Eremo della Madonna del Riparo – Scandolaro

Lungo le strade che, da sud, conducono ai pascoli del monte Pennino, capaci di alcune migliaia di pecore, sorgono altri due santuari micaelici ‘ad instar’, ancor oggi attivi, S. Angelo ‘de Gructis’, e S. Angelo di Prefolio ( nelle Marche al confine con l’Umbria ). S. Angelo ‘de Gructis’, santuario micaelico ad instar, sorto nel secolo XI, è giunto sino ai nostri giorni conservando l’originario impianto. Nel periodo della massima devozione all’Arcangelo dovettero essere numerosi i santuari micaelici ad instar operanti in Umbria; ma i pochi giunti sino ai nostri giorni hanno subito pesanti modifiche e soprattutto hanno mutato titolo: alcuni, in un prosieguo di tempo, furono dedicati alla Madonna, la quale ha sconfitto il dragone (Gen 3, 15) che poi san Michele ha relegato nelle viscere della terra, prigione da dove però il maligno, di tanto in tanto, esce tramite le caverne e insidia gli uomini. È il caso appunto di Sant’Angelo de Gruttis che nel secolo XIX fu riscoperto e dedicato alla Madonna del Soccorso, pur continuandovi il pellegrinaggio nelle due scadenze micaeliche, 8 maggio (dies festus dell’inventio) e 29 settembre (festa della dedicatio).
Don Mario Sensi

 

IL LUOGO

Poche miglia lontana da Foligno,nella Parrocchia di Scandolaro,situata sulla Costa scoscesa del monte Cologna, a circa 600 metri d’altitudine,si trova la Chiesa e l’Eremo detta comunemente la Madonna del Riparo od anche S. Angelo delle Grotte, piccolo edificio oggi, semplice e modesto, ma una volta assai più grande di mole e di nome. La strada che parte da S.Eraclio é carrozzabile con qualunque autovettura e attraverso una interminabile piantagione di ulivi,giunge fino a Scandolaro.
Da qui al Santuario é una passeggiata di circa venti minuti per una stradicciola caratteristica che é poco più di la una mulattiera. Giunti sul logo si può scorgere in un colpo d’occhio quasi tutta la valle folignate,racchiusa in una cerchia di monti verdi,come una perla in una conchiglia.
Ecco di fronte Montefalco;a sinistra la collina di Trevi sullo sfondo nella stessa direzione ,Spoleto velata sempre di caligine.
 

UN PO’ DI STORIA.

Secondo Iacobilli, noto storico folignate,questa Chiesa fu eretta e dotata verso la metà del secolo XI, cioè circa il I050, dal Conte Offredo Monaldo che la dedicò a S. Michele Arcangelo che nel 1063 la unì al Monastero di S. Salvatore di Acqua Pagana nella Diocesi di Camerino.
Il Conte Offredo riserbò ai suoi discendenti il patronato su questa Chiesa e vediamo infatti che nel 1296 i Conti Ranaldo e Berardo presentarono per Rettore fra Gualtiere loro parente,confermato dai Monaci di Acqua Pagana cui spettava la Chiesa.
Poco dopo accadde che certuni di Spoleto cacciarono dalla Chiesa fra Gualtiero e alcuni Monaci dimoranti con lui, ma costoro riebbero ben presto il Beneficio.
Di li a poco, però, Bartolomeo Vescovo di Foligno,forse per evitare disordini cacciatili di nuovo, assegnò le rendite por metà ad un nipote di nome Zello e per l’altra metà ad Armanno Anastasi, Priore della Cattedrale.
Su ciò fu mossa causa ed i Monaci di Acqua Pagana, il 1 Dicembre 1297 ottennero in Roma sentenza favorevole, per la quale fra Gualtiero e i suoi Monaci poterono rientrare in possesso dei loro diritti. In seguito, cioè nel 1320, troviamo il Conte Gualteruccio Gualteri, patrono di questa Chiesa e dopo di lui nel 1341 Bartolomeo ed Angelo Conti di Turri, suoi nipoti.
Tale patronato essi tramandarono (Cfr. Gazzetta di Foligno 10 Ottobre 1891) ai loro discendenti fino al 1683, anno in cui, per sentenza del tribunale della Sacra Rota, per la morte di Crispolta Conti (maritata in casa Marcelli)e da questa, per la morte di Lavinia ultima di quella famiglia Marcelli, (maritata in Roncalli Benedetti) nel 1807 passò definitivamente ai Benedetti Roncalli, i quelli per concessione dei pontefici Pio VII nel 1807, Gregorio XII nel 1844 e PIO IX nel 1854 ottennero anche le rendite.
L’ultimo erede di detto patronato fu il conte Benedetti Roncalli Benedetto il quale tralasciava di solennizzare le feste tradizionali del Santuario,e per contrarietà verso Mons. Faloci, si valse della legge d’ispirazione massonica del 1870 che concedeva ampio diritto di proprietà a chi avesse pagato il 30% allo Stato per simili benefici ritenuti inalienabili.
In seguito a ciò ottenuto lo svincolo,con atto legale del I 5 novembre del 1899 vendette ai fratelli Eutizio e Domenico Federici da Scandolaro.
Nell’Archivio della Pretura di Perugia si conservano gli atti notarili di tale vendita.
Va ricordato che uno degli ultimi eremiti che ha abitato il Santuario, di cui si ha notizia, fu fra’ Felice da Spello, al secolo Luigi Vallorini, nominato ufficialmente custode del Santuario nel 1848.
 

I RETTORI E IL SANTUARIO

Non sarà forse inutile conoscere i nomi dei Rettori del nostro Santuario. Primo fra tutti troviamo il già noto fra Gualtiero da Foligno elemosiniere di Bonifacio VIII.
Poi dal 1341 al 1582 ci sono noti solo gli istrumenti di nomina con la relativa data e il nome dei notai, senza conoscere il nome dell’eletto.
Finalmente troviamo un certo don Cesare De Comitibus il quale rinunciò a tale suo incarico non sappiamo per quali motivi.
Nel 1597 don Claudio Vallati.
Nel 1628 don Giovanni Battista Comitibus.
Nel 1657 don Dionisio Marcelli
Nel 1707 don Giovanni Battista Marcelli
Nel 1732 don Carlo Marcelli
Nel 1773 don Antonio Paoluocci
Nel 1807 Conte Giovanbattista Rencalli Benedetti
Nel 1844 Conte Benedtti Roncalli Benedetto.
Si sa che i primi di questi rettori abitavano presso il Santuario se vi erano anche dei monaci ciò vuol dire che vi doveva essere un, monastero, o per lo meno una costruzione più grande di quella che non sia ai giorni nostri.
In seguito furono Rettori i Sacerdoti secolari, essi avevano l’obbligo i di celebrare le due Feste di S. Michele nel Maggio e nel Settembre e di dispensare ai poveri, nella seconda di queste,due quarti di pane.
Tale opera buona sospesa dai Roncalli perché massoni, è stata lodevolmente ripresa dai Federici.
 

RITROVAMENTO DELLA GROTTA

Per lungo tempo tale Chiesa rimase dimenticata,ma nel 1842 mentre alcuni operai erano intenti in alcuni lavori presso la Chiesetta abbandonata ecco aprirsi all’improvviso una frana che scoprì una grande grotta naturale.
Ognuno può immaginare lo stupore misto a venerazione degli operai quando videro un’immagine della Madonna dipinta su una parete della grotta.
Subito si destò in quei paesi vicini,nella stessa Foligno e anche fuori, tanta devozione verso quell’immagine sacra che la Chiesa di S. Angelo come prima si chiamava, abbandonato l’antico nome, fu chiamata con quello di Madonna delle Grotte o Madonna del Riparo.
I devoti ne ottennero favori e grazie segnalate.
Quelle mura e quei massi rocciosi furono coperti di voti, grucce e bastoni appartenenti alle persone miracolate.
Per lungo tempo,dai villaggi vicini e lontani fu un continuo accorrere di pellegrini che salivano con manifesta Fede, a venerare quell’immagine ottenendo le grazie richieste.
Evidentemente Iddio voleva glorificare su quel ciglio di monte la Santa sua Madre.
La cadente chiesina fu restaurata con l’elemosina dei fedeli come pure l’ingresso della grotta e la piccola abitazione; tutto insomma quando era rimasto dell’antico delle vecchie fabbriche del secolo XI e XII.
Vescovo di Foligno era allora Mons. Arcangelo Polidori, i1 quale favorì moltissimo quel restauro e per ricordo di lui fu fatta scolpire una pietra e posta sopra la porta della Chiesa, in essa vi si legge: Arcangelo Polidorio indulgentiis imago S.M. de Criptis, quae ineunte A. MDCCCXLII fama prodigorum inclaruit civis et advenae cultu votisque celebrata spes numquam destituit.
Nel mezzo della cavità della grotta sottostante la chiesa , coperto da una tettoia di lamiera,che lo protegge dall’acqua che cade continuamente dai massi sovrastanti, si trova un , altare e su di esso una immagine della Madonna un po’ rovinata dall’umidità.
Nel 1842 se ne trassero dei disegni.
In uno di questi, nel mezzo del quadro, è dipinta in piedi la Madonna vestita di un ampio manto azzurro col quale ricopre numerosi devoti che si inginocchiano e si appressano ad essa.
A sinistra è S. Michele Arcangelo, a destra la figura del Beato Paoluccio Trinci terziario francescano morto nel 1377, e che forse, amante com’era della solitudine e del silenzio, talvolta era salito lassù a pregar Iddio in quella grotta ove dopo la sua morte fu ritratta la sua figura accanto a quella della Madonna.
Tale dipinto,che secondo il noto storico folignate Mons. Faloci, risaliva al secolo XV,ora è andato distrutto causa la grande umidità della grotta.
Infatti il nuovo dipinto risale appena a qualche diecina d’anni addietro ed è in parte cambiato rispetto all’originale poiché al posto del Beato Paoluccio Trinci è dipinto S. Sebastiano Martire patrono della Parrocchia di Scandolaro nella cui giurisdizione si trova il Santuario.
Altri quadri tratti dall’originale sono andati perduti, ma due ancora se ne conservano, uno è dipinto su una tavola di rame e raffigura soltanto il volto della Madonna com’era nell’originale, l’altro è una litografia di un certo Filippo Berardi.
Questo quadro da un lato rappresenta S.Michele Arcangelo vestito da soldato romano nell’atto di trafiggere con la destra il demonio avvolto dalle fiamme, mentre con la sinistra innalzata verso l’alto regge una piccola bilancia, simbolo della giustizia divina; dall’altro lato è raffigurata la Madonna del Riparo, con un volto delicato e, pensoso e un ampio manto allargato dalle sue mani materne per accogliere sotto la sua protezione un gruppo di fedeli oranti.
Sotto tale quadro è scritto Immagine di Maria Santissima scoperta nell’anno 1842 nella Chiesa di S. Angelo in grotta -Parrocchia dello Scandolaro, Diocesi di Foligno.
Dedicata a S. Ecc. Rev.ma Mons. Arcangelo Polidori,Vescovo di Foligno, da Filippo Berardi in attestato di rispettoso ossequio.
 

LE SOLENNITA’ RELIGIOSE DEL SANTUARIO

Tre sono le festività principali che vengono celebrate durante l’anno liturgico ecclesiastico.
La prima per tempo e per importanza,è l’Ascensione la seconda è la Natività della Madonna che vien solennizzata la prima Domenica di Settembre e la terza è la Festa di S. Michele Arcangelo celebrata il 29 dello stesso mese di Settembre. Tutte le festività sono accompagnate da numerosissime persone che dai paesi vicini si radunano al Santuario.
Per S. Michele Arcangelo ogni anno, vengono distribuite a tutte le famiglie della Parrocchia di Scandolaro le “pagnottelle” di S. Michele Arcangelo, che il sacerdote benedice in Chiesa appena terminata la S. Messa, e tutti i presenti si appressano a prenderle consumandone in parte subito per la colazione e in parte ne portano a casa con devozione.
In origine le feste dedicate a S. Michele erano due una a maggioe e una a Settembre in concomitanza all’inizio e alla fine della transumanza nel periodo cioè che segnava i due principali periodi dell’anno per i pastori, il passaggio dalla pianura alla montagna nella fase primaverile e viceversa nella fase autunnale.
 

GRAZIE RICEVUTE

Nella Sagrestia del Santuario viene conservato un grosso album di fotografie come attestato di riconoscimento per i favori celesti ricevuti per intercessione della Madonna del Riparo.
Anticamente vi si conservavano pure una gran quantità di grucce e bastoni, segno di miracoli avvenuti ma in seguito, furono distrutti, perché troppo ingombranti.
Tra tanti miracoli ottenuti piace ricordarne alcuni da cui si può vedere come il venerato Santuario della Madonna del Riparo sia conosciuto da tutta l’Umbria.
-Un mercante di Perugia aggredito riesce a sfuggire ai suoi aggressori e per l venti anni, manda delle giovani a ringraziar la Madonna del. Riparo nella prima Domenica di Settembre.
-Un giovane di 18 anni cieco, per venti giorni continui fu condotto al Santuario, La Madonna esaudì le sue preghiere, dapprima cominciò a distinguere il manto della Vergine, poi uscito dalla Chiesa riebbe in pieno la vista tanto da veder chiaramente la cittadina di Montefalco che si trova in cima al monte dall’altra parte della valle.
Tali fatti miracolosi sono stati descritti da don Filippo e don Francesco Tosti che erano parroci della zona.
-Un altro fatto miracoloso si verificò per intervento di S. Michele Arcangelo, ed ecco come: si riparava la Chiesa di S. Angelo quando tra il monte e la Chiesa i si aprì una frana che scoprì a metà l’immagine dalla Vergine Santissima nel 1842.
In seguito data la fama acquistata dal Santuario sotto il nuovo titolo di Vergine SS.ma del Riparo fu asportata la statua di S. Michele; si scatena allora un temporale, che cessò solo riportando la statua di S. Michele al primitivo luogo di venerazione.
-Un altro fatto si verificò al termine della prima guerra Mondiale, ci viene raccontato cosi:
“Erano pochi giorni che la prima guerra mondiale era terminata e un intero Reggimento di soldati imbarcato su di una nave,veniva trasportato verso la Libia ma a pochi chilometri dalle coste della Siciliana nave urta in una mina subacquea, e si inabissò pochi secondi dopo.
Di tremila soldati solo un cinquecento se ne salvarono poiché le scialuppe calate in mare furono risucchiate dal vuoto delle acque lasciato dalla nave affondata.
Tra i fortunati che riuscirono a salvarsi vi fu un giovane soldato che non sapeva per nulla nuotare.
Tale miracolo egli lo attribuì alla Madonna del Riparo a cui si era rivolto con tutto l’ardore della sua fede.
Altri fatti prodigiosi ci sono stati narrati da persone degne di fede e dagli stessi miracolati ma sarebbe troppo lungo raccontarli tutti.
 

ASPETTO ESTERNO ED INTERNO

Esternamente il santuario è costituito da una facciata in muratura addossata ad una grotta naturale con alla sinistra un piccolo campanile ad una sola finestra ed una sola campana.
L’interno della chiesa è ad una navata con abside semicircolare e volta a botte. Sull’altare è sistemata una statua di S. Michele Arcangelo.
Sulla destra della chiesa attraverso una angusta scala si scende in una profonda grotta, che da Nord a Sud misura alcune diecine di metri, dove sopra un altare di costruzione recente protetto da un tettuccio, si trova l’affresco della “Madonna delle Grotte”, di cui si è precedentemente parlato.
All’interno della grotta sono altresì presenti in due angoli due parallelepipedi di pietra, che sembra siano antichissime mense di altari adoperate forse dai Monaci del XIII e XIV secolo.
 

SANTUARIO TERAPEUTICO

Anche in questo Santuario è rinnovata la sacralità dell’elemento acqua, che dà la vita e la preserva.
Da diverse parti della volta e dalle pareti della grotta infatti gocciola l’acqua della montagna, che secondo la tradizione popolare, in tempi remoti veniva raccolta nelle bottiglie e portata dai fedeli nelle proprie case a scopi terapeutici.
Altra usanza ormai da tempo abbandonata, era quella dei pellegrinaggi che venivano effettuati allo scopo di ottenere grazie dalla Madonna. In particolare quando una persona della zona si ammalava gravemente ed era in imminente pericolo di vita, sette ragazze accompagnate da una donna matura, si recavano a piedi al Santuario per chiederne la guarigione
 

BIBLIOGRAFIA

Santuari e Castelli del Folignate e della Valtopina di Sandro Capodimonti edizioni Dimensione Grafica
Uno scritto fatto agli inizidegli anni 90 dal parroco di Roviglieto
 

Mappa

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