Castello di Sant’Egidio – Sant’Egidio ( PG)

Il castello è confuso nelle case di nuova costruzione che lo hanno assorbito.

 

Cenni Storici

Il Castello e la torre di Sant’Egidio furono edificati intorno al XV secolo. Si trattò di una fortificazione apportata ad una villa precedente che per la sua posizione il Comune di Perugia ritenne opportuno dotare di robuste mura.
La fortificazione era importante infatti sia per essere posizionata su un vecchio asse viario che conduceva ad Assisi e costituiva al tempo un punto importante per le comunità del contado perugino e una sosta intermedia per i flussi di pellegrini diretti verso i santuari di Assisi e Loreto, sia per la sua posizione intermedia strategica in rapporto all’acerrimo nemico di Perugia cioè Assisi.
La sua funzione principale infatti fu quella di costituire una prima linea difensiva contro un eventuale attacco da parte degli Assisani, linea costituita da una serie di altri castelli quali: Civitella d’Arna e Ripa per citarne alcuni i quali dovevano reggere l’impatto primario di una eventuale invasione.
Ciò si verificò puntualmente nel luglio del 1416 quando il Capitano di ventura Braccio Fortebraccio da Montone nella piana di Sant’Egidio sconfisse le truppe perugine di Malatesta Baglioni spianando la strada per la conquista di Perugia di cui divenne signore.
Oggi il paese fa parte del Comune di Perugia e rientra nella XII Circoscrizione denominata “ Arna “.
Il paese è famoso per ospitare nel suo territorio l’Aeroporto internazionale “ San Francesco “.
 

La Battaglia di Sant’Egidio

Lo scontro avvenne il 12 luglio 1416 vicino al villaggio di Sant’Egidio. Carlo Malatesta, predispose un piano di battaglia molto semplice: dispose il suo esercito oltre il Tevere, schierato in un vasto semicerchio fra Ponte Valleceppi e Ponte S.Giovanni nella pianura delimitata dal Tevere e dal Chiascio, con il centro un po’ arretrato rispetto alle ali. Le truppe avrebbero dovuto mantenere un atteggiamento prettamente difensivo sperando di spingere i Bracceschi a caricare impetuosamente. Una volta che si fosse verificato questo attacco, le ali sarebbero dovute scattate per circondare i nemici. Il Malatesta era tanto sicuro di sé che secondo alcune fonti preferì restare nei suoi accampamenti distanti diversi chilometri dal luogo dello scontro in attesa degli eventi invece di prendere posto fra le sue truppe.
Braccio, che conosceva meglio dell’avversario il terreno e gli effetti del caldo estivo nella piana del Tevere, fece predisporre molti punti di approvvigionamento alle spalle del suo esercito prevedendo che sarebbe stata una lunga giornata di combattimenti. Braccio, sfruttando l’iniziativa che gli era stata lasciata dalla strategia del nemico, adottò una tattica ben precisa, già utilizzata altre volte, ma che a Sant’Egidio raggiunge probabilmente il suo culmine: invece di fare degli attacchi in massa, mandò avanti le squadre di cavalleria ad impegnare di continuo gli statici avversari con attacchi in settori ben definiti dello schieramento, utilizzando queste squadre di cavalieri in maniera flessibile, pronte a ritirarsi per riformarsi e riposarsi mentre venivano sostituite da altre squadre fresche in modo da tenere il nemico sempre impegnato e incerto su dove egli avrebbe scatenato l’attacco successivo.
La battaglia, iniziata con l’attacco delle schiere di Malatesta Baglioni contro l’avanguardia nemica condotta da Angelo della Pergola, andò avanti per sette ore con l’esercito del Malatesta che aspettava il momento giusto per colpire secondo il piano originario oppure semplicemente incapace di contrattaccare la mobile cavalleria nemica. Gruppi sempre più numerosi di soldati, dopo tutte quelle ore in armatura sotto il sole torturati dal caldo e dalla sete, iniziarono a staccarsi autonomamente dai propri reparti per dissetarsi al Tevere e poi tornare nei ranghi, creando grande confusione.
Braccio attese fino a quando non reputò che l’esercito perugino fosse abbastanza disorganizzato, quindi ordinò una carica generale con la sua cavalleria, tagliando in tre pezzi lo schieramento nemico. Dopo ore di schermaglie la battaglia fu decisa in pochi minuti da questo attacco. La rotta dei malatestiani fu completa; Angelo della Pergola con 400 cavalieri riuscì a fuggire verso Foligno, ma il resto dell’esercito malatestiano fu catturato compreso lo stesso Carlo Malatesta, pare nella sua tenda seduto a tavola17.
La battaglia non fu particolarmente cruenta: tra i bracceschi rimasero uccisi 180 uomini d’arme, mentre i morti perugini furono più di 300 e almeno 3000 cavalli vennero catturati; i membri della famiglia perugina dei Michelotti fatti prigionieri furono più tardi fatti giustiziare in carcere, pratica inusuale nelle battaglie tra condottieri, ma tipica delle lotte di fazioni cittadine.
Perugia, dopo la battaglia di Sant’Egidio, si vide costretta ad offrire a Braccio la signoria della città.
La pace fu conclusa il 16 luglio 1416 nel convento degli olivetani di Montemorcino.
 

Fonti documentative

Tratto da BRACCIO da MONTONE di Piergennaro Federico

http://www.aciesedizioni.it/Link/BraccioHisroticalITA.pdf

 

Aspetto attuale

Il castello a forma rettangolare con dei bastioni circolari disposti sugli angoli, oggi ne restano due.
L’interno è ben tenuto e sulla minuscola piazzetta interna, durante i lavori di restauro del 1998-99 è tornata alla luce una vecchia cisterna medievale proprio al centro della stessa.
 

Mappa

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