Castello di Sant’Apollinare – Spina di Marsciano (PG)

Il piccolo borgo di Sant’Apollinare, che fu per 400 anni dimora dei Marchesi Graziani di Perugia, è un raffinato edificio bizantino risalente all’XI secolo che porta il nome dell’Arcivescovo ravennate Apollinare limitrofo ad un antico insediamento monastico benedettino, del quale ne fu posto a difesa.

 

Cenni Storici

La località di Sant’Apollinare, costituita dalla rocca, eretta sui resti di un’antica abbazia benedettina del secolo X, e dal castello di epoca tardomedievale, si trova citata fin dal 1010, quando un incendio causato dall’esercito imperiale danneggiò alcune abitazioni.
Nel 1040 “curtis S. Marie Apollinaris” fu donata da Ugone, figlio di Alberigo, insieme alla moglie Deodata, all’abbazia di Farfa col patto che le chiese comprese in questi territori dovessero godere tutti i privilegi della chiesa stessa di Farfa.
Il fortilizio rappresentò un insediamento strategico di difesa verso Todi soprattutto per coloro che percorrevano la strada per Roma.
L’abate di Farfa a sua volta trent’anni più tardi diede i tre castelli in enfiteusi a Bonizone, abate del monastero di S. Pietro di Perugia, per un canone annuo di complessivi dodici soldi pavesi; e questo contratto enfiteutico fu confermato da Nicolò II (1060), da Alessandro II (1065), da Pasquale II (1115), da Innocenzo Il (1127), da Lucio II (1143) e da Eugenio III (1145).
L’abate di S. Pietro Bernardo per conservare per sempre al suo monastero queste pingui tenute, il 27 novembre 1147 stipulò un contratto con Rolando abate di Farfa, con l’approvazione e consenso dal vescovo Corrado rappresentante di papa Eugenio III, in cui gli versava una somma pari a 70 libbre di denari lucchesi.
Nel catasto del 1258 e del 1282 era classificato come “Villa S. Apolenaris” nel contado di porta Eburnea e contava ben 290 abitanti che nel giugno del 1283 salirono a 385.
Il notevole calo demografico che subì nel secolo successivo è da imputare, come per tutti i castelli del contado, alle carestie del 1318-19 e del 1328-29, al terremoto del 1328 (2000 morti in Umbria), alla pestilenza del 1399 e alla forza di attrazione che esercitava Perugia dove esistevano maggiori possibilità di intraprendere un’attività commerciale.
Tra l’altro nel 1312 fu messo a sacco e a fuoco dall’esercito di Arrigo VII.
Nel 1380 i fratelli Matteo e Nicolò, figli di Pietro di Paolo Graziani, ottennero dal Comune di Perugia la custodia della “Fortezza” di Sant’Apollinare che provvidero a restaurare.
Nel 1398 i magistrati perugini ne ordinarono la distruzione insieme a Casalina, in seguito all’uccisione di Biordo Michelotti da parte dell’abate di San Pietro Francesco Guidalotti aiutato dai suoi fratelli Giovanni e Annibaldo.
Stessa cosa nel 1411 quando i Magistrati perugini invocarono che si scaricasse la Rocca di Paolo Pietro de’ Graziani, che era sulle mura di S. Apollinare, in modo però che il castello non ne dovesse in alcun modo patire.
Il 14 maggio 1416, dopo un attacco contro Perugia risolto sfavorevolmente, Braccio Fortebraccio occupò Sant’Apollinare compiendo saccheggi e distruzioni, ma fu ricostruita con tenacia: nel 1438 era infatti classificata come “castrum” con 125 abitanti che scesero a 95 nel 1456.
Negli anni successivi si ripopolò toccando i 195 residenti nel 1495.
La Comunità di S. Apollinare ottenne nel 1567 per lo spazio di tre anni la gabella dei cenci di Monte Vibiano e della Spina per restaurare le mura.
Secondo la tradizione orale, sulla porta del castello fu esposta la testa del contadino che nel 1590 ebbe l’ardire di uccidere Giovanni Battista Graziani, capo dei priori perugini nel 1567, figlio di Simone di Ugolino.
La proprietà passò ai figli Ettore, colonnello, Pier Girolamo, capitano, e Vincenzo, capitano.
Quest’ultimo si rese protagonista nel 1593 di un grave fatto di sangue in quanto, con l’aiuto di otto suoi compagni, uccise Amico Graziani.
Il delitto comportò per la sua efferatezza la distruzione delle sue abitazioni dentro le mura castellane per volere di Clemente VIII (1592-1605).
Nell’800 diverse proprietà appartenevano ancora a Marianna di Ettore Graziani e Rosa Morandi sposata nel 1811 a Filippo Donini.
 

Aspetto

Il castello si presenta adagiato sul pendio del colle, racchiuso entro le mura di forma oblunga ed ellittica con la porta d’ingresso ad arco acuto.
L’interno del castello è altamente suggestivo con l’alto maschio merlato e due cortili d’armi.
Rimangono a tutt’oggi l’imponente torre quattrocentesca che introduce nel cortile del castello con una cisterna al centro; i resti di un’altra torre con arco a sesto acuto nella parte bassa del paese e un’altra torre dimezzata a ponente.
In fondo al borgo, due porte che introducono in uno spazio quadrato sul quale si ergeva una delle torri.
Un restauro ha riportato all’antico splendore il maestoso salone dei Cavalieri e le eleganti sale che videro i fasti e le gesta dei marchesi Graziani, ora però è in atto un radicale intervento che interessa tutta la struttura che pare era fortemente compromessa dal terremoto del 1997, compresa l’alta torre che era ad alto rischio di crollo.
Dalla zona più alta del borgo si scorge un panorama veramente unico su buona parte della valle del Nestore.
Nelle vicinanze del castello, separati da un avvallamento, sorge la Rocca di Sant’Apollinare costituita dall’antico convento, una chiesetta, un chiostro con annesso pozzo medievale, una grande cantina e altri magazzini.
 

Fonti documentative

D. Amoni – Castelli Fortezze e Rocche dell’Umbria Quattroemme 2010
Ascenso Riccieri – Memorie storiche del Comune di Marsciano fino a tutto il secolo XVI – 1814
Francesco Cavallucci – Marsciano segni e voci dell’uomo – 2005

 

Da vedere nella zona

Abbazia di Sant’Apollinare
Castello di Spina
Castello di Cibottola
 

Mappa

Link alle coordinate

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>