Abbazia di San Silvestro al Subasio – Spello (PG)

E’ uno dei posti più caratteristici del Parco del Subasio. Mantiene ancora il suo fascino e il suo carico di storia grazie alla comunità di suore che lo abitano per tutto l’anno, lo mantengono e lo arricchiscono nel suo splendore.

 

Nota storico Territoriale

Il monte Subasio è stato popolato in epoche remote: testimonianze attestano la presenza umana fin da età protostorica. E’ stato infatti appurato che le montagne erano fortemente popolate, poiché le pianure erano paludose e malsane, e con una scarsissima viabilità, per cui le montagne offrivano rifugio sicuro sostentamento e mobilità. Le stesse montagne dell’Umbria sono spoglie di alberi sulla sommità proprio per il lavoro incessante dell’uomo che era sempre alla ricerca di nuovi pascoli e terreni, quindi il disboscamento non è dovuto a cause naturali, ma effetto del fuoco, dell’ascia e del sudore dell’uomo.
Il popolamento vero e proprio della montagna però avvenne nel periodo delle invasioni barbariche, quando i barbari distruggevano e saccheggiavano le città di pianura e la stessa Spello e sulle montagne trovavano rifugio più sicuro.
La popolazione del luogo, quindi, spaventata dagli orribili saccheggi, si rifugiò in montagna.
 

Antichi Feudatari

Nel versante sud del monte Subasio sorgeva, sopra il torrente Anna, Rocca Paida. Il nome greco si spiega con il fatto che essa fu fondata dagli abitanti di una città bizantina della Puglia che erano stati deportati in questo territorio.
I signori di Rocca Paida esercitavano sulla zona un dominio feudale fino ad arrivare ad Armenzano e a Valtopina.
Non molto distante da Rocca Paida e sotto la sua influenza sorse il monastero di S. Silvestro di Collepino. Ludovico Jacobilli storico folignate scrive che fu edificato tra il 1015 e il 1025 da S. Romualdo in un luogo legato a riti pagani dei boschi anche se la tradizione vuole eretta da San Benedetto nel 523.
San Silvestro infatti fu edificato con i materiali di risulta( colonne, capitelli, lastre di marmo, sarcofagi ecc..) di un tempio romano che sorgeva nei pressi e che era dedicato al dio dei boschi e delle selve: il dio Silvano, “Silvester.
Tra gli appellativi del dio c’era quello di “lactifer”, produttore e protettore del latte. Non a caso, presso il tempio era una fontana dalle acque terapeutiche. Quando si diffuse il cristianesimo, il pontefice Gregorio Magno diede ordine di “cristianizzare” i luoghi di culto pagani.
Così sul tempio pagano sorse un monastero e la fonte miracolosa passò da “Silvester” a San Silvestro.
E la stessa fonte terapeutica che favoriva la produzione di latte alle giumente e agli armenti, divenne “Lattifera” per le puerpere che vi andavano a bere per ottenere il beneficio del latte.
L’Abazia, una delle poche con cripta presenti sul nostro territorio, era un monastero di famiglia o “Eigen Kloster“, cioè era sotto la giurisdizione dei signori di Rocca Paida che avevano concesso ai monaci il terreno ove fondare l’abbazia e terre da sfruttare: bosco, pascolo e allevamento.
In occasioni solenni i monaci accoglievano con pranzi e funzioni religiose i Signori di Rocca Paida che avevano voluto la fondazione di questo monastero di famiglia come segno di prestigio personale. Il Monastero di San Silvestro era in postazione strategica poiché poteva controllare la montagna e l’insediamento di collina, cioè Spello.
Era un monastero che seguiva la regola di S. Benedetto fondata sulla preghiera e sul lavoro da svolgersi all’interno del monastero stesso e per la sua sola sussistenza.
Ma le vicende connesse alla sua fondazione e il legame con la famiglia dei signori di Rocca Paida fecero sì che il monastero fu ricco e famoso perché aveva la giurisdizione su Spello e sulle sue chiese compresa la chiesa di Santa Maria Maggiore, come dimostra lo stemma immurato a destra della facciata .
 

Cenni Storici

Molti papi ebbero rapporti con S. Silvestro e ad esso concessero diversi privilegi. Nel 1153 annesso all’abbazia di Camaldoli, iniziò ad acquistare potenza e prestigio. Nel 1178 Alessandro III con la bolla “Religiosam vitam” lo prese sotto la sua protezione confermandone il patrimonio che comprendeva la quasi totalità delle chiese Spellane. La supremazia esercitata dall’abbazia sulle chiese di Spello, che dall’anno 1000 in poi si stava lentamente ripopolando, era mal tollerata dalla chiesa di S. Maria Maggiore.
L’abbazia di S. Silvestro rivendicava diritti feudali su questa chiesa e le liti tra l’abate e i priori erano sfociati in vere e proprie discordie e lotte intestine che avevano coinvolto gli stessi abitanti del paese.
Questi episodi vanno considerati come una vera e propria crisi politica: da un lato c’è il vecchio feudalesimo che non vuole cedere i propri privilegi alla nuova società comunale dall’altro una borghesia in ascesa che si allea alle proteste del priore e dei canonici di S. Maria Maggiore.
Nello scontro tra queste due forze il papato parteggiò per la classe emergente e questo gli permise nel 1236 di smembrare il patrimonio dell’Abbazia in tre parti e concederle a tre monasteri femminili che in quel momento erano in grande ascesa.
I monaci cacciati da S. Silvestro non si arresero al verdetto della curia pontificia e così si aprirono contrasti fra i chierici che erano venuti a prendere il loro posto nella chiesa di Collepino e il monastero femminile di S. Maria di Valle Gloria che aveva incamerato parte dei loro beni.
Proprio in quel periodo l’imperatore Federico II, grande antagonista del papa permise che i ghibellini potessero prendere il potere in molte città umbre; anche per i monaci di S. Silvestro giunse l’occasione propizia per riprendere il monastero dal quale erano stati cacciati da Gregorio IX.
La morte di questo papa favorì il ritorno dei monaci e tutto andò bene fino a quando non reclamarono anche le proprietà che erano passate a Valle Gloria.
Le monache si rivolsero al nuovo papa, Innocenzo IV, il quale scrisse al vescovo di Assisi che i monaci e soprattutto l’abate non dovevano più molestare le monache e ciò che era stato stabilito da Gregorio IX doveva essere rispettato.
A questo punto la prudenza consigliò ai monaci di non insistere oltre, decisero che il primo passo da compiere era quello di abrogare il decreto di soppressione dell’abbazia. Innocenzo IV nel marzo del 1254 riconobbe il ruolo svolto dalla comunità di S. Silvestro e provvide a revocare il precedente provvedimento eccetto però per quanto riguardava le proprietà che rimanevano al monastero di Valle Gloria.
Alla morte di questo papa salì al soglio pontificio Alessandro IV protettore dei francescani e delle clarisse ed è sotto questo pontificato che le monache di Valle Gloria difesero il patrimonio acquisito, ebbero la conferma di quanto già avevano ottenuto e fecero addirittura sopprimere una comunità di penitenti che stava sorgendo dentro Spello.
Nel 1297 le religiose di Valle Gloria fecero autenticare dai notai spellani diversi privilegi e volevano in questo modo dare un forte segnale ai monaci di S. Silvestro i quali non si erano mai rassegnati alla perdita di tali e tanti territori.
Le liti che si accesero fra le due parti non sono sufficientemente documentate, sappiamo invece come la controversia ebbe termine.
Con due atti capitolari del 1314 le parti si rimisero alla volontà e alle decisioni del comune e del popolo di Perugia.
Era questa la città più importante del circondario e Spello era sotto la sua influenza. La sentenza emessa a Perugia in presenza di numerosi testimoni mise fine ad una discordia che aveva turbato molto la popolazione di Spello, lasciando la situazione così come era stata stabilita dai precedenti papi. Questo atto fu l’inizio della protezione che Perugia cominciò a offrire a Spello, città contesa fortemente da Foligno e Spoleto sebbene si trovasse nella diocesi spoletina.
La comunità monastica di S. Silvestro sopravvisse fino a quando il papa Paolo III il 3 giugno 1535 non ordinò la soppressione dell’abbazia, la demolizione delle mura di Collepino perché in questi luoghi, a suo dire, si annidavano i nemici dello Stato Pontificio capeggiati da Rodolfo Baglioni; così i residui beni dell’abbazia, circa 120 ettari di terreni montani passarono alla parrocchia di Collepino fino al 1932 quando, per le forti tasse, furono ceduti allo Stato.
I titoli abbaziali passarono al parroco di Collepino che era solito portare mitria e pastorale, i segni distintivi dell’abate, fino al 1865. Ora di titoli e privilegi al parroco di Collepino non resta che il semplice nome.
Nel 1610 il vescovo di Spoleto, da cui dipendeva la chiesa di Collepino, trasferì il titolo parrocchiale dalla chiesa monastica di S. Silvestro a quella che sorgeva e sorge tuttora, all’interno del castello.
La chiesa era dedicata a S. Antonio, passò a S. Silvestro e nella vecchia chiesa di S. Silvestro si celebrava solamente la festività del santo.
In occasione di questa festa (31 dicembre) si distribuiva il pane benedetto che, per devozione verso il santo, si dava anche agli animali.
Le strutture abbandonate della vecchia abbazia cominciarono ad andare in rovina. Diversi visitatori apostolici provvidero ad operare dei restauri che però furono inefficaci e non arrestarono la lenta decadenza dell’edificio.
Nella prima metà del 1800 si cercò di convogliare le acque della fonte che sorgeva all’inizio del viottolo che si inerpica fino all’abbazia per provvedere alle necessità di abbeveraggio delle greggi e della popolazione di Collepino. Un documento stabilì che quell’acqua era di assoluta proprietà della chiesa e del popolo di Collepino.
 

Santuario Terapeutico

L’acqua presenta una virtù particolare: è galattofora, cioè stimola la produzione del latte sia nelle donne che negli animali. Probabilmente le virtù dell’acqua erano conosciute fin dalle epoche precristiane e si può spiegare anche l’origine del nome Silvestro.
Secondo le credenze popolari silvester/Silvanus era il semidio che abitava quei luoghi e che concedeva quell’acqua miracolosa. E’ forse questo il motivo per cui i signori di Rocca Paida costruirono il monastero di famiglia in questo luogo particolare dedicandolo a S. Silvestro.
La tradizione di bere l’acqua della fonte di S. Silvestro è rimasta viva fino agli anni 1960-1970 presso gli anziani e gli abitanti della zona che ponevano vicino alla fonte camicine e cuffiette a testimonianza del miracolo ricevuto.
All’interno del monastero sono ancora conservate ex voto cuffiette , scarpine di lana e fasciatoi di neonati, lasciati al Santo come devozione e grazia ricevuta.
Oltre a ciò, si usava andare nella cripta della chiesa di S. Silvestro e toccare le colonne per guarire da malattie delle ossa. Ancora oggi, una delle tre colonne appare levigata dalle mani dei fedeli che vi si recavano a pregare e a chiedere guarigione per i mali delle ossa.
 

Curiosità Architettonica

Una delle particolarità della cripta è che è triastila, cioè formata da tre colonne, cosa del tutto anomala in quanto di solito le cripte sono a numero pari di colonne tutt’al più monoastili, la stessa particolarità però si nota sempre sul Subasio, però sul versante opposte cioè verso Assisi presso l’Abbazia di San benedetto dove parallelamente c’è un’altra Cripta Triasila.
Stesso monte caso doppio.
 

Leggende e curiosità

 
LEGGENDA SULLE ORME LASCIATE DAL CAVALLO DI S. SILVESTRO


Sul monte Subasio, in prossimità della vecchia abazia, in località detta “la Sportella” su un masso, si notano quattro orme (pediche) come di un cavallo passato di corsa. Su di esse è fiorita la leggenda: S. Silvestro di era dimenticato di ringraziare l’imperatore Costantino per la pace concessa alla chiesa.
Prese allora un cavallo e con quattro salti andò a Roma.
Questo perchè le medesime orme si notano sul monte Soratte, sulla vecchia Flaminia a Marolo di Rigno Flamini e a Prima Porta a Roma.

LEGGENDA SU I “RAPI” DI S. SILVESTRO
Si racconta che S. Silvestro, dopo aver seminato i rapi nell’orto, andò a celebrare la S. Messa. Terminata la celebrazione, gli si presentarono all’improvviso quattro poveri ai quali non aveva nulla da dare per colazione. Disse al Sagrestano di andare a raccogliere i rapi. Al sagrestano quest’ordine sembrò una burla, ma andò ugualmente nell’orto e trovò i rapi pronti per essere colti e cucinati.

LEGGENDA DELLA FONTANA DI SAN SILVESTRO
Sta sulla via di accesso alla vecchia abazia ed ora con un filo d’acqua che, essendo una volta più abbondante, dissetava Collepino. Questa acqua ha la prodigiosa capacità di far ritornare il latte alle puerpere e numerose sono le testimonianze.
Per questo le cancellate della chiesa erano ricoperte, fino a pochi anni fa, di cuffiette e camicine di neonati, offerti dalle mamme, per aver riavuto la secrezione del latte, dopo aver bevuto dell’acqua. Nella sagrestia di Collepino è appeso un quadro con la preghiera delle puerpere, approvata dal Vescovo di Foligno Mons. Nicola Crispigni con decreto del 19 Dicembre 1875.

LITE DELLE CONFRATERNITE
Nella Domenica in “albis” i Collepinesi erano soliti andare, per devozione, a Santa Maria degli Angeli in processione. Un anno, al ritorno, i componenti delle Confraternite che portavano le croci, ubriachi, cominciarono a litigare e a fare a “crociate”.
La processione fu soppressa e, per non dimenticare quanto era successo, il 3 maggio, quando salivano alla Spella, per la benedizione delle campagne, si recavano in località Monte Gomma, dove si scorgeva S. Maria degli Angeli, si inginocchiavano per devozione e recitavano le Litanie della Madonna.

TESORO DELL’ABBAZIA
L’Abbazia accumulò numerose ricchezze nel corso della sua esistenza dal momento che i suoi possedimenti erano notevolmente estesi e la stessa riscuoteva le decime di numerose chiese ed aveva sotto la sua giurisdizione grosse estensioni di terreni con i relativi coloni e numerosi mulini per cui si è sviluppata la leggenda che il tesoro dell’Abbazia fosse nascosto dai frati nel sarcofago dell’altare.
 

Acquedotto Romano

Proprio sopra l’Abbazia è ancora presente la presa di captazione delle acque di un acquedotto Romano che attraverso una conduttura di tubi di terracotta portava l’acqua alle fontane di Collepino, Tale conduttura ha funzionato fino ai primi anni del secolo, è stata demolita con la forestazione eseguita a ridosso dell’Abbazia e con la conduttura moderna eseguita. Fino a qualche anno fa ancora si trovavano nel bosco ancora pezzi di tubi romani spezzati.
 

Da vedere nella zona

Oratorio della Madonna della Spella
Parco del Monte Subasio
 

Mappa

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Orme del cavallo di San Silvestro
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