di San Francesco, si spiega probabilmente con la volontà di onorare la dedica della Chiesa più antica.
Alla base dell’abside il coro ligneo ed il leggio al centro sono databili al XVII secolo.
Nella cappella di destra vi è un monumento funebre del XII-XIV secolo, dove nel 1523 pare vennero deposte le ossa del Beato Ventura.
Nella parete sinistra affreschi del XIV secolo: in alto Sant’Emiliano, sotto i Santi Ventura, Nicolò e Andrea, sopra il timpano due profeti, sulla parete opposta, nello strombo della finestra, una santa, San Cristoforo.
Nell’intradosso dell’arco i quattro Evangelisti: sopra l’arco affreschi del secolo XIV con i santi Paolo e Pietro, al centro il grifo e nel registro superiore San Francesco riceve le stimmate.
Tra le lapidi sepolcrali inserite nel pavimento vi è quella dello storico locale Durastante Natalucci (1687 – 1772), autore della “Historia Universale dello Stato Temporale ed ecclesiastico di Trevi, 1745“, edita nel 1985.
A fianco della porta laterale, sopra l’acquasantiera, Sant’Antonio Abate, frammento di affresco del Quattrocento.
A sinistra affresco del tardo Trecento raffigurante la Presentazione di Gesù al Tempio; ai lati, entro due edicole, un Santo e la Profetessa Anna.
A sinistra, addossato all’altare, frammento di affresco del secolo XIV.
Proseguendo, macchina processionale del XIX secolo con l’immagine della Madonna della Misericordia, due panche di artigianato umbro del XVII della famiglia Lucarini.
Segue l’altare dedicato alla Madonna della Neve fatto costruire nel 1620 da Alessandro Valenti, nobile trevano, per volere della madre Ortensia Tomassoni, ad onore della Vergine come leggesi nel cartiglio, posto sulla trabeazione:
S. MARIAE AD NIVES. EX PIO LEGATO MATRIS SACELLUM HOC ALEX. VALENTIBUS DICAVIT A. D. MDCXX DIE VERO V AUGUSTI.
La tela raffigura la Madonna incoronata regina del cielo e della terra, in basso San Pietro e San Paolo, al centro le anime del purgatorio con un cartiglio “Madre del Dio Eterno liberaci benignamente dalle fiamme dell’inferno…“.
L’opera è di Ascensidonio Spacca detto il Fantino (1557-1646), pittore che attua gli ideali proposti dalla Riforma Cattolica.
Ai lati, all’interno di cornici in stucco, affreschi con figure di Madonna sotto i vari titoli, e Annunciazione.
Nella cimasa la Madonna della Neve.
L’altare ha un paliotto policromo in scagliola datato 1730 con l’immagine di Sant’Antonio da Padova entro un cartiglio.
A sinistra dell’ingresso principale alla chiesa è collocata un’acquasantiera di foggia rinascimentale con stemma gentilizio e la scritta sul dado di base:
AQUILANT . S/GIRAFERUS.
Al di sopra si trova un frammento di affresco del secolo XV con l’immagine di Sant’Antonio da Padova, riferibile all’ambiente di Bartolomeo da Miranda.
Segue affresco raffigurante Madonna col Bambino e San Pietro da Verona domenicano martire, con il nome del committente e la data:
HOC OPUS FECIT FIERI LUCAS LUCARELLI MCCCC…, affresco soltanto in parte incorniciato nel Settecento con stucchi, che presenta qualche affinità con lo stesso artista che dipinse l’edicola di Silvignano.
Di seguito affresco del XIV secolo raffigurante la Madonna col Bambino in trono.
A sinistra dell’altare lapide in marmo che ricorda i restauri eseguiti nel 1910 precedentemente citati.
A sinistra si erge l’altare dedicato allo Spirito Santo.
Fu eretto nel 1613 da Filippo Palazzi e “dotato di molti beni per una messa al giorno ed il consumo della lampada“.
L’altare in pietra serena è in cattive condizioni; la parte sinistra è andata irrimediabilmente perduta a causa delle infiltrazioni d’acqua dovute alla rottura di un pluviale.
Una iscrizione con stemma posta sui plinti delle due colonne riporta la data di ultimazione dell’altare:
“P. PHILIPPUS PALATIUS PHILOSOPHUS ARTIS MEDICINAE DOCTOR OPUS FIERI JUSSIT. / ASCANIUS PALATIUS FRATER EIUS HAEC RES COMPLEVIT A.D. MDCXIII“.
La tela raffigura la discesa dello Spirito Santo sopra Maria Vergine e gli Apostoli riuniti nel Cenacolo; in basso a sinistra lo stemma del committente e la scritta:
“D. PHILIPPUS PALATIUS PHILOSOPHUS ET CIV. PERUSINUS“.
La tela è attribuita a Simeone Ciburri (+1614), pittore di cultura barrocesca.
Nella piccola nicchia, costruita nel 1873, è collocata la statua lignea policroma di San Rocco del Settecento.
Nella parte destra della navata affreschi del XIV secolo con le storie di Sant’Onofrio, apparizione di Cristo, Sant’Onofrio in preghiera, Morte del santo.
Ancora, nella parete di fondo altri frammenti di affreschi del XIV secolo; riconoscibili una chiesa ed un prelato e forse Cristo flagellato.
Nella parete di fondo sarcofago in pietra del IV secolo, già sotto l’antico altare maggiore, che conservò il corpo del Beato Ventura.
A sinistra affresco raffigurante polittico di scuola folignate della seconda metà del XV secolo con San Bernardino da Siena e Santi; in una delle cuspidi rimaste, quella centrale, Crocefissione.
Chiudono la parete di fondo resti di affreschi del XIV secolo, opera del Maestro dell’abside destra di San Francesco a Montefalco, raffiguranti all’interno di una edicola l’Arcangelo Michele e San Giovanni Battista.
Nello strombo della finestrina, una Santa.
Il Convento
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese.
La struttura ruota intorno al chiostro centrale, costituito da un portico a pilastri di base ottagonale ed un loggiato superiore; la decorazione pittorica delle lunette con le Storie della vita di San Francesco, fu realizzata nel 1645 da Bernardino Gagliardi (1609- 1660), durante il suo soggiorno a Trevi nel 1645.
La lettura delle lunette inizia dal lato nord del chiostro da destra: annuncio della nascita – la nascita- il monito del Crocefisso di San Damiano – la rinuncia degli averi davanti al Vescovo di Assisi – il sogno del Papa Innocenzo III – Onorio III approva la regola – la visione del carro di fuoco – San Francesco predica agli uccelli – visione dei Troni – la predica di San Francesco nella piazza di Trevi – Francesco guarisce i ciechi e gli storpi – tentazione del Santo – il miracolo del bambino – il Santo assiste gli infermi.
Sotto agli affreschi, in una fascia continua a fondo celeste, sono riportati gli stemmi delle famiglie committenti (Valenti, Luzi, Salvi e Tulli) e i nomi di illustri conventuali (Padre Felice Bantinelli, Padre Giuseppe Cetronio e Padre Sante de Ruteis).
Sempre del Gagliardi sono i tondi con gli Evangelisti, nel corridoio voltato, i Santi e le decorazioni della foresteria con le Virtù (Fede, Speranza, Carità e Continenza) nel vano adiacente al chiostro e l’Estasi di San Francesco al centro della volta.
Museo della Civiltà dell’Ulivo
Il complesso museale della città di Trevi è stato allestito all’interno dell’ex convento di San Francesco proprio nel centro storico del paese.
Il museo ha sede dal 1997 al piano terra del convento di San Francesco.
Interamente dedicato al prodotto principe di Trevi, l’olio extra vergine d’oliva DOP, il museo documenta i diversi aspetti legati alla produzione dell’olio ed alla cultura dell’ulivo, che così fortemente caratterizza il paesaggio delle colline circostanti.
Il nuovo allestimento del 2007, vede l’impiego di pannelli e strumenti multimediali ed organizza lo spazio espositivo in quattro sezioni (botanica -conosciamo l’olio e l’ulivo -l’ulivo simbolo di pace -storia dell’ulivo), che permettono di indagare l’argomento sul piano scientifico-naturalistico, ma anche storico-artistico e sociale.
Nota di servizio
numero: 07421970830
orari:
Da Gennaio a Marzo:
Venerdì Sabato e Domenica 10:00–13:00 e 15:00–18:00
Da Aprile ad Ottobre:
dal Martedì alla Domenica 10:00–13:00 e 15:00–18:00
Novembre:
dal Venerdì alla Domenica 10:00–13:00 e 15:00–18:00
Dicembre:
dal Martedì alla Domenica 10:00–13:00 e 15:00–18:00
Il museo è chiuso il 25 dicembre e il 1 gennaio
Fonti documentative
Aurelio Bonaca – Le memorie francescane di Trevi – Firenze 1926
Aurelio Bonaca – Religione e beneficenza in Trevi (Umbria) – Foligno 1935.
Aurelio Bonaca – La Piaggia di Trevi – Trevi, Foligno, 1942.
Stefano Bordoni – Santa Maria di Pietrarossa: una stratificazione bimillenaria – in Donatella Scortecci, (a cura di), L’Area archeologica di Pietrarossa e l’antico territorio trevano. Studi e ricerche – Umbertide, 2018 pp. 147-195
Simone Cerquiglini – Il fenomeno del reimpiego a Trevi (PG). Analisi dei plessi ecclesiali e urbani – 2008 Campello
Federico Donnini Carlo Roberto Petrini – Trevi Musei – Perugia 2021
Mariano Guardabassi – Indice-guida dei monumenti pagani e cristiani…nella provincia dell’Umbria – Perugia 1872
Durastante Natalucci – Historia Universale dello Stato Temporale ed Ecclesiastico di Trevi, 1745 – a cura di Carlo Zenobi, Foligno 1985
Silvestro Nessi – Sandro Ceccaroni – Da Spoleto a Trevi lungo la Flaminia, Itinerari Spoletini 5 – Spoleto, 1979
Carlo Roberto Petrini – L’organo di San Francesco a Trevi – in Spoletium nr.36-37, Spoleto, 1992
Carlo Roberto Petrini – Il Santuario della Madonna delle Lagrime in Trevi – Perugia 2009
Carlo Roberto Petrini – Federica Bordoni – La Chiesa di San Francesco in Trevi – Trevi 2007
Bruno Toscano (a cura di) – Raccolta d’arte di San Francesco di Trevi – Prato, 2014
Tommaso Valenti – La chiesa monumentale della Madonna delle Lacrime – Roma, 1928
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.