Fortezza Alta di Dunarobba – Avigliano Umbro (TR)

La struttura è di proprietà privata e adibita a ristorante e attività ricettiva.

 

Cenni Storici

Di origine medievale, sede di guarnigione militare, è ora adibita a casale agricolo; situata nell’antico feudo degli Arnolfi a 440 metri di altitudine, rimane una delle poche testimonianze di fortificazioni della zona.
Le Terre Arnolfe presero il nome da Arnolfo, figlio di Monaldo III, dei conti di Nocera, seguaci dell’imperatore Ottone III (980-1002).
Dai conti di Nocera e precisamente da Monaldo I, vivente nell’840 e primo conte, presero origine numerose famiglie nobili che si diramarono per l’Italia, come i Monaldeschi di Orvieto, i Monaldi di Perugia, Pesaro e Camerino, gli Atti di Todi, Arcevia e Sassoferrato, gli Ottoni di Matelica.
Dopo la morte di Arnolfo, la contea si suddivise tra i due rami della famiglia: i Rapizzoni e gli Albertini; furono i primi a iniziare la fortificazione di Dunarobba.
Nel 1283 venne saccheggiata dai narnesi insieme a Montecastrilli e Castel Todino; il fatto irritò a tal punto Todi che inviò la cavalleria alle porte di Narni distruggendo buona parte dell’antico ponte. Fu castello con una pievania dedicata a Santa Vittorina che aveva vasta giurisdizione su Montecastrilli, Avigliano, Sismano e altri luoghi per un totale di 822 fuochi; fu retta a lungo da quattro priori dell’ordine domenicano.
Nel 1592 il Comune di Todi concesse ai massari di costruire una porta con ponte levatoio per accrescerne il potenziale difensivo.
Nacque nel castello a cavallo tra il secolo XVI e il XVII tale Ulvina di Gregorio, ritenuta abile guaritrice, alla quale si rivolgevano anche professori di medicina.
Nell’800 apparteneva a Lelio Alvi, fratello di Ciro, uomo dal carattere turbolento per le idee liberali che sosteneva; escluso dalla primogenitura, viveva ritirato nel castello di Dunarobba con la moglie Francesca Valentini, appartenente a una famiglia di possidenti terrieri di antiche tradizioni liberali.
I suoi fratelli Giuseppe, morto ad Austerlitz, e Antonio, che ospitò Giuseppe Garibaldi di passaggio a Todi nel luglio 1849, erano stati volontari dell’esercito napoleonico e figure principali del Risorgimento tuderte. Dopo la morte di Lelio la fortezza fu ereditata dai figli: Luigi, Nicola II, Francesco II, Angelica, Margherita e Pompeo.
Ciro Alvi, dopo la morte, lasciò eredi di tutto il suo immenso patrimonio i figli di suo nipote Pompeo, morto prematuramente di una grave malattia il 25 gennaio 1849: Ercole, Pirro II e Teodolo. Dall’inizio del secolo scorso il castello-fortezza appartiene alla famiglia Palli e l’ultimo proprietario signor Domenico, ne ha fatto una residenza signorile.
 

Aspetto

La Fortezza; è di base quadrata, esaltata da quattro torri angolari di forma semicircolare.
Coronata da due ordini di cornici e beccatelli, presenta una copertura a falde di coppi ; sono visibili due piombatoi posti a difesa delle porte di ingresso, situate una a nord ed una a sud.
La porta esposta a sud è stata ostruita da una costruzione edificata in aderenza alla Fortezza.
 

Fonti documentative

http://rete.comuni-italiani.it

Castelli Fortezze e Rocche dell’Umbria dio Daniele Amoni – Quattroemme 2010
 

Per approfondimenti maggiori: www.lafortezzaalta.it

 

Da vedere nella zona

Castello di Dunarobba
Foresta fossile
Chiesa di Santa Vittorina
Castello di Sismano
Castello di Montebero
 

Mappa

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