Santuario della Madonna della Paolina e Leonessa – Leonessa (RI)

Il termine Leonessa deriva dalla posizione geografica dell’abitato, in particolare dalla Sella di Leonessa e dall’omonimo altopiano di Leonessa, uno stretto passaggio tra le montagne, e l’altopiano che si estende oltre, evocano l’idea di un luogo forte, protetto e a dominare il paesaggio collegandolo all’immagine di un animale forte e dominante, come la leonessa; appellativo tipico di zone impervie di montagna considerato che a poca distanza si trova Monteleone di Spoleto.

 

Cenni storici

Leonessa è uno dei maggiori centri dell’alta Sabina, posta sotto i boscosi contrafforti settentrionali del monte Terminillo, ai margini di una vasta conca pianeggiante a circa 1000 metri di altitudine.
Nel territorio di Leonessa rientra tutto il versante settentrionale del monte Terminillo, nota meta sciistica ed escursionistica.
Il paese è collegato alla montagna tramite la SP 10 che risale la Vallonina (le cui faggete sono annoverate tra i siti di interesse comunitario) e scavalcando la Sella di Leonessa si ricongiunge al versante meridionale reatino.
Sul versante leonessano della montagna si trova la stazione sciisticaCampo Stella“, rinnovata nel 2013 con nuovi impianti.
Monte Tilia è l’altura posta immediatamente a meridione del paese, alla quale durante l’estate si può ascendere grazie a una seggiovia, sede della vecchia stazione sciistica di Leonessa.
Appartenuta all’Abruzzo e alla provincia dell’Aquila per più di sei secoli, fino al passaggio nel Lazio avvenuto nel 1927, Leonessa fu fondata nel 1278 con la fusione di vari castelli preesistenti, nell’altipiano alle falde del monte Tilia.
Ai margini settentrionali dell’altopiano si fissò, già sul finire del sec. XII, la linea pedemontana di confine tra Stato della Chiesa e Regno di Sicilia, a ognuno dei quali fece capo un gruppo di castelli.
Tale fondazione va inquadrata nei procedimenti di sinecismo o incastellamento che specie in Abruzzo nei sec. XIII-XIV furono all’origine di molti agglomerati.
Nei secoli XV-XVI fiorì soprattutto l’industria laniera, che trovò sbocchi in numerosi centri commerciali, dai mercati di Farfa a quelli di Ascoli Piceno.
In seguito l’arte della lana declinò, pur continuando ad assorbire una considerevole parte dell’artigianato locale.
Nel ‘500 Leonessa fu infeudata a Margherita d’Austria, figlia di Carlo V, che la portò in dote al marito Ottavio Farnese duca di Parma.
La situazione economica ebbe un grave colpo dai violenti terremoti del 1703, che distrussero molti edifici pubblici e numerosi villaggi e causarono la morte di 800 persone.
Tuttavia nel 1737 e nel 1746 Leonessa visse la beatificazione e canonizzazione del frate cappuccino leonessano Eufranio Desideri, San Giuseppe da Leonessa (1556-1612).
Fino al 1860 fu compreso nel Regno delle Due Sicilie, poi entrò nel Regno di Sardegna e dal 1861 Regno d’Italia; nel 1927 passò dalla provincia dell’Aquila, circondario di Cittaducale, a quella neoistituita di Rieti, nella Regione Lazio. Durante la II guerra mondiale, dopo l’8 settembre il territorio di Leonessa fu interessato da un forte movimento partigiano: il 16 marzo 1944 il paese e le frazioni circostanti furono occupate dai partigiani della Brigata Garibaldi “Antonio Gramsci” e inglobate in una zona libera che andava dalla Valnerina a Norcia e a Leonessa, con al centro Cascia.
La forte reazione dell’esercito tedesco, che attaccò in forze la zona, costò a Leonessa un alto prezzo di sangue (“La strage di Leonessa“), quando tra il 2 e il 7 aprile furono trucidati 51 civili e il parroco don Concezio Chiaretti.
Ecco il ricordo di Luciano Priori, storico leonessano, di quella strage del Venerdì Santo: “A Leonessa erano le 14,30 del 7 aprile 1944 quando don Concezio Chiaretti, cappellano militare del 38° Battaglione Alpini della Julia in licenza per malattia stava celebrando all’altare dell’Addolorata nella chiesa di S. Maria del Popolo, assistito da suo nipote Giuseppe chierichetto. La madre del sacerdote, viste le rappresaglie nazifasciste in atto da giorni nell’intero territorio leonessano, fomentate da una donna assetata di vendetta e saputo che lo stavano braccando, si recò nella chiesa urlando: “Fiju, scappa! Te vau cerchenno li tedeschi!”. Il sacerdote restò impietrito, ma rimase all’altare continuando la celebrazione, con sua madre piangente e il nipote undicenne. Quasi subito entrarono i soldati delle SS e lo arrestarono portandolo nella piazza del paese con altre 22 persone. Poi tutti furono condotti fuori delle mura di cinta su una piccola altura, disposti in fila per essere fucilati. Don Concezio recitò per tutti la formula dell’assoluzione tracciando il segno di croce e dicendo ai carnefici: “Vi perdono in nome di Cristo, di cui oggi ricordiamo la passione e morte. Dio abbia misericordia di voi e pietà di noi”.
Furono trucidati a colpi di mitraglia e morirono sul “Golgota” leonessano alle ore 15 del 7 aprile 1944, Venerdì Santo. Don Concezio, altro Cristo, veniva ucciso “in odium fidei” per essersi prodigato tra le opposte fazioni a salvare la vita di chiunque. Anche altri due preti furono uccisi in quella settimana di passione: don Giuseppe Morosini, fucilato a Roma nel Forte Bravetta dai fascisti italiani il 3 aprile, Lunedì Santo, e don Pietro Pappagallo, assassinato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo della Settimana di Passione, ambedue Medaglia d’Oro
“.
Leonessa è stata colpita più volte da violenti terremoti; il primo, avvenuto a soli 20 anni dalla fondazione della città, fu quello del Reatino del 1298, con epicentro presso Leonessa che fu colpita gravemente, (distrutta in parte la chiesa di S. Francesco e l’annesso convento oggi sede del Museo Civico).
Altri terremoti ai primi di dicembre del 1315 e nel 1454 danneggiarono la cittadina.
Il terremoto dell’Aquila del 1703 fu distruttivo.
Quelli della Valnerina (1979) e di Colfiorito (1997) hanno causato danni significativi, ma senza vittime.
Anche in quello di Amatrice-Arquata del Tronto-Accumoli (2016) non ci furono vittime, ma solo danni nonostante il vicino epicentro.
 

Aspetto

Leonessa mantiene resti dell’antica cinta muraria difensiva, lungo la quale si aprono a nord la Porta Spoletina (sec. XIV) e a est la Porta Aquilana (sec.XIII).
La Torre Angioina (m 1250), torre di osservazione di epoca medievale, è posta fuori dall’abitato, sotto il monte Tilia (m 1775); fu fatta edificare, sui ruderi di un’altra, nel 1278 da Carlo I d’Angiò, contestualmente all’attuale nucleo di Leonessa.
La costruzione fu voluta dal sovrano francese intorno al vecchio castello di Ripa di Corno (di cui rimane la fonte), per rafforzare i confini del suo regno.
Poco prima dell’arrivo alla Torre si apre, alla fine del bosco, un bellissimo panorama su Leonessa e sulla vallata circostante.
Al centro di piazza VII Aprile la rinascimentale Fontana Farnesiana o Margaritiana fu donata da Margherita d’Austria nel 1548 e costruita da mastro Nicola De Joanni.
Ha pianta ottagonale con vasca divisa in quattro lati, abbellita da stemmi ed elementi a nastro; il balaustro centrale ottagonale è ornato da stemmi e delfini e mascheroni. Fonte della Ripa: fontana del XII secolo, caratterizzata da una forma ad arco a tutto sesto.
Numerosi i palazzi nobiliari del XV-XVI secolo (Mongalli sede del municipio; Ettorre; Bisini; Morelli; Vanni; Viscardi; Cherubini, casa natale del compositore Bixio Cherubini) e le chiese: Chiesa e convento di San Pietro (sec. XIII), in piazza VII Aprile, ha facciata in pietra del ‘400 e un portale rinascimentale con inciso l’anno di fondazione (1467).
Il campanile è una svettante torre gotica con finestre a sesto acuto.
Conserva una tavola cinquecentesca di Giacomo Siciliano, una tela della Madonna col Bambino di Giovanni Lanfranco e una Madonna con il bambino in gloria incoronata dagli angeli con i santi Biagio, Agostino e Liberatore di Ercole Orfeo Presutti.
La navata centrale è interrotta da una scala che conduce alla cripta gotica.
Chiesa e convento di San Francesco (XIII-XV).
La facciata è romanico-gotica con portale a tutto sesto con lunetta, e rosone centrale superiore, il campanile è gotico, con finestre a sesto acuto.
Interno a tre navate diviso da pilastri ottagonali.
Nelle navate dei muri si trovano portali delle chiese scomparse di Santa Maria Extra et Prope Portam e San Massimo.
I dipinti quattrocenteschi sono attribuiti a Domenico da Leonessa. Santuario di San Giuseppe da Leonessa.
Pregevole esempio di architettura barocca, opera dell’architetto romano Filippo Brioni, custodisce le spoglie di San Giuseppe da Leonessa; costruito sulla casa natale del santo, risale alla prima metà del ‘700.
Ospita affreschi seicenteschi di Giacinto Boccanera e novecenteschi di Virginio Monti, nonché un organo a canne del 1759 opera di Johannes Conrad Verle. Al santuario è annesso il museo di oggetti sacri Don Pio Palla. Chiesa di Santa Maria del Popolo.
Ha un notevole portale tardo gotico, la sua costruzione iniziò alla fine del Duecento e fu terminata solo nel Cinquecento.
Intorno al 29 giugno, festa dei Santi Pietro e Paolo, si tiene annualmente il Palio del Velluto, gara tra le contrade che si svolse ininterrottamente dal 1464 al 1556; è stato ripreso nel 1997.
Nella seconda domenica di settembre si tengono le feste patronali di San Giuseppe da Leonessa.
 

Santuario della Madonna della Paolina

Da Leonessa si deve prendere la strada per Terzone e Norcia e nell’altopiano di Chiavano, nei pressi della frazione di San Giovenale, si incontra il santuario della Madonna della Paolina.
Qui nel 1665, secondo la tradizione, la Vergine apparve a una pastorella, Paolina Giovannoli, e scaturì una limpida fonte.
La famiglia Giovannoli fece costruire un pozzo per preservare la polla miracolosa e, per grazia ricevuta, accanto al pozzo eresse un’edicola campestre con un dipinto della Madonna con il Bambino.
In seguito fu eretta una cappellina in pietre grezze con un solo altare e senza campana.
Distrutta questa dal terremoto del 1703, nel 1710 fu ricostruita con il contributo popolare e con una tela mariana più grande sul nuovo altare.
Dopo un successivo ampliamento, fu aggiunto un atrio (1858) e nel 1904 una torre campanaria al posto del piccolo campanile a vela.
Ogni anno, il 25 agosto, dieci giorni dopo la festa dell’Assunta, è meta di pellegrinaggi con l’affollata Festa e Fiera della Paolina che, come la precedente, è festa di ringraziamento per le messi già stipate nei granai, esalta la vittoria del lavoro sorretto dalla fede nella Provvidenza, celebra la gioia di poter vivere fino al prossimo raccolto. La festa rappresenta un appuntamento che ha assunto, nella storia del territorio, un peso sempre crescente perché, oltre a mantenere il significato religioso originario, costituisce, secondo una funzione assolta spesso dai santuari mariani di “confine“, un importante luogo di incontro e di relazione fra le popolazioni che vivono nell’area, ovvero tra Umbria, Lazio ed Abruzzo.
Sebbene oggi collocato nel territorio di Leonessa, il Santuario della Madonna della Paolina infatti è stato edificato in prossimità di un’importante e storica via di comunicazione che collegava lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli e che oggi segna il confine fra il Comune di Cascia e quello di Leonessa, fra Umbria e Lazio.
 

Fonti documentative

Liber Memorialis, Tragico 7 aprile 1944 a Leonessa, di Don Giuseppe Chiaretti – Leonessa 2016.
Cartellonistica cittadina.
 

Nota

Il testo è di Stanislao Fioramonti, le foto sono di Patrizia Magistri, la visita è stata effettuata il 3 luglio 2016.
 

Nota fotografica

Le foto 28, 29 e 30 sono tratte dal Blog LaValnerina.it
 

Mappa

Link alle coordinate Leonessa: 42.563676 12.963399

Link alle coordinate Santuario Madonna della Paolina: 42.614713 13.041229