Monastero e chiesa di Sant’Angelo di Panzo – Assisi (PG)

Il monastero è quasi praticamente sconosciuto persino agli abitanti di Assisi isolato alle pendici del Subasio e ridotto ad abitazione privata di pregio, nonostante la buonissima disponibilità dei proprietari stranieri che ne hanno il possesso ad aprire le porte ai visitatori.

 

Cenni storici

Quasi certamente il toponimo Panzo è da far risalire al nome latino Pantius, non attestato nell’antichità, ma molto documentato nei secoli XII e XIII; l’antroponimo Panzo è ampiamente menzionato negli antichi documenti assisani, a partire almeno dall’anno 1106, allorché si nominano “Panzo et Guido germani, filii quondam Rainerii“.
L’attestazione medievale di tale antroponimo in un area che va da Foligno a Perugia e ha per centro Assisi è più che sufficiente per dimostrare che da esso e non da un Sanctus Angelus Paci come voleva un’antica leggenda deriva tale toponimo.
Per l’intitolazione a S. Angelo, di probabile derivazione longobarda, possiamo senz’altro ritenere che il toponimo composto S. Angelo di Panzo risalga ad un’epoca anteriore al Mille e che la sua origine sia da ricercare in un probabile insediamento gentilizio.
Del resto, la posizione sui crinali del monte Subasio, l’esposizione a mezzogiorno e la ricchezza di acque sorgive giustificano appieno la scelta di questo luogo per insediamenti umani fin dai tempi antichi, come provano pure alcune tracce di muraglie romane, probabili resti di una villa e alcune tombe alla cappuccina scavate in passato.
Da qui provengono anche alcune iscrizioni latine, come quella della gens Propertia ritrovata nelle vicinanze:
C. PROPERTIUS. C. L.
EPAENUS
CAETRONIA. L
AURA

Mentre l’antroponimo medievale Panzo è abbastanza diffuso in una vasta area, non altrettanto può dirsi per il toponimo da esso derivato, attestato, in questa parte dell’Umbria soltanto in territorio assisano.
Lo stesso toponimo è presente, con alcune varianti, in altre espressioni quali: molles Pançi, cioè “terreno acquitrinoso di Panzo”, fossa Panzi o fovea Pançi cioè “avvallamento”, fossatum Panzi e saxum cupum de Panzo.
Nel censimento dei focolari delle bailie del Comune di Assisi del 1232 il territorio di Panzo risulta far parte della bailia Sancti Savini, mentre negli Statuti di Assisi del 1469 tale territorio costituisce la bailia Panzi; dopo il 1469, la bailia di Panzo tornò a far parte, della bailia di San Savino, com’era un tempo.
Per quanto riguarda la chiesa la più antica notizia sull’ecclesia di S. Angelo di Panzo è del 1217, anno in cui papa Onorio III, sanzionando e confermando l’arbitrato dei cardinali Ugolino e Cincia nella questione tra Guido vescovo di Assisi e i canonici di S. Rufino, elencava le chiese dipendenti dalla Cattedrale, tra le quali appunto, quella di Panzo.
Nel 1346 la chiesa di S. Angelo de fovea Pançi veniva ingrandita, in quell’anno, infatti, veniva destinato un lascito per un ampliamento “pro opere et augmento operis“.
La chiesa di S. Angelo verrà ricostruita, ma in altro punto, nel 1604, per opera dei signori Bonacquisti, conti di Panzo.
Presso tale chiesa sarebbe sorto anticamente un monastero benedettino femminile ma questo non è documentato, forse, come in altre realtà del contado, quali S. Croce al Ponte dei Galli, S. Donato di Flebulle ecc., poteva trattarsi di comunità femminili, ma senza essere, probabilmente, inglobate in alcun ordine monastico; si tratterebbe soltanto, cioè, di donne penitenti che vivevano insieme in luoghi che in un passato più o meno recente potevano anche essere appartenuti all’ordine benedettino; ma la fama di S. Angelo di Panzo è legata a S. Chiara d’Assisi.
Narrano le fonti che Chiara, dopo essersi votata a Dio davanti all’altare della Porziuncola, presente Francesco, si ritirò nel monastero benedettino di S. Paolo delle Abbadesse, presso Bastia, nel tentativo di sfuggire ai consanguinei che non approvavano la sua drastica decisione di staccarsi dal mondo.
Inseguita da questi, non cedette alla loro violenza e mostrò di essere ferma e irremovibile nel suo proposito; dopo alcuni giorni di permanenza a S. Paolo si trasferì ad ecclesiam S. Angeli de Panso, posta sulle pendici del monte Subasio.
A condurvela furono S. Francesco, frate Filippo e frate Bernardo alla fine del mese di marzo del 1212, vi restò fino a che San Francesco non portò a termine il complesso di San Damiano dove Chiara, insieme alla sorella Agnese, si trasferì definitivamente fino alla morte e fondandovi l’ordine delle Clarisse.
A Panzo, quando Chiara arrivò, vi trovò una comunità femminile, ma nel 1238 tali monache benedettine aderirono alla Regola delle Clarisse, ossia delle “Povere Sorelle di Santa Chiara” fino a che sul finire del sec. XIII si trasferiranno in città.
In questo monastero però Chiara non trovò un luogo di pace lontana dai parenti che volevano dissuaderla dal condurre una simile vita, infatti, come era successo a San Paolo delle Abbadesse, anche qui vi fu un tentativo di riportarla a casa.
Narra la leggenda che anche la sorella Agnese si era trasferita a Panzo per cui il giorno seguente dodici persone parenti della santa guidati dallo zio di Chiara e Agnese, Monaldo, che non voleva arrendersi alla scelta di questa e della sorella Agnese, cercarono di rapirle per riportarle a casa.
Riuscirono a portare fuori Agnese trascinandola malamente, ma quando giunsero al fosso di Panzo, si narra che il corpo della giovane divenne prodigiosamente pesante come il piombo, tanto che parecchi uomini, con tutti i loro sforzi, non riuscirono in alcun modo a trasportarla oltre un ruscello e il braccio alzato dallo zio, pronto a percuotere S. Agnese, rimase paralizzato.
Nella grande tavola della Basilica di Santa Chiara, del 1283, è rappresentata la biografia di Chiara e viene riprodotto il monastero di Sant’Angelo di Panzo che fa da cornice al miracolo della pesantezza del corpo di Agnese.
La più antica notizia documentata che si abbia sul “monastero” clariano di S. Angelo di Panzo è del 1232, anno in cui si verificò un episodio analogo a quello di cui era stata protagonista vent’anni prima Agnese, sorella di S. Chiara, infatti un certo Gualiepucius Bolgononis fu condannato a pagare cento libbre di denari per aver tentato di portare via madonna Alta dal monastero di Panzo.
Nel 1233 il Comune fa elargizioni nei confronti delle monache e nel I238 papa Gregorio IX indirizzava all’abbadessa e al convento del monastero di S. Angelo di Panzo “ordinis S. Damiani Assisinat. dioc.” una bolla con la quale confermava i possedimenti e altri beni allo stesso monastero.
Nei lasciti testamentari dal 1257 al 1291 il monastero di Panzo compare quasi sempre accanto a quelli di S. Chiara, S. Caterina de Picario, S. Donato, S. Apollinare (tutti femminili) e ai conventi dei frati di S. Francesco e di S. Maria della Porziuncola, segno che S. Angelo era tra le istituzioni religiose più importanti della città e dell’intera diocesi di Assisi (ecco perché Bolgononis fu esemplarmente condannato mentre i parenti di S. Chiara molto prima no).
Il suo patrimonio fu notevole fino alla fine del XIII secolo quando poi le suore si trasferirono in città.
Dopo questo trasloco entro le mura urbiche, il monastero diventò pressoché abbandonato e da un documento del XIV secolo è annoverato come eremo.
Nel XV secolo risulta abbandonata persino la via che vi passava davanti.
Dall’inizio del sec. XVII il vecchio monastero risulta appartenente alla nobile famiglia Bonacquisti di Assisi, che da tale proprietà traeva il titolo di “Conti di Panzo“.
Nel 1604 il duca Ferrante Bonacquisti ricostruiva la piccola chiesa “con le stesse pietre dell’antichissima e celeberrima chiesa di Sant’Angelo di Panzo” come ricorda un’iscrizione sulla parete di fondo della chiesa:
D.O.M.
Ecclesiam ipsam dicatam divo Michaeli Arcangelo hoc in loco a fundamentis erexit anno 1604 Dux Ferrantes Bonacquisti cum lapidibus vetustissimi celeberrimi sed diruti templi Sancti Angeli de Panzo ab eodem translatis de commissione
.
Questa famiglia rimase proprietaria per oltre due secoli.
Nel 1933 l’ex monastero di Panzo divenne proprietà della famiglia Brunelli, che l’acquistò dalla “Società Umbro – Marchigiana”; oggi è di proprietà del dott. Ettore Marconi discendente dei Brunelli.
 

Aspetto esterno

L’intero complesso è di proprietà privata; si può comunque suonare alla piccola campanella del cancello metallico di ingresso. Sarete fortunati se all’atrio si affaccerà Rita, castellana di Panzo, che, aperto l’uscio, con naturale cortesia vi farà accedere al giardino dove si affacciano, con geometrica armonia, la minuscola Chiesa di S. Angelo e la fonte di Panzo, nonché la storica dimora dei proprietari, quest’ultima non visitabile.
 

Notizie e curiosità

Merita di essere riportata una curiosa scritta, riprodotta su mattonella all’interno dell’abitazione:

Al mirar che fai del sito alpestre
Stupito passegger arresta il piede – Questo luogo precede
Dell’Asio ogni altra abitation campestre
Se poi al genio tuo non gusta o piace
Cerca altrove l’albergo e parti in pace
1604

 

L’acquedotto di Panzo

La felice posizione di Panzo è allietata dalla presenza di acque sorgive, sfruttate da epoche remote (qualche studioso ha avanzato l’ipotesi che il sistema d’imbrigliamento di queste sorgenti possa addirittura risalire ad epoca etrusca).
È certo che fu soprattutto la presenza di queste acque a determinare la costruzione di una probabile villa romana e poi del palatium medievale e del monastero.
Ancora oggi la città di Assisi alimenta in parte il proprio acquedotto con questa sorgente (in misura del 10%), il resto è alimentato dall’acqua della sorgente di Bagnara di Nocera.
L’opera nel corso degli anni ha subito diversi interventi di restauro, il primo venne eseguito nel 1803 e durò fino al 1806, il secondo dal 1809 al 1812.
 

Escurisione nei dintorni

Da Panzo, con breve percorso in salita (15 min) ci si può immettere nel Fosso delle Carceri dove è possibile osservare gole, forre, gradini di vecchie cascate, pareti strapiombianti, tutti segni di un imponente lavoro di demolizione svoltosi in condizioni climatiche di grande piovosità.
Tra le sorprese che questo torrente fossile riserva agli escursionisti, desta ammirazione e stupore la tenebrosa forra dell’ Orrido di Panzo, localmente detto Carabone.
Qui, in fondo al gradino di un’antica cascata circondata da pareti a picco, si apre svasandosi un pozzo sub-verticale, conosciuto come Catino del Diavolo, la cui bocca è situata sul piano superiore della cascata stessa. Altri due pozzi si trovano nei pressi, sulla destra idrografica; sono visibili solo dal basso perché l’imboccatura superiore è mimetizzata dalla vegetazione e, quindi, pericolosa.
 

Fonti documentative

F. Santucci – S. Angelo di Panzo presso Assisi – Atti Accademia Properziana del Subasio 1986
Giuseppe Bambini – Panzo meta preferita da Santa Chiara – articolo pubblicato dal periodico “Assisi mia”
 

Mappa

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