Castello di Murlo o Palazzo Guglielmi – La Bruna ( PG )

Il Castello è inserito in un’azienda di proprietà privata e non ci si arriva se non a piedi e si vede solo dalla strada.

 

Cenni Storici

Posto sulla sommità di un colle tra il monte Elceto di Murlo e il monte Tezio, tra San Giovanni in Pantano e Parlesca, occupa una posizione dominante sulla vallata del Tevere. In alcuni antichi manoscritti si ipotizza che l’edificio sia stato costruito sulle vestigia di una villa romana, mentre altri sostengono un’origine etrusca. A poche centinaia di metri dal castello, sulla vetta del monte Elceto, sorge la cosiddetta cerchiaia di Murlo, fortificazione montana di epoca protostorica.
Stando a una lapide ritrovata nelle segrete dal conte Antonio Oddi, uno dei proprietari del castello, nel luogo in cui oggi sorge il palazzo esisteva in epoca romana una villa appartenente alla gens Muniti, da cui potrebbe derivare il toponimo.
Tale origine del nome appare poco attendibile e ulteriori studi hanno ipotizzato che Murlo derivi dal latino “mins”, cioè luogo murato o luogo dove esistono le mura.
Nelle diverse rassegne delle ville e dei castelli del territorio perugino è menzionato sia con il toponimo “Somonte” sia con quello di “Murlo“, ora come castrum ora come villa, a testimonianza delle alterne vicende che hanno interessato l’insediamento nel corso dei secoli.
Il castello si è sviluppato intorno a un’imponente torre a pianta quadrata edificata per l’avvistamento, la guardiania e il controllo dei circostanti fondi vallivi e stradali. Lo spessore delle mura, la natura dei materiali e le tecniche costruttive inducono a collocare la costruzione della torre tra i secoli XI e XII.
Successivamente, dal secolo XIV al XVI sono stati addossati alla torre gli altri corpi di fabbrica fortificati, è stata realizzata la cinta muraria e sono state costruite le scarpate.
Nel 1282, 1380, 1410, 1438 viene classificato come villa e solo nel 1496 torna ad essere indicato come castrum.
Successivamente il toponimo Murlo compare in un catasto del 1436, intestato a Ivo di Niccolò Coppoli, “legum dottor“, proprietario di terreni ed edifici nel distretto di Murlo, e nella carta di Ignazio Danti del 1577, affrescata nella Galleria delle Carte Geografiche del Vaticano, segno che a partire dal secolo XV l’insediamento era tornato ad essere abitato.
A partire dagli inizi del XVI secolo il complesso risulta di proprietà della famiglia Oddi, che lo trasforma nel proprio palazzo di villeggiatura, attenuandone le funzionalità difensive. I lavori di restauro, curati da Hieronimus Oddi, figlio di Galeotto, conte di Murlo, terminano nel 1588 e riguardano sia l’insediamento castellano che il nucleo religioso, rappresentato dalla chiesa di San Giorgio e dalla canonica.
La posizione privilegiata, che lo rendeva uno dei luoghi più facilmente difendibili, ne fece una delle mete preferite degli attacchi dei capitani di ventura e dei fuoriusciti che imperversavano nel territorio umbro.
Le sue segrete furono altresì dei famigerati luoghi di prigionia.
Nel 1580-81, dopo essere passato per la Villa del Colle del Cardinale e per Antognolla, il condottiero Alfonso Piccolomini (1550- 1591), conte di Montemarciano, attaccò il castello, ma non riuscendo nell’impresa finì per saccheggiare le abitazioni circostanti.
Nel 1588, forse per lo scemare delle esigenze difensive, il castello venne trasformato in residenza di campagna fortificata a seguito di un sapiente restauro curato da Girolamo Degli Oddi, figlio di Galeotto e Virginia Della Penna, proprietario sin dall’antichità di ampi possedimenti nella zona di Murlo e Somonte.
Questi passò a Murlo gran parte delle sue vacanze estive immerso nella solitudine e nella quiete di quel luogo dove compose i suoi famosi trattati “De restituzione in integrum“ e “De juramento“ che, come egli stesso ebbe modo di confessare, se furono “di qualche utile agli studiosi della legge e di qualche onore alla Patria se ne deve tutto il merito alla solitudine della villa di Murlo e non allo strepitio della Città o dei Ginnasi“.
Nel ‘700 ne risultava proprietario Giacomo Oddi (Perugia, 1679-1770), figlio di Pietro e nipote per parte di madre del cardinale Antonio Banchieri (1667-1733) e del vescovo di Perugia Marcantonio Oddi.
Durante la Repubblica Romana (1798-99) la tenuta di Murlo fu assegnata al Cantone di Fratta, presieduto dal prefetto consolare Giuseppe Savelli, sotto l’autorità dell’edile Ercolano Guardabassi e dell’aggiunto Giuseppe Trentini che nell’ottobre 1798 prestò solenne giuramento di odio alla monarchia.
Tra la fine del ‘700 e i primi anni del secolo XIX Murlo era diventata la residenza di campagna di Alessandro Baglioni che aveva sposato Caterina Oddi.
Nel 1817 tutta la zona fu attraversata da un’epidemia di tifo petecchiale, malattia trasmessa dai pidocchi e quindi legata alle cattive condizioni igieniche. Da un sopralluogo effettuato dai medici Cesare Massari (1784-1857) e Domenico Bruschi (1787-1863) nelle tenute di Marcantonio e di Nicola Antinori venne constatato che il morbo stava diffondendosi in maniera esponenziale in gran parte delle tenute del territorio perugino.
Le notizie allarmanti, i pareri discordi dei sanitari ma soprattutto i morti che aumentavano di giorno in giorno crearono un clima di ossessione e paura finché non fu allestito un lazzaretto nel convento di Santa Margherita.
La famiglia Oddi rimase proprietaria del castello e della tenuta sino al 1836 dopodichè Marcantonio Oddi Baglioni, presidente dell’Orfanotrofio della Divina Provvidenza di Sant’Anna, vendette il castello di Murlo, insieme ad Antognolla e Valenzina, al ricco proprietario Giovanni Battista I Guglielmi di Roma.
Alla fine del secolo XIX il complesso apparteneva a Giovanni Battista II Guglielmi marchese di Murlo, nipote del precedente, il quale provvide a un accurato restauro del palazzo e della diruta chiesa di San Giorgio, restauro terminato nell’agosto del 1892 con la benedizione della “nuova” chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie e a San Giorgio.
Successivamente il complesso e la vastissima tenuta sono passati, per successione in linea femminile, ai Carabba Tettamanti, storico casato abruzzese, presente in Lanciano sino dal secolo XV, i cui discendenti ne sono ancora oggi i proprietari.
 

Aspetto attuale

Attualmente tutto il complesso è una proprietà privata la cui costruzione, al centro di una tenuta agricola e di una riserva di caccia incontaminata, è stata più volte ampliata e riadattata nei secoli.
Attualmente si presenta come un imponente palazzo fortificato, con loggiato e cortile, immerso nel verde di un parco lussureggiante, su cui svetta l’antico mastio quadrato coperto a tetto agli inizi del ‘900, dal quale tuttora si domina l’intera vallata est del monte Tezio, e il settecentesco campanile della chiesa di San Giorgio, oggi dedicata anche alla Madonna delle Grazie.
La chiesa, costruita sopra un solido muraglione all’interno del perimetro murario, è menzionata sin dalla prima visita pastorale sul territorio della diocesi di Perugia nel secolo XVI, ove è attestato che sarebbe stata riedificata dalla famiglia Oddi sui resti di una preesistente struttura religiosa.
 

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